Ho incontrato Bruce Lee
Un grande maestro, di arte e di vita
L’ho incontrato… davvero?
In realtà quando Bruce Lee Parker morì, nel 1973, ero troppo piccola per averlo conosciuto. Anni dopo mi capitò di vedere qualche spezzone dei suoi film e di sintetizzare le mie impressioni in un semplice “wow!”. Bruce in combattimento sembrava un incrocio tra un animale feroce e un supereroe, ma io non ero un’appassionata di film d’azione, perciò lo liquidai in fretta. Se proprio menare si doveva, preferivo Bud Spencer e Terence Hill.
All’incontro con Bruce Lee sono arrivata per gradi. Ho dovuto prima accorgermi, una volta lasciata la danza, di non riuscire più a praticare sport che non coinvolgessero sia il corpo che lo spirito. Per questo motivo ho iniziato a interessarmi alle discipline orientali, in cui i due aspetti si fondono in uno.
Per qualche anno ho praticato wushu – o kung fu, come si definisce abitualmente – e taiji (che pratico tuttora), ed è stato così che, passando di libro in libro sull’argomento, mi sono imbattuta ne Il Tao del Dragone, autore Bruce Lee. Però, bel titolo. Una raccolta di suoi testi, lettere, poesie. Ma Bruce Lee non era quell’invasato che nei film pareva fatto di gomma e acciaio?
Così ho scoperto che l’”invasato” è stato molto più di quello che gli spacciatori di fama ci propongono. Bruce Lee era un uomo dalla vita spirituale ricca e complessa, per anni studente in filosofia presso l’Università di Washington, artista eclettico e capace di un’intensità di vita fuori dall’ordinario. È stato ballerino, ha scritto articoli e poesie, inventato il Jeet Kune Do – che no, non è uno stile di kung fu (lui avrebbe odiato sentirlo definire così), ma un modo di combattere che va oltre gli stili per raggiungere l’autocoscienza e la realizzazione di sé.
Bruce Lee è morto giovane, ma nei suoi anni ha bruciato una quantità enorme di combustibile.
Una volta di più mi trovo a pormi la fatidica domanda: di quanti personaggi del passato la storia ci tramanda soltanto una selezione accuratamente scelta?
Steve Jobs è quel matto che ha fatto i soldi con la Apple.
Einstein è quell’altro matto che si faceva rimandare in matematica e poi ci ha scodellato la teoria della relatività.
Ho il sospetto che la lista sia lunga. Il pensiero scientifico-materialista divulga soltanto ciò che rientra nella sua visione del mondo. Quello che non si tocca e non si può dimostrare con i metodi riconosciuti non esiste, perciò a quale scopo parlarne?
Peccato che i grandi abbiano avuto menti grandi, anime grandi, cuori grandi. Tutte cose indimostrabili. È solo grazie alla grande accessibilità delle informazioni che oggi possiamo, se siamo fortunati e interessati, arrivare a vedere al di là della superficie del personaggio famoso, leggerne la biografia, sentirne la voce attraverso le lettere scritte, provare empatia e affetto di fronte alle testimonianze rese da chi questi personaggi li ha conosciuti veramente. Fortunati e interessati. Accidenti, per salire sulle spalle di chi ci ha preceduto e vedere lontano dobbiamo affrontare la giungla armati di machete!
Meglio procedere con l’argomento di questo post, o finirò con il perdermi. Bruce Lee, dicevo, ne Il Tao del Dragone mi ha davvero parlato di scrittura, direttamente o esponendo le sue idee sugli argomenti che gli stavano a cuore. Lascio quindi a lui la parola, riducendo al minimo i commenti.
Ci sono tre fasi attraverso cui si deve passare per apprendere: la fase primitiva, la fase dell’arte e la fase dell’innocenza. La fase primitiva è lo stadio dell’ignoranza originaria, in cui la persona non sa nulla dell’arte del combattimento e segue semplicemente l’istinto. La fase dell’arte si ha quando la persona comincia il periodo di allenamento e le vengono insegnate diverse tecniche. […] (La persona) purtroppo perde il suo sé originale e il suo senso di libertà, e di conseguenza i suoi movimenti non fluiscono più liberamente. […] La fase dell’innocenza si ha quando, dopo anni di seria e assidua pratica, l’allievo […] invece di provare a imporre la sua mente sull’arte, si adatta all’avversario come l’acqua. […] e non è più limitato.
Quindi acquisendo gli strumenti dell’arte si perde temporaneamente la spontaneità originaria, ma alla fine si raggiunge la vera libertà. Se si è tenaci. Se non si abbandona prima.
Il principio del kung fu non è qualcosa che può essere appreso, come una scienza, attraverso i fatti o seguendo delle istruzioni. Deve crescere spontaneamente come un fiore, in una mente libera da desideri ed emozioni. Il nucleo […] è il Tao, la spontaneità dell’universo.
L’essenza della pratica non è nelle tecniche, ma in qualcosa di misterioso e fondamentale, che riusciamo a intuire in alcuni momenti, e spesso perdiamo subito dopo. Questo è legato alla mente, che deve liberarsi dalle emozioni dannose, vale a dire (qui Lee cita Glenn Clark) “odio, gelosia, avidità, invidia, orgoglio, vanità, bramosia e paura”.
Al centro della pratica, quindi, c’è l’uomo.
Il problema è che mentre alcune persone hanno un sé, la maggioranza della gente sperimenta un vuoto, perché è troppo occupata a sprecare la propria energia vitale e creativa […] dedicando la vita a realizzare un’idea di ciò che dovrebbe essere, anziché realizzare il potenziale infinito dell’essere umano.
Un uomo con una volontà interiore ha come unico scopo la crescita personale. Dà importanza solo al potere misterioso presente in se stesso, che gli ordina di vivere e lo aiuta a crescere. […] Coloro che non si fidano della propria forza interiore, o non ne hanno, devono compensarla con dei sostituti, per esempio il denaro. Quando un uomo ha fiducia in se stesso, quando tutto ciò che desidera al mondo è vivere il proprio destino in libertà e purezza, considera tutti i suoi possedimenti e beni […] come semplici accessori, forse piacevoli da avere e da usare, ma mai essenziali.
Nella ricerca davvero appassionata, la ricerca conta più di quello che si cerca.
L’abilità tecnica deve essere subordinata all’allenamento psichico, che alla fine innalzerà il praticante fino al livello dell’alta spiritualità.
Ma Lee starà parlando di un uomo speciale? No, per lui questo è l’Uomo, ognuno di noi, nessuno escluso; e l’Uomo è per sua stessa essenza creativo.
Di fatto è la facoltà creativa, prerogativa dell’essere umano, a distinguere l’uomo dagli altri animali. La giusta condotta è governata dalla ragione e dalla creatività.
Un artista marziale deve essere assolutamente consapevole e capace di esprimere se stesso in modo creativo. Il suo movimento fisico è la sua anima che si manifesta.
Vivere è esprimere, e per esprimere bisogna creare.
Quindi cos’è l’arte?
L’arte è la comunicazione dei sentimenti […] che origina da un’esperienza o da un sentimento dell’artista. La pseudoarte proviene dall’insincerità o dal tentativo di creare un lavoro artistico che non nasce dalla reale esperienza o dal sentimento.
E sullo stile:
Una forma adeguata richiede l’individualità piuttosto che l’imitazione ripetitiva, l’essenzialità invece della quantità, la chiarezza invece dell’oscurità, la semplicità di espressione piuttosto che la complessità della forma.
Secondo Lee, come scopriamo nelle sue lettere all’amico Jhoon Goo Rhee, “non è tanto importante quello che ti succede, ma come reagisci agli eventi”.
Insieme a ogni avversità c’è sempre anche una benedizione, perché un trauma agisce facendoci ricordare che non dobbiamo esaurirci nell’abitudine.
La fluidità in definitiva significa non resistere con il proprio schema parziale al naturale flusso della vita.
Niente è immutabile al punto da non poter essere mai sottoposto al cambiamento. […] Quando l’attività (Yang) raggiunge il suo punto estremo, diventa inattività (Yin) […] L’inattività estrema si trasforma a sua volta in attività, che è Yang.
Se sei pienamente consapevole di trovarti in un vicolo cieco, questo vicolo cieco svanirà, e ti ritroverai immediatamente fuori.
Anche nel taiji vale questo principio: assecondare la forza dell’avversario anziché opporvisi, per sbilanciarlo e neutralizzare le sue mosse. Si agisce nel Flusso, non in contrasto con esso, accettando le sue diverse fasi. Il che non significa essere amorfi o non avere obiettivi.
Il mio obiettivo è di fondare un primo istituto di kung fu che poi abbia succursali in tutti gli Stati Uniti (ho fissato un tempo limite dai dieci ai quindici anni per portare a termine questo progetto). […] Io sento di avere questa grande forza creativa e spirituale in me, più grande della fede, più grande dell’ambizione, più grande della fiducia, più grande della determinazione, più grande della visione. È tutto questo insieme. Il mio cervello è magnetizzato da questa forza enorme che tengo in mano.
Devo concludere questo articolo, prima o poi! Spero di avervi dato un’idea – magari non soporifera – di quale concentrato di energia vitale sia stato Bruce Lee. Di certo ha lasciato un segno in chi lo ha conosciuto, e gli auguri di compleanno che gli sono stati tributati nel novembre scorso sul suo sito ufficiale ne sono la testimonianza.
In caso vi venisse voglia di leggere Il Tao del Dragone, aspettatevi di trovare ribaditi più volte gli stessi concetti; anzi, in un paio di casi vengono riportate diverse stesure dello stesso testo, per mostrare l’evoluzione del suo pensiero e l’attenzione con cui si applicava agli argomenti che lo appassionavano. Per me è stato un difetto secondario, in una lettura tanto entusiasmante.
Concludo con qualche riga annotata da Lee sul suo diario, forse meno solenne di altre citazioni, ma ottima da dedicare a noi che scriviamo.
Non so cosa scriverò, ma scriverò lasciando emergere quello che vuole uscire.
Se ciò che scrivo comunica e smuove qualcosa in qualcuno, è bello.
Altrimenti, non posso farci nulla.
P.S. Mattia, nelle domande per il Liebster mi avevi chiesto quanto tempo mi serve per scrivere un articolo? Per questo articolo, meglio che non te lo dica!
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
19 commenti
Francesca
Straordinarie queste citazioni, si potrebbero fare tanti commenti, ma le due cose che mi hanno colpito di più sono la fase dell' "innocenza" dell'artista, che arriva dopo la tecnica e l'esperienza (un po' come nell'apprendimento delle lingue) e l'idea che la scrittura nasca o da una esperienza oppure da un sentimento dell'autore e non possa essere un freddo esercizio della mente. Ritengo, infatti, che anche la scrittura non autobiografica sia, comunque, ispirata o permeata da un sentimento dell'autore. Ed è proprio quello che "preme per uscire".
Grazia
E' vero, si ha proprio l'impressione di potersi liberare della storia soltanto scrivendola, e non c'è bisogno del fattore autobiografico. Mi fa piacere che tu abbia trovato spunti interessanti.
Anonimo
wow grazia che ritorno col botto con questo post, un sacco di spunti, mi ha colpito quello sugli eventi e sul come affrontarli, che è qualcosa a cui penso spesso. Sandra
Grazia
Vale la pena di pensarci, perché non sempre le cose girano per il verso giusto. Anzi, certe volte girano e basta.
Mattia L.
Se vuoi puoi anche dirmelo, mica è un problema .
Comunque, per quanto io sia abbastanza distante dalle filosofie orientale (e un po' anche dalle tue idee, per esempio sulla visione della scienza), sono d'accordo che alcuni dei concetti che citi siano molto interessanti. Chissà che un giorno non decida di leggere anche io "Il Tao del Dragone" .
Grazia
Scherzavo, è che ti ho detto "circa tre ore", ma la preparazione di questo post è stata molto più lunga, anche se poi l'ho scritto in un'ora. Posso chiederti se pensi che la scienza prenda in considerazione l'uomo nella sua totalità, oppure è un discorso talmente vasto che rischiamo di essere ancora qui nel Tremila?
Mattia L.
Eh, mi sa che è un discorso bello lungo. Magari ci scrivo un post sul mio blog, una di queste settimane .
Grazia
Ci spero, è un argomento molto interessante.
Michele Scarparo
Bruce Lee era un grande. Per quel poco che lo conosco, lo associo più all'idea del ballerino che dello sportivo o, addirittura, del combattente. Ha avuto una vita incredibile e ci sarebbe davvero tanto da imparare, da lui…
Grazia
In questo periodo mi sembra un grande privilegio conoscere persone come lui, tramite saggi o biografie. Sul libro ho sottolineato tanto che rischio di non riuscire più a leggerlo.
Glò
Questo post è fantastico, tocca tematiche che mi interessano moltissimo e una cultura alla quale mi sento in qualche modo legata.
Tutte le citazioni vanno a suggerire un modo di concepire l'arte (e l'uomo) che mi piace assai: il discorso del fluire, del combinare razionalità e creatività, della consapevolezza. Spesso si guarda con eccessivo sospetto, se non cinismo, alle culture orientali, credo in parte per talune "mode" e banalizzazioni.
E mi sono esaltata leggendo che pratiche determinate discipline
Grazia
Che bello trovarsi in sintonia, e su argomenti così importanti! Il cinismo purtroppo è quasi diventato un valore. Sai, "credo a ciò che vedo" eccetera. All'inizio era un modo per liberarsi da credenze e superstizioni, ma si è finito con il gettare il bambino con l'acqua sporca, e distorsioni e spettacolarizzazioni del pensiero orientale non hanno certo giovato alla causa. Il sentiero però è tracciato, ed è nelle possibilità di chiunque capire se fa per lui oppure no. Questo pensiero mi rallegra molto.
Cristina M. Cavaliere
Splendido questo post, Grazia! Si potrebbe prendere ogni frase che hai citato e sviluppare un dibattito a se stante. Le tre fasi di cui narra Bruce Lee sono le tre fasi di qualsiasi tipo di attività creativa, applicabili anche all'arte ad esempio. In pittura non sono mai riuscita ad andare oltre la fase tecnica, appunto. Però va bene così, disegnare o dipingere mi rilassa e mi fa star bene in quanto non ho grandi pretese.
E le emozioni dannose che menziona, citando Glenn Clark, sono quelle che buttano acqua sul fuoco, lo spengono, e derivano sempre, sempre, sempre, dal confronto con i risultati degli altri. Se ci si confrontasse unicamente con se stessi, la scontentezza avrebbe una "qualità" diversa e sarebbe uno stimolo a far meglio.
Grazie di questo post, mi hai illuminato la giornata.
Grazia
Sono molto contenta che per te il post sia stato… luminoso! Lo immaginavi che il Tao del Dragone ti si sarebbe riproposto in qualche modo, vero?
Giulia Lù
Cara Grazia
Ripassando dal tuo blog ho avuto la sorpresa di leggere questo bellissimo post. Anni fa dopo aver visto il film di Brandon Lee (il figlio di Bruce anche lui prematuramente scomparso) avevo approfondito la conoscenza di Bruce Lee scoprendo la grande profondità di questa persona straordinaria. Non conoscevo il libro però (che a questo punto mi piacerebbe leggere). Mi trovo molto in sintonia con quanto scritto nel post e nel pensiero di Bruce Lee. Ho avuto modo di avvicinarmi alle filosofie orientali che mi hanno davvero aperto un mondo, esse infatti mettono al centro l'uomo con le sue potenzialità piene che ognuno di noi può raggiungere e leggendo il post ho ritrovato molto questi concetti per me assolutamente condivisibili. Condivido il fatto che troppo spesso ci viene tramandato e trasmesso un aspetto limitato delle persone come il caso di Bruce Lee, è un po' avvilente ma scrivere può servire anche a questo, lasciare una traccia più profonda del proprio pensiero.
Grazia
E' bello trovare questa sintonia, e mi piace pensare che avrei potuto non scoprirla mai senza questo nuovo corso del blog (ammesso che sia tale). Chi segue un percorso spirituale di qualche tipo esita quasi sempre a renderlo pubblico, anche quando lo considera una parte fondamentale della sua vita. In fondo è una cosa intima, si temono commenti sgradevoli e anche l'antipatica sensazione di avere messo qualcosa di prezioso in una vetrina inadatta. Però quando si scopre che altri seguono percorsi simili, la gioia è doppia!
"Il Corvo" è il film con Brandon Lee di cui parli? A suo tempo mi piacque molto, tanto che di recente mi è venuta voglia di rivederlo, ma temo la delusione. Il film è rimasto lo stesso, io no!
Giulia Lù
Sì è proprio quello il film, Il corvo. Allora mi piacque molto, anch'io lo rivedrei volentieri *_*
Andrea Di Lauro
Trovare in un blog sulla scrittura un articolo su Bruce Lee può sembrare strano, ma ancora più strano è trovarne uno che si spinge così all'essenza. Molti si fermano alla superficie quando sentono di questo rivoluzionario personaggio, pensano sia un attore che roteava i nunchaku. O uno che menava forte.
Per non parlare di quel libretto che alcuni anni fa ho comprato in maniera forzata: "sì, saranno le solite informazioni su Bruce, i suoi allenamenti, i suoi film, la sua vita…", ma che invece si è rivelato una delle opere migliori presenti nella mia piccola libreria.
Considero Lee uno dei miei primi maestri di vita, e ogni tanto mi immagino di scambiare qualche parola con lui. Tutti dovrebbero approfondire la filosofia che sta dietro al Jeet Kune do, che io considero non un'arte marziale, ma uno stile di vita. Non solo chi pratica queste arti o questi sport.
Onore a questo articolo e onore a uno dei pochi uomini che ha permesso a se stesso di essere se stesso.
Grazia
E' un piacere leggere il tuo commento e trovare un terreno comune di questo tipo. Diciamo che su un lit-blog non è frequente! Anche per me Bruce Lee è stato una grande scoperta, perché come te conoscevo soltanto la sua immagine più nota. Mi è sembrato incredibile che la sua vita interiore e il suo pensiero non abbiano mai avuto l'eco che meritano; anzi, ho intensificato la lettura di biografie e autobiografie per capire se anche di altri personaggi famosi si conoscono soltanto i prodotti materiali – e sì, purtroppo è proprio così. (Grazie anche di avere usato la parola "onore". Ha un significato speciale per me.)