Autopubblicazione

I figli fanno crescere. Anche quelli di carta.

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Vi racconto come sono cambiate le mie idee sull’autopubblicazione
e come Cercando Goran è atterrato (di nuovo) sul pianeta Amazon.

Sul self-publishing si è già detto e scritto di tutto, perciò non mi illudo di illuminarvi sull’argomento. Di cosa significhi approdare all’autopubblicazione per me, invece, non ho mai parlato sul blog, forse perché sto iniziando a capirlo soltanto ora.

Quando ho iniziato a scrivere, una decina di anni fa – dico sempre così, ma prima o poi dovrò aggiornare la cifra – le discussioni più roventi nell’ambiente degli “aspiranti scrittori” (non suona già vetusto?) vertevano sull’editoria a pagamento: sono solo tipografi, invece il mio invece mi tratta bene, ma non è giusto che l’editore eviti la sua quota di rischio rifacendosi sull’autore… cose così. Oggi ci sarà ancora qualcuno che paga per pubblicare quello che ha scritto, sotto forma di una tantum o di copie acquistate? Credo che la categoria sia sull’orlo dell’estinzione.

In quel periodo l’autopubblicazione iniziava a diffondersi. La mia impressione (e non solo la mia), al tempo, fu di vero orrore, confermato da qualche esperienza di lettura: tutti, ma proprio tutti, potevano immettere sul mercato quello che avevano scritto, per quanto fosse sgrammaticato, ridicolo, illeggibile. Lungi dal voler partecipare a questo sabba di libertà incondizionata, intendevo tenermene il più possibile lontana. Per me era l’editore a poter valutare un’opera, ed eventualmente certificare che aveva il diritto di esistere.

Da allora, belle imprese, scoperte e delusioni hanno cambiato me, mentre anche il mercato cambiava. Non so se circolano ancora, tra i lavori autopubblicati, testi che ti fanno persino dubitare che l’autore abbia mai letto un libro in vita sua, ma è certo che il self-publishing non è più il cestino dei rifiuti dell’editoria tradizionale. Gli autori hanno abbandonato le diatribe sulla propria autodefinizione (meglio scrittori, aspiranti scrittori o neoscrittori?) per preoccuparsi di questioni più fondamentali: ha importanza lo studio, e in quale misura? Essere ambiziosi aiuta ad avere “successo” oppure rischia di allontanare il piacere di scrivere? Come si riesce a continuare a scrivere con passione sul lungo termine, quando i risultati si fanno attendere?

È anche diventato evidente che l’editoria tradizionale non può svolgere il ruolo di filtro di qualità che per tanto tempo i… fiduciosi come me si sono ostinati ad assegnarle, non necessariamente per mancanza di professionalità, ma perché la ricerca di profitti la rende iper-prudente e poco friendly verso i nuovi autori, anche quando sanno scrivere.

Insomma, tutto è cambiato per gradi, e credo che si stia finalmente affermando una visione più realistica del cammino dell’autore, con le sue gioie e i suoi limiti. Mi gratifica avere partecipato e partecipare a questa presa di coscienza collettiva. Uno dei suoi effetti è avere deciso di autopubblicare quello che scrivo, quando lo ritengo degno di essere letto  – parere personale, quindi soggettivo al cento per cento, ma sapete cosa? Ho capito di non avere bisogno di conferme più o meno autorevoli per scrivere.

La scelta di farlo è tutta mia, poi spetterà ai lettori giudicare se nelle mie storie c’è qualcosa di buono per loro oppure no. Non all’editore, che cerca il nuovo best-seller (o qualcosa di trasformabile in best-seller), e in sua assenza preferisce puntare sui soliti noti. Non all’agente, che per guadagnarsi da vivere deve proporre agli editori storie in quantità. Quello è il loro ruolo, non il mio. Io sono un’autrice, che è tutt’altra cosa. Il mio ruolo è scrivere meglio che posso e dare alle mie storie la possibilità di essere lette, non perché abbiano il diritto di incontrare il pubblico, o io abbia il diritto di essere conosciuta – io a questa storia dei “diritti” non credo affatto – ma perché mi sono care e credo in loro. Lo strumento per fare questo esiste, perciò lo uso.

E così eccomi tra gli indie. Mi sento bene, con una certa sfumatura di sollievo, come se fossi scampata a un pericolo – dipendere dal giudizio altrui lo è, davvero. Del resto pubblicare come ho fatto io finora, con un piccolo editore o in seguito a un premio letterario, è di poco diverso dal non pubblicare. Non nego che sia stato motivante, almeno all’inizio, ma ho dovuto rendermi conto che la promozione del libro sarebbe sempre rimasta unicamente a mio carico. A quel punto mi sembra più logico accollarmi sia gli oneri che gli onori.

In particolare mi rende felice riscoprire un rapporto stretto con le mie storie. Non sono del tutto soddisfatta del trattamento che ho riservato loro in passato. Da quando ho iniziato a scrivere, ho sempre rincorso qualcosa: il miglioramento creato dalla pratica, l’editore da accalappiare, le mire di un agente. Quello che avevo scritto veniva accantonato non appena si dimostrava incapace di portarmi dove volevo, e avanti il prossimo. Che ci siano stati diversi “prossimi” è sicuramente un bene, ma non ho riservato un bel trattamento alle mie creature. Perché in fondo questo sono, le nostre storie: figlioli che cresciamo con gioia e fatica, dolori e incazzature.

Ricordate la spiegazione di Lilo del termine “ohana”, nel film di animazione “Lilo e Stitch”?Ohana significa famiglia, e famiglia vuole direche nessuno viene abbandonato e nessuno viene dimenticato.

Bene, nella mia strana famiglia ci sono umani, cani e anche storie, che non ho alcuna intenzione di abbandonare. L’autopubblicazione inoltre mi permette di proteggere il nucleo centrale del mio scrivere: raccontare le mie storie a qualcuno, cosa che per me (forse anche per voi?) conta più di tutto. Non sono capace di scrivere per me stessa soltanto.

Ecco perché ho sottoposto all’ennesima revisione Cercando Goran, senza stancarmi e senza sentirmi patologica (anzi, emozionandomi pure), e mi sono avventurata – con gli ottimi supporti del caso – in Kindle Direct Publishing, sezione di Amazon dedicata all’autopubblicazione.

Cercando Goran è rinato così, in digitale e cartaceo. Per ora è disponibile in italiano, ma la versione inglese seguirà a ruota. La storia è la stessa di Due vite possono bastare – vale la pena dirlo per chi aveva letto il romanzo nella sua prima edizione – con numerosi aggiustamenti stilistici, alcune incongruenze sanate e un capitolo aggiunto per dare voce a un personaggio che avevo un po’ trascurato.

Copertina di Cercando Goran

È un romanzo che fa per voi? Io spero che vi venga la curiosità di scoprirlo. Posso soltanto darvi qualche indicazione di massima: Cercando Goran è incentrato su un mistero da risolvere, ma parla prima di tutto di esseri umani, dei loro rapporti e della loro incredibile resilienza. Se vi fa piacere leggere qualche opinione sulla storia, la trovate sulla pagina dedicata del blog, mentre qui c’è una bella intervista da parte di Cristina Cavaliere sull’argomento.

Inutile dire che mi farà piacere conoscere le vostre opinioni sul romanzo, che sia in via privata, nei commenti e/o nelle recensioni di Amazon (senza obblighi di sorta – lo preciso sulla scia della lettura di questo condivisibile articolo pubblicato sul blog Sil-ently aloud).

Nell’ipotesi che il Natale cada prima di un mio nuovo post, vi faccio già da oggi i miei migliori auguri: che sia un Natale dal cuore amorevole, pieno di emozioni e pensieri luminosi. Tanti auguri, a voi e ai vostri cari!

30 commenti

  • Tenar

    Innanzi tutto tantissimi auguri di buon Natale!

    Ammiro tanto il tuo coraggio, io ancora non ce l'ho, come non ho il tempo per pensare alla promozione delle mie creature. Così vanno per lo più a intasare i cassetti e non c'è molto modo di tirarle fuori da lì. Chissà, magari un giorno avrò anch'io il coraggio per il grande salto. Per il momento seguo con affetto voi che l'avete fatto.

    • Grazia

      Non mi sento particolarmente coraggiosa, solo sento che è arrivato il momento di cambiare. Quanto alla promozione, non ci sono mai stata portata, perciò sono curiosa di scoprire cosa farò, e se lo farò. Grazie!

  • Marco Amato

    M'ero ripromesso di non parlare più di self publishing, ma la voglia di mandarti i miei migliori auguri per questa nuova strada supera la ripromessa. Di certo, un sorriso mi è venuto alla lettura del post. Quanta brava gente avversa al self avrai fatto cadere dalla sedia. Con questo libro non diventi una self publisher, nemmeno un autoeditore, ma sei diventata una scrittrice indipendente, che è qualcosa di più figo. Per esistere non dipendi più dai sì o dai no di qualcuno che per mestiere guarda il tuo romanzo in termini di profitto. La tua storia esiste perché è una bella storia da raccontare a qualcuno. Ed anche se la storia emozionerà un lettore soltanto, ne sarà comunque valsa la pena. Ieri una lettrice mi ha emozionato. Si è messa un cappello di babbo natale, si è fatta la foto con il mio libro e l'ha postata sulla pagina Facebook. Di cosa ha bisogno di più uno scrittore, del sapere che le tue parole hanno emozionato e che sono diventate parte di altre vite. Certo, poi il grande editore è sempre un'altra cosa. Ma non è chi vuol trarre profitto economico dalla nostra anima a determinare chi siamo e se possiamo esistere nella nostra voglia di raccontare. Ti auguro il meglio.

    • Grazia

      Grazie per avere fatto un'eccezione per me! Condivido tutto quello che hai detto. Hai colto perfettamente che non è (solo) una questione di "risultati", ma un cambiamento di mentalità… prima ero io a non cogliere.

  • Sandra

    Io in questi giorni toccando letteralmente con mano il proliferare di agenzie editoriali, letterarie che promettono chissà cosa, editori minuscoli, contratti (uno l'ho schivato con gioia!) assurdi che davvero Dio salvi il self!
    Complimenti quindi e auguri a te per queste feste con un regalo speciale che ti sei fatta in leggero anticipo.

  • Maria Teresa Steri

    Sono molto contenta per te, soprattutto per questa presa di coscienza e per la serenità che ne deriva. Sarà che ho provato le tue stesse sensazioni, sollievo compreso. Faccio un enorme in bocca al lupo al tuo romanzo, che il suo sia un bellissimo e produttivo viaggio tra i lettori. Da parte mia, non avendolo letto nella sua prima edizione conto di farlo in questa. Complimenti per tutto quanto. E se vuoi fare una presentazione da me, la porta è aperta

    • Grazia

      Grazie mille per gli auguri (che anche Goran e compagni apprezzano molto), e per l'invito nel tuo blog-salotto, che accetto con piacere. Ho spesso avuto l'impressione che seguissimo percorsi simili, sintonizzati sullo stesso ritmo.

  • Elena Ferro

    Sono felice di questa tua consapevolezza. Sto anch'io revisionando una storia pubblicata con una casa editrice a pagamento (ci sono cascata come tanti, lo ammetto, mi hanno fregato con la storia del pagamento dell'editing) alla quale mancava davvero un sano editing. Uscirà in self perché questa soluzione è pulita, trasparente, chiara e ben definita. Cosa che mi è mancata prima. Non sono d'accordo con te quando affermi che gli autori che pubblicano a pagamento sono in via d'estinzione. Primo perché non lo sono le EAP e secondo perché i modi per spillare soldi agli autori sono tanti e l'omertà aiuta i farabutti. Detto questo personalmente ho cambiato prospettiva. Il punto non è la diffusione del libro, la massiva promozione su social o tra amici, ma la qualità di ciò che scrivo. Il mio divertimento, se così si può dire, è giungere al top della mia capacità di scrittura per offrire il meglio di quella che sono quando scrivo. Oggi è solo su questo che mi concentro.
    Grazie per gli auguri, li ricambio di cuore

    • Grazia

      Non è affatto difficile, se prima non è capitato di partecipare a discussioni sull'argomento, decidere di pubblicare con una EAP. A me è successo di iniziare a scrivere partecipando a un forum di autori dove se ne parlava molto, e in maniera agguerrita, che mi ha estirpato all'origine qualsiasi tentazione. Credevo che il problema si fosse spento, ma evidentemente è solo uscito dal mio mondo personale. Comunque anche le mie scelte sono state poco produttive. Per avere una visione realistica dell'editoria serve esperienza, ed è bello possederla, errori inclusi, perché ti fa sentire più forte. Il tuo obiettivo per la scrittura è anche il mio.

    • Elena Ferro

      Sono molto d'accordo quando affermi che nell'editoria serve esperienza, e quella si fa solo compiendo clamorosi errori. Oggi sono una scrittrice consapevole e più sgamata di tre anni fa. E sai una cosa? Non mi vergogno di ciò che ho fatto perché io ero in buona fede, gli altri no. Ciao Grazia, buona giornata

  • Marina Guarneri

    Nonostante la mia avversione al selfpublishing, non sono caduta dalla sedia. ????Ti ho conosciuto come una scrittrice di qualità e la tua scelta resta legittima. Anzi, ti faccio davvero un grande in bocca al lupo per questa nuova avventura.
    Un sereno Natale anche a te. ????

  • Cristina M. Cavaliere

    Sui vari blog non esterno più pareri sul pro e il contro il self, che spesso vengono equivocati. Ti dico solo che ho seguito il percorso del tuo "Cercando Goran" da osservatrice dietro le quinte e sono molto felice del risultato! E quindi ti auguro anch'io un grande in bocca al lupo. Amazon è un'ottima piattaforma, e avere un piccolo editore che non cura per nulla libri e presentazioni è come non averlo. Anzi, diventa un peso sulle spalle dell'autore e basta, e a questo punto evviva il self.
    Ho intenzione di comprare la versione inglese non appena la pubblicherai, la traduttrice è una garanzia di qualità! E, naturalmente, ti rinnovo i miei auguri di serene festività, insieme alla famiglia, agli animali e ai bambini di carta.

    • Grazia

      Ricambio gli auguri e ti ringrazio molto della tua intenzione di acquistare Searching for Goran. Non capita spesso che un lettore si interessi due volte alla stessa storia, anche se in lingue diverse! Ma tu non sei certo un lettore qualunque per me. Buon lavoro per i tuoi esami, sarai nei miei pensieri.

  • Giulia Lù

    Cara Grazia benvenuta nel mondo degli scritturi indipendenti (mi piace molto questa definizione di Marco), a me il tuo libro "Due vite possono bastare" era piaciuto moltissimo, è vero parlava di un mistero ma soprattutto di persone e di vita. Sono curiosa anche di leggere la nuova versione con il capitolo aggiunto. Mi riconosco molto in quello che hai scritto, anch'io in passato per inseguire la ricerca di un editore ho trascurato le mie storie, smarcarsi da questa ricerca mi ha aiutato a crescere e a far crescere le mie storie. Tanti cari auguri a te e alla tua famiglia!

    • Grazia

      Grazie! Le tue parole, e quelle di altri che hanno commentato, rendono più viva in me la consapevolezza di quanto sia preziosa ogni singola persona che legge le mie storie. I grandi numeri fanno sicuramente piacere – chi non ci spera? – ma non ce n'è bisogno per essere contenti di scrivere. Un caldo, sereno Natale anche a te e alla tua famiglia!

  • Barbara Businaro

    Avevo intravisto il post, poi sospeso la lettura per i bagordi di Natale. Rieccomi qui. Magari tutti quelli che scrivono di editoria e self fossero così maturi come lo sei stata tu in questo articolo! Questa è sana consapevolezza. Come diceva sopra Elena, l'Eap vive ancora molto bene, ci sono molte persone che danno per ovvio che un autore partecipi ai costi quando è emergente e pubblica con un piccolo editore, solo i big non ti chiedono soldi. Qualcuno poi invoca i trascorsi storici per dire che tutti gli scrittori un tempo hanno pagato per farsi pubblicare. Invece le esperienze vanno condivise, anche così si formerà un mercato migliore. Non mi resta che augurarti in bocca al lupo per questo nuovo libro. La copertina mi piace molto!

  • Monica

    Oh, che bello Grazia, congratulazioni e benvenuta nel mondo del self! Credo tu sappia già come la penso a riguardo quindi semplificherò il tutto dicendo: ottima idea!
    In bocca al lupo! :*

    • Grazia

      Grazie, e viva il lupo! Adesso inizia una parte impegnativa del lavoro, ma lo stesso mi sento sollevata. I misteri della psiche umana…

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