Autopubblicazione

Il momento della copertina

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Da autrice indipendente, amo scegliere la copertina, ma tendo a sottovalutare il lavoro che mi aspetta durante la sua creazione… e dopo!

 

Ben trovati! Forse avrete notato che ultimamente sono un po’ scomparsa dalla circolazione; o forse no, visto che avete tutti le vostre cose da fare, e non è certo la mia mancanza a farsi sentire come uno spillo nel costato. In ogni caso, eccomi tornata, reduce dalla fresca pubblicazione su Amazon di Nel cuore della storia – Appunti di scrittura creativa, rielaborazione dei miei due “vecchi” saggi sulla scrittura Per scrivere bisogna sporcarsi le mani e La via delle parole, finalmente unificati e adattati al mio pensiero attuale (se siete interessati, questi sono i link a ebook e cartaceo). 
copertina del manuale di scrittura Nel cuore della storia, di Grazia Gironella
Perché recuperare materiale datato e già pubblicato attraverso l’editoria tradizionale, vi domanderete. Primo motivo: ci tengo ad avere tutta la mia “famiglia” sotto controllo. Mi disturbava sapere che quei due testi stavano lì a languire, dopo tutto il lavoro fatto su un argomento che continuo a considerare importante. Secondo motivo: ci tenevo a operare delle modifiche al testo, alcune piccole, altre sostanziali come il taglio di un’intera sezione di libro. Terzo e ultimo motivo: ho la vocazione della divulgatrice. Quando trovo qualcosa che considero di valore, un istante dopo mi sto già chiedendo a chi altro può servire. A pensarci, incarno bene il motto dei TED: “ideas worth spreading”. (Conoscete i TED? Se no, provvedete subito!). 
   
Oggi però non sono qui per promuovere il mio manuale, bensì per raccontarvi la mia esperienza con le copertine. Quando arrivo al loro momento, per me è sempre una festa, un misto di “ce l’ho fatta anche stavolta a finire” e “finalmente posso dedicarmi a immagini e colori”; ma il festeggiamento è prematuro. Sono felice di avere terminato il lavoro sul testo, certo, ma la copertina non è la fine del lavoro, quanto l’inizio di una fase nuova del lavoro stesso, almeno per noi autori indipendenti. 
 
Lo sviluppo della copertina procede sempre a fasi. La prima è quella in cui cerco un’idea collegata alla mia percezione del libro, oppure al suo contenuto. Quando l’idea arriva, di solito la trovo fantastica, esplosiva, perfetta ‒ tutto ciò che in realtà non è. Quando infatti provo a realizzarla, o mi delude all’istante, o si rivela lontana anni luce dalle mie capacità con Gimp, il mio elaboratore di immagini di elezione. Una volta chiesto aiuto a mio figlio, e dopo avere ricevuto un’occhiata di muto rimprovero, so che devo scegliere se pagare un professionista o cercare una seconda idea, carina e stavolta realizzabile. Buona la seconda! Dopo qualche ricerca su Pixabay, inizia il vero lavoro sulla copertina, dopo la falsa partenza dell’idea sublime. 
 
Le immagini che seleziono in un primo momento sono sempre troppo belle in sé. Questo significa che vengono disturbate dall’aggiunta di titolo e nome, e a loro volta li disturbano anziché valorizzarli. È un po’ come quando si arreda la casa: i pezzi specialissimi sono i più difficili da far convivere. Inoltre un libro venduto soprattutto in rete ha bisogno non solo di una bella copertina, ma di una copertina che renda bene a schermo, anche in dimensioni ridotte.
 
Perciò è assodato: copertina adatta batte copertina bella uno a zero. Nel caso di Nel cuore della storia non mi sono arresa subito, naturalmente. Ero intenzionata a vendere cara la pelle, come si diceva nei vecchi film western. Alla fine, però, ho scartato fiori e frattali per assestarmi su una copertina colorata, ma abbastanza pulita.
 
Cos’altro ho imparato dalla mia piccola esperienza di copertine (sei in tutto)? 
  • Fissarsi su un’ipotesi, arricchirla e abbellirla nel pensiero, è poco utile e fa perdere tempo. La copertina nasce per gli occhi, non per la mente. Meglio piuttosto fare tre o quattro prove pratiche, anche se imperfette. Spesso l’idea iniziale salta da sola nel cestino della spazzatura.
  • Le immagini semplici e poco appariscenti sono spesso più incisive di quelle elaborate. In effetti nella copertina coesistono diversi elementi: immagine, nome dell’autore, titolo, sottotitolo, eventuale logo dell’editore (o dell’autore, nel mio caso). Non ci vuole molto perché l’insieme risulti un caos visivo poco gradevole.
  • Il colore è meraviglioso, ma può trasformarsi in un problema. Lo so bene io, che sento di mancare alla mia missione se non inserisco in copertina l’arcobaleno. Anche quando il colore nell’immagine scelta è ben dosato e distribuito, può risultare difficile trovare un colore adeguato per il font del titolo e/o del nome dell’autore. Mi è capitato di scartare diverse immagini candidate per questo motivo.
  • Il font scelto per il titolo è fondamentale, non soltanto dal punto di vista estetico in sé, ma anche in relazione al genere di testo. Meglio essere esigenti e non accontentarsi. Quando ho preparato la cover per Cercando Goran, per esempio, credevo che bastasse scegliere tra i tanti font offerti da Word, ma mi sbagliavo. Vale la pena di dare un’occhiata a siti come Font Squirrel o Google Fonts, dove è possibile selezionare i font in base allo stile e al tipo di testo, per poi scaricarli gratuitamente.
  • Il nome dell’autore non deve apparire piccolino in cima alla cover, con l’aria da “scusate se esisto”. Non dico di sposare il gusto americano per il nome dell’autore grande quanto il titolo, ma una misura di una certa importanza ci sta bene.
  • Esistono strumenti che facilitano il lavoro dell’autore alle prese con la copertina, come Canva e Creazione copertina di Amazon KDP. Purtroppo può capitare di essere costretti a qualche compromesso, se si hanno idee elaborate: questo si può, questo non si può, questo sì, questo no… Alla fine ho trovato più soddisfacente spendere un po’ di tempo a guardare tutorial su YouTube per imparare a usare meglio Gimp, in modo da essere più autonoma.
 
Se oggi ho le idee ho un po’ più chiare in materia di copertine, non per questo mi riesce facile arrivare a un risultato che mi soddisfi (e che spero soddisfi i lettori). Come sempre la chiave è provare e riprovare con pazienza, ed eventualmente chiedere un’opinione a persone fidate, che siano familiari o amici, anche se poi la scelta finale spetta all’autore. La convinzione è fondamentale, anche e soprattutto quando si sbaglia! 
 
E così eccomi qui, felice del lavoro fatto ed entusiasta all’idea di ciò che mi aspetta: tempo per scrivere cose nuove, giocare al PC, riprendere la promozione di Veronica c’è e Cercando Goran, leggere un po’ di più e fare qualche chiacchiera con calma sui blog amici… dimenticando con gioia le incombenze rimaste sospese in queste settimane, che stanno per balzarmi addosso. Alla prossima! 

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE 
Sto per tornare al mio romanzo, sospeso per il lavoro su Nel cuore della storia! Pensandoci a mente fredda, mi sono resa conto di essere arrivata al punto in cui mi serve sapere esattamente cosa succederà. Avevo gettato il cuore oltre l’ostacolo, come si dice, per vincere la paura di buttarmi in una nuova impresa; ma se fino a qui tutto fila e si è delineata la situazione che volevo, adesso mi serve una trama più precisa, perciò… vai con il freewheeling (ho scoperto che il brainstorming si fa in gruppo). 

BOLLETTINO DEL LETTORE
Ho letto un fantasy per Young Adults davvero carino (a parte qualche obiezione dal punto di vista stilistico): Figli di sangue e ossa di Tomi Adeyemi. In corso di lettura, al momento, ho Notre Dame de Paris di Hugo, l’autobiografia di Gandhi, e ancora A Breath of Snow and Ashes della Gabaldon. Mi aspetta Giuramento di Brandon Sanderson, tomo appena pubblicato, che mi ha fatto venire voglia di rileggere, come preparazione, i primi due romanzi della saga. Sembra che non riesca a leggere niente al di sotto delle millequattrocento pagine, ultimamente. 

 
 

23 commenti

  • Marco Freccero

    Io da un po' di tempo mi affido a una grafica. Prima facevo da me, ma poi ho capito che ci vuole troppo tempo, e la giusta esperienza per creare una copertina bella, ed efficace. Il tempo lo preferisco dedicare alla lettura e alla scrittura.

    • Grazia

      Una scelta ragionata, che per ora non faccio, un po' perché mi piace fare da me, un po' perché mi disturba spendere soldi che con la scrittura non guadagno. Questa idea dello scrivere come un'attività con entrate e uscite è una rovina…

  • Ferruccio Gianola

    Non lo so… è un bel problema.
    Ho poca simpatia per le immagini, ma tendo a seguire la regola prova e batti il naso contro il muso sino a quando non tu fa più male. Sempre che ci sia una regola dl genere!

  • Nadia Banaudi

    Innanzitutto complimenti e in bocca al lupo per il tuo lavoro, la copertina che hai realizzato è strana, colorata e allo stesso tempo indefinita (non capisco l'oggetto che rappresenta, subito ho pensato a un albero poi a un cervello…). Forse deve fare questo una copertina:incuriosire. E no, non è assolutamente facile da creare, come per un abito su misura ci vogliono competenze, abitudine e occhio. Quella di rivolgersi a un professionista è una soluzione, costosa ma rassicurante, quella di provare a fare da sé un'alternativa con tutti i rischi del caso. Forse come nel caso dei testi ci sarebbe bisogno di rivolgersi ai beta per avere pareri di confronto.

    • Grazia

      Ai beta ricorro sempre per il testo, ma per le copertine non l'ho ancora fatto, se non consideriamo beta i miei familiari. Nel caso di questa specifica copertina, mi piace che tu abbia pensato a un albero e a un cervello, perché il motivo per cui ho scelto l'immagine è proprio il connubio razionalità-creatività, che mi sembrava espresso bene così. Rivolgersi a un professionista, come dici, può essere una soluzione costosa ma rassicurante; io però temo molto – a parte la spesa – una possibile situazione di scontento da gestire trovando compromessi. Nessuno lavora su una copertina gratis, solo per mostrarti qualche ipotesi e verificare il tuo interesse. Se poi non mi piacciono le proposte e mi sono già impegnata? Di copertine fatte da professionisti ce ne sono tante in circolazione, alcune parecchio bruttine…

  • Daniele Imperi

    Secondo me il modo migliore, se vuoi creare da te una copertina, è osservare le copertine dei grandi editori, anche inglesi e americani, sui temi del tuo libro. Non per copiare, ma per capire come impostarla.

  • Rebecca Eriksson

    Complimenti, è veramente bello quando si supera un ultimo ostacolo (magari un po' ostico) e si può gridare: "Ho finito!".
    Io di base sono una grafica pubblicitaria, per cui per me la parte di impaginazione viene quasi naturale.
    Per la prossima volta ti consiglierei di stare attenta ad usare verde e rosso assieme, perchè i daltonici non li distinguono

    • Grazia

      Benvenuta, Rebecca! Quale migliore dimostrazione della differenza tra un professionista e un dilettante? Non escludo di cambiare la copertina, adesso che so del problema. In fin dei conti uno dei lati piacevoli dell'autopubblicazione è poter fare correzioni quando si vuole.

  • Elena

    Ecco il il tuo manuale, detto fatto, recuperato e rivisto a puntino ????. Mi piacciono le tue copertine perciò ho letto con attenzione i tuoi suggerimenti /riflessioni. Hai ragione sulla foto : non deve essere la più bella, ma la più adatta. Al contesto, al titolo, nei colori. La foto deve colpire ma non più del romanzo

  • Giulia Lu Mancini

    La tua copertina mi piace molto, la trovo in linea con l'argomento "scrittura" mi piace la combinazione dei colori e il fatto che l'immagine ricordi qualcosa tra albero e cervello (come afferma Nadia) io ci vedo più un albero tondeggiante…(sappi che ho una specie di passione per gli alberi).
    Rivolgersi a un professionista può essere una soluzione, cosa che io ho fatto per gli ultimi quattro romanzi tra gialli e romance, però ammetto che anche spiegare bene ciò che si vuole ottenere è una fatica (costo a parte).

  • Cristina M. Cavaliere

    Anche a me l'elaborazione della copertina richiede molto tempo, addirittura parto l'anno precedente rispetto a un'ipotetica data per la pubblicazione. Questo non tanto per il fatto che la costruisca io, quanto perché ultimamente affido l'immagine a degli artisti, e a un amico grafico per l'elaborazione grafica vera e propria. A differenza tua, non so fare niente con i programmi "creativi". Ne parlerò meglio in occasione del post dedicato.
    Mi piace molto questo progetto di radunare tutti i lavori che hai pubblicato. Noto una bella continuità tra le copertine, mentre i libri pubblicati con diverse case editrici risentono inevitabilmente di una certa discontinuità. Brava. La copertina del saggio mi ha subito ricordato un cervello, mentre non avevo pensato all'albero.

    • Grazia

      Le tue copertine sono curate e suggestive, mi piacciono molto. Certo se tu volessi lavorarci da sola, adesso che stai studiando, sarebbe un'impresa titanica! Radunare i miei lavori mi sta facendo bene; sono contenta che anche tu senta una certa armonia nell'idea.

  • Tenar

    In quest'anno scolastico ho seguito con i miei alunni un progetto in cui loro hanno creato con GIMP un pannello turistico. Come effetto collaterale qualcosa di GIMP l'ho imparato anch'io. Chissà che non mi torni utile? Certo che tu hai un bell'occhio grafico. Io tempo sarei molto più approssimativa…

    • Grazia

      GIMP non è affatto male, come alternativa al più complicato Photoshop; almeno per le mie limitate esigenze (e capacità), offre tutto quello che serve. Pensa che ho scoperto da poco che si può salvare il progetto dell'immagine… fino a quel momento ho fatto tutte le prove (tante!) ex novo, una follia.

  • Luz

    Io ho pensato subito all'albero della vita. Un simbolo che amo molto e che ho scelto come logo della mia associazione.
    Come sempre interessanti i tuoi suggerimenti.

    • Grazia

      Davvero hai scelto l'albero della vita come logo? L'ho scelto anch'io per le mie pubblicazioni self, è un simbolo che per me unisce suggestione e significato.

  • Buona lettura

    Che bel post, brava! Hai spiegato tutto molto bene e siccome anch'io creo le mie copertine da me, so cosa significa e tutte le prove che si fanno prima di decidere quella definitiva, anche solo continuando a modificare i colori delle scritte o il font.

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