
6 buoni motivi per chiudere un blog
Circolano mille regole e mille consigli per creare un blog di successo.
E se invece il blog fosse arrivato al capolinea?
Ragazzi, il post di oggi non vuole saperne di uscire. Per questo fatto sono seccata, sconcertata e altri –ata che preferisco tacere.
Ho iniziato un articolo e l’ho abbandonato dopo un paio di paragrafi. Eppure ero partita così bene… okay, cambiamo argomento. In fondo quel meme sui “non” dello scrittore mi piace. Mezza facciata faticosa, poi mi ritrovo a contemplare il vuoto. Potrei sempre riprendere la serie di post sulle emozioni. Di cosa parlo? Invidia, disprezzo, rimorso?
Invece vi parlo esattamente di quello che penso e sento in questo momento.
Devo davvero continuare a tenere un blog? Solo perché l’ho creato, non posso darci un taglio e dedicarmi ad altro? Persino dai coniugi si divorzia…
Non sto parlando di problemi di tempo, anche se mi sembra di non averne mai abbastanza. Ho ampiamente ridimensionato la frequenza dei miei post, il numero di blog che seguo e i miei commenti. Cos’altro posso ridimensionare? Le battute, le dimensioni delle immagini, le colonne del blog, in modo che diventi un francobollo e mi basti scriverci sopra “a” oppure “b” ogni tanto, per sentirmi soddisfatta del dovere compiuto?
È una cosa da accettare: il blog può morire. Può soccombere dopo una lunga agonia, essere terminato in un momento di lucidità dall’autore oppure finire soffocato dall’indifferenza dei lettori. Comunque sia, escludo che il mondo soffra della sua scomparsa. Per questo vi delizio con sei ottimi motivi per chiudere il mio blog.
1) Il tema è un abitino stretto
Detesto gli abiti stretti. Se fosse per me, non uscirei mai dai jeans baggy, dalle t-shirt e dai pile. Ignoro la moda per cui le signorine devono indossare indumenti attillati e sfiancati (striminziti, li definisco di solito), salvo maledirla occasionalmente quando la signorina sono io. Ma non perdiamo il filo: il blog a tema, come si è detto in parecchie occasioni, ha il difetto che non può trattare qualunque argomento. O meglio: se tenta di farlo, perché mai i lettori dovrebbero continuare a seguirlo? Per la straordinaria personalità del/della blogger? Suvvia, non possiedo una simile autostima. Scrivere Vivere. Posso parlare di ricette, animali e yoga? Direi proprio di no. Oppure sì?
Di scrittura si può parlare in eterno. L’ho detto molte volte, e tuttora ci credo. Ma come evitare di ripetersi e di annoiarsi (e annoiare), sul lungo termine? Se scrivere è importante, parlarne è come minimo un optional. Che può anche risultare fastidioso, perché…

2) Non si ha sempre voglia di scrivere articoli
Una pubblicazione regolare e non sporadica è apprezzata da lettori e motori, si dice; ma il mio desiderio di scrivere post non è altrettanto regolare. Erigerei un monumento alla costanza di blogger come Daniele e Maria Teresa, che sono sulla piazza da parecchio tempo e si fanno sempre leggere con interesse. Ma forse anche loro, qualche volta, scrivono i loro post per determinazione, per rispetto verso i lettori o per altri motivi.
Certe volte si preferisce fare altro, semplicemente. In questo momento, per esempio, mi sono interrotta per andare a vedere in tivù il maestro Riccardo Muti nelle prove de Il barbiere di Siviglia, e ho scoperto che non se la tira affatto come può sembrare in alcune interviste. Non è meraviglioso? In pochi minuti ho modificato la mia idea di una persona, forse rendendole giustizia. Ho comunque ottenuto un effetto. Nel caso del blog posso dire altrettanto? Dipende da cosa cerco, infatti…
3) Il blog non fa vendere libri
Okay, qualcuno lo fa vendere; ma sono cifre che non mi cambiano certo la vita. Parlando del blog, il mio agente è stato sereno e lapidario: “fai come preferisci, ma tieni presente che non ti serve”. Posso vendere qualche copia in più, in sintesi, ma non andare oltre, perché per farlo mi serve una vera promozione, ottenibile soltanto pubblicando con un editore serio. Posso dire che non ci credo, che esistono eccezioni? Invece ci credo, eccome, anche perché ci ho provato, e le eccezioni mi interessano poco. Potrei senza dubbio mettere in campo iniziative diverse, dimenarmi in cento modi, ma non sono affatto convinta della loro utilità in rapporto all’impegno.
Non fraintendetemi: non disprezzo affatto i metodi di autopromozione e le persone che li praticano, anzi; solo credo che ognuno debba seguire il proprio percorso nel modo che più gli si adatta, se non vuole disperdere energie inutilmente. Nel mio caso, quella fase l’ho già tentata a mio modo e ora vivo un momento diverso: scrivo. Se va, che vada bene davvero; se non va, ci penserò.
C’è chi dice che il blog non venda il primo libro, ma i successivi. Non ne sono molto convinta. Se una persona mi ha già letta e gli sono piaciuta, non ha bisogno di un blog di scrittura per essere invogliata ad acquistare i miei romanzi successivi. Se invece vuole contattarmi o sapere qualcosa di me, le basta un sito fisso, di gestione assai meno impegnativa di un blog.
Non dimentichiamo poi un piccolo dettaglio, ormai arcinoto: i blog di scrittura attirano principalmente… gli altri scrittori. Non è la situazione ottimale, se lo scopo è vendere. Il lato buono è che si conoscono persone speciali, con cui è un piacere condividere la passione per la scrittura e anche molto altro, ma il blog non è l’unico modo di interagire. E se si spera di allargare la propria base, meglio tenere conto che…
4) I criteri dei motori di ricerca sono imperscrutabili
Alcune caratteristiche sono favorevoli per il posizionamento sui motori di ricerca. È interessante conoscerle, e in parte le faccio mie, perché contribuiscono a una fruibilità ottimale da parte dei lettori. Al di là di questo, inseguirle mi sembra assurdo. Ci si può tranquillamente impazzire sopra senza vedere cambiamenti di sorta nelle visite. Mi sono cercata digitando “blog scrittura creativa” e sono arrivata a pagina 17 di Google senza trovarmi. Quante possibilità ci sono che qualcuno capiti per caso a pagina 36, per dire, e veda il mio blog? Zero. Chi entra proviene dalla pagina Facebook del mio manuale di scrittura, oppure mi cerca per nome e cognome. Come dire: chi mi conosce mi trova. Grande risultato! E devo anche tenermelo stretto, perché…
5) Lettori e commentatori sono volatili
Non tordi e usignoli, no; ma volare volano, eccome. Le impressioni dei lettori silenti sono fuori portata, ma da tempo non ho nuove visite o nuove iscrizioni. Quanto ai commenti, sono in parte dipendenti dall’assiduità dei miei commenti ai blog altrui. Esiste un do ut des, almeno in una certa misura, ed è comprensibile. Ognuno ha mille cose cui dedicare tempo e attenzione; la rete stessa è ricchissima di spunti. C’è da stupirsi e ringraziare se si riesce a catturare l’attenzione di qualcuno per più di una visita! Ogni piccolo passo avanti andrebbe difeso strenuamente, se non si vuole perdere terreno; ma, in definitiva…
6) Nessun blog è indispensabile
Ho creato il blog al 50% per avere un mio spazio in rete, al 50% per condividere e dare una mano. Ma diciamolo: quanti blog esistono sull’argomento scrittura, interessanti e ben gestiti da ottimi blogger? Non pochi. Certo posso dare il mio contributo, ma il blog può fornire informazioni utili anche da inattivo, purché sia abbastanza ricco di contenuti. Il blog muore, ma la sua carcassa può essere spolpata per l’eternità in rete. Romantico, no?
Ho terminato la mia lista. Anche il post di oggi, alla fine, è nato. Ormai avrete la certezza che vi sto salutando, ma stranamente non è così. Ho elencato i lati negativi del blog, ma ho ben presenti quelli positivi, umani e non. Nel mio caso, mi serve liberarmi da un perverso senso della disciplina che talvolta mi porta a vivere i piaceri come doveri. Questo spero di averlo capito: si tiene un blog perché piace, non per altro, e lo si fa nel modo che dà gioia, accettandone le implicazioni. Cristina è un’ottima maestra di libertà in questo senso.
Non escludo di soccombere, prima o poi, ma non vedo ancora vicina la parola “fine”. “The Dark Side of Blogging” comunque esiste. Se in futuro mi trasformerò in semplice commentatrice… beh, vorrà dire che va bene così.
Capita anche a voi di sentire la blog-fatica? Siete mai stati tentati di chiudere? Se non lo avete fatto, cosa vi ha fatti resistere?

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.

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72 commenti
Michele Scarparo
La voglia di chiudere mi viene, e anche spesso. A tutti gli effetti ci ho provato una volta sola: è stato liberatorio. Da allora (è passato un anno, ormai) ho smesso di pubblicare con un calendario: se ho qualcosa da dire la dico, altrimenti taccio. Risultato: ho più visite e lettori di prima, e nessuno è mai sparito se non pubblico per una settimana o per un mese. In realtà, anche se non voluto e non sempre rigoroso, un calendario si è ricreato in modo spontaneo. Anche se dubito che sopravviverà alla discontinuità del Natale…
Adesso la parte più incredibile: cosa mi ha fatto desistere? Sono stati i miei lettori che, tra commenti e mail private, mi hanno chiesto di continuare a pubblicare: potevo dire di no?
PS: Potrebbe essere interessante scoprire cosa succederebbe se qualcuno mi dicesse di smettere
Grazia
Sarebbe davvero interessante scoprirlo, ma escludo che possa succedere. La rinuncia al calendario mi si è resa necessaria come condizione per proseguire. E così io, che tanto facilmente mi creo o aderisco a regole di vario genere, una alla volta le metto in discussione tutte. E' un ottimo addestramento all'elasticità e alla conoscenza dell'animo umano.
Glò
I commentatori sono volatili, vero, ma non tutti sono uguali: c'è chi si aspetta di essere contraccambiato, e chi scrive per il piacere di farlo, chi legge ed è timido, chi si sente tagliato fuori dal "giro" (c'è sempre un "giro" per chi è esterno).
Questo discorso, l'ho fatto altrove, e devo dire a mie spese, forse si fraintende quanto dico, ma lo ripeto: un blog si ha prima di tutto per sé, per esprimersi e cercare un confronto. Mi è stato risposto che chi ha un blog non vuole certo tenere un diario privato. Il fatto è che molti non si accorgono di essere troppo presi dalle paranoie proprie e sviluppano fobie e si scervellano pensando che esista una ricetta magica per avere commentatori. Be', non è così.
Se si vuole arrivare, occorre spontaneità e serietà. Non si può prendere in giro chi legge facendo conti che non torneranno.
Cara Grazia, mi sorprende che tu non veda tutte le cose meravigliose che vedo io in questo tuo blog. Prima di tutto mi piace il tuo modo di fare e di rapportarti, il tuo garbo e misura. Scrivi sempre post pieni di te e genuini. Non è detto che tu non possa allargare leggermente il campo tematico del blog, ma non è neppure detto che sia poi necessario, sempre che non sia tua esigenza per "rinnovare". Sulla tempistica, potrebbe essere una soluzione essere più elastici, non avere rigida programmazione.
Tutti i blog non sono indispensabili, ma se ci sono è meglio per tutti: pluralità di idee, scambio e ricchezza umana.
Per me sei la Signora del Blogging, sappilo. E alla prossima Ciao!
Grazia
E' la conclusione cui sono arrivata anch'io: hai un blog per il puro piacere di averlo, di parlare con le persone e ascoltarle (che è poi il motivo per cui non ho mai pensato seriamente di chiudere). Sentendo le belle cose che mi dici, però, mi viene da domandarmi se per caso questo post non sia una richiesta nascosta di conferme. Grazie!
M.
Quando ho letto il titolo di questo post sono rimasta di sasso. Proprio ieri sera avevo pensato di scriverti un'e-mail per sapere se era tutto ok, poi mi sveglio e vedo questo articolo.
L'ho letto avidamente, concordando su ogni singolo punto elencato. Io non ho un blog di successo. Commento solo in quelli in cui mi sento a casa, quindi mi faccio conoscere da pochissime persone. Alle volte mi chiedo perché continuo ad alimentarlo invece di dedicarmi solo ed esclusivamente a scrivere. La risposta, per ora, è semplice: ho bisogno di condividere. Che siano idee su altri libri, che siano paturnie sui miei, con qualcuno ne devo parlare.
Venendo a te, anche se hai ragione, anche se tutte le cose che dici hanno un senso, TU non puoi chiudere il tuo blog. Va bene, puoi – eh eh -, però sarebbe un peccato per tutte le persone che da te imparano tanto, che con te si rapportano, che grazie a te si fanno delle domande. A me mancheresti. Ma capirei. Hai buone motivazioni dalla tua.
Grazia
Mi sembra che la tua risposta sia la migliore in assoluto. Grazie per ciò che hai detto, sono imbarazzatamente contenta.
Marco Freccero
Be', ogni tanto il desiderio di sbaraccare tutto c'è eccome. Io ho ridotto il numero dei post da 5 a 3, e chissà, in futuro potrei ridurlo ancora. Confermo che esiste il rischio di ripetere le stesse cose: io lo faccio quasi sempre! Ma mi illudo che, ripetendole, le chiarisco a me stesso, agli altri, e imparo aspetti che prima ignoravo.
Grazia
Non mi sembra un'illusione, io ne sono ancora convinta; ma nel tempo diventa più difficile avere la stessa freschezza, lo stesso entusiasmo. La vita ci porta a cambiare, e forse sarebbe naturale modificare le cose che facciamo in accordo con i nostri cambiamenti. Non è detto, però, che non sia possibile farlo anche all'interno del blog.
Marco Amato
Ciao Grazia, mi spiace sentire questo tono un po’ dimesso, ma in fondo comprendo appieno quel che dici. Io per lavoro mi sono ritrovato a gestire anche 50 blog. Non che ci scrivessi io, beh qualcosa sì, quando occorre risparmiare sui costi tocca fare tutto, ma non ho mai avuto la forza di aprirne uno personale. Avere un blog equivale a prendere un impegno con gli altri e con se stessi. E nel ruzzolo della vita, spesso quell’impegno diventa un appuntamento opprimente, da ansia di prestazione, di gioia e legnate. Di recente stavo per caderci, stavo aprendo il mio, ma per fortuna il richiamo di un altro progetto lavorativo mi ha tenuto lontano e adesso che sto tornando a rifrequentare i blog sono rinsavito. Non lo apro più.
E’ molto più comodo leggere i blog altrui e commentare quando va.
P.s. Comunque se tu chiudessi il tuo mi dispiacerebbe parecchio. Commento poco, ma le tue stille di post sono un ottimo toccasana per la mente. Quindi tra i bilanci del tuo blog beccati pure un sonoro: grazie di esistere.
Grazia
Quello che traspariva come un tono dimesso era in realtà… incazzereccio, perché al terzo tentativo mi stavano venendo idee inenarrabili. Le tue parole mi fanno sento molto compresa e apprezzata. Grazie, davvero.
Anonimo
Ho chiuso il mio primo blog per uno scazzo enorme con due blogger, la fine dell'amicizia con una delle due in particolare mi aveva molto ferita. Sono una persona emotiva, si nota, e il mio blog precedente dava molto spazio al mio privato per cui a quel punto era davvero inevitabile la chiusura. Dopo qualche mese, morendo di nostalgia per il contatto con la gente, ho aperto l'attuale che manco mi sogno di chiudere. Come dice Marco, è sì un impegno, celebre (si fa per dire) la mia crociata contro i blog scarsamente aggiornata, no, almeno per me, alle uscite in data fissa, ma lasciar passare troppo tempo tra un post è l'altro è negativo, in primis perché l'appetito bloggistico davvero viene mangiando, per non dire che, a lungo andare, se non sei stramegafamoso la gente tende a dimenticarti. Il blog mi fa semplicemente una gran compagnia e sul fatto di accrescere le vendite, be' qualcosina fa, non i miracoli, ovvio, per quello c'è solo Fazio o lo Strega. Bacio Sandra
Grazia
Anche tu mi sembri un buon esempio di libertà, almeno per quanto traspare dal tuo blog. Credo che la chiave sia proprio questa: gestire il blog con libertà; e se si molla, non prenderla come una tragedia. Sano equilibrio! Come mai sembra così complicato, a volte?
Tenar
Ah… Io in realtà sto valutando di aprire un secondo blog…
Il blog mi piace, mi piace un sacco. Ho sempre voluto tenere un blog aperto per parlare delle mie passioni, la scrittura, la lettura e il cinema, ma anche, quando mi va, di quello che mi piace. A volte pubblico post che hanno un numero di visualizzazioni ridicole, altri per assurdi motivi ne hanno tantissime. Chissenefrega. A me piace scrivere, piace ragionare e confrontarmi, per questo ho un blog.
Serve alla scrittura? Non ne ho idea. Cioè a me è servito, alcune delle mie collaborazioni sono nate dal blog. Il responsabile di Kultural mi ha contattato tramite il blog e poi è uscito che lui è un editor professionista, sono andata con lui al salone di Torino e mi ha portato in tutte le aree per gli "addetti ai lavori" e ha stressato un'agente fino a che lei non mi ha concesso un colloquio. Aiuta le vendite? Mah… Stando alle presentazioni direi che ho un pubblico prevalentemente femminile di over 50 (sono vecchia dentro e pure me ne vanto) che non usa molto internet. Quindi, di nuovo, chissenefrega, bloggo perché mi piace, ci sono così poche cose che si possono fare solo perché ci piacciono…
Da qui l'idea di un secondo blog per trattare un argomento extra scrittura. Non so, ci sto pensando. Ho deciso che comunque non ne scriverò fino a che non avverranno alcune cose (non prima di marzo/aprile, presumibilmente) quindi ho tempo. Sono molto indecisa tra una nuova sezione del blog e un blog a se stante… Vedremo. Se non altro questo progetto è svincolato dalla scrittura in senso stretto (dato che io sono io posso raccontarlo solo tramite la scrittura, certo) e quindi tanti problemi non si pongono comunque.
Tenar
PS: adoro il tuo blog: non lo chiudere!
Grazia
E' una cosa che avevo pensato tempo fa: il blog si intitola Scrivere Vivere, faccio una pagina Scrivere e una pagina Vivere, toccando gli argomenti che preferisco. Non funziona, perché una sola pagina è attiva su Blogger, mentre le altre sono passive. Se farò entrare altri argomenti, li alternerò alla scrittura nella pagina principale, senza pormi il problema del numero di visualizzazioni, come dici tu. In ogni caso preferisco non sdoppiarmi su blog diversi. Per te in effetti il problema non si pone, perché non parli soltanto di scrittura. (Grazie!)
Anonimo
madò, come mi hai incuriosita! Sandra
Andrea Cabassi
Il bello dei blog è che puoi smettere di lavorarci senza chiuderlo. Magari un giorno ti torna la voglia e… non devi cominciare daccapo
Grazia
Eh già, in quel senso è una pacchia (più che trasformare duecento post Facebook in altrettanti post Blogger, come ho fatto all'inizio!).
Andrea Cabassi
*_* però hai fatto bene
Elisa Elena Carollo
Condivido le tue motivazioni sulla possibile chiusura di un blog, sono tutte valide. In particolare, riguardo al solito tema di aumentare le vendite con il blog, temo che gli unico blog che vendono siano quelli unicamente incentrati sulla vendita.
Li riconosci subito, perché hanno scritte che millantano promesse incredibili a caratteri cubitali e pop-up che spuntano fuori da ogni dove per convincerti a comprare cose o a iscriverti a newsletter varie. A me non piacciono e li evito, però a quanto pare funzionano.
Un blog personale non può essere di questo tipo, perché appunto raccoglie dei contenuti personali e anche perché la maggior parte di noi non ha interesse a pubblicizzarsi selvaggiamente e trovare tutti i modi possibili per aumentare le visualizzazioni. Si scrive in un blog personale perché se ne ha voglia e quindi può capitare che questa voglia svanisca, ritorni, oppure non ritorni più. E' brutto quando un blog chiude, ma d'altra parte le esigenze delle persone cambiano con il tempo.
Io penso spesso: "Uffa, devo trovare qualcosa da scrivere per la settimana prossima", ma poi trovo la voglia lo stesso, perché sono troppo affezionata al mio blog. Mi ha fatto incontrare molte, mi sprona a lavorare e fare altri video… ma soprattutto è una delle poche costanti nella mia vita, in cui sembra esserci poco di costante, soprattutto in questo periodo.
Grazia
Bello questo affetto verso il tuo blog; si nota nella qualità degli articoli. Secondo me fai cultura molto bene. Certo non è il nostro genere di blog a spopolare, ma questo non è mai stato il mio intento; invece non immaginavo di rimanere così stabilmente invisibile ai motori di ricerca. Il vero problema, però, è proprio l'oscillazione nella voglia di scrivere post per il blog. In certi periodi ci sono cento cose che mi portano via. Per ora ho smesso di pubblicare a giorni fissi; forse basterà.
Cristina M. Cavaliere
Innanzitutto grazie per avermi definita una "maestra di libertà", è un complimento più grande di me, davvero. In effetti l'unica cosa su cui avevo le idee chiare, nell'aprire un blog, è stato quello di non vincolarlo troppo a un solo argomento, ma nello stesso tempo di non renderlo caotico. Se mi fossi focalizzata troppo su post di Storia, materia che adoro, probabilmente avrei scritto un post al mese. I post sulle recensioni di saggi o di film storici mi portano via dalle tre ore in avanti, per quanto sono difficili, perché voglio che siano come dei veri e propri articoli, e pazienza se non hanno molti commenti. Poi però arrivano gli altri blogger e titolari di siti di Storia, che mi chiedono di poterlo ripubblicare, e mi dicono che sono stati condivisi moltissimo, e sono davvero contenta. Nello stesso modo, non volevo nemmeno legarmi troppo alla scrittura, ma spaziare… un po' come succede nella vita, dove tante cose ti interessano in filoni intrecciati. Oltretutto sono da sola nel gestire il blog, non ho collaborazioni e non ho mai pensato di aprire ai guest-post (magari un giorno lo farò).
Detto questo, come spesso accade siamo sulla stessa lunghezza d'onda, cara Grazia: la settimana scorsa ho avuto la tentazione di chiudere il blog in un momento di cattivo umore. Ero stanca per molti motivi, e disgustata per un fatto specifico. Però, dai, non chiudiamo i nostri blog… è anche un modo per farsi compagnia e mantenere vivo un legame a distanza. Io sono contentissima e onorata di averti conosciuta.
Grazia
Questo sai che vale anche per me. Farsi compagnia è un aspetto sempre in attivo, anche nei momenti no. Secondo me il tuo blog è un vero arricchimento per me-lettrice, una risorsa. No, non chiudiamo. C'è del buono in questo mondo, per parodiare il buon Samvise Gamgee.
Maria Teresa Steri
Questa settimana ti ho pensata, non so perché. Forse ho avuto la sensazione che tu fossi un po' in crisi, non lo so. Comunque, sento molto mio quello che hai detto. Ultimamente mi sto ponendo molti interrogativi sul blog (e non solo), cercando di capire come e perché proseguire. Forse fare un bilancio ogni tanto è salutare mentre andare avanti per inerzia non lo è affatto, anzi a lungo termine si finisce per chiudere davvero.
Sono l'ultima persona in grado di darti consigli ora come ora, forse è giusto accettare questi momenti per quello che sono, che si tratti di stanchezza, voglia di rinnovamento, demotivazione o solo bisogno di una maggiore libertà. Indossare sempre vestiti attillati e mostrarci sempre in tiro è faticoso, a volte abbiamo voglia di uscire in tuta con il mollettone in testa. Magari va fatto lo stesso metaforicamente parlando qui sui nostri spazi virtuali..
Io cerco di essere regolare, ma non lo faccio per i lettori, al contrario di quanto potrebbe sembrare. Lo faccio per me stessa, perché se non mi dessi un ritmo finirei per lasciarmi andare.
Grazia
Oh sì, anche questo è vero! Io talvolta lo sottovaluto, ma continuare a parlare di scrittura è un modo per restare con le mani in pasta e non perdersi. Di sicuro non ha senso censurare i momenti di dubbio e stanchezza. Si può rallentare, si può interrompere, si può riprendere. Se non ci si sente liberi di farlo, il blog diventa un impegno come tanti.
Mattia L.
Anche a me mi è capitato di voler chiudere la mia webzine musicale. Mi toglie parecchio tempo e ogni tanto certi comportamenti, da parte delle persone che mi mandano le richieste di recensione, mi danno un fastidio unico. Però spesso mi da anche soddisfazioni, non riceverò molti commenti pubblici ma molti di quelli che mi arrivano in privato sono entusiastici, il che mi fa sempre molto piacere.
Per quanto riguarda invece il mio blog più "generalista", Hand of Doom, forse qualche volta in passato ho pensato di chiuderlo, ma da quando l'ho trasformato da diario casuale da aggiornare quando capita a blog serio con aggiornamenti fissi e post più ponderati, non è mai successo. Sarà perché sono molto soddisfatto di quanti fan e commenti sono arrivati nel frattempo, ma sicuramente non ci penso nemmeno a chiuderlo, nonostante sia anch'esso un bello sforzo.Sono però facilitato dall'averlo reso dall'inizio un blog, appunto, molto generale: parlando un po' di tutto, credo che il mio "abito" sia meno corto, il che è molto piacevole, devo dire .
Comunque, per quanto mi riguarda se chiude un blog che conosco, anche uno che seguo poco, provo del dispiacere. Mi spiacerebbe molto quindi se chiudessi il tuo, di cui seguo ogni aggiornamento e che spesso mi ha aiutato (vedi "50 sfumature di cattiveria", che ho scoperto appunto attraverso il blog). Per questo, sono contento che nonostante tutto il post tu non chiuda, anche se posso ben capire se un giorno invece prenderai questa decisione.
Grazia
Credo che gli alti e bassi facciano parte della vita di un blog, anche di quelli che durano decenni e hanno successo, e magari i lettori nemmeno se ne accorgono. Ho notato che della tentazione di chiudere non ne parla mai nessuno. Per il resto, grazie! Una pacca sulla spalla fa proprio bene, quando si dubita.
Giulia Lù
Anch'io sento la fatica di scrivere per il mio blog, in particolar modo perché non ho molto tempo e a volte penso di poter dedicare questo poco tempo che ho alla scrittura. Tuttavia ogni volta che l'ho pensato mi sono resa conto che a me tenere il blog piace, così come mi piace leggere e commentare i blog degli altri. Quindi ti capisco ma nello stesso tempo spero di leggerti ancora per un bel po', anche perché è tra i miei blog preferiti!
Grazia
E' proprio così, c'è la fatica e c'è il piacere, e a seconda del momento la bilancia pende da una parte o dall'altra. Grazie, credo che mi leggerai davvero per un bel po'!
Marina
Dev'essersi diffuso un virus, nell'ultima settimana, che ha colpito molti di noi!
La mancanza di tempo e di idee e di voglia sono le lagnanze più denunciate. E però io ti dico che tu sei stata la prima blogger che ha postato un commento in un mio articolo, era anche il primo con cui mi ripresentavo nel web. Non lo dimentico: ero contenta perché per me eri (e sei) tra quelli che considero "big-bloggers". Non significa niente, forse, ma… NON FARTI VENIRE STRANE IDEE, tipo passare in modalità "dark side". Scrivere è vivere!
Il blog è un piacere e deve rimanere un piacere, senza vincoli né stress: si va, si viene, si scrive, non si ha voglia di scrivere.
Ma chissenefrega!
Grazia
Giusto! Grazie, Marina.
Anonimo
Ciao! Finita su questa pagina per caso, ti aggiungo una motivazione. Ho un travel blog in sospeso e sono sempre più tentata di chiuderlo perché mi pare che la tendenza sia sempre più lo scrivere per dovere che non per piacere.
Cioè, mi spiego. Siamo sotto Natale, giusto? Ecco, allora 9 blog su 10 scriveranno le '10 cose da vedere a natale a londra/parigi/NYC' etc, con il solito sterile elenchino che, però, piace ai motori di ricerca (quindi meglio scriverlo). Oppure: uno fa un weekend a Firenze e, la settimana dopo, ti sforna il ‘dove mangiare a Firenze’. Ma in tre giorni che ci sei stato, con quale autorità consigli ‘dove’ mangiare? Ma lo si scrive perché piace a Google. Cose di questo tipo, insomma, banalità SEO-friendly.
Ancora prima di scriverne uno, i travel blog amo leggerli. Ora, quelli che seguo sono sempre meno. Dunque perché continuare a scriverne uno? E’ una cosa che riscontri anche nel tuo settore? Ciao e grazie per questa tua riflessione
Grazia
Benvenuta! Credo che sia spiacevole ma inevitabile scrivere anche delle banalità, se si ha un blog a tema (la scrittura come i viaggi) in cui si vuole pubblicare regolarmente. Certi articoli lasciano il tempo che trovano, ma… se ti capita solo una volta l'anno di fare un viaggio serio? Se la scrittura la stai rivoltando come un calzino da un paio d'anni? Non è facile avere sempre materiale fresco e interessante. Sarebbe meglio scrivere articoli solo quando capita l'argomento speciale? Non credo. Non ci seguirebbe nessuno e non faremmo compagnia a nessuno. Per me questo è importante. Grazie di esserti fermata per commentare.
CogitoErgoLeggo
Ho aperto da poco ma non sono alla mia prima esperienza di blogging. Prima del blog attuale, ne ho aperti e chiusi almeno una decina, su argomenti che variavano tra sfoghi personali, recensioni, manga, racconti e lavori di bricolage. Li ho chiusi, uno dopo l'altro, perché non avevo più argomenti. O meglio, ne avevo, ma si ripetevano, mi sembravano noiosi e mi stavano stretti. Nutro la massima stima per pennablu, io non potrei mai pubblicare quattro post a settimana. Inoltre, un lavoro full-time fuori casa di 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana non aiuta nella produzione di nuovi articoli, visto che di media ho circa 30 minuti al giorno da dedicare alla scrittura, tra articoli, commenti e il romanzo che sto scrivendo.
Non ho aperto per vendere copie del mio libro (se mai un giorno riuscirò a pubblicare) ma l'ho fatto perché mi piace, perché sentivo l'esigenza di parlare di qualcosa.
Il "do ut des" è comprensibile, anche se non mi piace molto come logica. Commento un articolo se quell'articolo mi piace e seguo un blog se penso che ne valga la pena, a prescindere dai commenti che ricevo.
Mi dispiace perdere lettori e commentatori perché non seguo i loro blog ma, se non sono interessata, non vedo ragione di spendere minuti preziosi in qualcosa che mi crea più noia che altro.
Sul non aver sempre voglia di scrivere articoli, concordo. Non sono una persona costante, ho alti e bassi che oscillano con una certa frequenza e ci sono giorni in cui mi devo forzare per scrivere qualcosa di degno di essere pubblicato. D'altra parte, non seguo blog con pubblicazioni che avvengono ogni volta in cui i pianeti si allineano, un po' perché me ne dimentico, un po' perché lo trovo snervante collegarmi alla ricerca di un nuovo post e non trovarlo.
Grazia
A quel problema ho trovato una soluzione soddisfacente in Feedreader. E' comodo avere una panoramica delle novità dei blog che interessano senza essere costretti a visitarli singolarmente.
Sono d'accordo con te sul "do ut des". La soluzione è sempre la stessa: sentirsi liberi di leggere o non leggere, commentare o non commentare, senza considerazioni di comodo. Il tempo a disposizione è limitato per tutti; sarebbe assurdo che anche frequentare i blog diventasse un dovere.
Lisa Agosti
Mi hai fatto prendere un colpo! NON azzardarti!
Sei troppo brava e il blog è troppo bello, se ti senti indecisa o hai bisogno di rassicurazioni pensa che per me, così come per molti altri, il tuo blog è lassù nell'Olimpo con quelli che hai elencato come esempi. Ai miei occhi tu hai un'indefessa determinazione nel raggiungere il tuo sogno e il tuo modo di spiegare le cose è unico, sarebbe un peccato dover rinunciare a leggerti.
Detto questo, penso che sia vero che il blog non aiuta a vendere e anche che tu, come me, sia afflitta dalla sindrome del trito e ritrito, non se ne può più di leggere post uguali, sembra una perdita di tempo perché c'è così tanto da scrivere e così tanto da fare già in una giornata. Io ho quasi smesso di commentare perché proprio non mi viene spontaneo aprire wordpress o google + e passare 3-4 ore a spulciare i post, a volte non ne ricavo nulla di interessante ed è frustrante.
Continuo invece a commentare i post di cui ricevo notifica via mail, li lascio lì ad accumularsi fino al giorno in cui ho tempo di andarmeli a vedere, sono i miei blog preferiti ed è sempre un piacere leggerli, anche se l'argomento è ripetitivo. Il tuo blog per me è uno di questi, mi dispiace se non ricevi abbastanza feedback positivi e spero che i commenti a questo post ti abbiano fatto cambiare idea.
Grazia
Ah ah, Lisa! Sei troppo gentile. Non sono sull'orlo dell'abisso, ma volevo esprimere un mio disagio per capire come gli altri vivono i loro blog. Non mi lamento delle visite in sé, anche se mi secca non comparire affatto su Google, questo sì. Il disagio vero è quello di pensare "acc… oggi devo scrivere il post" e non trovare la voglia di scriverlo, oppure un argomento che mi entusiasmi. I vostri commenti mi incoraggiano, eccome! Ma non era mia intenzione salutare la compagnia.
MikiMoz
Ho letto l'articolo e un po' tutti i commenti.
Dico la mia: se una persona ha necessità di sospendere, è bene che lo faccia.
Ma deve dirlo, deve avvisare i suoi lettori.
Ho visto blogger tornare dopo tre mesi come nulla fosse, in realtà curare un blog è quasi come un lavoro, ci vuole costanza e, come dici tu, anche il mantenimento di ciò che si è "guadagnato".
Che, detta così, può sembrare una cosa fredda, in realtà è solamente rispetto per chi passa da noi… perché bisogna garantire a ogni nuovo lettore (e ancor più a chi commenta) sempre il massimo della correttezza e della qualità^^
Moz-
Grazia
Certo, è proprio questione di rispetto per i lettori, e per me anche di coerenza personale: se devo fare una cosa male, preferisco non farla proprio. C'è margine per gli aggiustamenti, ma sempre nell'ambito della correttezza e della qualità, come hai detto. Grazie della visita!
MikiMoz
Di niente
La vedo comunque come te… inutile fare una cosa giusto per. Anche perché il lettore se ne accorge.
Moz-
Marco Amato
Ciao Grazia, scusa se mi permetto, ma leggendo la tua risposta al commento di Lisa, in cui evidenzi la mancanza di visibilità su Google, mi è venuto un sospetto e ho fatto una rapida disamina tecnica del tuo blog.
In pratica sì, sei invisibile a Google. Probabilmente sarai vittima di un problema tecnico.
Proverò a non essere complicato con terminologie astruse.
Controllando con questa dicitura su Google:
https://www.google.it/search?q=http://scriverevivere.blogspot.it/&ie=utf-8&oe=utf-8&gws_rd=cr&ei=KXJlVoSQJcOpa8OGqcgN#q=site:http://scriverevivere.blogspot.it/&filter=0
si evince che il tuo blognon è assolutamente indicizzato su Google. Sono indicizzate solo due pagine.
Per farti un esempio, se prendiamo il blog di Maria Teresa (perdonami Maria Teresa è solo per far capire)
https://www.google.it/search?q=vasda&rlz=1C1CHMO_itIT500IT501&oq=vasda&aqs=chrome..69i57j0l5.888j0j7&sourceid=chrome&es_sm=122&ie=UTF-8#q=site:http:%2F%2Fanimadicarta.blogspot.it%2F
Anima di Carta ha indicizzate 257 pagine.
Non avere le pagine indicizzate significa che non esisti all'interno del motore di ricerca. Chiunque compie una ricerca, Google non tiene conto del tuo blog.
In pratica o Google ti odia (e non sai quanto Google possa essere cattivo e stupido a volte) o sei vittima di qualche problema tecnico.
Dalla mia posizione, ovvero senza poter accedere a pannello di controllo e codici è impossibile capire il problema in sé. In genere questi problemi sono rognosi e si comprendono per esclusione: se questo non è, vuol dire che è quest'altro.
Cosa puoi fare?
1) Verificare se dentro il pannello di controllo di Blogger esiste un'opzione che blocca i motori di ricerca. Purtroppo io non conosco blogger. Ho sempre utilizzato WordPress. E lì esiste questa opzione. Se fosse questo il problema dovresti risolvere facilmente togliendo o mettendo la spunta.
2) Se questa opzione in blogger non esiste o non è settata, è probabile che il blog sia stato penalizzato da Google. Perché un blog viene penalizzato, la discussione è lunga. Ma per risolvere occorrerebbe che tu ti registrassi nel Google Webmaster Tools. Vedere se dopo la registrazione Google ti invia degli alert di penalizzazione. A quel punto occorrerebbe fare una richiesta di reinclusione nell'indice (pagine indicizzate). Google a suo comodo, in genere entro un mese, risponderà se il blog è penalizzato perché viola qualche sua astrusa regola.
Questo per sintetizzare.
Una cosa è certa. Nello stato attuale, anche se tu scrivessi mille articoli, Google non ti manderebbe visite.
E scusami se sono andato Ot, ma almeno puoi comprendere che non è un problema dei tuoi articoli in sé, di quel che scrivi, ma proprio tecnico.
Mi spiace tanto, ambasciator non porta pena, spero.
Marco
Grazia
Ti scusi anche, Marco? Ti ringrazio sinceramente, perché mi hai confermato nella mia impressione per niente competente, ma molto attenta in quanto interessata. Il blog, da settaggio, è visibile ai motori di ricerca. A Google Webmaster Tools mi sono iscritta, ma di fatto non ci capisco nulla (per dire, non riesco nemmeno a verificare il sito!). Potrei contattarti in privato? Prometto che non ti attaccherò una pezza storica, tanto più che mi hai già specificato di conoscere WordPress e non Blogger. Chissà che io non riesca a trovare la via!
Marco Amato
Certo, contattami pure. In questo periodo ho poco tempo, ma in quel che posso, mi fa piacere darti una mano. Vediamo come fare la verifica al webmaster tool e la richiesta di riconsiderazione a Google.
Vogliamo dircelo? Tutto ciò è molto ingiusto e Google spesso prende delle cantonate. Vediamo di fargli cambiare idea.
Grazia
Grazie! Ti ho mandato un messaggio su Google+.
Marco Amato
Figurati Grazia.
Ti ho risposto per mail, spiegandoti un po' la situazione e come agire. Avevo una tua mail con la quale mi avevi mandato qualche allegato, non so se la usi ancora.
Lisa Agosti
Grazie Marco,
analisi utilissima! Grazia è vero! Hai solo due link! hehe Google ti schifa
Premettendo che non so assolutamente nulla di queste cose, può essere che la causa sia l'accento che c'era su Scriverè?
Grazia
Lo chiedi a me? Per me potrebbe essere anche il font che gli fa pietà. (Comunque doveva essere un "sigh, sigh", non un "hehe", cara la mia fan!)
Lisa Agosti
Sono sempre e comunque una rivale, e il mio blog ha dieci pagine di risultati su Google
Grazia
Non so fare la pernacchia con gli smiley…
Marco Amato
Lisaaaaaa!
Non vi accapigliate per chi ha più pagine indicizzate su Google… Anche perché se spunta Daniele Imperi vi annuncio che lui è imbattibile. Potrebbe incrociare le braccia per anni e sarebbe sempre irraggiungibile. XD
Questa cosa dell'accento però non è da sottovalutare, brava, con Grazia dovremo compiere un'indagine alla Sherlock Holmes per capire dove risiede il problema, ogni indizio è utile. E se quella "è" accentata stava nell'url e poi è stata rimossa potrebbe essere un elemento valido.
Vedremo.
Cara Lisa, adesso che sto tornando a frequentare questa "gentaglia di blogger" presto torno anche da te!
Lisa Agosti
Ti aspetto
PS: io e Grazia ci accapigliamo sempre, ma in simpatia!
Salvatore
Arrivo un po’ in ritardo ma ti dico quello che penso: il blog è uno strumento. Come tutti gli utensili, serve a seconda dello scopo.
Per quanto mi riguarda, il blog mi è stato utile per confrontarmi con gli altri e crescere più in fretta. Ho sperimentato, mi sono confrontato, mi sono messo in gioco e alla prova. Se non avessi aperto un blog avrei impiegato un po’ più di tempo a fare quello che faccio. Ci sarei arrivato lo stesso, ma più lentamente. Davanti a me la strada è ancora lunga e, in questo senso, il blog può ancora essermi utile.
Tu, però, sei una professionista ormai: scrivi, pubblichi romanzi… Forse il blog, come strumento, non fa più al caso tuo. Ti faccio un esempio: Giulio Mozzi ha aperto Vibrisse nel 2001 (mi pare), sono passati tanti anni eppure continua ad aggiornarlo regolarmente: perché? Lui è un talent-scout pagato, oggi, da Marsilio, ieri da Einaudi. Lo pagano per leggere manoscritti e scoprire gente nuova. Inoltre tiene un corso di scrittura creativa, a Milano, che chiama Bottega di narrazione. Nel suo caso, approfittando della sua fama, il blog è uno strumento potentissimo e gratuito che utilizza per procacciarsi il lavoro: attraverso la pubblicità che si fa con il blog riceve tanti bei manoscritti da leggere; attira potenziali aspiranti scrittori ai suoi corsi; e, come conseguenza, implementa la sua fama. È un circolo virtuoso, mi spiego? Tenere aperto un blog da, 15 anni?, ha per lui un senso.
Nel tuo caso, forse, dovresti chiederti cosa è più proficuo per te. Il blog, la fatica di stargli dietro (piccola o grande è comunque una fatica) ti dà in cambio qualcosa? Un sito statico non otterrebbe lo stesso effetto?
Grazia
E' vero, ogni situazione è un discorso a sé. Nel mio caso, so che il blog non mi serve nel senso letterale del termine e un sito statico sarebbe sufficiente, ma mi piace avere un posto dove incontrare persone con la mia stessa passione, cui finisce che mi affeziono. Quindi sì, il blog mi dà qualcosa di bello, anche se non necessario, e in cambio mi chiede qualcosa, che in alcuni momenti può sembrarmi troppo. L'importante, credo, è tornare alle origini, cioè alla scelta. Niente obblighi. Tutto questo a parole è facilissimo; nei fatti, un po' meno.
Daniele
I criteri dei motori di ricerca non sono imperscrutabili
Nell'elenco dei tuoi argomenti non solo non compare "scrittura creativa", ma neanche "scrittura".
Grazia
Dici che devo inserire il termine nella lista dei tags? Non credevo che servisse anche lì, visto che tutti i post parlano di scrittura. Grazie! (Però dai, non saranno imperscrutabili nel senso casuali, ma incomprensibili per il senso comune, almeno un po' lo sono!)
Andrea Cabassi
Che tu sappia, in wordpress le categorie valgono per l'indicizzazione quanto i tag?
Grazia
Ho raccolto il tuo suggerimento, Daniele, e l'ho inserito subito. Grazie! Per il resto, ci proverò.
@Andrea: La domanda era per Daniele, vero? Io non conosco WordPress (e nemmeno Blogger, pare).
Daniele
Adesso ho visto che nei tag è apparso Scrittura, ma prima non c'era…
Non so come funzionino i tag in Blogspot. Il fatto che tu non esca subito per quella parola chiave può dipendere da vari fattori. Bisognerebbe analizzare ogni post in cui hai parlato di scrittura.
Daniele
@Andrea: in WordPress categorie e tag hanno significati diversi. Le categorie sono gli argomenti del blog, i tag sono strumenti di ricerca, diciamo dei sottoargomenti. Riguardo all'indicizzazione, puoi anche decidere di non farle indicizzare, ma sarebbe pazzesco.
Andrea Cabassi
@Grazia: bisogna sempre avere qualcosa da imparare
@Daniele: quindi se a un post della categoria "scrittura" aggiungo il tag "scrittura" non è una ripetizione superflua?
Lisa Agosti
Cosa sono i tag? Come si mettono?
Daniele
@Andrea: certo, è una ripetizione, non ha senso. Esempio: crei la categoria "Thriller" del tuo blog sui libri e il tag "Lansdale", che identifica i post dove parli di thriller scritti da quell'autore.
Oppure crei la categoria "Smartphone" del tuo blog sulla tecnologia e il tag "Samsung" per identificare i post dove parli di smartphone della Samsung.
Daniele
@Lisa: ecco perché odio Blogspot, non ha una buona categorizzazione dei post
A fine articolo ha il campo in cui creare i tag.
Chiara Solerio
Anche io arrivo in ritardo: non avevo proprio visto il post, scusami.
Sono contenta che nonostante questi lati negativi, tu abbia deciso di rimanere.
Io non ho mai pensato di chiudere il blog, ma la scorsa estate ho vissuto un momento di stanchezza, lo ammetto. Anche io dopo un anno avevo difficoltà a trovare gli argomenti. E i due aggiornamenti settimanali mi sembravano troppo vincolanti per i miei ritmi di lavoro. Per qualche mese di conseguenza ho abolito le scadenze fisse, consentendomi maggiore libertà. Adesso ne ho fissata una sola a settimana: va benissimo così, per ora. Questo stacco, seppur minimale, mi ha fatto bene. Posso dire di sentirmi molto più serena. Ciò che mi preoccupa, piuttosto, è la lentezza con cui procede la stesura del romanzo. Ma se sospendessi al blog per dedicarmi solo a scrivere, lo farei davvero? Nonostante la fatica, il confronto non ha mai smesso di piacermi. Quindi leggo.
Piuttosto che chiudere il blog, prenditi una pausa. Vedrai che con il tempo tutto diventerà più spontaneo e sereno.
Grazia
La chiave è proprio uscire dall'ottica degli obblighi: regolarità, uno o più post la settimana, magari anche una certa lunghezza… qualunque cosa ne dicano i motori di ricerca, meglio un blog gestito con piacere che un perfetto blog imbalsamato! Poi i motori di ricerca non mi fumano proprio, pare, perciò mi dò all'anarchia.
Grazia
A proposito: no, non scriveresti di più senza il blog. Su di me, almeno, questo metodo funziona poco.
Chiara Solerio
A me non interessano molto i motori di ricerca. Forse me ne importerebbe se guadagnassi qualcosa, dal mio blog. Così com'è, vedo che comunque sono riuscita a farmi conoscere. Ho un numero di visite discreto, non pretendo di più. Sarò poco professionale, forse, ma in questo momento voglio soprattutto divertirmi.
Grazia
Se però non ricevessi mai nuove visite e scoprissi che solo due tuoi post sono indicizzati su quattrocento, come ha visto Marco per il mio blog, mi sa che la vedresti diversamente! Un conto è non avere le frotte di lettori (quello dipende giustamente dai loro gusti), un altro è parlare con un teorico megafono… a una sala vuota.
Rosalia Pucci
Ciao Grazia! Esco dal silenzio che mi sono imposta in questi mesi per farti arrivare la mia esperienza, chissà che possa tornarti utile. Da quando ho lasciato il mio blog al suo destino, i visitatori sono aumentati in modo costante. Ricevo molte visite nonostante non scriva una parola dallo scorso agosto. Perché ho smesso? In primis perché il blog assorbiva le mie energie mentali lasciandone poche a disposizione per concentrarmi sull'obiettivo principale che è quello di scrivere e pubblicare. Quando sono arrivata al punto di tirar via una stesura in vista del Calvino per dover aggiornare il blog, mi sono detta: qui c'è qualcosa che non va. Secondo: non sono autoreferenziale, non lo sono mai stata in tutta la mia vita e nel blog lo stavo diventando. Terzo: da quando ho smesso di scrivere sul blog, ho sentito una sensazione di libertà; libertà dal dovere di aggiornarmi per presentare nuovi argomenti, libertà dal dovere di commentare gli altri, libertà dal non dovere per forza scrivere. La libertà è un valore impagabile, nessun blog può restituire in termini di soddisfazione quello che si prova ad essere libero. Ultimo ma non ultimo: chi sono io per dare consigli di scrittura? Devo studiare piuttosto e molto. E così ho fatto, mi sono rimessa a studiare e ora sono seguita da un editor professionista che corregge e mi aiuta a trovare uno stile personale. Ora sono serena e soddisfatta e lascio il mio blog in eredità alla blogsfera. Ciao!
Grazia
Ciao Rosalia, che piacere sentirti! Avevo notato la tua assenza, ma pensavo fosse solo una pausa. Inutile dire che ti capisco benissimo. In bocca al lupo per tutto quello che stai facendo, e grazie della visita!
Gloria Vanni
Arrivo in super ritardo, Grazia, e mi cospargo il capo di cenere per non avere condiviso con te momenti ed esperienze che ho vissuto sulla mia pelle. Condivido i tuoi pensieri, dubbi, incazzature verso Google e altri blogger cui dai con generosità per il piacere di condividere e non per avere ritorni! Anche se ci sono gruppi, amici e tribù che funzionano solo così…
Ho letto tutti i commenti. Qualcuno ha scritto "avere un blog equivale a prendere un impegno con gli altri e con se stessi". Per me è prima di tutto è un impegno con se stessi, poi con gli altri. E se uno sente la necessità di una pausa, deve farla. La libertà, di cui parla Rosalia appunto, è più importante di qualsiasi altra cosa! Io, comunque, ti voglio bene e mi piaci con o senza blog!
Grazia
Vale anche per me. Credo che tu abbia ragione, Gloria. Mantenere un impegno preso con se stessi può essere importante, ma è infinitamente più importante vivere tutte le situazioni con equilibrio, mettendo anche in discussione i propri obiettivi. Insomma, tra serietà e ostinazione c'è una certa differenza.