Scrittura

Scrivere l’emozione: vergogna e imbarazzo

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Esprimere le emozioni dei personaggi è una delle prove più delicate per lo scrittore.

Imbarazzo mio, prima di tutto, perché mi sono decisa ad assecondare almeno un po’ i criteri dei motori di ricerca, così la rubrica “emozioni al microscopio” si trasforma per magia in “scrivere l’emozione”. Ma passiamo alla vergogna e all’imbarazzo che ci interessano di più, cioè quelli dei nostri personaggi.

Cosa sono?

In psicologia la vergogna e l’imbarazzo rientrano tra le emozioni definite autoconsapevoli, sociali o complesse. Non parliamo quindi di emozioni primarie, come la rabbia e la paura, ma piuttosto di un mix di stati d’animo legato a situazioni sociali e al rapporto con gli altri. Al centro abbiamo sempre il disagio dell’individuo che, sentendosi esposto al giudizio proprio o altrui, si percepisce come inadeguato; ma molte sono le differenze.

In ordine di tempo, conosciamo prima l’imbarazzo che la vergogna. Mentre l’imbarazzo compare nel bambino verso i 18 mesi, la vergogna richiede una presa di coscienza e la capacità di valutare se stessi e il proprio comportamento, grazie all’interiorizzazione di norme e di condotte morali che ha inizio tra i 2 e i 3 anni di vita.

Le due emozioni si differenziano per durata e intensità. Possiamo vergognarci anche per tutta la vita di una nostra azione, mentre l’imbarazzo è strettamente legato a una situazione contingente che implica la presenza di altre persone. Conclusa la situazione, l’imbarazzo sfuma. Se vogliamo vedere la sofferenza in termini quantitativi, proprio per la sua durata la vergogna può risultare molto più pesante per il soggetto.

Ulteriore differenza è il ruolo giocato dalla volontà: ci si imbarazza perché si è compiuta un’azione o si è detto qualcosa in maniera involontaria, ma la vergogna richiede che si sia agito volontariamente.

Da dove nascono?

Dall’impressione di non essere all’altezza di ciò che gli altri ci chiedono, oppure che esigiamo da noi stessi; ma i criteri cui sentiamo di doverci uniformare differiscono da individuo a individuo, in base al suo background e al suo carattere. Ci sono persone che provano raramente vergogna o imbarazzo, altre che hanno la vita alterata dalla presenza quotidiana di queste due emozioni.

cane che si nasconde il muso con la zampa

Immaginiamo che un nostro personaggio vada spesso soggetto alla vergogna e/o all’imbarazzo. In che modo controlliamo che risulti realistico? Prima di tutto accertandoci che il carattere del personaggio sia compatibile con questo tipo di disagi. Se abbiamo dipinto la nostra Anna come spavalda ed estroversa, sembrerà strano che arrossisca per il richiamo di un professore, a meno che le motivazioni si nascondano in qualche episodio traumatico del suo passato. La spavalda Anna, insomma, può arrossire tranquillamente se, quando aveva dodici anni, è stata molestata da un professore in una situazione analoga. Come sempre, è la storia complessiva del personaggio a rendere plausibili le sue azioni ed emozioni.

(Per una bella panoramica sulle possibili cause di imbarazzo vi rimando a questo articolo di Notizie del Mondo, che riporta le più comuni per gli inglesi, così vi fate anche due risate.)

Quali sono le reazioni?

La reazione all’imbarazzo può essere attiva: si può cercare di rimediare alla “figuraccia” giustificandosi o tentando di mostrare l’episodio in una diversa luce (per esempio fingendo uno scherzo). Nel caso della vergogna, invece, la reazione è quasi sempre passiva: l’individuo ammutolisce e sente il bisogno di annullarsi e sparire.

Quali sono i segnali?

I segnali, comuni ad altri tipi di disagio psicologico, sono in gran parte simili per le due emozioni.

– Rossore a guance/collo/orecchie, accompagnato da sensazione di calore

– Sudorazione accentuata

– Voce debole

– Battito cardiaco e respirazione accelerati

– Nausea

– Tremore, brivido

– Ginocchia molli

– Nodo alla gola

– Tentazione di fuga o fuga vera e propria

– Negazione – Postura “chiusa”

– Espressione vuota

– Occhi umidi

– Pianto

– Spalle curve, braccia strette al petto

– Sguardo basso

– Deglutire

– Evitare il conforto offerto da amici e familiari

– Compiere atti pericolosi per la propria vita (es. guida spericolata)

– Biasimare se stessi

– Usare i capelli per nascondere il viso

– Sfuggire gli sguardi

– Mentire per discolparsi

– Tormentare abiti o oggetti con le mani

– Schiarirsi la voce, tossire (imbarazzo)

– Rispondere con rabbia (imbarazzo)

– Muoversi nervosamente (imbarazzo)

– Guardarsi intorno come a cercare una via di fuga (imbarazzo)

– Nascondersi dietro un libro aperto (imbarazzo)

Sintomi di disagio protratto nel tempo

– Autolesionismo

– Depressione

– Abuso di droga/alcol

– Disturbi dell’alimentazione

– Tendenza al perfezionismo per controbilanciare la sensazione di inadeguatezza

– Sete di potere

– Relazioni malate

– Convinzione di meritare la sofferenza

– Problemi del sonno

– Suicidio

Come se la cavano i vostri personaggi con la vergogna e l’imbarazzo?
Ne esiste qualcuno vulnerabile su questo fronte?

25 commenti

  • Cristina M. Cavaliere

    Ho letto anche "Notizie dal Mondo" e direi che cadere in pubblico è un classico (sperimentato personalmente varie volte, e chissà perché tutti si mettono a ridere…)! Per quanto riguarda i miei personaggi, l'unico che si imbarazza sul serio è Tiziano pensando a Lorenzo in un certo modo. Difatti poi si vergogna e arrossisce nonostante la sua veneranda età. Ma direi che è una reazione occasionale.

    • Grazia

      E' spesso così con le situazioni imbarazzanti, no? Vedere coinvolti gli altri scatena l'ilarità. Non è certo empatia, perché quando ci si trova nella stessa situazione ci si diverte ben poco!

    • Cristina M. Cavaliere

      Posso aggiungere una cosa che mi è venuta in mente ora? I miei personaggi appartengono ad epoche storiche dove si evitavano accuratamente manifestazioni emotive in quanto segno di debolezza – e quindi i nemici potevano approfittarne. Parlerei più di vergogna in senso religioso classico, in conseguenza al peccato commesso.

    • Grazia

      In certi periodi la vergogna veniva davvero coltivata con cura. Adesso – ma solo talvolta – capita che le cose degne di vergogna siano portate come bandiere. Chissà cosa è peggio.

  • Anonimo

    Subito mi è venuta in mente una scena di grande imbarazzo della mia protagonista del romanzo di Natallia, si vergogna al punto di chiudersi in bagno e sarà dura farla uscire. I miei personaggi sono sempre piuttosto emotivi. Sandra

  • Gloria Vanni

    Vergogna e imbarazzo, prima lei e poi lui. Non avendo scritto libri, solo guide turistiche, potrei raccontarti di quante volte hanno incrociato la mia strada ma… Nulla di nuovo sul fronte occidentale, ci appartengono, fanno parte del gioco della vita!

    La speranza, credo, è essere abbastanza consapevoli verso i nostri figli e dare loro un'educazione che cerchi di evitarli il più possibile. Appartengo a una generazione che di vergogna e imbarazzo ne ha masticati parecchi…

  • Chiara Solerio

    Questo articolo mi ha fatto venire in mente la ferita da umiliazione, terza fra le cinque descritte da Lise Bourbeau nel volume "le cinque ferite". La persona ha paura di vergognarsi e ha paura che gli altri si vergognino di lui, perché questo la farebbe sentire umiliata. Dunque, cerca di voler accontentare gli altri a tutti i costi.

    Episodi di imbarazzo, nel mio romanzo, ne ho incontrati parecchi: ora avrò qualche stratagemma in più del classico abbassare lo sguardo. La vergogna anima un personaggio in particolare, il co-protagonista, ma anche il protagonista ne porta con sé qualche frammento: nel suo percorso evolutivo c'è il perdono, di se stesso e degli altri, che deve passare necessariamente attraverso il superamento della vergogna.

    P.S. Sono contenta che siano tornati questi post!

    • Grazia

      Perdonare se stessi è molto difficile e molto importante. Mi fa piacere che ti piacciano questi post sulle emozioni; temo sempre che il fatto di non avere una preparazione seria sull'argomento mi faccia dire stupidaggini.

  • Marina

    Per un attimo ho pensato di guardare dentro me stessa più che dentro i miei personaggi: tante volte sono stata imbarazzata nella vita con alcuni sintomi che tu elenchi; la mia protagonista prova imbarazzo, sì e lo dimostra non riuscendo a guardare una persona negli occhi e stringendo con forza la spalliera di una sedia dietro di sé, durante un dialogo che la mette a disagio; il protagonista, invece, si vergogna del suo passato e si chiude in se stesso cercando l'anonimato che potrebbe proteggerlo dagli occhi inquisitori del mondo che lo circonda. Direi che queste due emozioni mi appartengono in toto!

  • Daniele

    Utili i sintomi, aiutano a descrivere meglio il personaggio. Finora non penso di avere avuto personaggi imbarazzati, forse perché nella vita ho fatto tantissime figuracce e chissà quante altre ne farò, quindi ne ho avuto abbastanza

  • Ryo

    Non avrei mai pensato a reazioni come "Nausea" e "Compiere atti pericolosi per la propria vita (es. guida spericolata)" *_*
    Bell'articolo, i miei personaggi invece solitamente non sono soggetti a queste due emozioni, forse perché anch'io ne sono toccato molto poco. Sono riservato ma non mi imbarazzo facilmente (per quanto riguarda la vergogna, la mia coscienza è pulitissima )

  • Marco Amato

    Ottimo post. I segnali sono un utilissimo promemoria per il perfetto show don't tell della vergogna e dell'imbarazzo.
    Però aggiungerei anche l'ansia da verità. Sono perfetti anche per il personaggio che nasconde un segreto ed è sul punto di crollare. Questa situazione l'ho scritta.
    Archiviati sul mio foglio excel. Grazie.
    P.s. per caso ti ritrovi anche la paura?

  • Giulia Lù

    Vergogna e imbarazzo appartengono spesso ai miei personaggi. La protagonista del mio primo libro arrossiva spesso quando era emozionata o quando parlava con l'uomo che amava. Anche i personaggi del mio secondo libro provano spesso imbarazzo. La ragazza adolescente perché si sente inadeguata e non accettata, sua madre perché ha un segreto da nascondere.
    Sono emozioni che appartengono anche a me, altrimenti non saprei descriverle. Questo tuo post mi sarà prezioso in futuro per descrivere questo modo di sentire!

    • Grazia

      Mi fa piacere! Hai ragione, per descrivere bene un'emozione bisogna averla provata sulla propria pelle. Per fortuna tutti abbiamo occasione di vivere le emozioni più diverse, o sarebbe davvero difficile raccontare le nostre storie; e quello che ci manca lo "rubiamo" a chi lo ha provato tramite film e letture.

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