6 modi per disturbare il lettore
Ci inciampo, mi innervosisco… ma questo libro fa per me?
Quando la domanda rimane senza risposta, è un buon segno: significa che l’autore è riuscito a farmi superare, se non dimenticare, il problema. Ma non sempre è lui il colpevole. Capita che sia l’editore a compiere scelte criticabili, che finiscono con il disturbare il lettore.
Pensate a cosa saltate mentre leggete un romanzo: paragrafi densi di prosa, che vedete fitti di troppe parole. Quello che lo scrittore sta facendo è riempire le pagine di fuffa, magari tornando a descrivere che tempo fa, oppure entrando nella testa del personaggio, quando il lettore conosce già i suoi pensieri, oppure non gliene importa niente. Scommetto che non saltate i dialoghi.
– Elmore Leonard –
Ho trovato questa citazione sul sito Advice to Writers. Leonard non ha torto, anche se forse dà un po’ troppo per scontato che i dialoghi siano ben scritti. Però è vero che difficilmente si omette di leggerli, per quanto schifo possano fare.
Prendo spunto da queste considerazioni per raccontarvi cosa disturba me mentre leggo. Sono problemi di portata diversa, che a volte mi fanno accelerare la lettura (dicesi: fingere di leggere), a volte saltare delle pagine o abbandonare del tutto il libro. Non sono più disciplinata e sciocca come un tempo, quando interrompere una lettura era un orrore da evitare a ogni costo. La mia lista dei libri da leggere è troppo lunga e appetitosa per perdere tempo con qualcosa che non mi piace! (Scusa, Pif.)
Paragrafi eterni
Non pensavo di dover dare ragione a Leonard su questo punto; di solito non faccio molto caso alla maggiore o minore compattezza del testo. Di recente però ho letto una parte di Quando inizia la nostra storia di Federico Rampini, che mi ha fatto cambiare idea, sebbene il libro sia interessante e ben scritto. È un saggio, non un romanzo, perciò la suddivisione in paragrafi si basa sulla logica più che sullo stile, ma ho trovato pesante il ritmo medio di due paragrafi per facciata. Si poteva decisamente fare di meglio, senza per questo snaturare il testo.
Meriterebbe una citazione anche il problema dei paragrafi assemblati in base alle esigenze tipografiche, per contenere il testo nel numero voluto di pagine (alcuni editori lo fanno). Ingenui noi, convinti che la suddivisione in paragrafi avesse un significato!
Ristrettezze…
Caratteri piccoli, interlinea minima, margini ridicoli: viva le edizioni economiche! Spesso acquisto libri sull’Amazon inglese, dove trovo prezzi ottimi sia sul nuovo che sull’usato. Non toccando il libro con mano, però, corro rischi di questo tipo. A volte l’edizione economica è una specie di gnomificazione delle normali edizioni economiche. Uso gli occhiali per leggere, d’accordo, ma questo può solo rendere la lettura possibile, non piacevole. Per non parlare di come si riduce la costa del libro quando sono costretta a squartarlo per leggere i caratteri vicino all’incollatura.
…e grandiosità!
Chi ha detto che un libro debba avere per forza un numero minimo di pagine? E soprattutto, perché per raggiungere quel numero un editore importante ‒ non l’ultimo sconosciuto ‒ dovrebbe arrivare a spargere caratteri enormi su pagine spessore carta-cucina, dove il testo è ridotto a una stretta colonna tra margini esagerati?
Tormenti interiori
Tipici dei personaggi femminili, e anche di autrici poco esperte. Quando i tormenti non sono mostrati attraverso azioni, ma si dilungano in un esitare-rimuginare-soffrire senza costrutto, mi fanno davvero perdere la pazienza. Se la cosa si protrae, perdo del tutto la stima per il personaggio. C’è da sperare che non sia uno dei protagonisti.
Mi è successo di recente, leggendo Fidanzati d’inverno, primo libro della saga fantasy di Christelle Dabos. Raramente mi sono imbattuta in una protagonista tanto deprimente! Tra la sua goffaggine, i dubbi, la mancanza di autostima e il naso gocciolante, ho fatto davvero fatica a terminare il primo romanzo. Altro che saga! E a proposito di saghe…
Saghe a singhiozzo
Come faceva giustamente notare Daniele Imperi in questo articolo, le saghe non piacciono a tutti, né tutte le saghe riescono… col buco. Nel mio caso, se la storia mi piace sono ben contenta di poter leggere un seguito, o persino sette, otto libri, come sta succedendo con la saga di Outlander; ma tra un libro e l’altro non possono trascorrere eoni!
Nello specifico, sto leggendo il terzo libro della Saga della Folgoluce di Brandon Sanderson, di cui mille volte vi ho decantato i pregi. Peccato che tra il secondo e il terzo libro siano passati cinque anni. Non sarebbe un problema se la storia fosse semplice; ma il mondo fantastico di Sanderson è di una complicatezza unica ‒ un pregio, che in questo caso si trasforma in un disastro. Non solo ho già dimenticato molto dei libri precedenti, ma non sono nemmeno riuscita a risvegliare i ricordi leggendo le prime pagine dell’ultimo libro, come succede di solito. E ho già letto seicento pagine.
Forse secondo Sanderson dovrei rileggere i primi due libri da milleduecento pagine l’uno, e solo dopo affrontare questo da milletrecento? E proseguire con questo metodo fino alla fine degli ulteriori cinque volumi che ha in mente? Si possono chiedere a una moglie, certi sacrifici, non a una banale lettrice. Ma poi, contemplano il concetto di mortalità, propria e dei lettori, gli autori di saghe?
Freddezza
La storia può filare una meraviglia, i colpi di scena possono succedersi in un crescendo perfetto… ma se il modo di scrivere dell’autore non mi suscita emozioni, per me il libro è combustibile per il caminetto. In parte è questione di genere e di stile, ma c’è anche modo e modo di creare le scene. Quando l’autore non collega gli eventi in modo abbastanza logico, per esempio, oppure omette di spiegare come si arrivi da A a B, anche l’evento più drammatico sembra assurdo. Sarà capitato anche a voi di incontrare personaggi timidi che all’improvviso si infuriano, colpiscono, pronunciano parole orribili… mentre voi, con il libro in mano e un punto interrogativo dipinto in fronte, vi domandate: “come è successo?”.
Non vado oltre nel descrivere i vari problemi che mi possono rendere una storia ostica. Personaggi poco credibili, descrizioni eterne, uno stile piatto, oppure pieno di infiorettature, non promettono bene per la lettura, anche se spesso è bene sospendere il giudizio fino ad arrivare al meglio della storia… se esiste, e se si ha la pazienza di arrivarci.
Cosa vi infastidisce in modo particolare in una lettura? Come reagite?
P.S.: Qualche giorno fa è uscito l’ultimo romanzo di Cristina Rossi, Le regine di Gerusalemme, terzo libro della serie La Colomba e i Leoni. Ecco la copertina, davvero bella.
DOMANDA TECNICA
Molti tra voi ne sanno più di me sulla gestione di un blog WordPress; alcuni mi hanno già dato una mano con i loro consigli. Ho pensato di rivolgermi a un professionista per il problema attuale, che riguarda le numerose pagine escluse dall’indicizzazione e segnalate su Google Search Console con diciture come “pagina scansionata, ma attualmente non indicizzata” o “esclusa in base al tag “noindex”” (queste sono le famiglie più nutrite). La mia scelta si è indirizzata sullo staff di SOS WP, che mi ha proposto una consulenza a cinquanta euro l’ora. Per la vostra esperienza, è una proposta sensata? C’è qualcosa che vi sentite di consigliarmi?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
26 commenti
Ferruccio Gianola
Certi aspetti tipografici danno fastidio pure a me: caratteri troppi piccoli o troppo grandi, ma per il resto sono più tollerante. Ci sono certe storie che rifiuti a priori (saghe), ma se il libro mi cattura dall’inizio non mi faccio suggestionare dai paragrafi troppo lunghi: se così fosse non avrei mai letto tutta la produzione di Hemingway, di Faulkner e quella di McCarthy
Grazia
Credo che dipenda molto da quanto si è presi dalla lettura. Per questo mi sono accorta della pesantezza dei paragrafi solo con Rampini: ero fuori dai generi che preferisco. Di McCarthy sto leggendo proprio in questi giorni Cavalli selvaggi.
Ferruccio Gianola
Io con “cavalli selvaggi” sono arrivato alla fine senza saperlo, anche se certi paragrafi vanno avanti per pagine intere, ma per me, in questo momento, è il migliore narratore del mondo
Grazia
Avevo letto di McCarthy soltanto La strada, ma qui lo stile è un po’ diverso, più duro, mi sembra. Un grande.
Marco
Gli errori. Rimasi male per un errore trovato in “Croce senza amore” di Heinrich Boll, Mondadori.
Ma anche io ormai se vedo che l’autore mena il can per l’aia, taglio e passo a un’altra lettura.
Abbandonai “Jezabel” della Némirovsky perché il rapporto tra madre e figlia nel libro alla fine mi aveva stancato. Mi pareva eccessivo, ed ossessivo (lei ebbe effettivamente un rapporto “burrascoso” con la madre). Appure io adesso adoro questa scrittrice.
Elmore Leonard è grande
Grazia
Oh, sì, gli errori. Ci sono editori blasonati che se ne lasciano scappare troppi, così come ci sono alcune pessime traduzioni.
Rebecca Eriksson
La pomposità… ricordo come un incubo ed il pensiero “non lo consiglierei al mio peggior nemico” la lettura di Notre Dame de Paris di Hugo. In genere non salto mai parti del libro, o lo abbandono o lo leggo tutto: ma con Notre Dame ho saltato a piè pari un intero capitolo di descrizione dei particolari architettonici della cattedrale. Un intero capitolo descrittivo: tremo ancora di paura.
Grazia
Tu hai saltato un capitolo… io ho interrotto la lettura, e ancora non l’ho ripresa. Più che aver tremato, sono crollata direttamente.
Giulia Mancini
Da quando leggo in eBook gli aspetti tipografici di un libro non mi toccano più, ma una volta ricordo che al termine della lettura di un romanzo il libro si era disfatto, si erano scollate tutte le pagine, ma se non lo aprivo non riuscivo a leggerlo, non ricordo neanche se fosse un’edizione economica, ma mi innervosii parecchio. Cosa non mi piace in un libro, l’eccesso di elucubrazioni mentali del personaggio se fini a se stessi, gli errori clamorosi che talvolta trovo nei romanzi di grandi case editrici (mi indispettiscono perché penso che se lo facesse un self verrebbe subito messo alla gogna), una volta in un libro edito da Mondadori c’era perfino il nome del personaggio sbagliato, ho dovuto rileggere più volte il paragrafo per capire che era un errore.
L’eccesso di pomposità nella scrittura, insomma a piccole dosi può andare, ma troppo mi innervosisco perché, secondo me, rende meno fluida la lettura.
Grazia
Fa sempre piacere che ci venga ricordato come i nostri libri self-published debbano essere almeno perfetti, mentre quelli degli editori, anche importanti, questa necessità non ce l’hanno…
Lisa Agosti
Per me l’incipit è fastidioso e difficile da digerire, se è brutto perché ho perso tempo, se è bello perché provo un’invidia viscerale per non averlo scritto io!
Anch’io un tempo leggevo tutto, senza saltare una parola, non mi sarei mai sognata di lasciare a metà un libro… adesso inizio un libro con la sega elettrica già accesa!
Grazia
Anche la mia sega è abbastanza attiva, ma la accendo solo quando qualcosa mi fa pensare che serva. Sai che non mi è mai capitato di invidiare così tanto un incipit? Certi sono stupendi, se ci penso, ma a me l’invidia scatta – se scatta – alla fine della lettura, come giudizio complessivo. Metti che l’incipit sia favoloso, ma il resto uno schifo… avrei invidiato per niente.
Barbara
Non ho ancora trovato un libro che non sia riuscita a terminare, ma ammetto che qualche pagina de Il nome della rosa l’ho saltata, soprattutto per il latino che non ho studiato.
Sulle saghe concordo con te, infatti leggo con calma Outlander perché non c’è ancora il finale (ma qualche lettrice lamenta proprio questa lentezza, senza considerare che ora ci sono delle tempistiche per la serie tv).
Sulla consulenza, 50 euro/ora è un buon prezzo. Se poi siano bravi e riescano a risolvere, non te lo so dire.
Grazia
Davvero non hai mai lasciato un libro a metà? Non so se ammirarti o cercare di convertirti… XD Grazie per la valutazione sul prezzo del tecnico WP, mi è molto utile.
Tenar
Ormai io mi innervosisco poco. Ho poco tempo, smetto di leggere.
Smetto di leggere se ci sono incongruenze storiche. Questa cosa mi urta nel profondo. Nessuno ti obbliga a scrivere in un tempo che non è il nostro, in un luogo che non è il tuo. Se sbagli meriti che il libro sia scagliato giù dalla finestra.
Smetto di leggere se non riesco in alcun modo a provare empatia per i personaggi. Non devono essere brave persone, ma se desidero vederle morte a pagina dieci non vedo perché sopportare 800 pagine di sofferenza.
Smetto di leggere se il romanzo è un elogio all’inconcludenza e al piangersi addosso. Ecco, questo non lo sopporto. Non sopporto e non importa quanto siano ben scritti e realistici i personaggi che si lamentano, si lamentano, si lamentano ma non fanno nulla per risolvere i loro problemi. Ho già un sacco di alunni così, almeno nei libri me ne tengo alla larga.
Grazia
Tutti motivi ottimi per accantonare un libro. Quello del personaggio insopportabile, per motivi diversi, è un problema insuperabile. Non ricordo chi ha detto, parlando dei personaggi: “Se fossero persone reali, avreste voglia di invitarli a cena e passare qualche ora in loro compagnia? Se la risposta è no, perché mai dovreste passarci molto più tempo leggendo di loro?”.
Speranza
Io odio le lunghe descrizioni, che salto senza ritegno anche le ripetizioni di pensiero e concetti. Noiose!
Grazia
Benvenuta sul mio blog, Speranza! Da autori, quando si allunga una descrizione si rischia sempre di perdere l’attenzione del lettore. C’è anche chi ama i dettagli, ma io preferisco “pochi ma buoni”.
Luz
Questo post è delizioso e per molti aspetti illuminante.
Diventa anche un vademecum per correggere magari alcuni aspetti. È importante sapere cosa infastidisca il lettore, perché davvero si può incorrere in uno o più degli errori che citi.
Tu hai una prosa asciutta, diretta, sai quindi individuare le pecche di una narrazione non essenziale.
Concordo sulle saghe, mi sembrano troppo impegnative. Ho amato la saga potteriana, quella di Malausséne, ma mi sono fermata al primo corposo volume dei Cazalet, che proprio non mi hanno coinvolto (peccato, ho acquistato i due tomoni successivi).
Grazia
Io invece, da amante delle saghe (tra cui anche Harry Potter e Malausséne) devo avere trovato il limite della mia tolleranza. La veste tipografica secondo me va curata molto, soprattutto quando si autopubblica, perché gli errori in questo campo sanno tanto di dilettantesco. Anche se poi l’esperienza dimostra che anche gli editori importanti ci cascano.
Buona lettura
Mi sa che io sono molto tollerante Se un libro mi prende non c’è nulla che mi disturba.
Ecco forse l’unica cosa che non sopporto sono i finali aperti.
Grazia
I finali aperti non piacciono nemmeno a me. Mi danno l’impressione che l’autore si sia risparmiato e abbia lasciato a me una parte del suo lavoro – una parte non facile, perché trovare il finale perfetto per una storia è una bella impresa.
Cristina
Innanzitutto grazie di cuore per aver presentato il romanzo “Le regine di Gerusalemme” e la copertina, risultato di un lavoro di squadra non indifferente.
Per quanto riguarda il tuo post, due paragrafi per facciata potrei tollerarla – a malapena – in un saggio, ma in un romanzo proprio no. La gnomificazione dei caratteri mi ha fatto molto ridere! D’altra parte siamo diventati più esigenti e notiamo molti più dettagli di quanto non avrebbe fatto il lettore di un tempo.
Grazia
Vero, faccio caso a tante cose che sono secondarie, alla fine. Certo sembra strano che non ci facciano caso gli editori, che sono dei professionisti del settore.
Kuku
I tormenti interiori insistiti mi annoiano alquanto. Mi ricordo che lo avevo notato ad esempio nella saga di Shannara di Terry Brooks. A volte veramente pagine e pagine di tormenti: ce la farò, chi sono io… un po’ va bene, anzi, ma quando si va avanti insistendo poi sempre le stesse cose ecco che va meno bene.
E non ne parliamo poi quando sono le autrici inesperte che fanno questa cosa e magari ripetono anche i dialoghi più volte perché devono riferire dei fatti a più personaggi…
Grazia
Benvenuta! La mano dilettantesca purtroppo si sente, e peggiora tutte le caratteristiche della storia. Quelle buone diventano mediocri, quelle già mediocri… lasciamo stare.