Quando la storia non decolla
Oppure non parte.
O non striscia nemmeno…
Vi è mai capitato? Avete in mente una storia, una bella storia che può diventare un romanzo. Ci pensate su, cercate di capire come potete scriverla. Non ci si imbarca in un’impresa così lunga senza esserne davvero convinti. La storia, però, non si avvia. Dire che non decolla è un’espressione delicata per dire che non funziona proprio. Punto.
Tutto nella norma
Se non vi è capitato, immagino che scriviate da poco. Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma pare che succeda a tutti. Succede – ahimè! – anche alla sottoscritta con la Nuova Storia. Mesi a pensare e ripensare, una decina di capitoli già scritti per gettare il cuore oltre l’ostacolo, e poi il motore della storia sputacchia e si ferma. Piacevole, no?
Non so cosa facciano gli altri autori in questi casi, ma sospetto che si comportino più o meno come me: ci si mette naso a terra come segugi e si cercano le cause del blocco, che possono essere innumerevoli, da una crisi di pigrizia a una trama traballante, da un’idea iniziale povera a un’incongruenza nei personaggi. Non è facile capire cosa non va, e finisce con il fare da tappo anche alle caratteristiche buone della storia, quelle che di per sé funzionerebbero alla grande.
Trovare il colpevole
Nel mare magnum degli intoppi che gli autori incontrano in questa fase, credo che ognuno tenda a puntare l’attenzione sulle problematiche che più lo tormentano. Nel mio caso, il primo elemento verso cui punto il dito è spesso la trama.
In parte è una mia idea fissa, quella di dover lavorare di più sulla trama. Non so nemmeno perché. Intuisco un mio limite? Do credito ai miei timori? Certo è che, per quanto fondamentale sia, la trama non è tutto. Nel caso specifico della Nuova Storia, tuttavia, è manifestamente un lato debole: quello che voglio raccontare non si presta a essere riassunto in una serie di punti di trama, quindi la mia tanto cara (e utile) “scaletta” deve farsi da parte per lasciare il posto a una parziale improvvisazione. Sabbie mobili, per me, che amo il terreno solido!
Avere accettato la cosa è un passo recente. Ho passato mesi a dibattermi su questo punto. Cosa succede nella storia? Posso creare una traccia da seguire? Cosa fanno i due protagonisti? L’evento X, e dopo? Sembrava che tutte le piste mi lasciassero a piedi nel deserto. So essere molto, molto ostinata, a volte.
La svolta
Finalmente, ragiona che ti ragiona, mi sono resa conto…
No, non è affatto andata così.
Una settimana fa o giù di lì, dopo pranzo, sono sulla mia poltrona a leggere. Mi cade l’occhio sullo schermo televisivo, dove mio marito sta seguendo con gli auricolari un film natalizio americano, di quelli che sembrano – e sono – praticamente tutti carini e tutti uguali. Ormai sono abituata a queste forme mute che si agitano alla mia sinistra mentre leggo.
Poi lo schermo inquadra Adrian, il protagonista maschile della mia storia.
È lui. Non ci sono dubbi.
Eureka!
«Come si intitola questo film?»
Mio marito maneggia il telecomando e riesce a darmi il titolo. Vado a cercare in rete il nome dell’attore protagonista e trovo alcune foto da scaricare, quelle che più “riconosco”. Soddisfatta come il gatto che si è pappato il proverbiale canarino, torno a leggere.
Ho percepito chiaramente il solletico mentale che segnala come qualcosa si sia messo in moto, dopo mesi in cui la storia ha recitato (fin troppo efficacemente!) la parte della Bella Addormentata. So che le mie domande troveranno risposta.
Adesso che ho “conosciuto” Adrian so quali motivi lo hanno portato a fare la sua scelta. So cosa dirà a Bianca e perché. Ho individuato il nucleo del suo problema, quello che si porta dietro da sempre e che continua a spingerlo verso il fallimento.
Una nuova faccia
La cosa buffa è che avevo già fissato il casting della storia, con nomi e foto. Lo faccio sempre, perché mi sono accorta che serve a rendere tutto più reale. Il protagonista maschile, però, a un certo punto ha reclamato un nuovo nome, e alla fine un nuovo volto.
Come per magia, ora anche Bianca è diventata più accessibile, e la situazione che avevo delineato ha acquisito un significato più chiaro. Continuo a non sapere nel dettaglio cosa succederà, ma adesso so che posso scoprirlo. Così, tanto per dimostrare la mia nuova fiducia, ho scritto qualche pagina avanti.
Capirai, direte.
Bè, bè. A volte mi sembra incredibile che le parole, messe in fila una dopo l’altra, producano quella cosa incredibile che è un capitolo. Che il muro da superare sia affrontabile un mattone alla volta. Ma serve materiale vivo da cui partire. Del resto la trama non è altro che il susseguirsi delle vicende create dai personaggi, nella loro combinazione con la realtà.
Un traguardo? No, una partenza.
Questa piacevole iniezione di energia non garantisce niente, naturalmente. Il lungo lavoro che sta dietro alla creazione di un romanzo può arenarsi ovunque, in qualunque momento. A essere sincera, talvolta mi capita di domandarmi come mi sia capitato di scrivere sette romanzi! Quando ci penso, mi stringerei la mano da sola. Arrivare alla parola fine è un gran bel traguardo, a prescindere da tutto il resto.
Quell’eccitazione, però, la conosco. Il segugio ha trovato una traccia. Adesso le immagini della storia si sono intrufolate nei miei pensieri che scorrono in background, accompagnamento solo per metà consapevole alle mie attività quotidiane. Esplorano il percorso, in un certo senso. Anche se il lavoro è appena iniziato, almeno so che è iniziato davvero. Se ho tra le mani dei personaggi vivi, allora saranno loro a indirizzare la storia, con la mia collaborazione.
Cosa ho imparato
Che in assenza di parametri vitali è dura raccontare una storia, anche quando in teoria si sa cosa dire.
Che a volte si cerca il problema in una direzione, quando il problema è da un’altra parte. Non resta che… voltarsi. Magari verso il televisore.
BOLLETTINO DELLO SCRITTORE
Nuova Storia a parte, è ripreso il lavoro con Amela dopo qualche settimana di pausa. Abbiamo ancora un periodo di sei-sette anni da coprire con la narrazione e la relativa trascrizione, poi passeremo alle fasi successive: riordino dei dati, integrazione dove necessario, scavo in profondità negli aspetti che sono stati solo sfiorati, più le necessarie scelte strutturali e stilistiche.
BOLLETTINO DEL LETTORE
Letture in corso:
– Il mio mondo amatissimo – Storia di un giudice dal Bronx alla Corte Suprema, autobiografia di Sonia Sotomayor
– The Sound of Paper di Julia Cameron
– Il sangue degli elfi di Andrzej Sapkowski, autore della saga da cui sono stati tratti i videogiochi di The Witcher e l’omonima serie Netflix.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
24 commenti
Emanuela
Ti capisco perfettamente. Quando c’è l’inghippo… c’è l’inghippo. Ed è difficile a volte farci i conti a muso duro. Dire: “Qualcosa non va”. Molti semplicemente si arrendono. Altri tentano e ritentano, prendono facciate ma alla fine riescono a concludere il lavoro. Ti auguro di riuscirci con il tuo
Grazia
Grazie, Emanuela, questo è un augurio che fa sempre bene.
Maria Teresa Steri
Sono bellissime queste illuminazioni improvvise e inaspettate che ci portano sulla strada giusta. Ne ho avute anche io nel corso del tempo e mi hanno fatto capire che non tutto è razionalizzabile quando si scrive, anzi, forse in minima parte. La programmazione va bene, ma ci si scontra poi con quel non-so-ché che non funziona e che è difficile da definire. Sono contenta per la tua ripartenza
Grazia
Grazie, Maria Teresa, spero che la storia prenda forza adesso.
Marco
Di solito quando mi blocco è perché mi sono allontanato dalla storia per raccontare la “mia” storia. Ne esco “tornando indietro”, rileggendo quello che ho scritto e ritrovando il cammino genuino, autentico. A quel punto, tutto torna a girare come si deve.
Grazia
Preziosa osservazione! A volte c’è qualcosa che deve uscire, ma da noi, non dai personaggi. Ritrovare il modo di raccontare la loro storia aiuta.
Nadia
Caspita se ti è comparso dal cast di un film di Natale deve essere un bel tipo, almeno così me lo sono immaginata mentre ti leggevo. Curioso davvero come a volte le soluzioni arrivino per le strade più impensate e risolvano problemi che sembravano irrisolvibili. A me capita, eccome se capita, di trovarmi in situazioni analoghe, non so se anche il passare del tempo faccia la sua parte, ma tra il decantare della storia, il mio pensarci spesso mentre faccio altro, a volte l’illuminazione su come risolvere il blocco nella scrittura arriva nei modi più improbabili. L’importante arrivi e aiuti a dare nuova linfa, dopotutto almeno nel tuo caso la televisione ha ricoperto un ruolo utile.
Grazia
Incredibile, vero? Il bello è che l’attore del film non è uno strafigo, né è il mio tipo, né somiglia al personaggio che avevo scelto nel mio casting. Però è lui.
Giulia Mancini
Un paio di volte mi è capitato di iniziare a scrivere una storia e poi fermarmi. Poi, dopo qualche tempo, mettendomi a rileggere le parti già scritte sono stata colta da una specie di illuminazione e ho capito cosa mi serviva per continuare, un po’ come è successo a te con l’attore televisivo.
Io stessa sono rimasta sorpresa (oltre che felice) di ritrovare l’ispirazione e soprattutto la svolta del romanzo…
Grazia
Una parte dello scrivere resta sempre misteriosa, è vero, ed è sempre emozionante quando la si vede scintillare.
Lisa Agosti
La notizia più bella è che tu sia riuscita a ripartire, così presto anche noi potremo conoscere i tuoi personaggi. In bocca al lupo, spero che non ci saranno più blocchi!
Io ho questa storia che mi torce i neuroni e non riesco proprio a sbloccarmi, ho provato a muovere i personaggi in diverse epoche e ambientazioni, ho provato a cambiare genere, stile e narratore ma ancora niente.
Spero di vedere anch’io il mio protagonista in TV! Quello aiuterebbe molto.
Grazia
Se ti torce i neuroni e non ti lascia in pace, troverà la via, vedrai.
Cristina
Secondo me la “fisicità” dei personaggi è molto importante, per esempio io ho una raccolta di ritagli con le facce dei personaggi de La Colomba e i Leoni. Talvolta mi capita di non essere abbastanza convinta di una storia, o di una parte della stessa, magari a livello inconscio. Di solito in questi casi faccio altro, e la storia si sblocca da sola per vie traverse… un po’ come è successo a te.
Grazia
Molto traverse, sì! Infatti non serve a niente farsi venire l’ossessione di riprendere a scrivere. Quando è il momento, la storia arriva. Presentarsi all’appuntamento con la Musa è un gesto gentile, però, anche quando lei non si fa vedere.
Sandra
Ah ci sono stata dentro ultimamente per un racconto (in passato ovvio anche per i romanzi, ma questa è l’esperienza più recente) l’idea che mi frullava senza concretezza era che dovevo essere più romantica, visto il committente a cui pensavo, poi il cardine è venuto da sè.
Mediamente tocca aspettare, anni fa fu risolutiva la visione della pubblicità – TV pure per me come vedi – della macchina impastatrice, sai quei robi con il vasone di acciaio sotto che fanno girare gli ingredienti e costano parecchio, quelle cose insomma che mai mi sognerei di comprare. Eppure fu letteralmente fatale.
Buffezze della scrittura.
Un abbraccione
Grazia
Dovremmo scrivere uno “stranezzario”… credo che ogni autore ne abbia da raccontare! “Tocca aspettare” è uno dei leitmotiv della vita.
Marina Guarneri
Dillo a me, che ho ben tre romanzi sospesi, causa imprevisto arenamento dovuto a boh, a qualcosa, che adesso individuo solo nella mia mancanza di costanza. Quando hai una storia calda in corso fermarsi è peggio che non avere idee: il fuoco si placa, l’ispirazione si prosciuga, valla a recuperare dopo che ti sei fermata per l’ennesima volta. Che ben vengano i guizzi: se non si colgono subito, sono belle occasioni perdute. Io ne ho lasciate indietro tante!
Grazia
Capita a tutti, Marina. Da un lato essere costanti è importante, dall’altra la vita non si riduce alla sola scrittura, per quanto meravigliosa sia, perciò è anche normale sentirsi spinti a dedicare tempo ad altro. Per quanto mi riguarda, comunque, avere perso costanza è stato davvero un passo indietro.
Tenar
È sempre bello entrare nel processo creativo altrui, per vedere come funziona.
È molto bello che tu ti sia sbloccata. Io ho abbandonato un tot di storie verso il cap. 10, credo che ancora galleggino nella memoria del mio computer. E non saprei dire perché non sia andata, alcune mi sembrano ancora delle ottime idee!
Di contro, nelle storie che filano, i personaggi si sono presentati tutti con nome e connotati ben delineati, a volte sono andata a cercare delle immagini particolari, magari per vedere l’effetto con uno specifico abbigliamento, ma avevo sempre già ben chiaro il loro aspetto di base.
Grazia
Che cosa curiosa… ho anch’io un romanzo fermo al capitolo 10 (non questo di cui parlavo). Mi è ritornato in mente qualche giorno fa, e mi sono detta: “Mi sembra ancora un’ottima idea.”
Barbara
Io stavo cercando un titolo per il racconto di San Valentino, che come trama non mi sembrava un granché, fin quando non mi è arrivato il titolo e bam, adesso mi piace, lo rende più “simpatico”. Ma poi ho fatto un sogno (mi ero concessa un bicchierino du whisky prima di dormire) e bam, un altro racconto, ma di quelli che hanno bisogno di più tempo, anche se dovrebbe essere più intenso alla fine.
…se però vuoi vedere il protagonista maschile ideale del mio IPDP cerca so Google Chris Pine
Grazia
Visto! Brutto non è, sicuro. Sì, a volte le idee scelgono proprio dei sentieri inaspettati. Mica per niente scrivere è affascinante.
Cristina
Avevo lasciato un commento in precedenza, ma non lo ha “preso”. Avevo scritto che la fisicità dei personaggi è molto importante, e senz’altro attribuire loro un volto e un aspetto aiuta a collocarli meglio nella storia e, come nel tuo caso, a sbloccare una certa impasse. Altre volte invece i motivi dell’impasse sono diversi: una storia troppo aggrovigliata, per esempio.
Grazia
Purtroppo i motivi per cui una storia diventa difficile da scrivere sono tanti… ma questo fa anche parte del fascino della scrittura, no? Capisci cosa stai facendo, ma solo fino a un certo punto.