Scrittura

Il potere delle parole

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Noi scrittori siamo adoratori delle parole. Viviamo di parole, se non nel senso pratico del termine, almeno in senso artistico. Spesso ci troviamo anche in contrasto con le persone che ci circondano, perché sentendo una notizia o leggendo un libro troviamo da ridire su sfumature, metafore e assonanze che loro trovano assolutamente irrilevanti. Siamo un po’ maniaci, insomma, ma immagino faccia parte del nostro quasi-mestiere.

Nonostante questa fissazione, al potere delle parole ho sempre pensato in modo vago, come si fa con le cose che si danno per scontate. In fondo il linguaggio verbale è una delle caratteristiche che individuano la famiglia umana e ci allontanano di un passo dagli animali; una funzione basilare, insomma, non meno che mangiare e dormire. Ma come funziona, in realtà, questo potere?

 

 

Le parole sono ponti.

Le parole possono collegare gli esseri umani tra loro, permettendo l’informazione e favorendo l’empatia, ma possono anche ostacolare la comunicazione, fuorviare l’interlocutore o ingannarlo. Possono guarire, ma anche ferire e manipolare. Sul ponte creato dalle parole, che sfida lo spazio e il tempo, non sempre la circolazione è possibile nei due sensi.

 

Le parole modificano chi le pronuncia e chi le riceve.

Tradurre in parole un concetto ci aiuta a chiarire il suo significato, a noi stessi e agli altri. Dopo averlo espresso, forse sentiremo lo stesso concetto rafforzato dentro di noi, oppure ne avremo compresi i limiti. L’interlocutore, dal canto suo, forse avrà visto le cose sotto una luce diversa, o magari avrà modificato l’idea che aveva di noi, in un senso o nell’altro. Dopo il nostro scambio di parole, non saremo comunque identici a come eravamo prima.

 

Le parole ispirano.

Le parole suggeriscono alternative, inducono ad approfondire argomenti che possono portare molto lontano. Usciamo dal quotidiano. Che dire dei discorsi di Martin Luther King, del Mahatma Gandhi, di Hitler? E delle frasi di mille personaggi famosi, che continuano a illuminare le persone anche secoli dopo la loro morte? Non è certo esagerato dire che…

 

Le parole modificano la realtà.

Per il loro potere di convinzione, e forse per qualcosa di più.   Conoscete Masaru Emoto? Questo scienziato (o pseudoscienziato, a seconda di come lo si vuole considerare) ha dedicato la vita a osservare l’acqua. Dopo avere notato che i cristalli formati dal congelamento dell’acqua pulita avevano un aspetto diverso da quelli prodotti dall’acqua inquinata, Emoto ha iniziato a sperimentare quali fossero le reazioni dell’acqua a diverse situazioni, avvalendosi di un microscopio particolare.

Ha scoperto così che l’acqua modifica la sua struttura in base all’esposizione a diverse musiche, ai pensieri di chi la osserva e anche alle parole (scritte o pronunciate) con cui viene a contatto. Semplificando, in base alle sue osservazioni parole positive creano cristalli belli e armoniosi, mentre parole negative producono cristalli “brutti”.

Follia? Forse, ma non ne sarei così certa. La fisica quantistica è già riuscita a incrinare le certezze dello scienziato che crea il proprio metodo e poi lo usa come recinto in cui rinchiudersi. Se nel micromondo è l’occhio dell’osservatore, o la misurazione, a fare collassare il sistema in una direzione o nell’altra, concretizzando quella che prima era soltanto una possibilità… beh, significa come minimo che la realtà può essere diversa da come l’abbiamo considerata negli ultimi secoli. (Se sono criptica, vi chiedo scusa. L’argomento mi sta molto a cuore ma, non sapendo se interessa anche a voi, evito di dilungarmi.)

Le parole creano mondi.

Da scrittori-lettori, ne siamo più che mai consapevoli. Il genere fantastico ne è una dimostrazione estrema. Se possiamo rendere credibili per il lettore spettri e orchi verdi dalle orecchie a trombetta, tutto è possibile! I grandi autori vanno ben oltre, creando realtà articolate e affascinanti che letteralmente ci attirano al loro interno, durante la lettura e anche al di fuori.

Le parole sono bellezza.

Non si può dubitarne leggendo le opere dei grandi, ma anche passaggi ben riusciti di autori poco conosciuti. Ci si sofferma su una singola frase – capita, in particolare se si scrive – e si trova la perfezione: armonia, equilibrio, incisività, capacità evocativa. Capita anche di trovare le stesse cose in qualche nostra frase, perché no? 

Le parole sono magiche.

Pensate alle ninne-nanne, alle canzoni, alle preghiere. Pensate a ciò che suscitano. Se non è magia questa! Ma esistono anche parole magiche nel senso letterale del termine, dall’abracadabra all’expecto patronum.

Dopo questo viaggio tra il potere delle parole, non posso non ri-citare Toni Cade Bambara (lo so, questa frase la sapete a memoria ormai).  

Le parole vanno prese sul serio. Le parole mettono in moto la realtà; io l’ho visto. Le parole creano atmosfere, energie, campi elettrici; io l’ho percepito. Le parole congiurano. Per questo sto attenta a ciò che pronuncio, scrivo, canto. Scelgo con cura a cosa dare voce.

Se parlo di parole non è per schiacciare noi tutti sotto il peso del nostro potere di scrittori e della responsabilità che ne deriva – una responsabilità che esiste, anche se di solito siamo poco propensi a considerarla. Il motivo, oggi, è molto più pratico: ha finalmente visto la luce La via delle parole, il mio nuovo saggio su creatività e scrittura! (N.d.R.: Il testo è ora inglobato nel libro Nel cuore della storia, con contenuti rielaborati e aggiornati:)

Il potere delle parole si esprime anche attraverso aspetti tecnici, contenuti nel libro "Nel cuore della storia".

Evviva!

Evviva prima di tutto perché ne parlo, invece di vergognarmi come se stessi spacciando cerotti usati. Evviva perché è la seconda volta che mi trovo, quasi mio malgrado, a scrivere testi che non siano narrativa (come accada questa cosa, davvero non lo so). Evviva anche perché la gestazione di questo libro è stata lunga e complessa, perciò lo vedo salpare verso i suoi ignoti lidi con un misto di sollievo e… sollievo.

La via delle parole prende in considerazione la scrittura in due ottiche distinte: come strumento di crescita personale e come impulso alla narrazione di storie destinate al pubblico. Dentro c’è la mia esperienza di questi anni, ma anche una buona dose di documentazione per proporre a chi legge un testo stimolante e non pedante (rima eccelsa!).

In comune con Per scrivere bisogna sporcarsi le mani, La via delle parole ha l’intento di essere al servizio di chi legge. Dentro ci sono io, ma non è un “io” che parla di sé e per sé, quanto un “io” rivolto al lettore e al suo benessere. Un obiettivo molto ambizioso, me ne rendo conto, ma ce l’ho messa tutta. Per saperne di più potete farvi un giretto sulla pagina dedicata al libro.

In finale, vi lancio la domanda di rito: vi capita di essere tentati di scrivere (e leggere) qualcosa di diverso dalla narrativa? Sì o no, perché?

P.S. Raccogliendo alcuni vostri suggerimenti, ho creato una pagina-indice per gli articoli del blog. Spero che questo renda più agevoli le vostre ricerche. Se ci trovate qualche pecca, vi prego di segnalarmela. Potrei persino riuscire a risolverla!

45 commenti

    • Grazia Gironella

      Grazie, tra i miei libri è la prima copertina che mi piaccia davvero.
      Anch'io ho letto per molto tempo solo narrativa; poi mi sono avventurata tra saggi, racconti di viaggio e biografie, e ho scoperto un'altra fetta di mondo, molto interessante. Però la narrativa è ancora il 70% delle mie letture.

  • animadicarta

    Brava, complimenti! Sembra davvero interessante e lo sarà stato di sicuro scriverlo
    Ora vado a sbirciare nella pagina di presentazione…
    Leggere qualcosa di diverso dalla narrativa? Assolutamente sì, anzi forse leggo meno narrativa rispetto ai saggi. Scriverne invece è un'altra cosa… diciamo che creare narrativa mi suscita più emozioni, però ho dei (vaghi) progetti anche in altri ambiti.

    • Grazia Gironella

      Scrivere "La via delle parole" è stato bello soprattutto perché nasceva dalla voglia di spartire con altri ciò che aveva aiutato me – lo stesso motivo per cui ho scritto "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani", in effetti. Non ho mai deciso consapevolmente di scrivere saggistica, mi ci sono trovata per caso; tuttora considero la narrativa come mia vocazione, e il resto come… effetto collaterale. Però sto cominciando a domandarmi se non dovrei vedere le cose diversamente.

  • Chiara Solerio

    Molto bello il concetto per cui le parole modificano la realtà. è proprio vero che apparteniamo alla medesima "scuola di pensiero". Ho sempre ritenuto che le parole siano materiali, ed abbiano un effetto a livello fisico. L'esperimento del giardiniere che, mentre cura due piante, ripete parole d'amore ad una ed insulti all'altra mi ha sempre affascinata.

    Per quel che riguarda la tua domanda, ho letto molti testi che non sono di narrativa, soprattutto testi di filosofia orientale, manuali di auto-aiuto, manuali di scrittura e saggi di sociologia. Ultimamente però (e parlo degli ultimi sei mesi) mi sto dedicando soprattutto alla lettura di romanzi. Mi serve per osservare le tecniche narrative ed impararle. L'ultimo manuale che ho letto è proprio il tuo. Lo doppierò?

    Per quel che riguarda la scrittura, a parte tesi e tesine varie, mai scritto niente del genere. Ah, sì: qualche testo per internet e articolo di giornale. Tutte cose molto brevi.

    • Grazia Gironella

      Scusa, cosa significa "lo doppierò"? Questa espressione non la conosco.
      Beh, la narrativa ha una marcia in più nel mio cuore. Devo imparare anch'io a studiare i romanzi che leggo, invece di farmi trascinare dalla storia come un qualunque lettore-divoratore. Lo dico sempre, ma lo faccio di rado.

    • Chiara Solerio

      Alla prima lettura è difficile, anche io finisco per focalizzarmi sulla storia. Per questo i romanzi che mi sono piaciuti spesso sono letti due volte.

      Con "lo doppierò" intendevo dire che leggerò un secondo manuale scritto da te, solo che invece di un "!" mi è sfuggito un "?" senza che me ne accorgessi…. e non si capiva niente.

    • Chiara Solerio

      Ho già preso "due vite possono bastare" perché a Natale ho esplicitamente chiesto un Kindle. Devo ancora leggerlo, ma lo farò presto

  • M.

    Che bello, complimenti! Che emozione quando qualcosa su cui hai lavorato per tanto tempo diventa “ufficialmente” un libro!

    Io a volte leggo qualcosa di diverso dalla narrativa, soprattutto saggi storici, ma per quanto riguarda la scrittura non credo che ci riuscirei. Non potrei resistere alla tentazione di infilarci dentro una storia d'amore! Baci rubati, batticuore, attesa, coccole… Non sarebbe un gran bel saggio!

    • Grazia Gironella

      Considerato quanto è difficile fare approdare ciò che si scrive in libreria, è davvero una bella soddisfazione! Il saggio storico con anima romance, però, non è affatto detto che non funzioni.

  • Daniele

    Ho difficoltà a credere che l'acqua possa modificare la sua struttura in base all'osservazione o ai pensieri… Questo non è spiegato da nessun principio chimico o fisico.
    Per quanto riguarda le canzoni, per me le parole non hanno invece senso, ascolto solo musica straniera e in inglese, per la maggior parte, eccetto un cd dei Sacred Spirit, quindi non capisco nulla di ciò che dicono i cantanti
    Per il resto sono d'accordo. L'uso delle parole ha tante finalità e è un mondo sempre in divenire.
    Comunque al libro dovevi dedicare un post tutto suo

  • Tenar

    Che bello il titolo e la copertina del libro! Perché, però, se ci clicco su non accedo a un posto dove possa acquistarlo, ma mi viene detto che il mio accaunt non è autorizzato a proseguire?

    Per risponde alla tua domanda, invece, adesso sto scrivendo la tesi per il corso abilitante. Sono lentissima perché non sono più abituata a scrivere saggistica universitaria con una nota ogni due parole (oggi 3 pagine in tre ore…)!
    Leggo moltissima saggistica, sopratutto scientifica e storica. Adoro la narrativa, ma ho bisogno di approfondire e sopratutto di avere i piedi ben piantati su solide base scientifiche e documentarie per muovere i miei passi.

    • Grazia Gironella

      Grazie di averlo segnalato. Non avevo inserito il link, ma ora c'è (puro autosabotaggio).
      Tre pagine in tre ore non sembra così male, ma la sovrabbondanza di note mi ucciderebbe, credo!
      Al di là dell'arricchimento personale, nella saggistica trovo anche spunti per le mie storie; certi generi però richiedono più sostegno di altri.

  • Francesca

    Il libro sembra interessante, congratulazioni!
    Tra i poteri delle parole che hai evocato in questo post, mi trovo d'accordo soprattutto con le parole come bellezza e le parole come magia.
    Scrivere qualcosa di diverso dalla narrativa? Sì, senz'altro: poesia. O antropologia, ma rinascendo, perché bisognerebbe fare una carriera diversa.

    • Grazia Gironella

      Antropologia deve dare spunti interessanti anche per la narrativa, a quanto mi capita di leggere sul blog Carta Traccia, di Francesca Lia Sidoti, che ha seguito quel corso di studi.

  • Anonimo

    Leggo soprattutto narrativa, non amo la fantascienza, e dovrei leggere un po' di poesia (quelle di Raymond Carver mi attirano parecchio). Magari un giorno lo farò, ma per adesso ho degli arretrati da smaltire, mentre la lista dei libri da acquistare continua a crescere. Non ne uscirò mai… Pazienza!

    • Grazia Gironella

      Non sapevo che Carver avesse scritto poesie. La lista dei libri da leggere è davvero senza speranza… se crescesse altrettanto in fretta il tempo per leggerli sarei a posto!

    • Grazia Gironella

      Ho cercato di fare pressione in tal senso, ma l'editore ha detto che l'e-book arriverà più avanti. Non so quanto avanti.

    • Lisa Agosti

      Dovrò aspettare ancora per poterlo leggere… sigh :'(
      Complimenti per la pubblicazione, la foto è molto bella, invitante.
      Ottimo lavoro sul blog, si capisce che ci stai dedicando molte attenzioni, in bocca al lupo per la tua carriera, un giorno aprirò l'IGGFC, l'International Grace Gironella Fan Club!

    • Lisa Agosti

      Costa tanto purtroppo. Come mai sul blog la copertina è un paio di stivali coi fiori e su Amazon sono libri alati? Sono belle entrambe comunque.

    • Grazia Gironella

      Quella giusta ha gli stivali con i fiori, ma ho fatto aggiustare un problemino su Amazon e per qualche motivo è spuntata una vecchia ipotesi di copertina con il libro volante. Misteri della pastorizia, come diceva un mio amico! Spero che torni presto quella giusta, molto più cool…

  • Marina

    È sempre una sensazione meravigliosa assistere al "parto" di una nostra creatura! Un'idea che prende forma, la forma che si trasforma con dedizione ed impegno in sostanza, la sostanza che viene alla luce in tutta la sua splendida compiutezza.
    Complimenti, dunque, per il tuo nuovo saggio. In genere non scelgo di leggere saggistica, ma so apprezzare le opere ben riuscite. Darò senz'altro un'occhiata a "La via delle parole", sembra molto interessante!

  • Anonimo

    Molto bello il post.
    Le parole sono delle lame fini, sottili, ma mortali. Bisogna scegliere con cura quale usare.

    Complimenti per la pubblicazione!!! Metto in lista

  • Gloria Vanni

    Complimenti, che bello, meraviglia! Scusa se arrivo un giorno in ritardo, conosco alcuni frammenti di questo tuo magnifico libro e mi auguro che il tuo editore capisca che l'ebook deve esserci e al più presto! Dimmi chi è e lo inondiamo di mail: cosa ne pensi?

    Leggo romanzi, saggi, biografie e manuali per imparare: non smetto mai di studiare!

    • Grazia Gironella

      Allora abbiamo un'altra cosa in comune.
      Se inondi di mail il mio editore – Eremon – lo farai capitolare subito con la tua energia naturale! (Grazie dei complimenti, sono contenta che i frammenti ti siano piaciuti.)

  • Salvatore

    Sono d'accordo: le parole modificano la realtà; dette nel modo giusto al momento giusto sono quel tocco che ci serve per farci avanti, o quella pacca sulle spalle che ci evita il precipizio.
    Complimenti per il tuo nuovo libro, sono curioso di leggerlo, ma a chi è rivolto? Al lettore o allo scrittore (anche se in definitiva potrebbero essere la stessa persona…)?

    • Grazia Gironella

      Il libro è pensato da un lato per chi si sente attratto dalla scrittura ma esita a buttarsi, oppure ha iniziato a scrivere ed è tentato di mollare alla prima difficoltà, dall'altro a chi si sente insoddisfatto della vita che conduce e cerca lo sportellino della gabbia, per usare una metafora. La prima parte del libro, infatti, riguarda la scrittura come tecnica per conoscersi e riprendere i contatti con la propria creatività. Ti ringrazio della domanda, comunque, perché posta in questo modo chiaro e stringato obbliga a focalizzare. E' il tipo di domande giusto da porsi mentre si scrive, e certe volte fa emergere i punti deboli della baracca.

  • Giordana Gradara

    Le parole sono magiche, sì.
    E visto che lo citi nel tuo post precedente, lascio su questo punto la parola proprio a King, che parla di forme di telepatia:

    'Guardate: qui c’è un tavolo con una tovaglia rossa. Sul tavolo c’è una gabbia grande come un piccolo acquario. Nella gabbia c’è un coniglio bianco con il naso rosa e gli occhi cerchiati di rosa. Nelle zampe anteriori ha un mozzicone di carota che sta sgranocchiando tutto contento. Sulla schiena, chiaramente segnato in inchiostro blu, c’è il numero 8.[…]
    A distanza di spazio e tempo l’autore ci trasmette una immagine dalla sua mente. Ora ognuno di noi aggiungerà particolari e sfumature, ma tutti vedremo quel fottuto coniglio dentro la gabbia con il numero 8 disegnato sulla schiena come lui lo ha pensato, ideato e creato.'

  • Cristina M. Cavaliere

    Ma che bella novità! Già la copertina mi piace moltissimo, e il contenuto si presenta accattivante al massimo. Se clicco sopra la copertina, mi porta alla pagina Amazon.

    Per quanto riguarda la voglia di leggere e scrivere qualcosa di extra-narrativo, direi: sì leggere, no scrivere. Leggo molti saggi e biografie storiche, e ogni tanto anche qualche opera di mistici o poesie. Ultimamente sto leggendo una serie di manuali sull'arte del racconto, suddivisa per generi, può andare bene come lettura extra-narrativa?

  • Cristina M. Cavaliere

    Dimenticavo una mia riflessione sulle parole: le parole spesso sono ostacoli e filtri alla comprensione, se non altro perché si parla lingue diverse, o si attribuiscono significati diversi allo stesso termine. Probabilmente la musica è l'unica forma di comunicazione "pura" – campo in cui peraltro io sono una totale incompetente. Affascinante la storia di Masaru Emoto, e le sue osservazioni/sperimentazioni.

    • Grazia Gironella

      L'arte del racconto è sicuramente extra-narrativa, anche se è pure intra-narrativa, sotto certi aspetti…
      L'effetto filtro delle parole si vive anche con chi parla la stessa lingua, con la complicazione che in quei casi non si avverte il pericolo. Oltre al significato oggettivo, le parole hanno spesso un significato soggettivo legato al vissuto personale.

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