Autopubblicazione

Bilancio di un romanzo

Reading Time: 7 minutes

Si parla molto di scrittura e di autopromozione, quasi mai di risultati.
Oggi pubblico quelli di Cercando Goran.

Per chi scrive e pubblica, in autonomia o con un piccolo editore, dire “vendo poco” è quasi un cliché, ma cosa significa di preciso? Mi è capitato di domandarmelo. Si dice che mille copie siano un ottimo risultato per un autore sconosciuto. I riferimenti però finiscono qui. Cosa pensare di cento copie vendute? E di qualche sparuta decina?

L’omertà istintiva degli scrittori sui loro numeri mi stuzzica, perché la avverto anch’io, senza riuscire a individuarne chiaramente i motivi. È solo la normale riservatezza verso gli aspetti economici della nostra vita? Temiamo che esprimere la scrittura in freddi numeri la sminuisca? Ci secca dare spazio a possibili paragoni?

Non conosco la risposta, e in fondo non è questo il punto. La mia domanda è: può essere utile a chi scrive conoscere questi numeri? Io credo di sì. Ecco perché oggi vi racconterò l’andamento del mio romanzo mystery Cercando Goran, che molti di voi conoscono, e le mie riflessioni in merito. La situazione che fotografo è quella di un autore medio, né esordiente né famoso, alle prese con la gestione di un romanzo altrettanto medio (anche se le reazioni dei lettori mi fanno sperare di meglio!).

Se i numeri non vi interessano e preferite leggere soltanto le mie conclusioni, potete andare direttamente ai paragrafi dal titolo evidenziato. Se invece volete farmi compagnia nel mio viaggio tra spese e ricavi, allacciate le cinture!

Nel 2013 il romanzo, che allora aveva come titolo Due vite possono bastare, risultò tra i finalisti del Torneo IoScrittore e venne pubblicato dal gruppo Mauri Spagnol in versione digitale.

Copie vendute tra il 2013 e il 2016: 69 (36 nel primo anno, 23 nel secondo, 7 nel terzo, 3 nel quarto).
Royalties percepite: 16 euro.

Nel 2017 ho ripubblicato il romanzo su Amazon KDP, in formato digitale e cartaceo, in italiano (Cercando Goran) e in inglese (Searching for Goran).

Nei mesi successivi ho tentato diverse forme di promozione, scegliendo tra quelle gratuite o dal costo minimo.

  • Ho parlato del
    romanzo sul mio blog e sui social. Risultato non quantificabile, ma
    credo nullo.
  • Ho tentato brevi
    promozioni su Facebook e su Amazon
    . Risultato: come sopra.
  • Ho scritto a 66
    blog/siti italiani proponendo il romanzo per una recensione
    , o
    eventualmente una segnalazione. Di questi (tutti verificati come
    attivi), 26 hanno risposto, 2 dei quali per comunicarmi
    la tariffa che avrei dovuto pagare e 6 per rifiutare. Risultato: 8
    segnalazioni, 9 recensioni, 1 intervista e un articolo
    sul mio percorso di autrice. Quasi tutte le recensioni sono state
    riportate anche su Amazon, talvolta anche su Goodreads e sui social.
  • Ho seguito lo
    stesso iter con 55 blog di lingua inglese (US, UK, Canada, India,
    Nuova Zelanda). Mi hanno risposto 10 blogger, 4 dei quali
    per accettare. Di quei 4, solo uno ha poi rilasciato una recensione sul
    suo blog, oltre che su Amazon e sui social.
  • Ho affidato ad
    alcune librerie della zona 40 copie del romanzo in conto vendita.
    Risultato: 4 copie vendute.
  • Ho lasciato alla
    mia estetista (!) qualche copia del romanzo da esporre nella
    vetrinetta dei suoi prodotti. Risultato: 7 copie vendute, tutte
    nelle ultime due settimane, da quando ha iniziato a proporle attivamente
    alle clienti.
  • Ho fatto ricorso
    a 5 siti americani che pubblicizzano libri gratuitamente o a prezzo
    minimo (sui 10 dollari). Risultato: nessuno.
  • Ho accettato di
    buon grado la collaborazione degli amici blogger che si sono resi
    disponibili a parlare, e farmi parlare, di me e del romanzo sui loro blog.
    Vi ringrazio di nuovo tutti, collettivamente ma pensando a ognuno di voi.
    Risultato: presente, ma non quantificabile.

Copie vendute su Amazon in 11 mesi: 741, quasi tutte in versione digitale (228 in italiano, 513 in inglese).

Di queste, 709 sono state scaricate gratis o acquistate a pochi centesimi durante i giorni di promozione.
Royalties percepite: 75 euro + 69 euro provenienti dalle letture KENP (Kindle Edition Normalized Pages) di Amazon.
Recensioni ottenute: 15 su Amazon Italia, una su Amazon in lingua inglese.
Proventi dalle copie cartacee90 euro.

Spese sostenute per l’acquisto di 60 copie cartacee300 euro.
Spese sostenute per la traduzione in inglese: 3000 euro.

Questi i dati. Ci sono mosse promozionali che non ho tentato, ma non sono neanche rimasta con le mani in mano. Specifico che non considero questo quadro rappresentativo di niente: ho solo riportato la mia esperienza. Alcune conclusioni che ho tratto, però, mi sembrano di valore più generale.

Dove i libri pullulano, è difficile farsi notare. Dove pullulano gli autori in cerca di fama, va anche peggio.

Vale per le librerie, vale per molti siti/blog di segnalazioni e recensioni. Questo non toglie nulla al valore di chi offre il suo spazio a un autore (vedi il punto relativo ai rapporti umani), ma è una semplice osservazione: chi legge di solito è pre-orientato nei suoi acquisti. Il lettore forte ha sempre una lunga lista di libri e autori in attesa, mentre chi legge saltuariamente tende a cercare libri di cui ha sentito parlare da altri, in tivù o sui giornali. In entrambi i casi non presta attenzione al Romanzo Sconosciuto di Autore Sconosciuto, se non su consiglio di un personaggio famoso=irraggiungibile per l’Autore Sconosciuto in cerca di recensioni, salvo conoscenze fortunate.

Anche i siti come quelli americani che ho utilizzato (ne trovate una lista qui), specializzati nella diffusione del libro sui i social esistenti, alcuni anche tramite l’invio di newsletter, sono inefficaci per lo stesso motivo: tutto si riduce a una
sarabanda di autori affamati di vendite, senza partecipazione da parte dei veri
lettori
. Sfido chiunque a trovare stimolanti i “suggerimenti per gli acquisti” di quel tipo! Può darsi che funzionino meglio i siti dispendiosi (costi per l’autore tra i 1500 e i 3000 dollari, a seconda del trattamento e del genere letterario), ma intendo tenermi il dubbio.

Un libro gratis? Sì, grazie, ma non lo leggerò.

Quando rendi il libro gratuito, i download si sprecano, ma non così le letture, secondo il già conosciuto meccanismo del “non pagato = poco interessante”. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai 200 persone abbiano scaricato da Amazon Cercando Goran e 500 Searching for Goran, ma nessuna di loro (nessuna!) abbia postato una recensione, positiva o negativa. Quando il romanzo era scontatissimo, ma non gratuito, ho venduto soltanto un paio di copie.

I social sono sopravvalutati.

Puoi accumulare likes e condivisioni a migliaia senza vendere niente. Con i nuovi criteri di visualizzazione di Facebook, per esempio, lo spamming (perché tale è, in definitiva) è fortemente limitato: in pratica i post vengono visti solo dalle persone con cui condividi contenuti e commenti. Molto giusto. Se per caso rientri nel cliché dello scrittore un po’ orso, però, ti faccio i miei auguri. E poi chi trova il tempo per scrivere, se si butta a commentare centinaia di conoscenti del tutto casuali solo per vendere qualcosa, al di là dell’aspetto etico?

Il bilancio di un romanzo... è difficile da bilanciare!
Foto di Steve Buissinne da Pixabay
Qualunque forma di promozione ha risultati molto limitati.

Non ci sono metodi garantiti. Tutto può contribuire alla riuscita, ma anche no. Sono troppe le incognite in azione nella riuscita economica di un romanzo. Certi generi vendono sempre, per altri dipende dal momento. Meccanismi che funzionano per alcuni sono inefficaci per altri. Ogni autore parte da una situazione diversa: c’è chi ha una base di amici e parenti che già da sola acquista decine di copie, e chi, come me, parte da zero. Si può fare del proprio meglio, ma senza esagerare.

Fare tutto il possibile è… troppo.

Di metodi promozionali ne esistono a bizzeffe (che parola obsoleta!). Si possono mettere in pratica tutti? Secondo me no, e non ha nemmeno senso provarci. Non parlo solo di tempo, ma anche di energie. Vale la pena di esaurirsi in un compito che della scrittura è solo parente? Scrivere di meno per vendere di più… beh, è una scelta curiosa. Meglio cercare di fare bene quello che è più adatto al nostro carattere, alla nostra zona, alla nostra situazione. Per alcuni la presentazione può essere una piacevole gita, anche con un bilancio in perdita; per altri può essere pesante sia spostarsi che parlare in pubblico. Quello che attira un certo pubblico in città, forse non lo attirerà in un piccolo paese. Selezionare mi sembra importante.

Autopromuoversi sì, ma con fantasia.

Se un’estetista vende più delle librerie, mi pongo qualche domanda. Per esempio: in quali luoghi e in quali momenti le persone si trovano nella situazione ideale per comprare un libro? È favorevole che siano obbligate a un’attesa più o meno lunga, ma devono anche essere in uno stato d’animo rilassato. Nella sala d’attesa di un ospedale, per dire, è facile che la mente vada in altre direzioni; ma dalla parrucchiera, alla stazione, in un negozio di articoli da regalo? Ho poche risposte, per ora, ma rifletto.

Il vero valore sono i rapporti con le persone.

Il blogger che rilascia una recensione, l’amico autore che ospita un’intervista, sono persone che hanno dedicato a me e al romanzo qualche ora della loro attenzione. Ha senso voler tradurre questo in euro? No di certo. Quale che sia il ritorno economico, l’incontro tra le persone è la cosa più importante. Del resto se la mia estetista sta vendendo più copie del romanzo di tutte le librerie messe insieme è solo perché per lei non sono un autore, ma sono… io!

I rapporti non si possono simulare, accelerare, teleguidare, convertire. Crescono dove si crea lo spazio giusto, che sia davanti a un caffè, su un blog, in uno scambio di mail o di messaggi vocali su WhatsApp. Quando non c’è un rapporto, il canale di comunicazione più pregiato è chiuso. As simple as that, come direbbero gli inglesi.

Si scrive per il piacere di scrivere. Quello che viene in più è un regalo.

Queste parole – che ormai ho ripetuto alla nausea, lo so – si potrebbero scolpire nel marmo, siete d’accordo? Anche se per chi scrive è naturale voler raccontare le sue storie a un pubblico, l’esperienza della scrittura in sé è unica e speciale. Me ne accorgo bene quando sospendo blog, diario e narrativa: dopo qualche giorno mi ritrovo scarica come un elettrodomestico staccato dalla presa; e che impennata di energie quando riparto!

È tutto. Forse dovrei dire “ite, missa est”, vista la lunghezza! In chiusura ringrazio Ilaria Vecchietti, che è stata così gentile da recensire il tanto nominato Cercando Goran sul suo blog Buona lettura.

Ascolterò molto volentieri le vostre impressioni, come sempre. 

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE: Veronica c’è, il mio YA previsto in uscita per novembre, dovrà pazientare un po’, perché la partecipazione a un concorso lo terrà impegnato fino a primavera.  Ora che il mio racconto Stesso giorno, stesso posto veleggia verso l’antologia di Buck (grazie a tutta la squadra!), ho rimesso le mani nella Nuova Storia. Non la sto proprio scrivendo… ehm… sto solo buttando giù un capitolo o due. Così, per vedere cosa succede.

BOLLETTINO DEL LETTORE: Ho ripreso la biografia di Einstein. Sono lentissima a leggerla, dettagliata e a tratti complicata com’è (si parla di fisica, del resto), ma ne vale la pena per conoscere quest’uomo speciale. Nel frattempo ho iniziato a leggere Non ti farò aspettare, di Nives Meroi, resoconto di una sua spedizione con il marito Romano Benet alla conquista di tre cime oltre gli ottomila.

 

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44 commenti

  • Ferruccio Gianola

    Penso che bisogna fare come Henry Miller: vendere le copie dei propri libri porta a porta.
    A parte le mie stupide battute, la tua sincerità ti fa onore.

  • Nadia Banaudi

    Leggendo il tuo post mi sono venuti i capelli dritti. Non ho fatto i conti a tavolino per quanto riguarda il bilancio del mio libro, ma forse lo dovrei fare. Sinceramente non mi è ancora venuto in mente perché non volevo, lasciami passare l'espressione, sporcare la scrittura con i soldi. Potrebbe sembrare un paradosso, perché se si pubblica e si vende è da considerare il denaro. Però ho sempre cercato di tenere ben distinte le due cose. Si scrive per comunicare, quel che si guadagna non è nemmeno paragonabile alla gratificazione che invece un lettore attraverso il suo riscontro riesce a darti.
    Nonostante io mi sia appoggiata a un editore e quindi attraverso lui riceva una volta l'anno le royalties posso assicurarti che quei 93€ di guadagno mi hanno fatto sorridere e non si discostino troppo dal discorso che hai fatto sopra tu. Non è consolante dirti che non sei sola. Capisco anche quanto faccia male rendersi conto che la gente si tuffi a capofitto sui gratuiti senza poi leggere. Però non deve scalfire l'intenzione prima che ti spinge a scrivere.

    • Grazia

      Il mio intento nello scrivere questo post era proprio far sapere a chi può sentirsi il brutto anatroccolo della situazione che non è il solo ad avere difficoltà nel far conoscere le sue storie. Perché è questo che causa la maggiore frustrazione: guadagnare poco corrisponde ad avere poche persone che ci leggono. Che non ci sia proporzione tra l'impegno e gli introiti si accetta più facilmente. In fondo scrivere non è una vera professione, se non in rari casi. C'è di bello che ultimamente tutto questo mi turba poco: sto scrivendo e mi diverto un mondo!

  • Mattia Loroni

    Non posso parlare per gli altri, ma io quando compro un libro non lo leggo subito: di solito anzi passa almeno qualche mese, a meno di casi davvero eccezionali. Giusto per fare un esempio (non) a caso, ho comprato Cercando Goran qualche mese fa, durante una promozione, ma lo leggo solo ora. E no, non ho iniziato adesso perché il tuo post mi ha fatto sentire in colpa: ho cominciato qualche giorno fa, quindi è giusto una coincidenza .

    Per quanto riguarda il resto, purtroppo promuoversi in maniera adeguata per riuscire a guadagnare qualcosa è difficilissimo. Lo so perché l'ho provato sulla mia pelle, e non per l'attività di scrittura (che in fondo è collaterale) ma quando la mia azienda è andata in tracollo, con tutti i debiti conseguenti che mi porto dietro ancora oggi. In ogni caso, uno scrittore non dovrebbe pensare al marketing, per come la vedo: le case editrici esistono proprio per questo motivo, almeno in teoria. Come hai notato tu, però, la tua non ti ha aiutato per niente. Purtroppo anche in questo campo esistono un sacco di persone che non sanno vendersi o peggio non ne hanno la volontà: anche lì, è difficile trovare chi davvero può credere in te e spingerti in avanti quanto possibile. Appunto io per il romanzo già pronto non mi sogno di cercare un editore, per ora: voglio essere assolutamente sicuro della scelta, quando la farò .

    • Grazia

      Avevo notato sul riquadro "attualmente leggo" del tuo blog la copertina di Cercando Goran.
      Non intendevo mettere alla gogna chi scarica libri gratis o scontati, e nemmeno chi poi non li legge affatto. Metterei alla gogna anche me stessa, perché mi è capitato diverse volte di farlo!
      Quanto all'editore, ti auguro di trovarti davvero nella condizione di scegliere il migliore.

  • Luz

    Cara Grazia, intanto apprezzo molto che tu abbia voluto offrire un resoconto completo della situazione. Richiede sensibilità e onestà. Questo post, oltretutto, è utilissimo a chi pensa di pubblicare. In qualche modo, tutti gli esordienti hanno un destino in comune, insomma gli esiti si assomigliano tutti.
    Ma tu non lasciarti scoraggiare, anzi. Mi piace la tenacia con cui hai portato avanti il progetto, basti pensare al solo fatto di averlo fatto tradurre e aver voluto così ampliare le sue possibilità.

    • Grazia

      Non me ne pento. Forse il romanzo in inglese avrà un suo corso, forse no, ma ci tenevo ad avere questa traduzione, anche per il mio rapporto con la lingua inglese.

  • ZeroZero

    Grazie per la trasparenza e per la sincerità, Grazia.

    Sono d'accordo sul fatto che per molti autori parlare dei proventi delle proprie opere sia un tabù, vuoi per riservatezza, vuoi per timore di risultare volgari… vuoi perché per i più "narcisisti" (quelli che si atteggiano a guru dell'editoria, per intenderci) dover riconoscere risultati non ancora soddisfacenti è dura, molto dura

    Con tutto questo silenzio, non c'è da stupirsi poi che moltissimi autori si sentano gli unici incompresi della situazione, se non addirittura dei fallimenti come scrittori!

    In questo caso specifico, comunque, mi sembra che nessuna strada o quasi sia stata lasciata intentata, quindi tanto di cappello per la determinazione.

    Fra blogger ci si sostiene come si può, aiutano a creare quelle relazioni di stima reciproca che hanno bisogno di tempo per trasformarsi anche in acquisti.

    Detto questo… i libri non hanno data di scadenza, e chissà, un giorno le persone giuste potrebbero notarli: in bocca al lupo

    • Grazia

      Benvenuto, o benvenuta! Sono contenta che tu abbia colto così bene lo spirito del mio post. Grazie a te per il passaggio e per gli auguri. Viva il lupo.

  • Barbara Businaro

    Intanto sono in piedi ad applaudirti. Per il coraggio, la sincerità, ma soprattutto perché ti sei fatta un fondoschiena quadro per la promozione, bisogna dartene atto!!
    Non mi stupiscono le cifre in self, non mi stupisce che si scarichino libri gratuiti come fossero figurine Panini e poi nemmeno si leggono, non mi stupisce nemmeno che venda di più la tua estetista che né la libreria (il passaparola di una persona di fiducia ha sempre funzionato meglio di qualsiasi venditore sconosciuto, semmai c'è da riflettere sul perché le librerie hanno perso di fiducia sul pubblico…) Quel che mi stupisce in realtà è il percorso fatto prima dal libro: finalista al Torneo IoScrittore (mica bubbole!), pubblicato dal gruppo Mauri Spagnol (anche questo mica bubbole!), copie vendute 69 (ma davero davero?), di conseguenza royalties percepite 16 euro.
    Per tutti quelli che: Si, ma l'editoria tradizionale, la selezione, la qualità, la promozione, il marketing e blablabla.
    Poi mi viene in mente un'intervista ad Aldo Busi di qualche anno fa su Dagospia. Per quanto sia un personaggio, Aldo Busi è riconosciuto come uno scrittore bravo dalla critica. Eppure è costretto ad altro per poter vivere, nell'intervista dice: "Come campa uno scrittore italiano? Da anni non spenderò più di duecento euro l’anno per vestirmi. Bevo una bottiglia di vino ogni due settimane, ho comperato un’auto un otto anni fa. Quattro dei miei libri mi danno una rendita in diritti di circa settemila euro l’anno…"

    • Grazia

      Aldo Busi? Non l'avrei mai detto. Dall'esterno non puoi avere un'idea. Si sa che Wilbur Smith e Diana Gabaldon hanno un impero, ma a parte le cime, cosa ci sia più in basso (nei guadagni, non necessariamente nel valore) è impossibile saperlo. Secondo me è importante che chi inizia a scrivere capisca in che tipo di realtà si muoverà. Lo so che molti dicono: "sì, però è possibile, è riuscito a X e Y, e tu parli così solo perché non ci riesci". Il fatto è che avere ritorni economici dalla scrittura E' possibile, ma con un grado di probabilità davvero basso. Se lo sai, non ti deprimi per il tuo bilancio personale, perché già te lo aspettavi. Questo può fare la differenza, secondo me, per esempio tra continuare a scrivere e smettere di farlo. Se il mio articolo può essere utile in questo senso, benon, come dicono qui.

  • Maria Teresa Steri

    Intanto complimenti per questa tua analisi così onesta e dettagliata, ci vuole coraggio, perché come hai detto tu nessuno parla volentieri di faccende economiche o di copie vendute. Anzi, la domanda "quante copie hai venduto?" è una domanda quasi tabù, pure tra scrittori amici. A parte quelli che vantano tantissime copie, al punto che ti chiedi se non si stiano inventando tutto. Perché la realtà è quella che hai illustrato tu. Fai tanto, tantissimo, per un pugno di copie. Le recensioni devi pregare per averle, i libri gratis non si apprezzano. Inutile che mi ripeto, hai detto già tutto! La mia situazione è grosso modo come la tua, togliendo il fatto che non ho titoli in inglese. Forse qualche copia in più venduta, ma solo grazie al fatto che ho più libri sullo store e da più tempo. Non ho tenuto un così certosino elenco come te, però credo che più o meno ci siamo anche sulle persone contattate.
    La cosa che a me sconforta di più sai qual è? Che per l'ultimo romanzo (Come un dio immortale) ho fatto davvero tantissimo, in termini di siti/blog contattati, gruppi FB e altra promozione in giro, + blog tour. Eppure i risultati sono stati e sono tuttora inferiori a quelli ottenuti per Bagliori. Tanto che mi sto chiedendo per il prossimo chi me lo fa fare a dannarmi per promuoverlo? Sembra tutto che vada oltre i nostri sforzi. Come se i libri seguissero una loro strada e tu potessi fare ben poco.
    Resta da dire che avere titoli in KU è la cosa migliore, anche per me la maggior parte delle royalties vengono da lì.
    In conclusione, scriviamo pure sulla pietra la tua massima. Scriviamo per il piacere di farlo, il resto è tutto regalato. Se ci pensi bene, ci pagano per un hobby. Non è cosa da poco…

    • Grazia

      Vero! E comunque l'idea che le cose seguano il loro corso a prescindere dai nostri sforzi non è affatto incredibile per me. A prescindere, ma non del tutto: se siamo nell'atteggiamento giusto procedono, a modo loro, sennò si inceppano, e noi pure.

  • Sandra

    Davvero complimenti doppi, per l'analisi sincera e per tutto quello che hai fatto.
    Sì, con Amazon si vende molto quando si è in promozione e le tue 700 copie lo dimostrano. Sull'omertà ti dico quando io scrissi un post con i numeri di vendita mi presi un super cazziatone dal mio editore, ingiustificato direi non avendo firmato alcun patto di segretezza, comunque è chiaro i numeri gli editori non li dicono e basta. Tocca immaginare, e probabilmente lo facciamo tutti per eccesso.

  • Rosalia Pucci

    Grazie per il resoconto dettagliato che rende bene l'idea di quale sia di solito il percorso di uno scrittore in termine di vendite. Purtroppo è così, la scrittura non può essere considerata una professione a meno che non si faccia il botto, ma ci vuole una bella dose di fortuna e una Big alle spalle. Il libro comunque ha un suo percorso talvolta imprevisto, quindi non si sa mai. Crediamoci!

  • Giulia Lu Mancini

    Pensa che io ho scritto un post per domenica sui risultati di vendita Amazon del mio ultimo romanzo, Il romance per intenderci, non il giallo. Per me è stato un successo in termini di vendite e di pagine lette, rispetto ai risultati precedenti dei miei romanzi, faccio un'analisi della mia esperienza con Amazon. Ti faccio i miei complimenti perché sei stata molto brava e tenace a contattare 66 blog in lingua italiana e 55 in lingua inglese. Hai comunque ottenuto un certo numero di recensioni, purtroppo l'impegno è sempre molto più ampio rispetto ai risultati ottenuti, però magari hai creato una base per il prossimo libro. Le promozioni su facebook a volte funzionano, a volte no, non sempre il risultato è garantito, una cosa però l'ho capita per esperienza, il libro gratis non funziona, tutti scaricano a man bassa ma dopo non leggono, tantomeno mettono delle recensioni; io avevo messo online un racconto gratis, sono state scaricate più di 2000 copie e ho avuto tre recensioni negative, dopo l'ho messo con un prezzo basso, perché non si dà valore a qualcosa che non si paga.

    • Grazia

      Gli argomenti sono… nell'aria! Per questo capita così spesso che diverse persone ne scelgano di simili in un periodo ristretto. Aspetto con curiosità il tuo post, che forse confermerà la riuscita del romance.

  • Emilia Capasso

    Mi inserisco anche io nel gruppo: 'scrivo per amore ma non vedo una cippa di soldi'. Gli unici soldi che ho visto e intascato è stato quando ho promosso il libro a parenti e amici o in qualche presentazione, ovvero vendita diretta. Sia Youcanprint sia la mia casa editrice, ex casa editrice, si sono mangiate i pochi spiccioli guadagnati. Ho tentatosu internet 'il miolibro.it', pensi a Feltrinelli…dovrebbe essere seria, ma per caritàà! Mi hanno impaginato il romanzo che nemmeno un analfabeta e non posso ritirarlo dal sito se non a maggio 2019 mentre non riesco a comunicare con nessuno dello staff, nessuno! Youcanprint almeno ha una chat per gli autori che funziona bene.
    Che tristezza! Cosa aggiungere? Io al contrario di te, non mi promuovo più se non sulla mia pagina Facebook e il mio blog perché sono giunta alla consapevolezza che mentre io mi promuovo perdo spunti e momenti sia di scrittura sia di vita. Promuoversi e un lavoro. Io faccio altro. E poi, non bisogna meravigliarsi se si vende poco. (Parto dal presupposto che l'autore in generale sia in grado di autocritica e quindi di autovalutazione). Io mi meraviglio quando vedo emerite schifezze vendere tanto perché poste in prima fila nelle vetrine. Ma forse non dovrei meravigliarmi. Il problema è l'aver troppo letto. Quando hai letto tanto, troppo (e qua rido) trovare un romanzo che ti piaccia e ti entusiasmi è difficilè. Invece chi ha letto poco si accontenta di poco o del mediocre. Detto questo, avendo ormai perso le speranze di sedermi davanti a Fabio Fazio, nel contempo cerco di migliorare le mie abilità di scrittrice. Nel mio ultimo romanzo mi sto dedicando alla cura maniacale: prendo pagina per pagina e correggo, cambio, dipingo sulla pagina. Non ho più fretta di pubblicare e vendere e credetemi è come quando finalmente realizzi che puoi vivere benissimo senza un uomo: Si sta da Dio! Un abbraccio a tutte

    • Grazia

      Innanzitutto benvenuta! Mi riconosco nelle tue parole, nate da situazioni diverse ma simili. Le pastoie di editoria & co. potrebbero essere accettate, se in cambio se ne avesse un beneficio. Troppo spesso non è così, eppure bisogna riconoscerlo come normale. Scrivere nel modo che dici, con cura maniacale e con passione, è l'unica via, ed è quello che sto facendo anch'io.

  • Emilia Capasso

    Aggiungo solo una cosa: autocritica! Se vuoi vendere, nel senso che intendo io, ovvero non per arricchirti materialmente ma per riuscire a comunicare i tuoi sentimenti, le tue emozioni attraverso la scrittura con tante persone, allora devi saper fare autocritica. Un buon libro, un libro che resti nella memoria delle persone, non può essere scritto in pochi mesi. Detto ciò, per consolarci, forse, pensiamo che Kafka è morto povero e sconosciuto Pensiamo che la critica contemporanea sta svalutando Manzoni…insomma, non creaiamoci inutili angosce, scriviamo per amore e per amore si fa e basta. (bello il tuo blog)

    • Grazia

      Grazie! L'autocritica è fondamentale, soprattutto se autopubblichi, oppure il tuo editore ti offre un editing simbolico; ma anche come visione più ampia del mondo in cui ti muovi. Tra i tantissimi che scrivono, tanti scrivono bene, pochissimi in modo speciale. Possiamo soltanto scrivere al nostro meglio, ed essere contenti che quel "meglio" nel tempo si faccia… migliore.

  • silvia lettore creativo

    Fare promozione al proprio libro è un vero e proprio lavoro. Di conseguenza richiede molte ore di impegno, pari a quelle della scrittura, se non di più.
    Del resto, non ci pensiamo quasi mai, ma dietro a qualsiasi prodotto commerciale c'è un enorme lavoro di promozione che richiede competenze e impegno corrispondente alla produzione dell'oggetto stesso.
    Fare marketing non è semplice e anche nel momento in cui viene fatto in modo esemplare i risultati non sono garantiti perché vi sono molte variabili, spesso non prevedibili.
    L'avvento dell'autopubblicazione ha reso molto più evidente questo aspetto: prima c'erano solo le case editrici e chi veniva pubblicato lasciava la guida della promozione alla casa editrice stessa (non che questo garantisse buoni risultati, ma tant'era). Ora è chiaro che chi si autopubblica non ha nessuno a gestire la promozione, a meno che questa venga affidata (a pagamento, of course) a un esperto. Inoltre sono cambiati i mezzi e ciò che non era possibile solo dieci-quindici anni fa, ora si può fare con un pc e una connessione. Chiunque si autopubblichi è "obbligato" a promuoversi. Ma spesso è più un danno che un vantagio perché, come dici giustamente tu, porta via tanto tempo alla scrittura col rischio di non ricavarne nulla se non tanto tempo sprecato. E quindi? Mi immagino un futuro di figure professionali che accompagnino l'autore nella promozione, così come (finalmente!) sta ottenendo la giusta considerazione la figura dell'editor che accompagna l'autore nella scrittura. Ci vorrà però ancora un po' di tempo, però.

    • Grazia

      Il futuro che immagini mi piace. Al momento esito a spendere per affidare la promozione a un professionista, in primis perché non saprei come valutare preventivamente le sue capacità. Ci sono molte persone che si propongono in questa veste oppure come editor, senza avere competenze diverse dalle mie. Persino i risultati non sono facili da valutare, perché credo che nessuno possa garantire niente in questo campo. Parlandone mi rendo conto che queste sono informazioni non sono facilmente reperibili. Servirebbe un blog/forum dove le persone raccontino la loro esperienza con nomi, cognomi, costi, risultati e impressioni. Sarebbe davvero utile, secondo me.

    • silvia lettore creativo

      Sì, non è affatto facile valutare il professionista in questo campo, tanto più che non è sempre detto che un buon lavoro abbia risultati certi. Oltretutto, di solito è il lungo periodo a dare risultati, ma non sempre si è disposti ad aspettare,e giustamente.
      Forse si potrebbe iniziare non affidando del tutto la promozione a un professionista (anche perché sarebbe molto molto costoso) ma facendosi aiutare a progettare una strategia sul breve e sul lungo periodo, che è quella che – di solito – manca. Così potrebbe avere costi accettabili e diventerebbe meno pensante da gestire personalmente.

    • Grazia

      Progettare una strategia. Suona bene… fa sembrare meno aleatorio tutto l'insieme. Grazie del consiglio, che mi sembra molto valido, anche se non saprei a chi affidarmi e quanto abbia senso spendere allo scopo. Per questo parlavo di difficoltà nel reperire informazioni e fare confronti, non dico di risultati (anche se servirebbe), ma almeno di modalità e costi.

  • Tenar

    Ti seguo da tempo e ti stimo molto come autrice e quindi questi numeri mi hanno messo un po' tristezza perché a monte c'è un impegno enorme.
    Io non ho la forza per un impegno simile. Al momento ciascun ebook pubblicato da Delos Digital mi frutta più o meno quanto a fruttato a te (70€ di guadagno all'anno). La differenza è che sono racconti e che non ho speso un euro per la promozione. Quindi ebook per ebook per me meglio con un editore che sappia come muoversi.
    I due romanzi cartacei hanno venduto sulle 2000 copie, diritti d'autore pagati, ma con tempistica un po' biblica (per uno però ho avuto un anticipo, va detto).
    La raccolta di racconti viaggiva su numeri minori, essendo un prodotto di nicchia. Le copie previste sono state vendute tutte e paradossalmente è l'opera che ha avuto più recensioni e risonanza, perché la nicchia è piccola, ma l'editore sa come muovercisi.
    Quindi io voto ancora editore, anche se di certo non si guadagna.
    Per il piacere di scrivere piuttosto gratis. Adesso sto pubblicando un racconto a puntate su una piattaforma (me ne vergogno un po', perché è una fanfiction e sono in dubbio se farci un post sul blog). Devo dire che leggere le recensioni di gente che non ha la più pallida idea di chi io sia, dato che l'account che ho lì è del tutto slegato dal resto della mia vita social, è una piccola ma gradita coccola.

    • Grazia

      Se il mio modo di autopromuovermi non funziona, significa che devo modificarlo. I commenti come il tuo mi forniscono indicazioni interessanti, che sicuramente prenderò in considerazione per il futuro. Purtroppo nel caso del mio manuale di scrittura l'editore tradizionale non si muoveva molto nella nicchia… ma quello è un tipo di testo particolare, perciò è difficile trarre conclusioni. Per quanto riguarda la tua fanfiction… viva la libertà!

  • Gabriele Pavan

    Cosa posso aggiungere? D'accordo su tutto!
    In particolare sul fatto che non vale la pena regalare copie (se ricordi ci ho fatto anche un post un po' desolante…) e per ciò che mi riguarda penso ancora che sia meglio un editore. E' un dato di fatto che un piccolo/medio editore fa quel che può (e confermo che nonostante l'impegno i risultati sono di solito molto magri o anche nulli); e ad ogni modo penso che anche con un editore "grande" i risultati siano tutt'altro che certi.
    Il che ci riporterebbe di volata al "perché" si scrive.
    Le mie cifre? Dovrei controllare le comunicazioni degli anni passati, ma così a memoria direi che 8 libri hanno fruttato circa 450 copie vendute in tutto, o giù di lì.

    ciao!

    • Grazia

      Credo che le copie cartacee siano interessanti non da diffondere, ma solo per offrire ai lettori questa possibilità, se non amano il digitale. Sul discorso se sia meglio un editore o arrangiarsi, per ora mi tocca fermarmi al "dipende". Il seguito al prossimo numero, come si dice (e grazie del contributo).

  • Monica

    Post molto interessante, grazie per aver condiviso con noi i dati e le riflessioni che ne hai tratto! Complimenti per i download, specialmente in lingua inglese! :*

    • Monica

      Che sono utilissimi. Li conti, e poi… boh, pensi a cos'altro fare.
      Intendevo dire che l'aver ottenuto un successo di tale tipo in una lingua che non è quella dell'autore, è comunque molto positivo. O almeno io lo vedo così.
      Ho tentato una volta la strada del gratuito, ed è stata per il romanzo per cui vedevo meno movimento e vendite più basse. Non ha portato grandi letture, ma molta condivisione sui social e quindi nuovi potenziali lettori. Forse non di quel libro, ma di altri. E per uno scrittore, crearsi una nicchia di affezionati è fondamentale. Quindi no, i like e i download da tanti punti di vista non servono a niente, ma in qualche modo qualcosa muovono.

    • Grazia

      Magari sono io che mi muovo male… o sto ferma! Scherzi a parte, c'è like e like. Alcuni hanno dietro persone interessate, altri sono solo un clic e via. Sulla nicchia hai proprio ragione.

  • Lisa Agosti

    La tua sincerità e trasparenza ti fanno onore, grazie di aver condiviso la tua esperienza, se tutti gli scrittori parlassero così apertamente molti aspiranti non finirebbero nelle grinfie dell'editoria a pagamento e degli agenti loschi!

    • Grazia

      Grazie! Spero davvero di essere stata utile in qualche modo. Del resto anche a me sono utili i commenti, perché mi danno un'idea di cosa funziona per gli altri e cosa no. Un'aggiustatina alla mira fa sempre bene.

  • Brunilde

    Tardivamente, intervengo solo per fare due osservazioni: questi risultati riguardano un romanzo di qualità e di piacevolissima lettura. L'ho scaricato su ebook e letto di recente, l'ho apprezzato molto, sei davvero brava. Quindi, è difficile vendere anche un buon libro come il tuo.
    Ma quello che stupisce è che l'esodio del romanzo sia stato con una importante casa editrice, non con una di quelle piccole che è già un miracolo se non ti chiedono un contributo.E' incomprensibile questa assoluta mancanza di supporto e di promozione da parte dell'editore, lo trovo davvero sconcertante. Anche da parte mia grazie per avere condiviso con sincerità quest'aspetto della scrittura.

    • Grazia

      Benvenuta! Grazie a te, del commento e della lettura di Cercando Goran. Inizialmente anch'io sono rimasta delusa per la mancanza di promozione da parte di GeMS, poi ci ho trovato una logica: ogni anno dal concorso escono X romanzi, scegliamo quelli che ci interessano, gli altri vadano per la loro strada. Credo sia normale che il piazzamento tra i romanzi finalisti non sia equiparato a un'accettazione del manoscritto da parte di un editore del gruppo, insomma. Questo non lo rende più piacevole.

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