Vita da scrittori (e non)

Identikit dello scrittore dilettante

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Facciamoci due risate!

Senza cattiveria, magari per schivare qualche… mina vagante.

Lo scrittore dilettante…

…invia all’editore che deve valutarlo una sinossi senza finale.

La sinossi (massimo due facciate di riassunto della trama) all’editore serve per capire se la storia funziona, non per godersi la suspense.

…abbellisce il manoscritto con font fantasiosi e colorati, disegni, fotografie.

Perché velocizzare il transito verso la pila dei manoscritti rifiutati? Basta un font semplice e chiaro come il Times New Roman, interlinea 1,5, magari stampato su una sola facciata se le spese postali non ci pesano. Tanto le speranze di colpire un editore con trucchi estetici sono meno che inesistenti.

scalda il motore.

Invece di acchiappare il lettore fin dalle prime pagine, si sofferma in lunghe
descrizioni e spiegazioni sui personaggi, che potrebbe tranquillamente inserire più tardi, diluite nella storia.

…abbonda in aggettivi.

Un aggettivo in una frase colpisce, due interessano, tre anestetizzano.

Lo scrittore professionista è un dilettante che non ha mai smesso di scrivere.
…distribuisce avverbi a piene mani.

Gli avverbi sono fatti per rendere più chiaro ciò che dice il verbo annesso. Se scegliamo i verbi giusti, spesso gli avverbi non servono.

…pensa che i puntini di sospensione si mettano a caso.

Ma sono tre. Sempre, solo tre.

…usa i punti esclamativi per dare enfasi.

I punti esclamativi esistono, ma si usano come la noce moscata, non come il sale. L’enfasi, invece, deve nascere dai personaggi e dalla situazione.

…usa le maiuscole per le battute in cui un personaggio urla.

Qui è meglio un “gridò” o un punto esclamativo. I caratteri maiuscoli urtano l’occhio, ed è una cosa da non fare.

…pensa che la grammatica e l’ortografia si correggano con l’editing.

D’accordo qualche svista, ma una buona conoscenza dell’italiano è un requisito di base irrinunciabile per lo scrittore.

…si perde a scrivere fatti privi di importanza rispetto alla storia.

Se al personaggio squilla il telefono, non c’è bisogno di riferire che solleva la cornetta e  dice “pronto?”. Fino a qui il lettore ci arriva da solo. E quando capita di nominare un tappeto persiano, anche se siamo esperti di tappeti persiani faremo meglio a non perderci tra il numero dei nodi per centimetro quadrato e la qualità della seta. Un conto è la competenza, un altro è la pignoleria ingiustificata.

…usa le parole per mostrare quanto è bravo.

Se una storia ci soddisfa in veste di lettori, non è perché ammiriamo la cultura dell’autore e le sue manovre stilistiche da giocoliere. Come autori, possiamo trarre le deduzioni del caso.

…non trova mai tempo per leggere.

La lettura non è l’unico carburante per la nostra scrittura, ma è uno dei principali, insieme alla vita. Se ce ne priviamo lo facciamo a nostro rischio e
pericolo.

…trova inutile la revisione, perché in fondo “la storia si capisce già così”.

Quanta gente scrive e vorrebbe pubblicare? Non molta, di più. Gli editori sono esigenti. Essere pubblicati è difficile anche se si è bravi. Se si è troppo dilettanteschi… l’epilogo è prevedibile.    

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