Scrivere un romanzo: l’eccesso di informazioni
I 7 peccati capitali dello scrittore secondo Angela Ackerman
(settima e ultima parte)
Siamo tutti colpevoli di questo in qualche momento della nostra narrazione. Il segreto è trovare l’equilibrio giusto entro la stesura finale. Niente smorza l’interesse del lettore più dei lunghi passaggi retrospettivi e informativi che gli forniamo. Il lettore sceglie il libro con la speranza di vivere qualcosa di nuovo, qualcosa che solo questo autore gli può dare. Se cercasse cumuli di informazioni si iscriverebbe a un corso serale.
– Mostrare, poi dire.
“Amanda si morse il labbro mentre attraversava la lugubre stanza, i gomiti ben stretti ai fianchi. A ogni passo il suo sguardo guizzava verso la porta. Era così nervosa/tesa come una corda di violino/sul punto di non reggere alla tensione, ecc…”
Questo è un esempio di mostrare e poi dire. Succede quando l’autore non ha fiducia nelle proprie capacità di trasmettere informazioni senza affermarle palesemente, così aggiunge all’azione una spiegazione, tanto per essere sicuro che il lettore colga il concetto. Il segreto è mostrare solo lo strettamente necessario a dipingere la scena, senza caricarla troppo. Pochi dettagli forti mostreranno ciò che serve e lasceranno proseguire l’azione. Fate sempre attenzione ai passaggi che riportano emozioni, perché questi sono punti critici.
– Informazioni-spazzatura (infodump)
Devono restare nella prima stesura. Non fraintendetemi, le informazioni sono necessarie al lettore per capire ciò che succede; ma nel momento in cui si eccede bisogna tagliare. Fate sempre attenzione al ritmo e trovate il modo più attivo e succinto di trasmettere i dati al lettore. Troppe informazioni derubano la storia del suo mistero e ostacolano la fluidità della narrazione.
I dialoghi sono un buon modo di trasmettere informazioni, ma sono anche tra i punti più a rischio di info dump. Ciò che vogliamo dire farebbe parte di un dialogo nella vita reale? Se la risposta è no, il dialogo suonerà innaturale. Vi può aiutare leggere il dialogo ad alta voce.
Anche le ambientazioni possono trasmettere informazioni, ma prima di lanciarci in descrizioni approfondite domandiamoci se servono al lettore oppure a noi stessi.
Il modo giusto è usare un elemento scatenante nella scena che permetta all’autore di trasmettere informazioni completando l’azione invece di interromperla. Briciole di informazioni sembreranno naturali e renderanno più intensa la scena attirando il lettore nella storia, invece di creare una bella insegna al neon con su scritto “informazioni”.
Evitate di ribadire ciò che il lettore già sa, o dettagli che non c’entrano direttamente con la scena in corso o lo stato mentale del personaggio.
– Storia passata.
Talvolta la storia passata è necessaria, ma attenzione al termine: necessaria. Le azioni e i dialoghi dovrebbero dire il 95% di ciò che serve a capire il personaggio. La storia passata entra in gioco quando le motivazioni non possono rivelarsi attraverso le azioni o i dialoghi. Un breve salto nel passato ci aiuta a capire da dove viene il personaggio, ma assicuratevi che non diventi un riassunto della sua vita fino a quel momento.
Qualche volta però non basta un frammento di passato a spiegare le cose; abbiamo bisogno di più spazio. In questi casi usiamo i flashback, che sono scene vere e proprie e come tali non arrestano la narrazione ma la portano avanti. Questo non significa che i flashback vadano usati frequentemente o con leggerezza, perché comunque il lettore viene sottratto al presente della storia per rivivere il passato. Trovate uno spunto che accenda il flashback e uscitene appena vi è possibile. I flashback lunghi e complessi uccidono il ritmo della storia. Di sicuro non devono essere usati come riempitivi durante i tempi morti (camminando per la strada, guardando il soffitto ecc.)
– Troppe riflessioni.
Spesso c’è un’azione o un dialogo e poi il personaggio si sofferma a pensare. Se le riflessioni sono brevi e poco frequenti, possono aggiungere humor e voce alla scena; se sono troppe o troppo lunghe interrompono il fluire della narrazione. Non c’è bisogno di mostrare tutti i pensieri del personaggio! Le azioni parlano molto più chiaramente.
– Sommario narrativo.
Talvolta non c’è bisogno di mostrare, basta raccontare. Esistono infatti eventi della storia che non devono essere conosciuti del dettaglio. Non parlo però di eventi inutili, come ciò che accade di banale con il trascorrere del tempo oppure durante i trasferimenti in auto o con altri mezzi. Anche il sommario narrativo, come tutto il resto, va usato solo dove serve davvero.
Spero che i miei “Sette peccati capitali” vi siano stati utili. Il primo passo per evitare qualunque cosa è la consapevolezza – la conoscenza è potere. Il principale peccato resta comunque e sempre quello di deludere il lettore nelle sue aspettative, e ciò che il lettore vuole non è solo una grande storia, ma un’esperienza.
Un lettore chino sul nostro romanzo con un sorriso e un sospiro… è questo il nostro obiettivo e il nostro premio.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.