Blogging

Lo scrittore e il suo blog: pro e contro

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Il post di oggi nasce per imposizione, più che per scelta. Dopo avere per due volte tentato un argomento e averlo abbandonato, mi sono detta che probabilmente dovevo parlare d’altro, e precisamente di quello che ultimamente occupa una fetta piccola ma costante dei miei pensieri.

La scrittura e la gestione di un blog vanno d’accordo?

Ne abbiamo parlato in tanti, vedendo la questione da diverse angolazioni, il che dimostra quanto il problema sia sentito. Ma da quando il blog è un problema? Dovrebbe essere un piacere, un’opportunità, forse persino un privilegio…

Siamo realisti: il blog è tutto questo, ma è anche un impegno, e talvolta una rottura di scatole. Tutto dipende da come lo si vive e dal momento. Il blogger che non si è mai trovato a preparare il post senza averne voglia faccia un passo avanti!

Virgin Megastore Bookshop, Parigi. Un tempo era il caveau di una banca.
Virgin Megastore Bookshop, Parigi. Un tempo era il caveau di una banca.

Moz ci direbbe che si può trattare il blog – come la scrittura, del resto – in leggerezza e totale libertà. Recentemente ha deciso di non pubblicare per un certo periodo, e lo ha fatto all’apparenza senza problemi, avvisando i suoi lettori. Salvatore, ora impegnato nel corso di Mozzi, diraderà gli articoli. Sam ha sospeso da qualche mese il suo blog e coltiva altri progetti. È chiaro: il blog è una scelta. Non è una condanna, né un passo irreversibile. Mi capita però di vederlo come tale, colpevole il mio approccio poco equilibrato. Per questo, al di là del mio malinteso senso del dovere e della mia ostinazione sui dettagli (“se lo faccio, voglio farlo bene”), mi trovo spesso a domandarmi quale sia il mio bilancio della gestione del blog, in qualità di scrittrice-blogger. Raccolgo quindi i vostri ragionamenti e i miei per mettere pro e contro sui due piatti della bilancia.

 

PRO

– Il blog crea rapporti.

Si conoscono persone nuove, ci si confronta con i colleghi, si creano confronti stimolanti e sintonie che possono sfociare in vere amicizie.

– Il blog è una finestra sul pubblico.

Sui blog che parlano di scrittura passano più aspiranti e neoscrittori che non lettori, ma intanto la finestra c’è, ed è aperta. Un domani, con una carriera avviata (bel miraggio!), il blogger si troverebbe a disposizione un salotto piacevole in cui ricevere anche i nuovi amici lettori, migliore di quello che potrebbe mettere in piedi dall’oggi al domani in seguito alla firma di un contratto editoriale.

– Il blog mantiene in esercizio.

Qualunque cosa si scriva, è sempre esercizio. Inoltre tenere un blog aiuta a rimanere consapevoli che si scrive per comunicare.

– Il blog fa acquisire competenze.

Lo scrittore di oggi deve essere a proprio agio in rete e sui social, almeno in una certa misura. Un mondo con tante possibilità di condivisione ha una marcia in più (Gloria, so che sei d’accordo!). Il blog spesso ci obbliga a destreggiarci tra gli aspetti tecnici di Blogger, WordPress, SEO, Google Analytics e quant’altro. Anche questo è cultura.

– Il blog rispecchia la creatività del suo ideatore.

Colori, forme, fantasie, disposizione del testo, font, immagini: il senso estetico del blogger entra in gioco nel definire i vari elementi del blog. (Non deve essere un aspetto di poco conto, se sono mesi che cerco un nuovo sfondo di mio gusto, senza trovarlo.)

– Il blog fa conoscere il blogger.

Scrivendo quasi tutti narrativa, scegliamo di raccontare una storia e la rispettiamo. Molto di noi filtra nelle nostre opere, ma gran parte della nostra persona ne resta fuori: il carattere, le esperienze, le opinioni, il modo di concepire la vita. Se sto scrivendo un epic fantasy, non posso mettermi a parlare di cucina o di arti marziali! Oppure sì? Comunque nel blog possiamo esprimere meglio la nostra personalità e farci conoscere da chi ci legge.

– Il blog è figo. 

Non è elegante dirlo, ma è così: avere un blog è figo. Più che non averlo.

CONTRO 

– Il blog impegna.

Libertà, libertà… si fa presto a nominarla, ma poi cosa scopri dai guru del blogging? Che devi pubblicare almeno due/tre volte a settimana, se non quotidianamente. Devi anche essere il più possibile regolare, perché il lettore gradisce sapere quando escono i tuoi articoli, piuttosto che venire a controllare ogni tanto il blog per vedere se sei ancora vivo. Già, perché non tutti usano i feeds, nonostante siano una gran bella invenzione.

– Il blog crea rapporti reali, ma fragili.

Nel blogging la parte “live” dei rapporti è quasi sempre mancante. Si conversa, ci si intrattiene, ci si affeziona anche, ma si conosce sì e no il viso dell’altro, ammesso che non usi un avatar. Non lo si sente al telefono, non si esce a mangiare una pizza, non si litiga e non ci si rappacifica. Mancano insomma quegli elementi che rendono il rapporto “umano”, nel senso più tangibile del termine. Se ci si scontra per qualche motivo (in rete basta un niente), subito emerge la fragilità di cui sopra: tu nel tuo cortile e io nel mio, e non farti più vedere.

– Il blog fa fare esercizio, ma la narrativa è un’altra cosa.

I meccanismi che trattengono i lettori sul blog non sono gli stessi che li tengono avvinti a un romanzo. Non è affatto scontato che la nostra capacità di raccontare storie migliori in modo eclatante grazie al blog.

– Il blog non fa vendere libri.

Qualcuno lo fa vendere, ma… quanto è per un autore “vendere”? Cinque, dieci, venti copie? Chi apre un blog per autopromuoversi e basta, lo chiude presto. Non c’è proporzione tra il tempo e la fatica spesi e i risultati.

– Il blog può anche remare contro.

Quello che scriviamo in rete resta in eterno a parlare di noi. Può essere una bella cosa o un guaio, a seconda del nostro carattere e del nostro autocontrollo. Di sicuro, se lo paragoniamo a un salotto con amici, il blog è più impegnativo.

– Il blog ruba tempo alla Scrittura.

C’è il tempo dedicato alla gestione del blog in senso stretto, con la preparazione dei post, le risposte ai commenti e gli extra tecnici, ma c’è anche il tempo passato a leggere e commentare i blog altrui, magari con costanza. Il tempo da dedicare alla narrativa si riduce. 

– Il blog ruba energia alla Scrittura.

Forse questo problema è soltanto mio: una volta preparato un articolo per il blog, non riesco a scrivere altro fino al giorno successivo. Se ci provo, mi rendo conto di essere arida, priva di fantasia. Evidentemente ho un bonus-scrittura quotidiano limitato.

Davanti a questa lista di pro e contro, mi ri-domando: la scrittura e la gestione di un blog vanno d’accordo? E mi rispondo: sì, ma solo a certe condizioni.  Il mio romanzo sta procedendo di mezzo capitolo una-due volte la settimana. Questa lentezza fa sì che la storia abbia meno “pressione” in me, e la mancanza di quotidianità ringalluzzisce mister Censore, sempre impegnato a convincermi che il Grande Sogno resterà per sempre fuori dalla mia portata. Grazie, amico, come farei senza di te?

Tirando le mie conclusioni: devo assolutamente ridurre l’impatto del blog sulla scrittura. Lo dico, lo ribadisco, e sempre mi areno sulle implicazioni pratiche. Pubblicare di meno? Leggere e commentare di meno? Non mi piace, ma forse è l’unico modo per salvare capra e cavoli. In fondo la flessibilità è alla base della sopravvivenza.

Ho parlato di blogger-scrittori, ma immagino che problemi simili possa incontrarli qualunque blogger. Abbiamo tutti una vita da coltivare ed equilibri da mantenere, e il blog, come tante risorse della rete, presenta i suoi rischi.

Come vivete l’equilibrio blog-scrittura?
Riuscite a conciliare bene leggerezza e impegno?

55 commenti

  • Michele Scarparo

    Una volta ho letto una bella storia sull'avere tempo (l'ho letta su un blog… )
    https://purtroppo.wordpress.com/2015/02/18/se-solo-avessi-tempo/

    A parte questo posso solo dire che io ho cominciato seguendo bovinamente i guru del blogging e poi disinteressandomene altrettanto bellamente. Pubblico quando posso. Quando ho qualcosa di decente per le mani. Quando ho tempo. Ho deciso che i miei romanzi hanno la priorità e così potrei stare un mese senza mettere un post. Però ho imparato che la gente mi legge lo stesso. Anzi, forse di più.
    Certo, calano in numero assoluto le visite ma crescono i lettori, che mi sembra un risultato migliore.
    Per me, poi, il blog è una palestra: nei racconti che pubblico c'è spesso una qualche tecnica narrativa più o meno nuova, per me, con la quale voglio confrontarmi "per vedere l'effetto che fa". Ci sono soluzioni stilistiche che poi si ritrovano nelle pagine delle storie "lunghe". Quindi non è in contrasto con la Scrittura, ma ne è un supporto. Questo è anche il motivo principale per cui non pubblico praticamente altro, sul blog. Niente approfondimenti, niente tecnica. Questo degli incipit è solo l'eccezione che conferma la regola.

    • Grazia

      La tua è un'alternativa interessante, perché rappresenta un uso del tutto diverso del blog rispetto a molti altri, il mio incluso. Sono molto d'accordo sul fatto che non ci si possa far dire da qualcuno, guru o no, come gestire il proprio blog. Io il problema lo incontro perché è dentro di me, prima di tutto. Con i guru troverei pace in tempi più brevi.

  • M.

    Oh, ma quanto mi è piaciuto questo post!
    Il mio equilibrio blog-scrittura funziona abbastanza bene. Se scrivo un capitolo di un libro non scrivo niente nel blog, e viceversa, per questo mi limito a un "articolo" a settimana. Ma il mio è un blog di "idee" più che di "concetti" quindi è facile non rubare tempo alla scrittura. Credo che il tuo richieda molta più energia.

    • Grazia

      In realtà anch'io scrivo un post a settimana, più la citazione il sabato, che però richiede poco lavoro. Il problema sono gli impegni collegati, come leggere e commentare i blog altrui, oppure fare ricerche per le eventuali migliorie, che uniti agli impegni quotidiani mi lasciano poco tempo molto frammentato.

  • animadicarta

    Sento questi pro e contro esattamente come te. I contro che sento di più sono gli ultimi due, soprattutto di recente, perché vedo che la scrittura per il blog e la narrativa non vanno d'accordo. Non solo per una questione di energie, come hai giustamente sottolineato, ma perché è come se si attivassero aree diverse del cervello. Quando dedico le mie "energie scrittorie" (chiamiamole così) a una cosa, dopo non riesco a dedicarle all'altra attività.
    Su certe cose ho deciso di rallentare, perché mi stavano davvero portando via troppo tempo e forze. Non ho soluzioni al problema, ma mi sono ripromessa di prendermi ogni tanto periodi di pausa dal blog per dedicarmi a pieno ritmo ai romanzi e alla vita reale. Credo che farlo di tanto in tanto possa fare solo bene.
    Sono contenta che ne hai parlato, comunque

    • Grazia

      So che siamo in tanti a cercare un equilibrio. Credo che tu abbia ragione: bisogna sapere porre un limite, o fare una pausa, quando serve. Senza temere di vedere sparire i lettori.

  • Tenar

    Io non riesco a vedere tutti questi aspetti negativi nel blog. Se non posso aggiornare non aggiorno, se posso avviso e ne spiego i motivi. Forse la mia leggerezza nel vivere il blog sta ne fatto che l'ho aperto senza aspettative. Ho aperto il vecchio blog in un momento di scoraggiamento, come sfogo, non per niente si chiamava "diario di un'aspirante scrittrice fantasy". Ho dovuto cambiare blog, quando "aspirante" ha iniziato ad essere riduttivo (sul fantasy però…)…
    Sulle ricadute professionali e di relazioni del blog non avrei scommesso un centesimo, invece mi hanno contattato sul vecchio blog per uno dei primi lavori retribuiti (il libro sulla 500) e poi per propormi la collaborazione con Kultural, la rivista on-line con cui collaboro tutt'ora e ho stretto col responsabile un'amicizia non scontata. Infine sulla costruzione del blog e le sue ricadute didattiche mi sono conquistata un 30 e lode al PAS.
    In compenso non so nulla di SEO, sono una frana con tutti gli aspetti tecnici e non riesco a seguire un calendario editoriale neanche minimo. Questo fine settimana salta già l'appuntamento narrativo, tanto per dirne una. Il blog non è un lavoro, non devo timbrare né rendere conto, è un divertimento e non bisogna riporre in esso più aspettative, sia di ricadute economiche sia di contatti sociali, di quante ne possa soddisfare. Quindi no, non percepisco nessun aspetto negativo nel blog, è il mio piccolo giardino virtuale e come tale gli voglio bene.

    • Grazia

      Sottoscrivo e prendo ad esempio (e ci lascio la "d" eufonica)! Mi state davvero ispirando. Purtroppo, come dicevo, ho una propensione naturale alle aspettative, e quindi alla schiavitù. E' dalla mia rigidezza che mi devo liberare, non da altro. Anch'io al blog voglio bene! (Giardino virtuale? Mi piace. )

  • Anonimo

    Non vorrei sembrare presuntuosa, ma ho raggiunto un buon equilibrio tra blog e scrittura, uno non ruba tempo all'altro, forse i miei post non sono così articolati da richiedere grande tempo, oggettivamente non vedo il problema. Se il tuo grande sogno è, come credo, come il mio arrivare a un grande editore, be' non credo proprio che sia il blog o la vita reale a impedirmelo, ma piuttosto altri fattori come un prodotto (il romanzo che sto scrivendo) non abbastanza interessante o la mancanza di un pizzico di fortuna in più. Baci la solita anonima Sandra

    • Grazia

      Non intendevo assolutamente questo, anonima Sandra! Il mio sogno è il tuo, ma non è certo il blog a impedirmi di raggiungerlo. La carenza di tempo, però, messa insieme ai fattori psicologici che conosciamo, contribuisce ad allontanare dalla scrittura. Questo non vale per tutti, come dimostrano le tue parole.

  • Rosalia Pucci

    Hai toccato un nervo scoperto. Io sono una blogger dell'ultima ora, non ho l'esperienza di molti di voi, non so se faccio testo. Posso dire che vivo la gestione del mio blog con tanti down e qualche up. I momenti bui derivano dal senso di 'oppressione che nasce nel dover aggiornare il blog con continuità, rubando il poco tempo alla scrittura. Io amo la libertà in tutte le sue forme. Costringermi a fare qualcosa, quando vorrei farne un'altra, lo vivo con grande stress. Devo capire ancora se ne vale la pena e se posso andare avanti. Alcuni giorni penso che forse sarebbe meglio dedicarmi anima e corpo soltanto alla narrativa… Magari scriverò un post con i pro e i contro dal mio punto di vista, tanto per pesarli e fare un bilancio

    • Grazia

      Mi farà piacere leggerlo. Ognuno deve fare i conti non solo con la carenza cronica di tempo, che è di tutti (pensa che io non lavoro!), ma anche con il proprio carattere. Io tendo a crearmi regole, perché lo considero un metodo per fare bene il mio lavoro, ma mi faccio prendere la mano.

  • Anonimo

    Questa storia della compatibilità parziale tra blogging e scrittura, lo ammetto, mi gira in testa da mesi… tutti dicono che il blog aiuta la scrittura. Pochi dicono il necessario risvolto della medaglia: il blog prende tempo ed energie che da qualche parte si devono pur ricavare. Molti hanno poco tempo per scrivere, figuriamoci poi con l'aggiunta del blog.
    Anche io ho un po' il problema della coerenza ad ogni costo: il blogging va fatto bene, oppure non fatto! Una vocina nella mia testa, probabilmente più matura di me, mi spinge alla moderazione. Se la mia aspirazione di vita fosse il blogging, varrebbe la pena di dedicarcisi anima e corpo. Invece, prima di tutto, voglio essere scrittrice, e questo implica un paio di cose: se il blogging soverchia la scrittura, bisogna fare qualche cambiamento di programma; e il mio blog deve essere sempre subordinato ai miei interessi e necessità di scrittrice, non andare a ruota libera.

    • Grazia

      Attenersi alla propria aspirazione principale, darle la priorità. Non sembra così difficile, no? In questa cosa mi rendo più che mai conto di quanto io riesca a mandarmi fuori strada da sola.

  • Serena

    Io con me stessa la faccio breve: il blog è necessario e punto. E mi piace, tutto sommato. È la casa online, e puoi anche decidere di vivere da senzatetto, per carità, ma la scelta comporta delle conseguenze. È un posto tutto tuo dove accogliere chi passa. Non so, mi sembra impossibile avere qualcosa da dire, di questi tempi, e non avere una presenza online. Poi per il tempo soffro come un cane. Parliamoci chiaro: i post sulle regole li ho riesumati perché comportavano solo un po' di sistemazione e poi erano pronti, perché volevo disperatamente rispettare almeno l'appuntamento settimanale e non sapevo dove sbattere la testa, e finire le altre cose in ballo mi avrebbe preso troppo tempo. Vedi come sono messa? Per fare bilanci nel mio caso è troppo presto, ma credo che chiuderei il blog solo per disperazione. Pensavo, Grazia, forse si può optare per un sito statico invece che un blog, ma solo quando già ti conoscono e hai una finestra aperta da qualche altra parte (tipo, chessò, una libreria?) Commento da cellulare, portate pazienza per le inevitabili cavolate)

    • Grazia

      Quel "tutto sommato" è significativo. Anche a me il blog piace, e molto. Proprio per questo mi faccio prendere la mano da quello che esula dal semplice "posta e commenta". Nuovi blog da seguire e commentare, migliorie al blog, ritocchi alle pagine, soluzione dei problemini che nascono… qual è il limite? Devo essere io a fissarlo. Il sito statico l'ho avuto prima di aprire il blog, ma non mi piaceva. E' morto, è silenzioso. Come dici tu, va bene per chi è già famoso: i lettori vogliono sapere qualcosa di lui e lo trovano nel sito, ma non pensano necessariamente a comunicare con lui che, dal canto suo, non perde tempo in chiacchiere. E' una situazione molto diversa dalla mia e – credo – dalla tua. In termini di rapporti, più povera.

  • Marina

    Condivido la tua riflessione, io sono partita in sordina con il mio blog, rinato dalle ceneri del precedente in stato di agonia, così adesso sono nella fase del forte entusiasmo; scrivo per condividere idee, come dico sempre non mi compete dare suggerimenti o insegnare strategie varie, però quelle consigliate da altri mi sono servite molto.
    Il tempo è sempre tiranno, provo a conciliare, non sempre ci riesco, ma cerco di vivere la mia scrittura senza stress, niente calendari improrogabili, niente articoli divisi per tema.
    Ho notato che tutti abbiamo in cantiere dei lavori che ci preme portare avanti: se, alla fine, ad essere sacrificato è qualche post sul blog, pazienza! L'importante è non vivere tutto come se fosse un dovere o, meglio, vivere il dovere con meno vincoli.

    • Grazia

      Eh sì, se non si hanno priorità chiare è un guaio. E' importante ricordare che niente di tutto quello che ruota intorno al blog è veramente necessario.

  • Eli Sunday Siyabi

    Articolo molto interessante, Grazia!
    Anch'io, quando scrivo un articolo, poi per tutto il giorno non riesco a scrivere null'altro. L'energia è andata per il post e arrivederci a domani.
    Non trovo che il blog in sè mi blocchi nella scrittura quanto invece la promozione sui social, il controllo dei social e tutto ciò che gravita intorno a quel mondo. Per me è una droga e infatti ultimamente passo interi weekend quasi del tutto disconnessa per poter scrivere senza tentazioni.

    • Grazia

      Anche per me sono gli extra collegati al blog la rovina. Anch'io uso (in modo molto limitato) Facebook, Pinterest, Twitter,m a lì non mi costa fatica limitarmi. Invece posso passare ore ogni giorno a girare per blog e commentare, oppure a cercare tutorial per migliorare qualcosa, scegliere foto e sfondi… devo imparare a non toccare quel tasto fino a quando non ho scritto. Credo sia l'unico modo per venirne fuori.

  • PattyOnTheRollercoaster

    Oh, sono felice che tu ne abbia parlato, perché in questo periodo è stato difficile anche per me mandare avanti il mio blog.
    Avevo deciso di fare rubriche mensili, poi mi sono resa conto che così non andava, che era diventato un obbligo e non un piacere. Non ci ho pensato due volte: appena ho visto che non riuscivo più a scrivere con leggerezza, ho detto basta. Ho creato nuove rubriche, a cadenza casuale, che so di poter gestire.
    Comunque hai ragione, scrivere per il blog ruba tempo alla scrittura, soprattutto se quest'ultima non è il tuo lavoro ma solo un hobby. Ultimamente io riesco a scrivere pochissimo, ma sto cercando di trovare un equilibrio e penso che, con un po' di organizzazione e impegno, ce la farò. Sono ottimista per natura

    • Grazia

      Così si fa! La trasformazione dei piaceri in doveri, come la pratico io, è deleteria. Mi fa sentire meglio sapere che tu, come altri, hai incontrato il problema e lo stai affrontando senza tanti drammi. Io sembro sempre Atlante con il mondo sulle spalle.

  • Lisa Agosti

    Brava, Grazia, sono d'accordo praticamente con tutto quello che dici.
    La foto del caveau è bellissima, quanto vorrei andarci!
    Mi sento di fare un paio di aggiunte alle tue riflessioni:
    PRO: il blog per me è un grande aiuto perché mentre scrivo mi vengono tanti dubbi, scriverli mi aiuta a dare loro un nome e una forma, poi li pubblico e nel giro di qualche ora ho un intero ventaglio di possibili soluzioni, consigli e conferme da parte di scrittori con più esperienza di me, che hanno seguito corsi di scrittura, letto manuali, o anche solo lettori incalliti che mi danno in diretta le loro preferenze.
    CONTRO: è pesante seguire i blog degli altri, vorrei leggere tutti e rimanere in pari con i post ma è impossibile, ce ne sono troppi, alcuni postano tutti i giorni e sinceramente chi posta tanto non può essere sempre interessante. Si capisce che ha postato perché doveva, e questo fa perdere tempo a tutti. So che potrei non seguire così tanti blog, ma mi sento in colpa, specialmente se sono blogger che vengono a trovarmi a loro volta. Tu Grazia scrivi sempre post interessanti, il tuo blog è uno dei miei preferiti (così non ti viene il dubbio che mi stia riferendo a te).

    • Grazia

      Il contro è anche mio: vorrei essere sempre dappertutto, ma è impossibile. Diventa anche un po' assurdo. A volte mi trovo a leggere post saltando righe e scorrendo con gli occhi talmente veloce che sembra una gara! Capisco cosa c'è scritto? Speriamo… Di sicuro apprezzo molto (spero che nessuno si offenda) chi posta da una volta a settimana in giù, perché non mi dà la frustrazione dei post da leggere che si accumulano. Lo so che basta ridurre il numero di blog seguiti… ma mi dispiace farlo! Problemi da sciocchi.

    • Chiara Solerio

      Se un blogger aggiorna meno di una volta a settimana ho un po' di difficoltà a fidelizzarmi. Invece una volta o due a settimana secondo me è perfetto sia per chi legge sia per chi scrive. La velocità di lettura dei post è uno di quegli argomenti che prossimamente finiranno in un articolo …

  • Cristina M. Cavaliere

    Grazie di aver scritto questo articolo, tocca un bel nervo scoperto.

    Premesso che quando posto un articolo sul blog lo vorrei fare nel migliore dei modi, pubblicando anche articoli impegnativi su arte o storia, ho deciso di non stressarmi più di tanto con la tempistica. Mi piace il mio blog e sono contenta di averlo aperto. Lo curo come il mio orto privato, e accolgo volentieri ogni visitatore-orticoltore, e scrivo molto volentieri dei guest-post se me lo chiedono; ma il concetto è che questo orto privato lo gestisco come meglio credo, pianto le sementi che voglio io e quando voglio io. All'inizio postavo due volte alla settimana, ma solo perché avevo i vecchi romanzi da proporre come storie a puntate. Ora ho ridotto la cadenza al post del sabato perché il sabato mattino per me è l'ideale per dare un'ultima controllata al post, pubblicarlo e rilanciarlo sui social network… e curiosare e commentare i blog altrui. Infatti ora ti sto scrivendo, ed è sabato! Nessuno legge o pubblica il sabato? E pazienza! Va bene per me, ed è questo ciò che conta.

    Del resto questo orto privato non è la mia attività professionale primaria, e deve passare necessariamente in secondo piano.

    Anche commentare sui blog altrui richiede tempo, se lo si fa in maniera non frettolosa. Per quello ho deciso di limitare al momento le mie visite e i miei commenti ad un numero ristretto di blog, altrimenti la cosa si potrebbe fare esponenziale e non avrei tempo per i miei romanzi. Se ci pensi, la rete è infinita.

    • Grazia

      Il guaio è proprio quello: la rete è infinita, e infinito è anche il mio interesse per le persone che ci stanno dentro. Per carattere non sono una socialona, nella vita normale, ma la rete mi permette di entrare in contatto con persone con cui ho qualcosa in comune. E' un genere di selezione che non capita di fare con parenti e conoscenti "reali"! Ma le priorità devono essere chiare, o è un disastro.

    • Chiara Solerio

      Io al sabato sono meno presente, ma se ti fa comodo fai benissimo. Anche io so che pubblicare la sera non è la scelta migliore, però è l'ideale per me e i lettori ci sono lo stesso

  • Marco Freccero

    In parte ho risolto riducendo il numero dei post da 5 a 3, ma non escludo di calare ancora, sino a uno a settimana. Il canale-blog deve esserci, ma non deve diventare preponderante. Se a un certo punto lo si sente come un obbligo forse è il caso di rivedere qualcosa.

    • Grazia

      Dipende anche da quanto tempo libero si ha a disposizione. Io non lavoro, e se mi sento stretta ugualmente significa che ho davvero raggiunto il mio limite. Un post a settimana mi permette di conservare il gusto di scriverlo. Per quanto riguarda la frequentazione dei blog altrui, devo per forza pormi dei limiti, o finirò con il non avere nessuna scrittura di cui parlare.

  • Alessia Savi

    Il blog non è necessario, ma dipende a cosa ci serve.
    L'analisi da fare è quanto e come risulti appetibile o frustrante il nostro appuntamento con lui.
    Personalmente non lo trovo una scelta strategica se non è gestito in un certo modo. Dipende da chi si vuole raggiungere (pubblico di lettori o di scrittori?), da cosa ci si aspetta, dagli argomenti da trattare. I più autorevoli self publisher italiani hanno meno commenti di quelli del tuo blog, a dimostrazione che puoi vendere senza fare blogging come lo fai tu, per esempio.
    E il contrario.
    Non esiste una scienza esatta, solo decidere attentamente cosa si vuole e come muoversi. Raddrizzare il tiro e fare modifiche è sempre possibile, ne sono un esempio.
    Il mio blog doveva essere prevalentemente incentrato sui miei racconti, ma sarebbe stato troppo autoreferenziale. Così parlo un po' di tutto perché voglio che i miei lettori mi conoscano, mentre le parti legate alla scrittura sono un archivio per me, per ricordarmi quello che sto studiando e apprendendo.
    Non c'è legge universale se non che il blog porta via tanto, troppo tempo e lo toglie alla Scrittura.
    Volenti o nolenti, finisce sempre così per cui o siamo bravissimi organizzatori, o ci troveremo a dover fare una scelta: meno aggiornamenti e più scrittura.
    Se facciamo gli scrittori-blogger e poi non pubblichiamo mezzo romanzo, siamo dei venditori di fumo e rischiamo di passare per inaffidabili. Per questo occorre lavorare su entrambi i fronti (se si decide di avere un blog) con una certa costanza.

    • Grazia

      Già, perché il gatto si morde la coda: non scrivendo seriamente non si ha più alcun apporto da dare al discorso Scrittura. E' interessante la questione dei self publisher. Io ho iniziato con la pagina Facebook, che è poi diventata blog, con l'idea di promuovere i miei libri. L'autopromozione, però, non è nelle mie corde quanto il mettere in comune e il darsi una mano a vicenda, e il blog è nato già con questa impronta. Hai ragione dicendo che bisogna capire cosa si vuole raggiungere. Senza chiarezza sulle premesse la bilancia pro-contro non funziona.

  • Chiara Solerio

    Io forse risento meno di questi aspetti "negativi" del blog, perché è aperto da appena un anno (la prima candelina sarà il 18 maggio) quindi non ho avuto ancora il tempo di stufarmi. Al momento, sono in crescita, le idee sono numerose, gli articoli non si stanno ripetendo. Magari più avanti le cose cambieranno, ma ora mi sento ancora abbastanza coinvolta.
    Certo è che i contro di cui parli sono evidenti anche nella gestione di Appunti a Margine. La stesura del romanzo è molto più lenta, grazie al blog (il contraltare è che parlare del mio lavoro con voi mi dà lo stimolo per portarlo avanti e per confrontarmi) e certe sere, dopo il lavoro, ho davvero difficoltà a impegnarmi nei post. Forse il mio problema è legato soprattutto alla stanchezza, specialmente adesso che ci sono stati alcuni cambiamenti al lavoro, e maggiori difficoltà nel gestire capra e cavoli. Anche io ho pensato di ridurre gli aggiornamenti (magari togliendo i "giorni fissi" che mi vincolano, o pubblicando solo una volta alla settimana) ma per il momento vado avanti, perché mi dispiacerebbe mollare. In futuro, si vedrà. Certo se dovessi accorgermi del fatto che il mio blog è un ostacolo al romanzo, non avrei difficoltà a sacrificarlo un po'…
    Una differenza: se ho il tempo, riesco a dedicarmi nella stessa giornata a entrambi i progetti. Capita quando riesco ad aggiornare abbastanza presto (prima delle 20:00), Il problema è proprio legato alla mancanza di tempo. E alla stanchezza. Perché, devo ammetterlo, ultimamente sono proprio senza energia.

    • Grazia

      L'elasticità è importante per tutti, credo. Io però non sono affatto poco coinvolta dal blog, al contrario! Ho dato questa impressione? Il mio problema è che il blog (includendo la lettura e i commenti ai blog altrui) mi coinvolge al punto da mangiarmi il tempo della Scrittura. Devo darmi una moderata.

    • Chiara Solerio

      Non ho mai pensato che tu fossi poco coinvolta, parlavo in generale di me.
      In ogni caso, penso che comunicare con i lettori faccia un gran bene alla mia scrittura, così come seguire gli altri blog. Ho imparato di più nell'ultimo anno, che in tutta la vita. è anche per questo che non intendo rinunciare. Però ho dovuto ridurre un po' le letture dei blog altrui. Sono fedelissima a quelli degli amici, fra cui il tuo, ma sugli altri devo bazzicare un po' meno, proprio per mancanza di tempo. Magari passerà.

  • Lu

    Cara Grazia, molto bello questo tuo post esprime il dilemma di chi deve "strappare" il tempo alle proprie giornate per poter scrivere. Trovo però che scrivere sul blog mi aiuti molto, è un'occasione di crescita e di confronto. Certo io scrivo in maniera libera come si evince dal nome del blog e quindi questo può essere meno impegnativo. Però quando ho la mente vuota e non riesco ad andare avanti con la scrittura di un romanzo poter scrivere sul blog è davvero utile e mi aiuta ad esprimermi al di fuori degli schemi più vincolanti di un romanzo.
    Ciao Giulia

    • Grazia

      E' vero, scrivere sul blog è anche complementare rispetto allo scrivere narrativa. Se si crea un buon equilibrio, l'uno arricchisce l'altro.

  • Salvatore

    Scrivere un blog, come scrivere narrativa, dev'essere per prima cosa un piacere, un momento di divertimento. Se questo piacere viene a mancare, o se i "contro" superano i "pro", allora è il caso di ripensare all'opportunità di averne uno. Perché succede che si scrive per dovere (e qui Chiara mi bacchetterebbe piccata…) e la cosa non funziona. Gli articoli diventano qualcosa di meccanico e poco sentito, buttati lì giusto perché si deve pubblicare. Esiste qualcosa di peggio per uno scrittore/blogger?

    La narrativa è un'altra cosa, hai ragione. Mai come in questo periodo ne ho avuta piena coscienza. Anche avere un blog che parla di scrittura, ma senza farla "vedere" questa scrittura, potrebbe essere per certi versi sbagliato. Infatti, non solo ho diradato gli articoli per dare maggiore spazio alla scrittura, ma credo che d'ora in poi farò meno articoli "teoretici" e più narrazione. Se il blog deve servire a farmi conoscere per quello che faccio (scrivere), allora la scrittura dev'essere al centro del blog.

    • Chiara Solerio

      Perché dovrei? Qui il termine "dovere" è contestualizzato, azzecatissimo!
      E comunque il nostro scambio mi ha fatto riflettere anche sulla differenza fra dovere e responsabilità. Sono andata a rispolverare il valore che quest'ultima ha nelle filosofie orientali, e credo ne uscirà un altro post! :p

    • Grazia

      Sì, è proprio questione di avere chiare le priorità e agire di conseguenza. Nel mio caso, credo che mi basti Scrivere prima di fare qualunque cosa relativa al blog. Resta mezz'ora? Buona mezz'ora. Non resta niente? Peccato. Se non si ragiona così, ci si perde. Io dico che non scrivendo tutti i giorni la storia si raffredda, e ne sono sempre più convinta. Sai quella specie di eccitazione che si prova quando si è lasciata la scena a metà e si pensa a rimetterci le mani? Ecco, quella se ne va. Ripensi, ricostruisci, ri-immagini, ma non è la stessa cosa. Comunque al blog non penso nemmeno di rinunciare. Mi piace, mi fa stare bene, mi fa sentire la "famiglia" (sembro Vin Diesel in Fast & Furious…). Sono i miei eccessi quelli da combattere.
      Sono curiosa di capire se ai lettori piace il blog meno teoretico e più dedicato alla narrazione. Come sai, io non sono interessata a leggere racconti, perciò tendenzialmente li schivo. Chissà gli altri. Non cambierebbe niente per me, ma mi incuriosisce.

    • Salvatore

      Anch'io non penso di mollare il blog, ma per quanto riguarda il gradimento… be', non mi importa. Meno lettori? Amen. Meno commentatori? Amen. Il giorno in cui mi leggeranno non perché dico una cosa, ma perché la racconto, è il giorno in cui posso dire d'essere arrivato.

  • Daniele

    Sui rapporti online c'è parecchio da dire. Credo di aver mantenuto pochissime conoscenze finora.
    Su blog e narrativa concordo: dico spesso che scrivere post mi riesce facile, ma non così facile scrivere storie.
    Il blog non fa vendere libri, ma fa conoscere l'autore e quindi si tratta di vendita indiretta.
    Il blog a me richiede molto impegno, tanta energia e tempo, anche. Per scrivere un romanzo bisogna avere questi 3 elementi, altrimenti non lo porterai mai a compimento.
    Come mi regolerò? Non ne ho idea, per ora, ma so che una decisione va presa.

    • Grazia

      Hai ragione sulla vendita indiretta, anche se è vero che un blog incentrato sulla scrittura viene letto soprattutto da scrittori. Comunque è confortante sia sapere che c'è chi gestisce il blog all'insegna della tranquillità, sia sapere che c'è chi sente il problema. L'equilibrio possiamo trovarlo tutti.

  • Luz

    Non so quanto possa valere la mia opinione, avendo aperto il blog da pochissimo, ma so dirti cosa mi spinge verso l'averne uno. Amo scrivere, informarmi e condividere. Sono passata dai forum, diversi anni fa, erano una bella realtà (continuo a preferirla, a dire il vero) poi sprofondata sotto il peso di social molto più veloci come Facebook. Sono passata dai gruppi Fb ma mi sono resa conto di perdere irrimediabilmente tempo perchè troppo e mal frequentati e i miei commenti a un libro venivano poi risucchiati nello squallido "usa e getta" tipico di quella piattaforma.
    Il blog, dopo lunga riflessione, mi è parsa la soluzione migliore per continuare a scrivere. Credo però che se ne avessi uno monotematico avrei serie difficoltà a mandarlo avanti. Preferisco spaziare fra tanti argomenti e scrivere quando avverto l'esigenza di farlo. Non mi piacerebbe sentirmene vincolata.

    • Grazia

      Anch'io sono passata in prima battuta da Facebook con la pagina "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani", tuttora esistente come satellite del blog. I gruppi Facebook, salvo eccezioni, sono quanto di più caotico e deludente si possa immaginare. La decisione di passare al blog mi è costata parecchio lavoro, perché ho voluto traghettare qui tutti i post che avevo inserito sulla pagina, ma ne è valsa la pena, perché mi trovo molto meglio. Essere monotematici però va stretto, hai ragione.

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