Spazio all’idea
Dall’idea nasce la storia. Ma quanto dura la gestazione?
Non è ancora terminata la tanto diffusa pausa di riposo agostana, ed eccomi qui. Negli ultimi mesi mi sono riposata più che abbastanza, così posso giocare di anticipo con questo post, nella speranza di non restare travolta dallo stormo di post di rientro dalle vacanze.
Come state, prima di tutto?
Spero che in questi mesi vi siate rilassati, abbiate nutrito ciò che andava nutrito, che abbiate letto e vi siate divertiti; tutto il necessario, insomma, per ripartire con le batterie cariche. Lo stesso ho cercato di fare anch’io, a mio modo: ho accompagnato mio figlio Enrico tra esame di maturità e università, per un paio di settimane ho percorso la Germania in lungo e in largo, mi sono riposata e ho letto, letto, letto.
E la scrittura?
No, non l’ho dimenticata. Sarebbe quasi impossibile farlo, dopo che è stata per dieci anni al centro dei miei pensieri e delle mie speranze. Diciamo che in questi mesi la scrittura mi ha accompagnata restando dietro le quinte, invisibile ma sempre presente. Non le ho messo fretta. Avevo bisogno di capire – nelle ossa oltre che nel cuore e nella mente – come riavvicinarmi alla scrittura senza ripetere gli errori del passato.
Mi piacerebbe poter dire che ho scoperto la formula magica! Invece ho soltanto compreso meglio quello che in teoria già sapevo.
– Si scrive solo per amore della storia.
– La pubblicazione e l’apprezzamento altrui sono regali aggiuntivi.
– Senza scrivere la mia vita è più triste.
– Non esiste modo di tornare a scrivere senza rischiare di fare gli stessi errori.
L’ultimo punto mi ha dato parecchio da riflettere. Come ho raccontato spesso, fin dall’inizio il mio scrivere è stato legato al traguardo della “buona pubblicazione”. C’era entusiasmo e senso della scoperta in questo, ma anche una buona dose di arroganza. Non mi è mai passato per la mente di scrivere per me stessa, per il semplice piacere di scrivere. Ma come si fa a profondere energie in una passione senza covare aspettative?
Infatti non si può. Delusioni e speranze sono due facce della stessa medaglia: non puoi sperare senza rischiare di essere deluso, e d’altra parte non puoi esprimere energia in ciò che fai se non hai speranze.
Okay, accetto il rischio. Ma non torno al vecchio approccio, che ha già dimostrato tutti i suoi limiti. Se non posso cancellare o ignorare del tutto le aspettative, posso togliere loro spazio. Ho deciso di farlo partendo dal fattore tempo. Non fisso termini di alcun genere. So di poter essere disciplinata e produttiva, se voglio, ma dove devo correre? Di nuovo verso il traguardo?
No, grazie. Il mio unico traguardo è scrivere una meravigliosa storia, e questo non è legato alle settimane, ai mesi, agli anni che passano. Se uscirà qualcosa di buono, sicuramente lo proporrò a qualche editore, ma in questo momento non ci penso proprio.
Penso, invece, all’idea.
Ho sempre cercato un’ottima idea. A volte l’ho trovata, o così credo; a volte mi sono accontentata di idee buone o discrete, pur di scrivere. Sono convinta che sia stato un bene, perché mi ha permesso di esercitarmi e imparare tanto, ma non sarà il momento di diventare più selettiva?
In questi mesi, mentre la voglia di scrivere si faceva sentire – con delicatezza, come una necessità che non ammette di essere tale – ho continuato a domandarmi: è arrivata un’idea giusta, su cui valga la pena di lavorare? La risposta era sempre un timido: “ci sarebbe…”.
Sì, il germe di un’idea c’era da tempo, ma non sapevo se darle fiducia. Si trattava di una storia pensata dapprima per adulti, poi ripensata per adolescenti, poi abbandonata perché mi sembrava al di sopra delle mie capacità… insomma, non un buon investimento, così a occhio. L’ho accantonata, una volta, due, tre volte, sempre aspettando, o cercando, qualcosa di meglio. Fono a quando non mi sono decisa a esaminarla seriamente.
L’idea sta resistendo nel tempo?
Non mi ossessiona (non sono il tipo), ma nemmeno se ne va. È sempre lì, sospesa, perciò la risposta è sì.
Può produrre conflitti e complicazioni?
Quanti ne voglio. Anzi, è un’idea talmente aperta da non definire niente a priori (un vantaggio che può essere anche uno svantaggio).
L’essenza della storia è abbastanza interessante da farmi venire voglia di trascorrerci sopra un bel numero di ore?
Certamente sì.
I personaggi mi intrigherebbero se li incontrassi nella vita reale?
Oh, sì.
(A ogni risposta si può aggiungere un “potenzialmente”. Estrarre la perla dall’ostrica non è poi così semplice.)
Queste risposte non mi offrono garanzie; non esiste un’idea garantita contro le perdite di tempo. Ma questa idea, al di là delle sue caratteristiche, insiste per essere esplorata. Per questo motivo, e non per altri, le darò una possibilità.
Ed eccomi qui. Ora scrivo su un quadernone tutto quello che mi viene in mente sulla mia idea, a mano e con le penne colorate. Non faccio schemi, non seguo una logica. Mi vengono in mente domande e le scrivo, insieme ai dubbi e ai pensieri del momento. Arrivano risposte, e scrivo anche quelle; poi le smentisco, cambio tutto e tiro dritto senza battere ciglio. È una specie di diario, più che la traccia di qualcosa di definito.
Questa è un’esperienza del tutto nuova per me: penso solo ed esclusivamente a conoscere ogni possibile meandro della storia. Non mi domando nemmeno quando se arriverò a scriverla, e quando. In pratica sto facendo quello che ho sempre detto di non poter fare: scrivere per me stessa (e per i personaggi, si capisce; se hanno qualcosa da dire, dovranno pure trovare qualcuno disposto ad ascoltarli, poverini).
È un’impressione bellissima, di libertà assoluta. Anche in questa libertà, sento agire in sottofondo tre intenti:
– arrivare a una trama solida, non solo piacevole e credibile, ma con gli eventi concatenati a filo doppio, causa-effetto, senza banalità
– curare di più il linguaggio
– approfondire l’ambientazione e gli aspetti psicologici dei personaggi senza risparmiarmi e senza temere di annoiare il lettore
Ho spesso avuto l’impressione di potere (dovere?) andare più a fondo nelle storie che raccontavo. Ora che non penso a essere letta e valutata, è il momento ideale per provarci.
E voi, come affrontate lo spunto iniziale per trasformarlo in storia?
Gli dedicate tutto il tempo che gli serve, oppure siete tentati di metterlo ai lavori forzati per la voglia di iniziare a scrivere?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
29 commenti
Sandra
Benritrovata piena di energia, che bellezza!
Io, e parlo al passato, del futuro parlerò tra un po' nel mio blog, ho sempre cavalcato l'onda dello spunto iniziale buono mettendomi a scrivere di brutto, conosco solo questo metodo.
Grazia
Il vecchio, sano olio di gomito dello scrittore, eh? Credo che non passi mai di moda.
Monica
Io sono più il tipo che si lascia soggiogare da una storia anche se è solo all’inizio, giusto una bozza. E che combatte senza tregua per decidere cosa fare, cosa scrivere e quando senza riuscire a vincere. Di fondo, decide sempre lei e va dove vuole. Di facile gestione, insomma.
Vai o resti?
Grazia
Mi sa che vado E resto, almeno per qualche settimana. Avremo un po' da fare la spola con Verona per via dell'università, perciò non sarò proprio una presenza regolare, ma l'intenzione c'è.
Mattia L.
Bentornata! Per quanto riguarda la tua domanda, dipende. Prima di scrivere un racconto, anche lungo, sviluppo a mente l'idea iniziale finché non ho l'ambientazione e la trama, in tutti i suoi punti: solo allora comincio a scrivere. Ovviamente non penso a ogni singolo dettaglio, a ogni singola frase, ed è altrettanto ovvio che nella stesura posso cambiare idea anche su passaggi importanti. Prima di cominciare un racconto, però, la trama deve essere comunque delineata in ogni suo passo, se no mi è difficile andare avanti.
Per quanto riguarda il romanzo che sto scrivendo, invece, non ho fatto così: sarebbe stato quasi impossibile, vista la lunghezza. Tuttavia, ho stabilito un'ambientazione che ho studiato bene e poi una struttura con dei punti salienti, e il romanzo è cresciuto poi a partire da quei punti. E' un po' come un itinerario che ha delle tappe stabilite, ma senza sapere quale strada prenderò di volta in volta. Questi almeno sono i miei metodi .
Grazia
E' il metodo che ho sempre usato anch'io, e lo trovo tuttora ottimo. Non mi tenta iniziare a scrivere una storia senza capire bene dove vado a parare. L'unica differenza è che stavolta ho deciso di non affrettarmi a trasformare le idee in materiale per la stesura. Grazie per il bentornata!
Giulia Lù
Ben ritrovata Grazia! Anch'io ho dedicato questi ultimi tempi soprattutto al riposo e alla lettura, ci vuole uno stacco ogni tanto…
Per rispondere alla tua domanda ti posso dire che, di solito, una storia mi nasce dentro, nel senso che mi viene un'idea e poi ci penso, mi gira in testa per un po'. A un certo punto sento l'esigenza di cominciare a scrivere una bozza di incipit o di capitolo, però se non mi metto lì a scriverla concretamente e a dedicarci del tempo rischio poi di arenarmi solo sull'idea. Per questo quando sento l'impulso di scrivere agisco di getto, poi però ci torno su e sistemo, limo, aggiungo. Quello che ho imparato in questi due anni è che è importante spendere del tempo e della fatica sulle storie da scrivere. Io scrivo per me stessa, prima di tutto, anche se ovviamente ho delle aspettative, senza aspettative non credo sia possibile migliorare e crescere. E credo (e spero) di essere cresciuta da quando mi dedico alla scrittura con assiduità.
Grazia
E' un equilibrio delicato, vero? Serve un po' di questo e un po' di quello, e anche così c'è sempre da migliorare. La dose di tempo e fatica credo sia la condizione per godersi davvero quello che si fa, senza fermarsi alla superficie.
azzurrocielo
Bello rileggerti!
Grazia
Grazie!
Marina Guarneri
Rieccoti, Grazia!
Sono molto in sintonia con quello che dici. Vivo anch'io la libertà assoluta di assaporare la scrittura nei momenti giusti. Nessuno mi insegue e per adesso non ho obiettivi precisi da vivere come traguardi. Scrivo per il gusto di farlo e le idee che mi vengono si prendono lo spazio necessario, intanto per essere collocate fra i progetti in costruzione e poi per diventare trame solide, come dici tu, nel tempo che ci vorrà.
Ti sento più positiva, mi fa piacere.
Grazia
E' vero, avevo davvero bisogno di uno stacco, non per tornare a com'ero prima ma per andare avanti. Nel mio carattere c'è una vena di rigidezza che alla lunga favorisce la ribellione, anziché impedirla!
Francesca
Ciao Grazia, questo post mi ha emozionato! È sempre stato il mio metodo: prendo un quadernone e scrivo a mano tutto ciò che mi viene in mente e contemporaneamente è anche diario. Spesso distinguo il diario dagli spunti narrativi veri e propri e anch'io uso i colori! Il mio problema è che non ho una gran memoria, per cui mi tocca annotare tutto, anche se a volte mi piacerebbe lasciar decantare le idee nel silenzio della penna. A volte scrivo sigle e acronimi molto sintetici, persino sulle mani, poi riprendo l'idea e la svolgo dopo alcune ore o qualche giorno. Secondo me la tecnica narrativa va benissimo ma la forza dell'idea è tutto, intesa soprattutto come suggestione che essa esercita sull'autore.
Grazia
Hai proprio ragione, tutto parte dalla forza dell'idea. Certo, quando arriva il momento di scrivere anche le tecniche narrative rivelano la loro utilità… ma il termine "tecnica" non è orribile? Non corrisponde al vero significato, secondo me. Vorrà dire che inventerò un termine nuovo, e chissà che non abbia il successo di "petaloso"!
Francesca
Mestiere?
Grazia
Oppure competenza, capacità? In inglese "skill" rende bene.
Serena
Ciao cara,
ultimamente le tue mail di aggiornamento mi emozionano abbastanza, così a priori, perché seguo con affetto l'evolversi del tuo rapporto con la scrittura. Questa però mi ha colpita in modo particolare e sono tutte emozioni belle e positive. Inutile che ti dica come la penso io sul discorso pubblicazione: a parte il fatto che già sai, qui non conta niente, perché certi percorsi si fanno da soli. E, aggiungo, sono comuni a molte forme d'arte. Cconta solo che tu, alla fine, torni a utilizzare lo scrivere per vivere "di più", come tutte le cose attraverso le quali esprimiamo quello che siamo. Quanto all'idea… Un giorno ti farò vedere la fotografia della storyboard di Buck . Io pianificatrice per sempre: se mi faccio trasportare (solo) dall'emotività, rischio di finire ad acchiappare farfalle. Non me lo posso permettere. Non vuol dire che ogni tanto non abbia scritto qualche scena isolata, perché l'ho "vista" chiaramente e non volevo perderla. Ma prima di partire in quarta devo avere pianificato tutto. Poi alcune cose possono e devono cambiare in corso d'opera, per carità, ma la pianificazione mi fa stare molto più tranquilla.
Ti mando un grande abbraccio e spero tanto di ricevere un tuo racconto per l'iniziativa, ci spero davvero tanto.
Grazia
Tanto per dimostrare, una volta di più, che il numero dei commenti e il loro calore sono due cose diverse.
Grazie per il tifo. Spero di recuperare un buon rapporto con la scrittura, che mi sembra una ricchezza irrinunciabile. Quanto al pianificare, chissà che prima o poi non si possa pianificare un caffè con i piedi sotto il tavolo!
Tenar
Mi sembra bella questa intervista all'idea, per vedere se può camminare da storia. Non tutte le idee possono. A me ne è capitata una tra le mani, non cercata. Adesso dopo un mese in cui è stata in soffitta, scopro che è ancora qui, timida ma ostinata nel suo voler diventare storia. Non le si può dire di no.
Grazia
Sarebbe un vero peccato deluderla. E se poi non trova nessuno disposto a raccontarla?
Lisa Agosti
Meno male che riprendi a scrivere… sono in astinenza!
Il Grazia Fan Club è in letargo ma è pronto a ripartire alla grande!
Grazia
Poffarbacco, allora devo sbrigarmi! Che bello avere qualcuno che aspetta.
Cristina M. Cavaliere
Ciao Grazia, bentornata (anche se non ci siamo mai perse di vista, in realtà)! Mi è piaciuta la tua mossa di pubblicare senza avvisaglie, ci hai preso tutti in contropiede.
Per quanto riguarda la tua domanda finale, di solito non affronto subito una storia, anzi. Di solito le scrivo molto tempo dopo, ho spunti che addirittura risalgono a quando avevo diciott'anni, come "Il Pittore degli Angeli". Posso dire che crescano piano piano nella mia testa e nel mio cuore e senza alcuna fretta. C'è da aggiungere che l'origine di alcune mie storie ultimamente è molto sui generis…
Grazia
Davvero! Della mia serenità di questo periodo in ambito scrittura devo ringraziare anche te, che sei una fonte di ispirazione così… nutriente.
Cristina M. Cavaliere
Grazie per le tue parole. Ne sono davvero felice!
Gloria Vanni
Delusioni e speranze sono due facce della stessa medaglia: strepitosa verità e che bello ritrovarti e rileggerti, Grazia!
Felice di sentirti serena e leggera, buon viaggio!
Grazia
Grazie mille, Gloria, buon viaggio anche a te!
Elisabetta Pendola
ciao sei tornata
Grazia
Ciao Elisabetta, sono quasi tornata. Ancora per un po' riuscirò a pubblicare solo di rado, ma spero di tornare presto attiva sul blog.