Io e il “mio” agente letterario
Lo scrittore ha bisogno di questo tipo di servizi?
Di questo argomento ha parlato approfonditamente Giordana Gradara in alcune recenti interviste sul suo blog. Io, però, vorrei raccontarvi la mia esperienza personale con l’agenzia che mi rappresenta, e nello specifico con Massimiliano Zantedeschi, mio interlocutore dal primo giorno.
È da un po’ che tengo in caldo l’idea per questo articolo. Intendevo aspettare che questa collaborazione desse i suoi frutti, ma mi accorgo di non averne bisogno: la collaborazione con l’Agenzia Letteraria Trentin & Zantedeschi (TZLA) mi sta già offrendo abbondante materiale per un articolo.
Tutto è iniziato nel 2013. Il mio romanzo Due vite possono bastare, finalista al Torneo IoScrittore, era stato pubblicato in versione digitale. Il risultato aveva ravvivato le mie speranze di combinare qualcosa di buono, ma non ci misi molto a capire che non avrei ricevuto l’attenzione che speravo (ne spiego i motivi qui). Quello che avevo immaginato come un trampolino, stava sempre più somigliando a un binario morto. D’altra parte continuavo a ricevere opinioni positive da parte dei lettori, e questo mi riproponeva all’infinito la stessa domanda: “cosa devo fare?”. Un detto inglese recita più o meno così: se continui a fare le stesse scelte, otterrai sempre gli stessi risultati. Un’ovvietà non sempre facile da declinare nei fatti. Dovevo abbandonare il romanzo al suo destino, oppure potevo cambiare rotta?
Dopo i forum, i concorsi, lo studio, i saggi, i romanzi… e la perseveranza, mi rimaneva solo un tentativo da fare: rivolgermi a un agente letterario. Il pensiero era in circolo già da un po’, senza che riuscissi a prendere una decisione. In rete se ne parlava in modo poco incoraggiante: molti agenti spillano soldi agli autori quanto gli editori a pagamento; chiunque si può improvvisare agente, anche senza avere esperienza e contatti; le agenzie che contano sono una manciata e non accettano quasi mai esordienti. Un quadro dissuasivo.
Ho deciso di ignorarlo. Sentivo che era il momento di dare una prospettiva nuova al mio scrivere, o almeno di provare a farlo. A spingermi era soprattutto un fatto: ero stanca di domandarmi se i testi che inviavo agli editori importanti venissero letti per intero da persone competenti. Si sa che i grossi editori affidano il lavoro di prima scrematura a personale dedicato, potenzialmente dal “grilletto facile”, considerato il numero di manoscritti che riceve in lettura ogni giorno. Ma ogni rifiuto è un piccolo-grande colpo all’autostima, perciò è importante dargli il giusto peso. Volevo che i miei testi venissero valutati seriamente. Volevo capire quali fossero i miei lati deboli, e volevo che a dirmelo fosse un professionista. Traendo spunto dalla situazione negli Stati Uniti, ho pensato che la figura professionale giusta cui rivolgermi fosse proprio l’agenzia letteraria.
Individuati i quattro-cinque agenti considerati più validi, ne contattai due, spiegando la particolare situazione contrattuale del romanzo, vincolato in seguito al concorso. Entrambi accettarono di valutarlo.
Il primo chiese l’invio delle prime pagine del romanzo, cui sarebbe seguita la richiesta del romanzo intero solo se fosse stato considerato interessante. La valutazione era gratuita ma, in caso l’agente avesse deciso di rappresentarmi, il romanzo avrebbe dovuto subire un editing dal costo non quantificabile a priori.
La seconda agenzia era la TZLA. Aveva una tariffa di valutazione parecchio costosa, sui 400 euro. Avrei ricevuto in ogni caso una scheda critica dettagliata. Se l’agente avesse accettato di rappresentarmi, l’editing preliminare del romanzo (e dei successivi) sarebbe stato gratuito. La cifra era alta, ma il sito TZLA mi piaceva. Si parlava di narrativa commerciale, e questo pareva indicare una certa sintonia con il mio modo di scrivere. Soltanto un anno prima avrei considerato assurdo investire una somma del genere senza certezza di risultati, ma le mie esigenze erano cambiate. Deciso, fatto.
Con mia grande soddisfazione, la TZLA risultò interessata a rappresentarmi. Non mi dilungo ora sui vari passaggi della collaborazione: in quel momento avevo quasi terminato il mio primo YA (di cui Lisa è stata gentile beta reader), che è stato ritenuto più adatto dell’altro a essere proposto agli editori. La gioiosa macchina da guerra si è messa in moto.
Non ci starebbe male un lieto fine: “è trascorso un anno e mezzo e vi annuncio che sto per firmare un contratto con…”. Invece no, il lieto fine ancora non c’è (e poi, non sarebbe piuttosto un lieto inizio?). Il contratto con la TZLA sta per scadere senza che io possa alzare la mano con l’indice e il medio a V. Eppure considero questa esperienza importante e positiva, e sono contenta di rinnovare la collaborazione.
Perché?
La TZLA crede in me. Non in un mio specifico romanzo, ma in me come scrittrice con delle possibilità di carriera. Non investirebbe ore del suo lavoro nel propormi agli editori, se non pensasse di poter raggiungere il nostro comune obiettivo. Questo non porta con sé alcuna certezza, ma il premio in palio vale il rischio.
L’agenzia lavora con editori importanti. Questo non significa che le sue proposte vengono accettate a occhi chiusi, ma di sicuro vengono prese in seria considerazione.In Massimiliano trovo finalmente un interlocutore. Posso ricevere un parere professionale su ciò che scrivo, espresso chiaramente, motivato e inserito nel giusto contesto. Di più: posso discutere idee e progetti, e conoscere le sue impressioni.
Parlando con lui, il cambio di prospettiva mi dà quasi le vertigini. Sono una scrittrice, non altro. Per quanto cerchi di informarmi e di allargare i miei orizzonti, vivo i limiti connaturati nel mio ruolo. Le spiegazioni di Massimiliano sul funzionamento del mondo dell’editoria sono precise e illuminanti. È come essere ammessi nel backstage di uno spettacolo. Ora mi ci sono quasi abituata, ma dopo la prima conversazione telefonica mi sentivo galleggiare nell’iperspazio!
Non vorrei dimenticare l’aspetto umano. Massimiliano Zantedeschi è una persona con cui mi trovo bene. Parlare con lui mi carica di energie e mi rimette sulla rotta giusta. Per me che continuo a domandarmi “cosa devo fare adesso?” (l’abitudine mi è rimasta!) è mitico sentirgli dire in tono serafico – come è successo pochi giorni fa – che il mio lavoro, ora che sono rappresentata dalla TZLA, è soltanto… scrivere. Anzi, scrivere molto. Ogni opera valida che produco va a rafforzare la mia credibilità come autrice. Questo è importante, perché gli editori, proprio come gli agenti letterari, non lavorano solo sulla singola opera, ma anche sulla persona-autore.
Se considerate fuffa le belle cose che vi ho raccontato, vi capisco. Non ho risultati da sbandierare, né certezze su quando e se arriveranno. A questo punto del mio percorso, però, sono convinta che sia determinante per me avere verso la scrittura l’approccio giusto, e lavorare con la TZLA mi aiuta ad averlo. Mi sento un po’ come se avessi sempre creduto di correre i cento metri, e qualcuno si facesse avanti per avvisarmi che sto partecipando a una maratona. A questo punto potrei uscire dalla mia corsia e andarmi a bere qualcosa; sarebbe molto comprensibile. Stranamente, mi fa l’effetto che definisco “ah, okay”: “Ah, non sono i cento metri? Okay, allora è meglio entrare nell’ordine di idee.”
Per tutti questi motivi, ho trovato la mia risposta alla domanda iniziale: “lo scrittore ha bisogno dei servizi offerti da un agente letterario?”. Se “lo scrittore” sono io, sì.
Siete già rappresentati da un agente letterario? Avete preso in considerazione questa via?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
51 commenti
Chiara Solerio
In questo momento, per me è prematuro pensare di farmi rappresentare da un agente letterario, però non escludo questa eventualità per il futuro. Anzi: non soltanto la tengo in considerazione, ma la ritengo una cosa molto probabile, anche se la concretizzerò fra un annetto, o anche oltre (…dubito che il romanzo sarà pronto prima…).
La mia necessità è quella di avere una guida professionale, perché da sola non sono in grado di gestire e valutare il mio prodotto-libro. Inoltre voglio lavorare – proprio come tu evidenzi – con l'attenzione rivolta verso il lungo periodo, perché come dici tu l'autore non si identifica con la sua singola opera, ma è un professionista a tutto tondo, che l'agenzia può aiutare a emergere. In generale, l'idea di avere un agente disposto a rappresentarmi (il fatto che nessuno mi accetti è un rischio da tenere in considerazione) renderebbe, almeno ai miei occhi, la mia attività molto più credibile.
Ho un'amica che lavora alla Kindle, ed è disposta a darmi una mano per trovare un agente valido. In futuro, considererò seriamente la sua proposta. Informarsi non costa nulla.
Grazia
Io sono contenta di avere aspettato prima di rivolgermi a un agente. Non so che risultati avrò nel prossimo futuro, ma sono sicura che non potrei sfruttare questa esperienza se non fossi arrivata al massimo che riuscivo a fare da sola. Non parlo tanto della scrittura, che si spera migliori in eterno, ma delle scelte, delle esperienze, delle prove. Quindi credo che tu faccia bene.
Marina
A suo tempo avevo preso informazione sul lavoro di varie Agenzie letterarie, ma molte, quelle più quotate, chiedevano un bel po' di soldi ed io ero una neo-laureata che non aveva il becco di un un quattrino da investire. Però ne ho sempre riconosciuto la validità, perché credo che, nel presupposto che facciano bene il proprio lavoro, scrivere sia un'attività che necessiti di professionisti in grado di dare suggerimenti utili e di guidare verso le strade giuste da percorrere. Chissà, magari, in futuro, mi capiterà di rivolgermi a una di esse (intanto ho trascritto il nome della tua, visto che è collaudata e ne hai dato una preziosa testimonianza di serietà e affidabilità
Grazia
Io avevo in mente di non spendere somme consistenti per la scrittura, anche per motivi di principio, ma mio marito in quell'occasione mi ha detto: "Ti sembra di non poter spendere 400 euro, ma su quel romanzo ci avrai speso mille ore!". Aveva ragione. E' un investimento, se sei convinto di quello che fai.
Tenar
La mia esperienza rispecchia molto la tua (anche per la mancanza, ancora, di un lieto fine).
I due romanzi che ho pubblicato sono giunti ai rispettivi editori senza intermediari (anche se nel secondo caso è stato l'editore a contattarmi, dopo avermi conosciuto tramite un concorso).
Dopo essere arrivata in finale a Tedeschi due persone, indipendentemente, hanno parlato di me a un'agente di tutto rispetto, Loredana Rotondo, che ha deciso di rappresentarmi a scatola chiusa. Il romanzo che le inviai le piacque molto, al punto di arrivare a un passo dalla chiusura con un editore big. Purtroppo dopo aver parlato con il direttore editoriale e l'editor che in teoria avrebbe dovuto seguirmi è saltato tutto per motivi riassumibili con "l'editoria è in crisi, il tuo libro è bello ma non è un capolavoro e ti hanno fregato l'ambientazione". C'è stata molta delusione da parte di entrambe. Anche nel mio caso, adesso, il contratto è in scadenza. E, proprio come te, l'ultima telefonata si è chiusa con un "tu scrivi, che sei brava, e qualcosa ne uscirà".
Mi ritrovo al 100% in quello che scrivi, sul cambio di atteggiamento e il non essere sola. Certo, la delusione non è stata molto mitigata, anche perché entrambe ci eravamo fatte delle aspettative.
Grazia
Accidenti, quanto ci sei andata vicina. Io ho fatto quasi lo stesso. Finito il momento della delusione, mi dico: coraggio, basta poco (si fa per dire!). I segnali positivi ci sono. Incrocio le dita anche per te.
Tenar
Incrocio reciproco di dita!
Luz
Grazia, la tua tenacia è ammirevole. Così come la tua prudenza. Sono contenta di questa tua proficua collaborazione e mi compiaccio dell'esistenza di persone serie e oneste.
Incrocio le dita per te…sempre avanti!
P. S. Chissà se destino che un giorno mi rivolga io stessa alla TZLA…
Grazia
Chissà! Un giorno ci racconterai i tuoi progetti di scrittura?
Luz
Io non so se sono una "scrittrice", ma ho scritto un romanzo "di formazione", ispirato alla mia tesi di laurea sui Nativi americani, un paio di racconti senza valore, e una serie di commedie teatrali per ragazzi.
Non ho la più pallida idea di quale valore abbiano i miei scritti.
So che dovrei sottoporre a revisione il romanzo, questo sì.
Grazia
Ti puoi definire a buon diritto scrittrice, visto che hai diversi lavori al tuo attivo. Una tesi sui Nativi americani è qualcosa su cui metterei volentieri le mani…
Grazia
…e le metterei volentieri anche sul futuro romanzo!
Luz
Ah ah ah Grazie, è un bell'incoraggiamento.
Finii di scrivere questo romanzo esattamente 14 anni fa, a 30 anni. La scrittura mi tenne occupata per più di 4 anni, quindi ebbe una gestazione piuttosto lunga. Ricordo bene quegli anni e la passione che mi aveva letteralmente travolta. C'erano giorni in cui l'ispirazione era talmente forte da farmi stare male se non buttavo già subito nuove righe. Bei tempi!
Dovrò capire un giorno o l'altro se vale qualcosa.
Magari posso inviarti nei prossimi mesi dei brani del romanzo…
Grazia
Li "assaggerei" volentieri, ma so per esperienza che leggere i testi altrui richiede tempo, e rischio di fare figure poco piacevoli. Se sono brani brevi, comunque, ci sono!
Luz
Ma sì, proverei con una paginetta, magari l'incipit. Non ti ammorberei con interi capitoli, sono 607 pagine!
Grazia
Apperò… manda pure, e io ti darò il mio parere di lettrice.
Cristina M. Cavaliere
Un agente è un'ottima soluzione, a patto che sia fidatissimo. Come scrivevi nel post, ce ne sono molti che ti spillano soldi e sono tali e quali agli EAP. Finora non ho mai contattato alcun agente, sia perché non ne conoscevo nessuno sia perché chiedono (giustamente) una congrua cifra per la valutazione.
Grazia
Hai ragione sul "fidatissimo", e naturalmente questo aspetto può essere un problema. Ci sono segnali che l'autore può utilizzare per la sua valutazione, ma credo che resti una buona dose di fiducia cieca. Che nel tempo, naturalmente, acquista la vista…
Anonimo
La mia agenzia è tra le più note, e per capirlo basta guardare nel copyright/credits all'inizio di ogni romanzo per scoprire quanti siano rappresentati da Thesis. Ho inviato il manoscritto di Ragione e pentimento, volevo fortemente un agente da un paio d'anni, in settembre, il febbraio successivo ho firmato e a luglio Ragione e pentimento è uscito per GoWare, non chiedevano alcun contributo, credo sia ancora così. Consigliato? Sì sì sì. Sandra
Grazia
Allora è approvato: inserisco il trovare un buon agente tra i successi dello scrittore.
Daniele
L'editing non spetta a te pagarlo, se ti affidi a un agente. L'agente guadagna in percentuale. Inoltre ti propone a un editore, quindi è l'editore che paga l'editing.
400 euro mi sembra una cifra molto alta. Io non spendo quei soldi. L'agente letterario lavora in modo diverso, a quanto ne so.
Ma, ovviamente, sono decisioni personali.
Non ho mai preso in considerazione un agente letterario e ancora non mi convince come idea.
Grazia
L'agente non è tenuto a sottoporre il testo a editing, ma naturalmente proporre agli editori un testo migliore va a vantaggio sia dell'autore, sia dell'agente. 400 euro sono, in effetti, una spesa tutt'altro che simbolica. Non sono però d'accordo con te sul fatto che un buon agente letterario debba per forza lavorare in modo diverso. Credo che la valutazione del suo operato debba andare oltre l'aspetto economico, un po' come succede per i concorsi. Certo deve esserci una proporzione tra ciò che viene chiesto all'autore e ciò che viene offerto, ma questa non è una scienza esatta.
Rosalia Pucci
L'idea dell'agenzia letteraria mi piace. Ci sto riflettendo da tempo anche se penso che per me sia un'opzione prematura. Il romanzo c'è, ma vorrei ottenere qualche risultato prima di buttarmi. Come hai fatto tu dopo "Io scrittore"
Grazia
Come dicevo a Chiara, sono contenta di avere aspettato ed essermi messa alla prova altrimenti, prima di tentare questa via. Non credo che avrei potuto sfruttarla al meglio, altrimenti.
Lisa Agosti
Bello questo post, ci sono molte informazioni interessanti, anche nei commenti.
Non posso credere che non abbiano ancora pubblicato il YA, pensavo che oltre bello fosse un argomento ricercato, molto allettante di questi tempi.
L'agente ti dà indicazioni su che tipo di argomenti si pubblicano più facilmente? Per esempio, ho notato che molti romanzi adesso parlano di ricette di cucina, le mettono in tutte le salse, anche nei thriller.
Se uno non vuole l'agente può pagare un editor? Costerebbe meno? Ma i 400 pali sono una tantum o all'anno? E se non ti pubblicano entro l'anno sai già cosa farai? Secondo me è tanto ma è un buon investimento, sono certa che sei brava e hai solo bisogno di visibilità, quindi vale la pena sborsare. Quando sarai ricca e famosa ti ci pulirai il, con quelle cifre
PS: come hai fatto a scremare le agenzie e selezionarne cinque? Quali criteri hai usato? Le hai trovate online?
Grazie.
Grazia
Ho trovato le notizie online, cercando "migliori agenti letterari", "consiglio agenti letterari" e simili. Nei forum un po' se ne parla; nel sito Writer's Dream c'è un topic dedicato. I 400 euro erano per la valutazione iniziale; non pagherò più niente, se non sotto forma di percentuale sulle mie royalties.
La rappresentanza scadrebbe a metà giugno, ma rinnoveremo. Da parte mia mi sembra che i contatti della TZLA siano buoni e il loro modo di lavorare professionale, e Massimiliano è convinto che io possa fare bene. Non mi suggerisce di cosa scrivere, ma qualche dritta me la dà. Per esempio adesso il fantastico ha avuto una flessione, perciò è stato contento che i miei ultimi romanzi non siano fantasy, ma se scrivo un fantasy mi rappresenterà comunque. Io comunque considero seriamente quello che mi dice sul mercato. Le storie che mi piacerebbe raccontare sono infinite, perciò non mi costa niente tenere conto delle probabilità di riuscita.
Grazie dei complimenti e del vedermi come ricca e famosa! Mi ci vedo benissimo anch'io, pensa un po'.
Francesca
Ho sempre pensato che fosse inevitabile se e quando si raggiunge un certo livello. Ed è segno che tu lo hai raggiunto. (Personalmente, mi accontenterei di rimanere anche sotto quel livello…comunque non si sa mai, nella vita).
Grazia
Il livello non lo vedo tanto come l'essere diventati oggettivamente bravi, ma come quantità di scrittura macinata e di esperienze fatte. Se poi questo concide con la bravuta, meglio! Rivolgersi a un agente quando ancora si sente che si migliora da soli mi sembra una contraddizione, ma questo è solo il mio modo di vivere la cosa, non un criterio oggettivo. Spero che sorrideremo del tuo "non si sa mai", nel prossimo futuro!
Francesca
Grazie!
Sì, infatti io intendevo "livello" sia come quantità che come qualità.
animadicarta
Trovare un agente valido è una bella conquista, quindi complimenti per questo tuo risultato.
Personalmente riesco a concepire la figura dell'agente letterario solo come un intermediario con le CE, disposto a investire sul tuo testo, quindi certi meccanismi che vedo in giro li digerisco poco. Parlo di tasse di lettura e affini, ma ti devo confessare che anche l'editing pagato a caro prezzo come condizione per un contratto di rappresentanza mi piace poco. Soprattutto senza garanzie sul "dopo". Questa è la mia opinione, però resta il fatto che tutto varia da agenzia ad agenzia e non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Grazia
Spendere senza certezze non è mai piacevole, ma i servizi del tutto gratuiti attirano sempre un numero enorme di autori di tutti i livelli. In fondo, se è gratis, perché non tentare? Ma per l'agenzia sarebbe un numero enorme di ore dedicate alla valutazione, con la speranza di trovare tanti buoni autori che vendano moltissimo… ma qui non siamo negli States! Diciamo che spendere non mi ha fatto piacere, ma capisco la situazione.
PattyOnTheRollercoaster
Un articolo molto interessante, e finalmente mi sembra di leggere qualcosa di sincero riguardo agli agenti letterari.
Io non ne ho uno, e non è una delle mie priorità ora rivolgermi ad un'agenzia. Dall'idea che mi sono fatta sentendone parlare è, comunque, una scelta molto utile, perché si ha l'opportunità di ricevere un parere professionale sul proprio lavoro. Di certo esistono persone che se ne vogliono solo approfittare, ma in questo caso il passaparola può aiutarci (ad esempio io adesso so che il tuo agente letterario è una persona professionale e competente, e prima di cercarne uno posso sempre ricordarmi di lui).
Una delle cose migliori di avere un agente letterario mi sembra, tuttavia, avere un dialogo. Per gli autori è difficile avere risposte chiare dagli editori: ci metteranno mesi a rispondere, e in più non valuteranno il tuo romanzo, ti diranno solo se vogliono o no pubblicarlo, e se la risposta è un no (cosa che accade nella maggioranza dei casi), tu autore non saprai mai il perché.
Quindi penso che non sia una scelta sbagliata cercare un agente, basta fare due conti con la propria scrittura (sono in grado di scrivere 'a comando?', posso portare a termine un romanzo?) e con il portafogli
Grazia
Non vorrei avere dato un'impressione sbagliata: nessuno mi ha mai suggerito cosa scrivere, a parte mio marito (senza successo!), ma rifletto su tutto quello che emerge nel rapporto con l'agenzia per combinarlo con quelle che sono le mie propensioni. Ho scritto per adulti, ma mi ispirava anche scrivere YA. Mi ha incoraggiata sapere che è un genere "che va" anche in periodi di crisi come questo. Non mi metterei a scrivere di argomenti che non siano già nelle mie corde, e nessuno me lo ha mai (nemmeno velatamente) proposto. Credo che scrivere al di fuori dei propri gusti sia una garanzia di perdita di tempo e risultati scarsi. Forse gli autori ultrafamosi, che hanno già una loro cerchia di lettori e vengono pubblicati a prescindere, possono permettersi di sfruttare il mestiere che hanno acquisito nel tempo per scrivere qualunque storia, ma non è il caso dello scrittore normale.
Giulia Abbate
Bello questo post, me lo rileggerò più e più volte. Anche io sto pensando a un agente, per un romanzo che ha avuto riscontri positivi a concorsi nazionali, pareri ottimi, bellobello, però poi vincono gli altri Quindi mi dicevo che, come nel caso dell'editing, lo scrittore non può essere un buon agente letterario di se stesso. O si scrive o si piazza. E affidarsi a qualcuno di cui ci si fida vale sempre l'investimento.
Grazia
Lo penso anch'io. Forse qualcuno riesce a fare bene entrambe le cose, ma credo siano casi rari.
Gloria Vanni
Bello questo post, l'ho commentato tre volte e ogni volta Google e FB si sono mangiati le mie parole e siccome sono orgogliosa di essere amica di una scrittrice come Grazia, poi di Tenar e di chiunque la frequenti, eccomi qui di nuovo… Solo per dirti che apprezzo il tuo essere e soprattutto il tuo fare, Grazia. E la tua determinazione nel condividere passi, successi, traguardi con leggerezza e semplicità, Grazie!
Grazia
Un'altra vittima del mancato copia-incolla… Io ormai copio i commenti prima di postarli, perché è detestabile perdere tutto. Grazie per avere insistito ed essere qui ugualmente!
Alessia Savi
Questo articolo lo attendevo da un sacco di tempo!
Non ho un agente, ma penso che – una volta finito Drove – seguirò questa strada, almeno all'inizio. Non ho il tempo per seguire materialmente una campagna a tambur battente su internet per auto-promuvermi, per cui almeno all'inizio vorrei provare questa strada, poi si vedrà. Mi piacerebbe affiancare le due cose e non penso di escluderne nessuna. La tua agenzia era tra le mie candidate, per cui sono felice che tu ti sia trovata bene con loro. Una voce esterna sa indirizzarti e farti capire dove stanno i problemi, gli errori, i dubbi. Un professionista sa anche quanto mercato avrà il tuo prodotto, se in Italia o all'estero, per esempio. Per questo credo siano importanti, ma credo sia anche difficile trovare agenti seri. In genere penso ci siano tanti dubbi e timori, nel rivolgersi a un agente. Tu come l'hai superato?
Grazia
Non sapevo più come progredire da sola, ecco come. Fino a quel momento avevo sempre fatto passi avanti, piccoli o grandi. Lì ho avuto un flash: non posso fare più di così, e non basta. Che faccio? Mi serve qualcuno che mi aiuti ad aggiustare la mira, mi dica quali sono i miei difetti e mi aiuti a fare valutare seriamente quello che scrivo agli editori più importanti; dopodiché vedrò. Intanto scrivo.
Anonimo
Sono ancora una capra in questi argomenti, e proprio per questo è un articolo molto interessante
Grazia
Mauro
Dopo aver inviato il mio romanzo alla tzla mi è stato proposto un contratto di rappresentanza unitamente ad un contratto di editing che però mi costerebbe 975 euro. Ora non potendo sapere a priori quale sarà il risultato dell’editing e non potrndo ovviamente la tzla garantire che arriveremo a un contratto con qualche CE, la cifra per la quale mi viene chiesto di espormi mi sembra un tantino eccessiva.
Grazia
Innanzitutto benvenuto! Non so dirti se la cifra che citi sia oggettivamente eccessiva, perché non ho mai avuto occasione di sperimentare un editing esterno e non ho termini di confronto; di sicuro è una simma che esiterei a spendere, sapendo che l'editing è solo il primo passo verso una possibilità e non una certezza. Credo comunque che ogni autore e ogni testo facciano storia a sé; quasi tutto quello che si può dire ha valore relativo, e spesso una scelta può essere giudicata giusta o sbagliata solo in base ai suoi risultati, quindi a posteriori. Grazie della visita.
Andrea Costa
Grazie per questo contributo, anche se risale a un po’ di anni fa e complimenti per questo blog cui mi sono appena registrato.
Poiché anche io sto valutando la strada delle agenzie, volevo sapere come si era poi conclusa questa esperienza e con quale editore. Grazie!
Grazia
Benvenuto, Andrea, e grazie dell’iscrizione al mio blog. Purtroppo l’esperienza si è conclusa con un nulla di fatto. Secondo il mio agente, il romanzo è andato vicino alla pubblicazione con Rizzoli ma, a causa del periodo movimentato in seguito all’assorbimento di Rizzoli da parte del gruppo Mondadori, non siamo arrivati a concludere. Non ho fatto altri tentativi nei confronti dell’editoria tradizionale, perché intanto avevo deciso di autopubblicare con Amazon KDP (l’esperienza con un piccolo editore mi aveva lasciata insoddisfatta).
Andrea Costa
Peccato. Quello che io cerco soprattutto nell’editoria tradizionale è un buon editor che si prenda a cuore il tuo libro, mentre troppo spesso sembra prevalere la visione commerciale che mira alla vendita di servizi e ai grandi numeri per fare margini. Paradossalmente preferirei essere bocciato da un editore, che però almeno mi spieghi su cosa lavorare per migliorare.
Ancora ci credo, e proprio in questo periodo sto provando a trovare questa chimera cui affidarmi per un libro che ho concluso da poco. Vedremo…
Grazia
La mia ricerca era la stessa, ma dopo anni di tentativi ho dovuto prendere atto che tutto questo – il buon editor che prende a cuore un tuo libro, l’editore che spiega le tue carenze – è quasi impossibile da trovare. Ogni esperienza ha un valore relativo, naturalmente, perciò ti auguro maggior fortuna. Per quanto riguarda me, dopo anni di tentativi diversi, ho capito di dover dare allo scrivere un valore che non dipenda dai gusti di un editore, dal numero di testi che pubblica nell’anno, dalla sua propensione al rischio, dal genere che “tira” e dai colpi di fortuna. Rifiuti, silenzi e l’esperienza con un piccolo editore mi hanno spinta all’autonomia, e da allora non me ne sono mai pentita.
Paoletta
Ciao Grazia,
illuminante il tuo post, l’ho letto con molto interesse
Siccome ho una mezza idea di provare anch’io la strada dell’agenzia letteraria, volevo chiederti una cosa. Il mancato risultato finale che hai riscontrato, lo imputi più all’agenzia che avevi (magari non abbastanza introdotta, non abbastanza attiva, non abbastanza ricca di contatti ecc.) o alle dinamiche interne di business delle case editrici big?
Grazie se mi risponderai!
Grazia
Ciao Paoletta, innazitutto benvenuta sul mio blog. Quello con l’agente è un rapporto di fiducia, come tale soggetto a una congenita mancanza di “prove” che non siano il risultato voluto. Zantedeschi aveva davvero fatto tutti i tentativi di cui mi parlava? Credo di sì, ma non potrei metterci la mano sul fuoco. Purtroppo ho avuto con lui un’esperienza meno piacevole ultimamente, di cui parlo QUI.
Difficile trarre conclusioni. Credo che le dinamiche editoriali, soprattutto quando si parla di big, siano penalizzanti per i nuovi autori, in parte a ragione, in parte a torto. L’editore punta a fare quadrare i bilanci, non meno di un salumiere; il resto diventa secondario. Questo fa sì che a essere pubblicati siano soprattutto i generi che tirano e gli autori che già hanno dimostrato, in Italia o all’estero, di “funzionare”.
Nel tempo mi sono abbastanza disamorata di questa situazione, in cui si dipende da decisioni altrui soltanto in parte determinate dalla qualità del testo. Inoltre apprendo da diverse fonti che anche la pubblicazione più prestigiosa non garantisce la diffusione e i risultati sperati dall’autore. Risultato: a volte decido di proporre a qualche big ciò che scrivo, a volte no. Se sono soddisfatta del mio lavoro e ho buoni responsi dai beta-reader, pubblico in autonomia. E’ la soluzione che più si adatta al mio modo attuale di vivere la scrittura. (Per la cronaca, l’agenzia Trentin-Zantedeschi non esiste più, perché i due agenti si sono divisi.) Spero di esserti stata utile.
Paoletta
Sei stata carinissima a rispondere, grazie mille Le esperienze di chi ci è già passato sono super-utili per chi è in fase di approccio a questa strana realtà del panorama editoriale.
Certo sono rimasta allibita dagli 8 mesi di silenzio del tuo agente dopo che aveva preso in carico il tuo romanzo… sono tantissimi!!! O.O
Anche perchè se è stato latitante con te, che immagino avessi firmato un contratto di rappresentanza visto che già vi conoscevate, non voglio neanche pensare alla situazione che aspetta al varco gli aspiranti autori sconosciuti che inviano i loro manoscritti senza avere firmato nulla. Aiuto!
Grazie anche di avermi spiegato che idea ti sei fatta riguardo alle politiche delle editrici big: da un lato capisco bene che per loro si tratti di commercio e profitto, ci mancherebbe, ma che la bontà di una storia venga valutata soprattutto in funzione economica è deprimente per un autore, che magari vede la sua possibilità svanire perchè preferiscono pubblicare l’influencer di turno o il nome noto (che spesso hanno bisogno di ghostwriters, oltretutto).
E’ dura l’avventura….. a volte mi chiedo chi me la faccia fare di tentare
Comunque ti auguro di cuore tanta soddisfazione per il nuovo libro che stai per far uscire e un sacco di belle recensioni a pioggia da parte dei lettori!!!
Grazia
Grazie degli auguri! Solo per precisione: non avevo un contratto di rappresentanza con l’agente la seconda volta, eravamo ancora alla fase della valutazione preliminare.