
Scrivere, tra ispirazione e talento
Ispirazione e talento possono essere il turbo dello scrittore, ma anche un problema.
Per molto tempo i termini “ispirazione” e “talento” mi hanno dato l’orticaria. Ho sempre avuto l’impressione che il loro posto al sole come simbolo degli Artisti con la maiuscola fosse sopravvalutato, e spesso anche male utilizzato per creare uno spartiacque tra “chi può” e “chi non potrà mai”, tra letteratura di serie A e letteratura di serie B. L’immagine dello scrittore che sento più vicina è quella della persona che sogna storie mentre prepara il pranzo o va in palestra o porta a scuola i figli, e poi fa le acrobazie per trovare il tempo per scriverle, con tutto il bagaglio di timori, dubbi ed entusiasmi del caso. Perché scomodare doni – o caratteristiche innate, a seconda di come la vedete – come ispirazione e talento, così impalpabili e non misurabili? Il lavoro dello scrittore come artigiano prima che come artista mi bastava e avanzava.
Però, però.
Al di là delle mie antipatie terminologiche, ispirazione e talento esistono. Succede che ci si senta ispirati o privi di ispirazione, e tra le due condizioni c’è un abisso; come è vero che alcune persone dimostrano di avere capacità superiori ad altre nello scrivere. Che questo sia dovuto a un bonus ricevuto alla nascita, alla formazione o all’intensità di lavoro nel tempo – il banale esercizio – alla fine è un dettaglio. L’importante, credo ora, è non usare questi due termini a sproposito.
La natura dell’ispirazione e del talento non è afferrabile e gestibile con i nostri mezzi umani. Se pretendo di scrivere soltanto quando sono ispirata, scriverò talmente poco che i miei progressi saranno per forza limitati; se poi mi domando con ansia “ho talento?”, sto sicuramente mettendo il carro davanti ai buoi, per così dire. Dare il nostro meglio in questa occupazione deliziosamente voluttuaria che è lo scrivere: questo possiamo fare. Sul resto abbiamo un controllo molto limitato.
Queste paturnie, all’apparenza oziose, sono in realtà fondamentali – tanto fondamentali che mi hanno quasi indotta a smettere di scrivere. Quasi. Avere chiare le priorità in merito alla scrittura e agire conformemente ora mi sembra vitale. Se dico che al primo posto c’è il puro piacere di scrivere, ma passo gran parte del mio tempo ad arrovellarmi e rattristarmi sulla barriera di indifferenza opposta dall’editoria e sui mezzi per raggiungere grandi numeri di lettori, non sono coerente, e rischio di pagare cara la mia incoerenza.

La scrittura come passione incondizionata non è lo stesso che la scrittura in funzione di un obiettivo, come la gioia è diversa dalla frustrazione. Anche gesti e scelte identici hanno un colore, un’atmosfera che li accompagna e li definisce. Se questo sfondo è tetro e pesante, sono guai! Che poi sia naturale voler condividere le proprie storie con un pubblico, e che si usino i mezzi a disposizione per raggiungere lo scopo, è normale e giusto. La priorità, però, dovrebbe essere vissuta, non soltanto dichiarata a parole.
Fosse semplice… ma ci si prova, sempre. Alla fine, è solo questione di dove mettere l’accento. Se è vero che per un punto Martin perse la cappa, figurarsi cosa può succedere se l’accento cade sulla priorità sbagliata!
Qui mi sento di consigliarvi – sono l’ennesima lit-blogger a farlo, dopo Chiara, Sandra e non ricordo chi altro – la lettura di Big Magic di Elizabeth Gilbert. Conoscevo l’autrice per avere letto Eat, Pray, Love e The Signature of All Things, nonché ascoltato i suoi due TED (li trovate qui e qui), quindi sapevo di ritrovare una voce che apprezzavo. Il libro infatti non mi ha delusa.
Big Magic fa riflettere sul valore di una vita creativa nel senso più ampio del termine, prendendo in esame i vari aspetti pratici e psicologici che credo tutti conosciamo, e lo fa utilizzando una quantità di aneddoti sull’autrice stessa e su numerosi altri personaggi da lei incontrati. Il risultato è molto interessante e mi ha lasciato una traccia che proteggo con cura, oltre che una certa invidia per le sue amicizie.
Tra i tanti argomenti si parla anche di ispirazione, in un modo che mi è sembrato davvero carino. In pratica la Gilbert vede l’ispirazione un po’ come l’incarnazione del desiderio della storia di essere scritta. Se la immagina mentre torna a controllare giorno dopo giorno se il potenziale autore (scelto tra tanti, sottolineo) è un tipo affidabile, se insiste a scrivere nonostante gli ostacoli e i dubbi, oppure rinuncia; la vede seduta in un angolo della stanza, che tamburella le dita sulle ginocchia mentre l’autore si fa prendere da altre attività oppure soffre il viaggio dell’Artista Tormentato, pensando: “Okay caro, ho capito, ma adesso possiamo riprendere il lavoro?”.
La immagina anche mentre getta la spugna e decide di cercarsi un altro autore, perché si sa, la storia vuole essere scritta più o meno come l’Anello di Frodo vuole essere trovato dall’Oscuro Signore (scusate, ma ogni due o tre mesi devo citare Il Signore degli Anelli). Pare che alla Gilbert sia capitato di perdere una storia in questo modo. Se leggerete il libro scoprirete anche voi com’è andata.
In questa ottica il talento ha un suo posto? Sicuramente sì, come fattore collaterale che può contribuire ai risultati pratici, ma non certo come star dello spettacolo. La ricchezza interiore offerta da una vita creativa è il vero Grande Premio.
Sono propensa a darle ragione, per motivi molto pratici: quando non scrivo divento in breve tempo apatica, come se mi avessero staccato la spina. A quel punto, se proprio non riesco a scrivere, di solito tiro fuori le matite colorate e pasticcio un po’. I colori e il contatto fisico con la carta e i colori mi restituiscono almeno in parte la vitalità. Succede anche a voi qualcosa del genere?
Dovremmo chiedere a Elizabeth Gilbert una copia autografata dei suoi libri in cambio di tutta questa pubblicità non richiesta! Scherzi a parte, vorrei tenervi aggiornati su cosa succede in casa Gironella: ultimamente ho scritto diversi racconti che mi hanno molto rallegrata, poi ho ripreso in mano lo YA (romanzo per adolescenti) che avevo iniziato a scrivere qualche mese fa. Mi sono riguardata gli appunti, ho riletto i capitoli già scritti, ho preparato le schede e le ho spillate in bell’ordine sulla mia bacheca, ben contenta che la storia mi convincesse ancora… e poi mi è venuta un’idea per un altro racconto. In qualche modo, ce la farò!
Come ve la cavate con l’ispirazione?
Determina poco o molto il vostro scrivere?

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.

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37 commenti
Marco Freccero
Per me la storia è una specie di reperto archeologico, e il mio compito è quello di riportarlo alla luce sano, senza fare danni. Quello è il talento, a mio parere.
L'ispirazione forse è quando decidi di scavare qui, invece di laggiù perché… Chissà perché! Non tutto può essere spiegato!
Grazia
Questo è parte della bellezza. Mi piace questa tua impressione, o piuttosto intuizione, di dover trasmettere la storia senza inquinarla. La fa sentire preziosa.
Marco Amato
Io ho imparato ad analizzare i miei periodi di ispirazione. Per ispirazione intendo quando ti siedi a scrivere e le parole ti scorrono fra le dita con una facilità incredibile. Riesci a creare immagini o battute suggestive che quando non sei ispirato non ti vengono fuori nemmeno con le tenaglie. Di norma un luogo che mi ispira è l'automobile. Mentre guido, l'inconscio mette il pilota automatico e io fantasticando le mie storie, riesco a trovare sempre buone idee. Solo che poi col cellulare in mano, mi ritrovo a dettare o a registrare le idee. E poi sbobbinarle successivamente è una gran fatica.
Quando invece sono a casa, pronto per scrivere, provo a isolarmi dal mondo. Musica ad alto volume negli auricolari, immagini suggestive mandate in play sul monitor e a volte funziona. Ma solo a volte.
Il talento invece per me è una cosa diversa. Non esiste un unico talento letterario. Ma esistono i talenti. C'è il talento linguistico: la capacità di elaborare la parola. C'è il talento strutturale: riuscire a costruire una storia. C'è il talento psicologico: saper entrare dentro i personaggi. C'è il talento del battutista: a me a volte capita di scrivere battute comiche o situazioni esilaranti, senza capire perché fanno ridere. Ci sarà pure il talento della concentrazione e della resistenza. Ti siedi e non ti alzi per ore se non hai finito di scrivere l'obiettivo prefissato. E probabilmente esistono tanti altri talenti.
Io credo che sia difficile che uno scrittore possegga tutti i talenti giusti. Lì, probabilmente siamo alle vette dei grandi autori. Io provo a prendere consapevolezza dei miei limiti e cerco di superarli con l'impegno, lo studio, la perseveranza.
Scrivere a volte è un piacere, una necessità, un tormento. E forse sta proprio in tutte le contraddizioni della scrittura il bello dello scrivere.
Grazia
Hai ragione, le contraddizioni sono tante e accrescono il fascino dello scrivere. Mi piace il tuo modo di splittare il talento, credo che aiuti a individuare i propri punti deboli e punti di forza. Quanto alla musica a tutto volume nelle orecchie, la sola idea mi fa l'effetto di scrivere mentre mi rovesciano in testa secchi di acqua gelata!
Luz
Marco, anch'io sono spesso ispirata proprio mentre guido!
Al momento, mentre raggiungo ogni giorno il posto di lavoro in macchina, lavoro sulle musiche di un progetto di scrittura che ho in mente. Musica e parole. Tutto scorre fantasticamente (almeno la maggior parte delle volte) e quando arrivo mi registro e creo dei file audio sul telefono.
Marco Amato
Luana è vero, la macchina è qualcosa di incredibile. Soprattutto se si compie il medesimo percorso tutti i giorni. Io quando lavoravo al centro, prima di poter registrare al cellulare, spesso mi fermavamo a bordo strada per scrivere gli appunti.
@Grazia
La musica nelle orecchie in realtà dopo un po' che scrivi non la percepisci più. Io per scrivere ascolto le musiche dei film. I sottofondi musicali mi aiutano a immaginare quel che scrivo come se fossero le scene reali di un film.
Grazia
A me colonne sonore e musiche di sottofondo piacerebbero, anche se non a volume alto, ma il problema è che la scena mi dà una certa atmofera interiore, che però non corrisponde mai perfettamente alla musica che scelgo.
Francesca
Beh il talento in effetti uno non può sapere se lo ha oppure no, se ne accorgono gli altri, un po' come accade per l'intelligenza o la bellezza…Per quanto riguarda invece l'ispirazione: ricordo bene quanta antipatia hai sempre provato per questo termine! E non sei la sola. A me invece piace e mi accorgo quando la ho. Certo che occorre anche metterla a frutto lavorando, altrimenti rimane sterile. Senza dubbio si possono adottare stili di vita ma soprattutto atteggiamenti verso la vita che favoriscono oppure ostacolano l'ispirazione. È un problema su cui ultimamente sto riflettendo molto e sto seriamente pensando di modificare la mia vita in modo da favorire la creatività…interessante il testo che consigli.
Grazia
E' verissimo, ci sono atteggiamenti verso la vita che favoriscono l'ispirazione e altri che la ostacolano. Anche le mie letture di maestri e filosofie orientali toccano spesso questo punto: l'evoluzione spirituale dell'individuo porta con sé un allontanamento da atteggiamenti e pensieri dannosi, che a sua volta produce una sorta di fioritura che si ripercuote in tutti i campi, in quello creativo prima di tutto. Anche in ambito più ristretto si nota come le emozioni negative influenzino il flusso della scrittura. Io, per esempio, scrivo bene quando sono serena e/o con un buon tono energetico, oppure quando qualcosa mi ha creato dentro una pressione che devo sfogare. Se sono apatica, triste o arrabbiata mi è quasi impossibile scrivere.
Lisa Agosti
Insomma questo libro va proprio letto, non si scappa. Piace a tutti! Ti farò sapere cosa ne penso…
Grazia
Mi sa che abbiamo creato le circostanze ideali perché ogni nuovo lettore sia deluso… quando le aspettative si fanno alte succede spesso. Pensando a te e alla Gilbert, qualche scintilla la prevedo, ma sicuramente è un libro che tocca punti importanti. Sono curiosa di sentire il tuo parere.
Luz
Talento e ispirazione secondo me sono complementari, pur potendo accadere che l'ispirazione latiti per lunghi periodi.
Conosco la Gilbert per avere amato il film tratto dal suo celebre libro. Ne ho letto il seguito, che mi ha deluso.
Questa sua nuova pubblicazione mi attrae non poco.
Grazia
Non ho visto il film, ma so che non a tutti è piaciuto. Forse vale la pena di vederlo comunque, anche se leggere il libro prima di vedere il film di solito è deleterio.
Luz
Te lo consiglio. Piacevole. Del resto dal film mi è venuta poi voglia di leggere il libro.
Chiara Solerio
Grazie per la citazione, però io non ho mai parlato della Gilbert (che vengo a conoscere solo ora), ma della Goldberg. Ciò non toglie che le sue parole, almeno per come tu le hai riassunte, sono sensate. Ritengo infatti che l'ispirazione non sia uno stato di trance, come molti autori romantici lo intendono, ma un modo di agire che si colloca in un contesto ben più ampio: è un vero e proprio stile di vita.
Grazia
Sorry, mi sembrava che avessi parlato anche di lei. E' anche interessante che la Gilbert proponga come alternativa all'ispirazione, nei momenti in cui questa è assente, la curiosità, cioè il seguire le tracce di argomenti che interessano fino a scovare qualcosa su cui lavorare.
Chiara Solerio
Esattamente. L'ispirazione è un'energia primordiale che ti porta ad agire e a creare sempre nuove soluzioni, non solo ai problemi narrativi, ma anche a quelli quotidiani.
Marina Guarneri
La mia ispirazione, spesso, va a cercarsi un altro autore meno brontolone. Io finisco per tradirla con le mie lagnanze sul tempo che non ho, sugli spazi che vorrei maggiormente ritagliarmi. Lei è così propositiva e pimpante. Si presenta ogni mattina, con un gran sorriso e io riesco a dedicarle giusto quel po' di considerazione utile a non scontentarla. Lei pretende di più, molto di più.
Sono d'accordo che il talento faccia da supporto fondamentale, ma non determinante, a una creatività che va sempre esercitata.
Grazia
Davvero la tua ispirazione si presenta da te pimpante ogni mattina? Sei baciata dalla sorte allora!
Marina Guarneri
Sì sì, ogni mattina. Solo che faccio presto a smontarla! Dura troppo poco!
PattyOnTheRollercoaster
Bel post, e bella domanda.
Non ci ho mai pensato bene ma immagino di sì, l'ispirazione conta moltissimo. Tuttavia – parlo per me – non è la cosa più importante. In realtà vedo l'ispirazione come uno stato d'animo. Se sono in una giornata particolarmente positiva perché sono riposata, o perché ho comprato un bel vestito e mi piace come mi sta, o anche semplicemente perché quel giorno mi sono alzata così, allora mi sento ispirata.
Credo che dipenda dal fatto che tendo ad aiutare un po' l'ispirazione: quando non ho molta voglia di scrivere cerco di scrivere almeno un po' lo stesso, ripenso alla mia storia e a ciò che vorrei fosse, alle scene successive, e così facendo l'ispirazione arriva, la voglia di scrivere anche e le idee si mettono in moto da sole. Quel momento è quello in cui mi sento ispirata.
Parlare dell'ispirazione come qualcosa di innato è molto vago, e anche un po' 'paraculo' secondo me. Credo che molte persone si riempiano la bocca di quello perché è un termine che zittisce tutti. L'ispirazione è per ognuno qualcosa di diverso, qualcosa di complsso da spiegare, quindi quando sfoderiamo questa parola è come se avessimo nominato qualcosa di sacro. E' facile usarla, ma credo che siano rare le volte in cui viene fatto a ragione.
Grazia
Credo anch'io che le varie definizioni di ispirazione corrispondano solo al modo a noi più comodo di capire… ciò che non si può capire; e sì, se non si ha l'atteggiamento di chi si impegna a prescindere, il tutto perde di significato.
Giulia Lù
Non so se chiamarla ispirazione, ma mi capita di pensare a una storia che mi continua a girare in testa per giorni e mesi, finché non sono costretta a scriverla. Per esempio il mio terzo romanzo l'ho iniziato a scrivere nel marzo del 2015, avevo in testa più o meno tutta la storia, ma mi ero fermata al primo capitolo ed ero andata avanti con il mio romanzo anni ottanta. Dopo quasi un anno ho ripreso a scriverlo, ma nel corso dell'anno in cui non lo scrivevo pensavo continuamente ai personaggi e alla loro vita, tanto che quando ho ricominciato l'ho portato a termine anche in un tempo relativamente breve. Questo però non significa che sia stato facile scriverlo, dovevo "applicarmi" e mettermi davanti al pc e magari stare due o tre ore per scrivere mezza pagina, una pagina, tre righe; poi c'erano i momenti magici in cui scrivevo di getto due o tre pagine. Quindi alla creatività o ispirazione bisogna applicare il lavoro da "artigiano" giornaliero.
Grazia
Il lavoro costante è necessario, ed è anche la dimostrazione che scrivere ci piace davvero e non è uno sfizio senza importanza.
marycosmesi
Complimenti per il tuo bellissimo blog! Ti seguo!
Se ti va di ricambiare passa da me:
http://marycosmesi.blogspot.it
Grazia
Benvenuta! Passerò sicuramente a farti visita.
Cristina M. Cavaliere
Intanto mi si è allargato il cuore nel leggere del rinnovato entusiasmo con cui hai scritto i racconti per il concorso. "Ultimamente ho scritto diversi racconti che mi hanno molto rallegrata" è la cosa più bella che uno scrittore possa dire. Allegria, ecco. Gioia e non mania di perfezionismo o attesa sui risultati. Questa è la conquista migliore. Per quanto riguarda l'ispirazione, è come un sistema di vasi comunicanti: in parte è mia, in parte deriva dal mio Daimon personale… e che tu conosci benissimo!
P.S. Ho letto e apprezzato Eat, Pray, Love, ma ho detestato il film.
Grazia
Hai avuto un ruolo importante nel mio riprendere a scrivere dopo avere messo in discussione le premesse su cui mi ero basata per tanto tempo. Non ti ringrazierò mai abbastanza.
Cristina M. Cavaliere
E io sono contentissima della nostra amicizia! Alla faccia di chi diffida della blogosfera.
Renato Mite
Io mi ritrovo in questa immagine dell'ispirazione. Per quanto cerchi di disciplinare la mia scrittura, ci sono dei periodi in cui non riesco a scrivere, spesso perché devo mettere a fuoco e rimuginare su alcune idee, ma anche le distrazioni hanno il loro peso. Dopo tutto, però, torno sempre a scrivere.
Grazia
Eh già, non possiamo pretendere di scrivere come se fossimo macchine! Il bello è tornare sempre a scrivere, dopo.
Nick Murdaca
Talento e ispirazione, due parole che mi attraggono, anche se il motivo mi è poco chiaro. Se dovessi incorniciare una tela che le raffiguri, il soggetto sarebbe uno oceano blu profondo, increspato qua e là da onde dalla cresta scintillante: un'energia che si carica nell'oscurità e si scarica emergendo, sprigionando luce da afferrare prima che si dissolva. Perdonami l'artificio, Grazia, ho dato briglia sciolta alle sensazioni che l'argomento del tuo bel post ha suscitato dentro di me. Ho risposto, almeno in parte, alla tua domanda?
Grazia
Che bella immagine! In particolare mi piace l'energia che si carica nell'oscurità, perché è proprio così che succede. Vorremmo essere sempre positivi e scoppiettanti di vitalità, ma i periodi in cui la nostra energia si ricarica in profondità, nel silenzio, sono i più importanti, portatori di cambiamento. Nel silenzio si trovano tante cose…
Nick Murdaca
Potremmo anche dire che il silenzio è portatore di cambiamento! Ancora una volta, le nostre visioni sono concordi. Mi fa molto piacere, Grazia.
Alessia Savi
Ho appena finito di leggere "Big Magic" e ho in atto una rivoluzione interiore.
E non sto scherzando.
Ci scriverò su un articolo anche io, ma devo metabolizzare ancora alcune cose. Io sono una fedelissima dell'Ispirazione: se non arriva qualche buona idea, nemmeno inizio a scrivere. Nel mio metodo, manca invece un certo rigore sulla struttura e su come portare avanti la storia, che si lascia sempre scrivere e poi devo correre ai ripari in fase di editing. Ma va bene così: ormai, so come devo comportarmi!
Grazia
Mi fa piacere che anche tu abbia trovato nel libro qualcosa di nutriente. Eh, non è semplice: da un lato bisogna conoscersi e rispettarsi (è inutile voler applicare a forza dei principi generali); dall'altro bisogna accettare di spingersi almeno un po' oltre la spontaneità per ampliare i propri confini. Ormai mi sono convinta che questo processo di negoziazione sia inevitabile e costante, e come tale vada accettato di buon grado, anche se è spesso faticoso.
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