Autopubblicazione,  Vita da scrittori (e non)

Il valore dell’indipendenza

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Non solo nell’autopubblicazione

Innanzitutto vi avviso che in fondo all’articolo troverete una novità del mio blog, che spero vi piacerà. E subito arrivo all’argomento di oggi: il valore dell’indipendenza.

Ieri stavo passeggiando nei boschi, sulla stradina solitaria e tortuosa che risale la collina dietro casa mia e porta a un gruppetto di vecchie case, dal pittoresco nome di Valavàn.

Me ne andavo tranquilla, con Maya al guinzaglio ‒ prudente, per evitare di essere trascinata via all’incontro con qualche cervo ‒ e riflettevo in santa pace sull’attenzione al presente, contrapposta all’attenzione verso il passato e il futuro (in ultima analisi, verso ciò che non c’è più, o non esiste ancora). È un argomento su cui torno spesso, perché rientra tra le scoperte che hanno contribuito a cambiare la mia vita negli ultimi anni.

Una passeggiata nella consapevolezza?

Insomma, ero beata, al fresco e in mezzo alla natura cui dedicavo tutta la mia attenzione, quando lo sguardo mi è caduto su un’erbacea a lato della strada, da cui penzolava una capsula arancione come quelle che vedete nella foto. Alchechengi selvatico, si chiama; i suoi fiori, per ovvi motivi, vengono a volte chiamati lanterne cinesi.

Alchechengi selvatico - Foto di Ulrike Leone da Pixabay
Alchechengi selvatico – Foto di Ulrike Leone da Pixabay

Allora è iniziata la fioritura!, mi sono detta. Mi sentivo fortunata ad avere visto il primo fiore della stagione, o quasi. Senonché, tornando dove avevo parcheggiato l’auto, mi sono accorta che i lati della strada erano una distesa di questi fiori così… ehm… discreti, nel colore e nella forma.

Sono scoppiata a ridere, lì da sola, nel silenzio. Maya mi ha lanciato un’occhiata perplessa, poi ha ripreso a camminare. Gli umani, si sa, sono strani. Avevo camminato per mezz’ora con l’attenzione al presente, e non avevo notato le centinaia di palloncini arancioni che mi accompagnavano!

Sapere non è tutto

Uscire dalle nostre strutture mentali non è per niente facile, nemmeno quando diventiamo consapevoli di ciò che prima ignoravamo. Sapere non significa conoscere, né essere presenti a ciò che si conosce. La tendenza a non notare il palese e l’ovvio fa parte dei trabocchetti in cui la nostra natura umana ci fa cadere un giorno sì e l’altro pure ‒ la stessa tendenza che per lungo tempo mi ha resa cieca all’importanza dell’indipendenza.

Cos’è l’indipendenza?

Libertà, detta in una parola. Ma da cosa?

Lo so, qui vi aspettate una tirata sull’autopubblicazione. A dire il vero ho in mente altro, ma posso partire proprio da qui.

Essere autori indipendenti offre possibilità che apprezzo molto, in termini di libertà di scelta. Adoro poter fare esattamente ciò che mi ispira e ritengo giusto, senza bisogno di convincere nessuno delle mie decisioni, al massimo chiedendo opinioni alle persone che stimo.

Ma il fulcro della mia esperienza di autrice indipendente, come dicevo in questo post, è sentire che non ho più bisogno del placet di qualcuno per essere ciò che sono, cioè una persona che scrive e vuole offrire le sue storie ai lettori.

Uscire dalla dipendenza dal giudizio altrui è libertà.

Con questo intendo non tanto la libertà dal responso di un editore, di un beta-reader o di un editor, ma libertà nel gestirli. Essere soggetta al giudizio del lettore non mi disturba, perché lo ritengo non solo giusto nel rapporto tra le parti ‒ perché quello con il lettore è un rapporto, senza dubbio ‒ ma anche elemento essenziale nelle regole del gioco.

L’indipendenza data dall’autopubblicazione, quindi, è libertà di essere ancora prima che libertà di fare. Come nella vita, del resto. A cosa serve avere il diritto di o la possibilità di, se non c’è alla base la consapevolezza di non dipendere? E viceversa, naturalmente.

Indipendenza economica e politica

Pensiamo all’indipendenza economica. A che punto sarebbero le donne nel loro percorso di emancipazione se non l’avessero acquisita? Anche le nazioni sono soggette a ogni tipo di pressione quando non hanno sufficiente indipendenza economica. Non è così semplice, ma perdonatemi la semplificazione.

E l’indipendenza politica? Non è un argomento in cui mi interessi addentrarmi, ma vi dico le mie perplessità, a prescindere da chi vuole cosa e perché: possono decisioni prese secoli fa, sulla base di situazioni specifiche, diventare realtà immutabili? Davvero le scelte conquistate con il sangue in passato rendono impossibile una libertà di scelta nel presente? Penso alla Scozia, alla Catalogna, alle stesse istanze esistenti nel nostro Paese.

Indipendenza emotiva

Quanto è difficile non dipendere emotivamente dalle persone cui siamo legati, o dal giudizio della società in cui viviamo? Se nel secondo caso molto dipende dal nostro carattere, nel primo caso possiamo avere l’impressione che la dipendenza sia caratteristica essenziale di un rapporto degno di tale nome.

Prendiamo il rapporto di coppia. Come sapete, sono cresciuta a letture per ragazzi e Liala. Mi sono nutrita (troppo) a lungo di tutte le sdolcinatezze possibili, convinta che la ricerca dell’amore fosse la ricerca della mia metà mancante.

Mancante di cosa?

Ora non saprei dirlo. Certo sarebbe curioso che tutti gli individui si aggirassero per il mondo in cerca della metà che loro manca per essere integri…

Il punto è che i rapporti, quelli sani, non solo non richiedono dipendenza, ma la soffrono. Chi non sente di potersi reggere da solo entra inevitabilmente nella logica del “chiedere”, con aspettative e pretese nate per essere deluse. Non perché la vita è brutta e cattiva, ma perché gli atteggiamenti poco equilibrati producono sempre effetti negativi.

Chi è legato, anche da semplice amicizia, a persone dipendenti, spesso si ritrova addosso il fastidio di costanti richieste di conferme, approvazione, sostegno. Tacite o meno che siano, dal punto di vista emotivo queste richieste sono un drenaggio energetico che può innescare desideri di libertà e conseguenti sensi di colpa ‒ un disagio, in ogni caso, che si riflette su tutte le persone coinvolte.

Non dipendere, ho capito, significa scegliere la compagnia degli altri invece di averne bisogno. Senza essere feriti ogni volta che ci ignorano, non ci comprendono, non reagiscono nel modo che ci aspettiamo. Avere risorse per camminare senza appoggiarci agli altri. Essere capaci di seguire i nostri principi anche quando questo implica creare crepe nei nostri legami, o vere fratture.

Questa indipendenza non è indifferenza.

Anzi, è la condizione che fa nascere la possibilità di stare con gli altri liberamente, senza aspettarci niente in cambio. Ci apre al “dare”, per il semplice fatto che possiamo farlo senza mettere in crisi il nostro bilancio energetico.

Non ultimo, l’indipendenza è alla base del senso di responsabilità per ciò che facciamo e per le sue conseguenze ‒ quello che, in uno stato di dipendenza, siamo portati ad attribuire genericamente agli “altri”.

Ed eccomi alla novità cui accennavo a inizio post: ho creato sul blog la pagina “amici che scrivono”. Dateci un’occhiata, magari ci siete anche voi!

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE
Blog blog blog blog blog… sto finendo di ottimizzare (più o meno) gli articoli. Si definisce scrivere? Non proprio, è solo un lontano parente, ma dà soddisfazione.

BOLLETTINO DEL LETTORE
A parte alcuni libri strani presi in biblioteca e non ancora addentati, sto leggendo, lentamente ma con vero piacere, Lonesome Dove di Larry McMurtry, romanzo western vincitore del Pulitzer nel 1986. L’atmosfera, a partire dalla dedica è… fantastica, ecco. Anzi, eccola qui, la dedica, tanto per non dimenticare che il West non è solo film, ma la realtà di un passato non ancora lontano per gli americani.

For Maureen Orth,
and
In memory of
the nine McMurtry boys
(1878-1983)
‘Once in the saddle they
Used to go dashing…’

19 commenti

  • Ferruccio Gianola

    L’indipendenza credo sia fondamentale se si vuole una vita di valore e non si immagina neppure quando sia difficile arrivare ad averla, visto tutte le miserie che ci passano davanti e che spesso siamo costretti a subire. L’indipendenza ci evita di fare della nostra vita una culla d’ipocrisia. Ci evita di voler piacere a tutti e ci fa apprezzare davvero le persone che riconosciamo come tali. L’indipendenza ci offre la possibilità di diventare anche quello che siamo.

    Per me indipendenza è scrivere, nulla mi dà piacere come scrivere

    • Grazia

      Mi piace ciò che hai detto. L’indipendenza è davvero l’antidoto – o almeno uno degli antidoti – contro l’ipocrisia, e scrivere… scrivere è speciale.

  • Giulia Mancini

    Bella idea la pagina “Amici che scrivono” è molto bello anche questo tuo post. La libertà è un concetto ampio e piuttosto difficile da sostenere, riuscite ad essere veramente liberi è una vera impresa. Credo che la più difficile da realizzare nella propria vita sia soprattutto l’indipendenza emotiva (certo essere indipendenti economicamente è già un bel traguardo, non facile o scontato in questi tempi precari), ma pur raggiungendo l’indipendenza economica si può restare dipendenti tutta la vita dall’influenza che il giudizio altrui ha su di noi, dalle catene invisibili imposte dalla società. Per esempio, pur con tanti margini di indipendenza che ho faticosamente conquistato nella mia mi sento poco libera, forse una delle poche aree di libertà è data proprio dalla scrittura.

    • Grazia

      Nello scrivere troviamo tutti libertà, credo. Cerco di tenerlo presente nei momenti difficili, quando sono insoddisfatta dei miei risultati oppure mi sembra di non riuscire a scrivere la storia che ho in mente. Mi domando: “smetto?”, ma quando non scrivo mi sembra che la realtà diventi più… opaca, non so come dire.

  • Luz

    L’indipendenza è sempre una conquista, ma in fondo, anche se maturi e abbastanza indipendenti, siamo veramente certi di esserlo al 100%? Dipendere economicamente è rovinoso, emotivamente porta all’autodistruzione, possiamo però discostarci da questi pericoli lavorando bene e con un progetto in mente.
    L’indipendenza è pure una sensazione, spesso una certezza, ma la maggior parte delle volte è nell’età matura che si può afferrare realmente. Deve essere cioè costruita mattone su mattone.
    Un tempo sono stata molto dipendente, forse in ogni senso, oggi posso dirmi ben lontana da quella sensazione.
    Rifuggo dalle persone irrisolte. Non potrei, oggi, essere amica di una persona bisognosa di amiche per sentirsi bene. Scegliere, come scrivi bene tu, che non significa “senza di te mi sento morire”.
    Poi, si sa, dalle persone più care sarebbe impossibile non dipendere emotivamente. Se ho una discussione con mio marito, non sopporto l’atmosfera pesante. Così come preferisco risanare subito un rapporto traballante, se vale davvero la pena.
    Bellissima quella vetrina degli autori.

    • Grazia

      Sono contenta che ti piaccia, Luana. L’indipendenza totale è impossibile, credo, e forse sarebbe anche negativa. In fondo le nostre vite sono intrecciate a quelle degli altri; se non sentissimo questo legame finiremmo con il condurre una vita sterile. Con il passare degli anni, hai ragione, si impara a essere più autonomi. Mi piace la sensazione.

  • Daniele Imperi

    Sull’indipendenza ci sarebbero da fare discorsi lunghissimi, specialmente dal lato politico.
    Da quello editoriale, io intendo l’indipendenza come libertà di pubblicare con case editrici e per conto mio.
    Lonesome Dove vorrei leggerlo anche io, ce l’ho in lista da quando è uscito.

    • Grazia

      Sono convinta che Lonesome Dove ti piacerà. Probabilmente scriverò un post sulla lettura di questo romanzo, perché c’è materiale interessante. L’indipendenza dal punto di vista editoriale è molto importante; anzi, credo che a volte possa fare la differenza tra smettere di scrivere o continuare, e non è poco.

  • Cristina

    Caspita, a quanto pare la ventata di novità non proveniva solo dal post dell’inaugurazione! Bene, bene… Sul discorso dell’autopubblicazione, sai benissimo che con me sfondi una porta aperta. Di recente ti ho detto che prima o poi scriverò un post dal titolo “la strada dell’editoria è lastricata per l’inferno” e prima o poi lo farò. Per quanto riguarda l’indipendenza in senso più ampio, è senz’altro una condizione mentale ancor più che economica. Non è facile guardarsi dall’esterno e vedere che cosa ci tiene imprigionati, ci vuole molta lucidità e onestà.
    E grazie di cuore per avermi inserito negli “amici che scrivono”!

    • Grazia

      È un piacere ospitarti, Cristina. Guardare se stessi con lucidità è difficile, non solo perché bisogna entrare in un certo ordine di idee, ma anche perché si può andare soltanto un passetto per volta. Sembra di pelare una cipolla!

  • Barbara

    Mia nonna ha lavorato duramente per fornire alle nipoti femmine l’indipendenza economica, ne conosceva il valore lei per prima, che usciva da due guerre mondiali. L’indipendenza culturale e quella emotiva discendono purtroppo da quella economica, perché spesso chi paga i conti vuole avere ragione in tutto a prescindere.
    Bella la nuova pagina degli amici che scrivono, un ottima idea. Dai però un’occhiata alla newsletter, perché risulto iscritta ma questo post me lo stavo perdendo.
    (Si, anche per l’invio delle mail di impazzisce su wordpress, questa settimana per esempio le mie sono state bloccate dal server di Yahoo, non si sa per quale oscuro motivo!)

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