Scrittura

La sorpresa nella narrativa

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Quando si smette di scrivere per se stessi e si inizia a scrivere con un occhio al potenziale pubblico, uno dei maggiori timori è quello di raccontare fatti banali, incapaci di suscitare l’attenzione dei lettori.

Nella nostra preoccupazione, talvolta ci lasciamo abbindolare dalla panacea che alcune fonti (non molto professionali) ci propongono: la sorpresa. Per impedire al lettore di annoiarsi, cosa c’è di meglio che un bel colpo di scena, un finale imprevisto, una rivelazione?

Questa, però, che in alcuni casi è un’ottima risorsa, se mal gestita riesce spesso controproducente.

– I colpi di fortuna.

Alcune sorprese consistono di interventi esterni o casualità che risolvono situazioni critiche: l’oggetto perso e ritrovato nel momento in cui serve, il personaggio che passa casualmente quando la protagonista rischia di essere violentata e così via.

Pessime soluzioni dal punto di vista narrativo. Se il lettore deve concederci l’agognata “sospensione dell’incredulità” (“quello che mi racconti non è vero, ma farò finta che lo sia”), da parte nostra dobbiamo presentargli una storia plausibile; e visto che i guai dei personaggi sono il motore che porta avanti la storia, risolverli con colpi di bacchetta magica funzionerà più o meno come l’aggiunta di acqua nella benzina.

– L’asso nella manica

Un altro tipo di sorpresa è quella in cui un personaggio della storia (di solito il protagonista) rivela nel finale un’abilità speciale, che sia nelle arti marziali, nella ventriloquia o nel salto in alto. Se non abbiamo seminato nel corso della storia qualche piccolo indizio, chi ci crederà? La bravura dell’autore si nota anche in questa capacità di mimetizzare le piccole anticipazioni senza rivelare ciò che deve rimanere celato fino alla fine.

– La sorpresa senza senso

Certe volte la sorpresa non ha nessun significato all’interno della storia, ma viene lo stesso inserita “perché fa saltare il lettore sulla sedia”. L’arrivo di un meteorite, oppure di un vampiro in una storia realistica, stupisce sicuramente… che però piaccia (e sia sensato) è tutta un’altra storia.

Per essere efficace, insomma, la sorpresa non deve essere troppo… sorprendente, anzi, va anticipata e resa credibile (con discrezione!) nel corso della storia. In questo modo all’iniziale “oooh!” del lettore seguirà un “adesso capisco…” mentre ricollega i dettagli cui non aveva prestato attenzione. Allora la sorpresa avrà davvero colpito il bersaglio.

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