Maestri

Imparo a scrivere con Diana Gabaldon

Reading Time: 5 minutes

Chi lo dice che i romanzi commerciali devono essere di bassa qualità?
Prendete Outlander, per esempio.

Non so quanti di voi conoscano la scrittrice Diana Gabaldon, ma sono quasi sicura che abbiate almeno sentito parlare della serie televisiva Outlander, andata in onda in Italia su Fox Life a partire dal 2015.

Il mio incontro con Outlander è avvenuto sullo schermo un po’ per caso, ma dopo poche inquadrature ero già lì, dentro la storia, a dimostrare quanto sia pericoloso per me vedere film ambientati in Scozia. Sono capace di andare in estasi davanti all’erba, alle pecore! In quel caso, però, a catturarmi non era stata soltanto l’ambientazione nelle Highlands scozzesi, ma anche l’aspetto romantico della storia. La protagonista Claire Beauchamp, infatti, entrando in un cerchio di antiche pietre chiamato Craigh na Dun, compie un viaggio a ritroso nel tempo che la catapulta dal 1945 al 1743, passando così dalle braccia del marito Frank Randall a quelle – molto più interessanti – di Jaime Fraser, che vedete con Claire nella foto.

La serie televisiva è tratta dalla saga scritta da Diana Gabaldon, che conta otto romanzi in lingua originale (quindici in italiano), più altri romanzi ad essa collegati. L’autrice – cito da Wikipedia – è nata nel 1952 in Arizona da padre americano e madre inglese. Nel 1988 decise di scrivere un romanzo, senza l’intento di farsi pubblicare (sic!), ma semplicemente “per imparare come si fa”. Nella serie televisiva Doctor Who si imbatté in uno scozzese diciassettenne del 1745 di nome Jamie MacCrimmon, che le fornì l’ispirazione per il suo protagonista maschile, Jamie Fraser, e per l’ambientazione del romanzo nella Scozia del XVIII secolo.

L’autrice decise poi di creare “una donna inglese per contrastare tutti quei kilt scozzesi”, ma il personaggio femminile di Claire iniziò a raccontarsi in prima persona “esprimendo moderni commenti strafottenti su tutto”, cosicché l’autrice, per spiegare i suoi atteggiamenti, decise di farla viaggiare nel tempo… ed ecco iniziata la saga. (Tanto per dire come qualunque storia, anche la più monumentale, nasca da un’idea semplice, anzi, direi piuttosto dall’incontro-scontro tra due idee semplici – ho sempre l’impressione che funzioni così).

Dal momento che la prima serie di Outlander mi aveva lasciato un’impressione positiva, ho deciso di accantonare le mie remore e comprare il primo libro della saga della Gabaldon. Non ho niente contro una bella storia d’amore, ma mi irritano certi cliché e l’abbondanza di dettagli su abiti, trucco, arredamento e tratti fisici dei personaggi. Quindi ho acquistato Outlander-libro (in italiano: La straniera) aspettandomi una storia rosa qualunque, e ho avuto una sorpresa: non solo la storia si è confermata affascinante anche sulla carta, ma Diana Gabaldon si è rivelata una scrittrice di qualità.

Jamie e Claire, protagonisti dei romanzi di Diana Gabaldon, nella serie TV Outlander
Ecco un’autrice che non affretta le descrizioni, ma non annoia mai…

La Gabaldon si sofferma su ogni elemento della storia, che sia paesaggio o personaggio, battaglia o scena di sesso. Non ci sono aspetti del romanzo cui ha dedicato minore cura, per suoi gusti personali o per esigenze di mercato. Questa sua calma potrebbe facilmente tradursi in una noia mortale per il lettore, ma non è così. Come mai? Perché – beata lei! – sa descrivere magistralmente, e nei dettagli, senza mai esagerare.

Anche nella scelta delle scene, non si può dire che la Gabaldon osservi la “regola” di inserire nella storia soltanto gli elementi utili a portarla avanti. A un certo punto la protagonista viene chiamata in causa per il parto di una giumenta, che si svolge nel giro di tre pagine (tre pagine a parlare del parto di un animale… non sono poche!). Questo episodio, anche se fa salire Claire nella stima di alcuni personaggi, non si può definire davvero utile alla storia; eppure mi sono trovata immersa tra dettagli tutt’altro che gradevoli, per quanto emozionanti, a godermi semplicemente la sua descrizione, quasi dimenticando il resto.

Aggiungo – perché potrebbe nascere il dubbio – che in questo primo libro la Gabaldon non sembra annacquare la storia per renderla quella saga infinita che poi è diventata.

…si documenta a dovere…

Ambientare la storia nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale non sembra un’impresa ardua; ambientarla nel 1700 delle Highlands e della Francia di Luigi XV, però, è tutta un’altra cosa. Non posso dire con certezza che l’accuratezza dell’autrice nel rendere i luoghi e il periodo storico sia impeccabile, ma la mia impressione è che la Gabaldon abbia fatto un ottimo lavoro.

…non si ritrae dagli argomenti più crudi…

Tra le scene più difficili da rendere bene, secondo me, ci sono quelle in cui sono presenti sesso e violenza. In Outlander, entrambe abbondano. La difficoltà per l’autore, in questi casi, nasce dalla scelta di quanto dire e come dirlo, anche per la possibile resistenza da parte del lettore a calarsi in dettagli delicati o sgradevoli. La Gabaldon, secondo me, se la cava brillantemente, anche qui con una buona dose di equilibrio: realismo, ma senza eccedere negli aspetti truculenti; sesso raccontato con dovizia di particolari, ma senza mai scadere nel trattato di anatomia o nell’erotico spinto.

…non attinge allo scaffale dei cliché…

Raccontando una storia d’amore, non è così facile essere originali; e d’altra parte anche lo sforzo di sorprendere il lettore non sempre dà buoni risultati. La Gabaldon, però, non fa scelte banali, e riesce a dotare personaggi e scene di sufficienti sfumature da renderli “nuovi”.

…scrive dialoghi perfetti…

Ritmo, ironia, intensità… ho già detto tutto.

…e regala personaggi che rimangono impressi nella memoria

Non soltanto i personaggi principali, che ho trovato davvero intriganti, ma anche quelli secondari. Ognuno è mostrato in situazioni che lo fanno individuare come se stesso e nessun altro, senza possibilità di confusione e con un “sapore” definito. Inutile dire che “Black Jack” Randall, il cattivo della situazione – anzi, il Cattivo, perché la maiuscola la merita tutta – dà i brividi ma anche una certa nausea, niente affatto scontata. (Per chi avesse letto/visto Outlander, Murtagh è uno dei miei personaggi secondari preferiti.)

In conclusione, considero Outlander una storia di ottimo livello, raccontata magistralmente, che dimostra come la letteratura cosiddetta “commerciale” possa raggiungere livelli qualitativi di tutto rispetto. Non per niente il secondo libro della saga, Dragonfly in Amber (L’amuleto d’ambra, in italiano), è già in arrivo…

Conoscete anche voi Outlander? Che rapporto avete con i generi che compongono questa saga: romantico, storico, avventuroso, fantastico?

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE
Ennesimo rallentamento nella progettazione della Nuova Storia. Non avendo ricevuto responsi positivi dagli agenti inglesi in merito a Searching for Goran, voglio fare uscire il testo in tempi brevi su Amazon, sia in italiano che in inglese. Non sono delusa: tutti gli agenti che avevo individuato sul sito Agent Hunter (molto ben fatto!) specificavano di non accettare autori stranieri. Avendo già tradotto il romanzo, ho voluto fare comunque un tentativo, ma ora riprendo il progetto iniziale. E poi a rallentarmi è arrivata una cosa che proprio non potete immaginare, di cui vi racconterò molto presto…

BOLLETTINO DEL LETTORE
Oltre a Outlander, ho terminato di leggere anche Grace and Grit di Ken Wilber . È stato interessante ma anche pesante seguire per tante pagine una vicenda che sapevo già concludersi con la morte di Treya Killam, moglie dell’autore, ma… che meraviglia! Mi sono sentita privilegiata ad avere letto questo libro. Ora sto leggendo The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry, di Rachel Joyce, e Healing Mantras, di Thomas Ashley-Farrand.

24 commenti

  • Sandra

    Non ho mai letto la Gabaldon ma la blog amica Barbara Webnauta la cita spesso e la adora, quindi mi pare un po' di conoscerla. Tu mi confermi la sua bravura fuori dagli schemi.

  • Serena

    Mumble. Io ho letto il primo libro e l'ho trovato molto intrigante, al secondo ho mollato con l'impressione del solito polpettone sentimentale. E forse per qualcosa di indigesto dal punto di vista della credibilità (e te lo dice una che ancora aspetta la sua lettera da Hoghwarts XD ). Ma può tranquillamente essere una questione di gusti… Non tutti i libri sono per tutti.
    Poi volevo dirti che il tuo bollettino finale del lettore e dello scrittore mi piace tantissimo. Posso copiartelo, mettendo tutti i crediti ovviamente?
    Bollettino per bollettino ecco il mio: dopo un periodo di stasi totale nella lettura di narrativa, ho trovato finalmente qualcosa che mi acchiappa. Leggo poche pagine alla volta nei ritagli di tempo, soprattutto prima di crollare addormentata, ma con tanta voglia di andare avanti. I libri a dire il vero sono due. Uno è Burial Rites di Hannah Kent, che ti consiglio con tutto il cuore, anche perché tu leggi in inglese senza problemi. L'altro, italianissimo, è "Come se fossimo già madri" della nostra Silvia Algerino. Vediamo, entrambi, come mi sapranno portare alla conclusione.
    Ti mando un bacione, come sempre. E se passi da Milano il 18 novembre, ricordati di Bookcity!

    • Grazia

      E' difficile replicare un buon risultato nei romanzi successivi, perciò mi chiudo le orecchie e aspetto il botto; ma speravo in un calo verso il sesto libro, tipo, non subito subito. XD Però hai fatto bene a dirmelo. Con aspettative più basse, magari il secondo va giù meglio…
      Usare il bollettino con tanto di copyright? Non ti dico "ma va là" perché una scrittrice deve parlare meglio. Sono contenta che ti piaccia l'idea. Il bollettino è nato perché volevo mettere in comune le letture senza lanciarmi in recensioni che amo poco, mentre dal punto di vista scrittoriale mi stimola a essere sincera su ciò che riesco e non riesco a fare. Di mio tenderei a restare in silenzio fino a quando non ho combinato qualcosa di buono, ma mi sono resa conto che anche incontrare difficoltà o fallire è un'esperienza umana importante da condividere. (Ho appena acquistato Burial Rites. :))

  • PattyOnTheRollercoaster

    Non ho mai letto quest'autrice e nemmeno visto la serie, ma la storia comincia a incuriosirmi! In realtà ha tutte le possibilità per piacermi: romanzo storico, un pizzico di fantasy, una storia d'amore… Me lo segno.
    A proposito, è bello vedere ogni tanto qualcuno ricordare a tutti gli eminenti letterati e critici che anche la letteratura di genere non è scadente come la si considera adesso.

  • Andrea Di Lauro

    Il nome non mi è nuovo, della serie tv intendo. Comunque devo ammettere che non sono riuscito a leggere con criterio questo tuo post, mi sono fermato alla frase: "Sono capace di andare in estasi davanti all’erba".

    • Grazia

      Non conoscendo i tuoi gusti, non so se la mia valutazione possa esserti utile, ma spero di sì. Personalmente non ho propensioni per la "alta" o la "bassa" letteratura: se l'autore riesce a tenermi nella storia, tutto bene; se scrive meravigliosamente, ma lo trovo pesante, lo abbandono.

  • Tenar

    Secondo me per fare un buon intrattenimento storico ci vuole un sacco di lavoro e un sacco di talento. Patrick O'Brian, per la serie ambientata nelle guerre napoleoniche, si è seppellito negli archivi navali perché nessun particolare fosse fuori posto e tutto questo lavoro fa la differenza nella resa.
    La serie di Outlander mi ispira, stavo per acquistare il primo libro, ma al momento fatico già a stare in pari con il libro del mese del gruppo di lettura e ho rimandato a tempi (di vacanza) migliori.

    • Grazia

      Il problema della lunga lista di libri che si vogliono leggere diventa stringente quando si ha un figlio piccolo; me lo ricordo bene. Comunque Serena il secondo libro lo ha trovato deludente. Scoprirò presto se sono d'accordo con lei oppure no.

  • Barbara Businaro

    L'ho letto ancora ieri il tuo articolo, ma non potevo commentare. Eccomi!
    Io ho appena terminato il quinto libro italiano (mi tengo al passo con la serie tv e cerco di non fumarmeli tutti subito). Finora non ho avuto cali, anzi nel secondo c'è un fatto descritto molto intensamente da Diana -sebbene non lo abbia vissuto – che mi fa dire senza remore che sì, è brava, l'empatia ce la mette davvero tutta.
    Ho iniziato a leggiucchiare Outlandish Companion, il compendio ai libri, però in lingua inglese. Nell'introduzione spiega in dettaglio come è arrivata scrivere la storia, sostanzialmente per noia, e perchè ha scelto quel periodo, per caso. Essendo una ricercatrice universitaria, con accesso a tutte le biblioteche americane, era già abituata a cercare informazioni anche antiche, per cui questo o quel periodo storico non le avrebbe fatto differenza. Credo comunque abbia influito non solo la puntata del Doctor Who, ma che suo marito abbia origini scozzesi. (Lui si vanta che alcune battute di Jamie sono sue! )
    Straordinario anche l'incontro col suo primo agente: lei non sapeva assolutamente nulla di come funziona il mondo editoriale, quindi immaginati!
    PS: anch'io vado in estati per il paesaggio scozzese! (anche quello col kilt, vabbè, non butto via niente )

    • Grazia

      Non era proprio così casuale la scelta della Scozia, allora… (C'è qualcosa di male nell'ammirare i kilt? Sono capi d'abbigliamento così… suggestivi!)

  • Giulia Lù

    Non ho letto la Gabaldon e non seguo la serie però questo tuo post mi ha messo davvero tanta curiosità, considerato che c'era già grazie ai post di Barbara. Mi sa che prima o poi compro il libro..,

  • Cristina M. Cavaliere

    Una vicenda che porta il lettore indietro nel tempo non può che attirarmi, specialmente se ci si aggira in certi secoli! Ricordo che avevamo parlato in privato di questa scrittrice. La cura nel dettaglio in un romanzo storico è fondamentale, ma è un'arma a doppio taglio. Il rischio è quello di eccedere e cadere nella pedanteria. Mi sembra che in questo caso l'autrice abbia trovato una felice combinazione di fattori: intrattenimento e storia.

  • Marina Guarneri

    Anch’io ne ho solo sentito parlare da Barbara e ho sempre snobbato storia e autrice per pregiudizio, più che altro per la mia ritrosia verso il genere. Soprattutto perché ho una colonna di libri da leggere e dunque mi viene sempre difficile dare priorità a cose che penso mi interessino meno. Ma tu ne parli talmente bene che viene la curiosità di capire perché il giudizio sia così positivo. Ci devo provare. Del resto ho sperimentato la fantascienza, un genere che proprio non mi prende.
    I tuoi bollettini sono fantastici, quello dello scrittore con la storia del tuo libro tradotto è interessante. Hai fatto bene a provare il mercato straniero.

    • Grazia

      Sono entrata nell'ordine di idee del "perché no?". Anche la possibilità dell'autopubblicazione è arrivata così, dopo che per tanto tempo l'avevo prima mal considerata (allora forse a ragione), poi sottovalutata. Un problema con il mercato estero sono i costi della traduzione, non facili da recuperare, ma sono contenta di poter dare un orizzonte più ampio a questa storia.

  • Luz

    Eccomi, presente! Appassionata alla saga Outlander, di cui sto seguendo la terza serie su Sky.
    Praticamente faccio in modo che si accumulino due puntate e ci trascorro ogni due settimane una bella sera.
    Mi piace perché è bene girata, è evidente che si tratti di una produzione di livello. Tutto è affascinante, le ambientazioni, i costumi, la fotografia, il cast. I dialoghi risentono del genere, ossia sono semplici, e non sempre l'intreccio mi fa impazzire. Insomma, ha tutte le caratteristiche del feuilleton che di tanto in tanto mi concedo. Non ne leggerei i libri, mi basta la loro versione televisiva.
    Trovo che la protagonista sia divinamente appropriata nella parte. Meno il bel James, per i miei gusti TROPPO bello, non so se mi faccio intendere. Credo che ci volesse un tipo un po' più maturo.
    Mi rendo conto che a scriverne mi sento come una ragazzina. Questi intrecci romantici servono proprio a ricordarci quel lato romantico che non deve spegnersi del tutto.

    • Grazia

      Dopo avere letto il libro sono andata a rivedermi uno spezzone della serie tivù, e ho deciso di proseguire nella lettura invece che nella visione, almeno per il momento. Questo per darti un'idea di quanto mi abbia convinta la Gabaldon. Che poi Jamie sia troppo bello… ecco… diciamo che me ne faccio una ragione.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *