Scrivere il romanzo rosa con Leigh Michaels
Nel duro mondo dell’editoria – tale per gli autori, ma anche per gli editori stessi, pare – il genere romance costituisce una fetta consistente delle vendite. Nel 2016, dei 200 titoli più venduti sulla piattaforma Smashwords, il 77% erano romanzi rosa; 9 bestseller su 10 erano romanzi rosa, come pure 78 titoli su 100 della classifica top 50. Qui parliamo di autori self, ma è noto che anche nell’editoria tradizionale il genere è trainante da sempre.
Questo non basta a farmi venire voglia di scrivere un romanzo rosa. Non ho niente contro il genere; anzi, sono cresciuta a pane e Liala, come dico spesso, ma nel tempo me ne sono distaccata. Che sia perché ho potuto constatare i danni prodotti dall’idealizzazione del rapporto di coppia?
Resta il fatto che la mia Nuova Storia nasce spontaneamente con una spiccata vena romantica. Per questo mi è sembrato interessante approfondire la conoscenza del genere tramite il manuale di scrittura creativa On Writing Romance di Leigh Michaels, che porta il promettente sottotitolo di How to Craft a Novel that Sells. (Gli americani hanno davvero il chiodo fisso del successo alla portata di tutti. Ma da loro funziona?)
Leigh Michaels è lo pseudonimo usato da LeAnn Lemberger, scrittrice statunitense autrice di oltre 80 romanzi rosa per la Harlequin e di diversi saggi, oltre che insegnante di letteratura romance presso il Gotham Writers Workshop. Controllando su Amazon, ho l’impressione che il suo libro di maggior successo sia proprio questo manuale, ma dal momento che ho trovato interessante la lettura, vi propongo di farci accompagnare da lei in questo viaggio nel romance.
Può non essere immediato distinguere un romanzo rosa da un romanzo in cui è presente una storia d’amore. I miei romanzi Cercando Goran e Veronica c’è, per esempio, come pure i miei racconti lunghi Tarja dei lupi e La pace di Jacum (per citare solo le storie che ho pubblicato singolarmente) contengono tutti una storia d’amore importante. In ognuna di queste storie, però, l’amore non è l’elemento principale della storia. Proprio qui sta la differenza.
Al centro del romanzo rosa c’è lo sviluppo del rapporto tra un uomo e una donna [o due persone dello stesso sesso, N.d.R.]. Gli eventi della trama, per quanto importanti, sono secondari rispetto a questo rapporto. Se eliminassimo la storia d’amore, il resto del romanzo ne verrebbe tanto ridotto nel suo significato e nel suo interesse agli occhi del lettore da perdere ogni valore, mentre nel caso degli altri romanzi la storia funzionerebbe comunque.
La nascita del romanzo rosa
Il genere romance moderno nasce in Inghilterra all’inizio del Novecento, quando la casa editrice Mills & Boon inizia a pubblicare i primi romanzi rosa accanto a quelli di Agatha Christie e Jack London. Diventa presto evidente che i romanzi rosa sono di gran lunga i più venduti, tanto che l’editore finirà con l’abbandonare gli altri generi.
Da quanto capisco, il successo del genere non ha mai conosciuto crisi in nessuna parte del mondo. Il romance è scritto e letto principalmente da donne, ma non sempre in modo così esclusivo come sembra accada in Italia. Chissà se anche altrove un uomo che legge romance per farsi intervistare richiede l’anonimato, come capita in questo articolo su Follie Letterarie: Libri d’amore: quando a leggerli è un uomo.
Cosa spinge i lettori verso i romanzi rosa?
Pare che i lettori di tutto il mondo siano attratti dai romanzi rosa perché offrono speranza, forza e la certezza che il lieto fine è possibile, anche nella peggiore delle situazioni. In un mondo dove regna l’incertezza, questo è confortante.
I detrattori del genere – secondo la Michaels persone che spesso non lo conoscono affatto – gli muovono numerose critiche: storie infantili e semplicistiche, trama inconsistente, linguaggio poco evoluto, sovrabbondanza di scene di sesso alternate a puro materiale di riempimento. La storia, in sostanza, sarebbe sempre la stessa, cui vengono apportate dall’autore variazioni nei nomi, nel colore dei capelli dei personaggi e poco più. Viene inoltre criticato il fatto che molti romanzi rosa mostrino la donna come vulnerabile e bisognosa di un Principe Azzurro-salvatore, cosa che però nei romanzi rosa moderni accade sempre meno di frequente.
Scrivere romance è facile?
Se ci si accontenta di applicare i cliché, forse sì; ma nel romance, come in qualunque altro genere, rientrano sia romanzi di qualità che romanzi da poco. Da piccola leggevo i libri di Liala di mia madre, come dicevo, ma poi mi è capitato di leggere anche Uccelli di rovo e Tim di Colleen McCullough.
Tra i due tipi di romance c’è un abisso, in parte dovuto al diverso periodo storico in cui sono stati scritti, in parte alle differenti sensibilità delle due autrici. Sempre di storia d’amore si tratta, certo, ma lo spessore è diverso; siamo comunque lontani dal livello dei pochi Harmony che ho letto sotto l’ombrellone, senza offesa per nessuno. Non a caso alcune autrici di romance (sono quasi tutte donne) riescono a pubblicare tre-quattro romanzi l’anno, un’impresa pressoché incredibile.
Se si abbandona l’idea del romance come calderone delle banalità, si può notare che non esiste una formula fissa dietro questi romanzi, ma soltanto un piccolo nucleo di caratteristiche che i lettori di romance si aspettano di vedere rispettate.
In comune i romanzi rosa hanno solo questo: un uomo e una donna, cercando di risolvere il problema che minaccia di separarli, scoprono che l’amore che provano l’uno nei confronti dell’altra è del tipo che capita una volta sola nella vita. Questa scoperta porta a un impegno permanente e al lieto fine.
Di spazio per esprimere l’originalità dell’autore ce n’è in abbondanza, anche se il lieto fine obbligato può fare arricciare il naso (non a me, che amo il lieto fine quando leggo e anche quando scrivo).
Come ci si prepara a scrivere un romanzo rosa?
Secondo la Michaels è opportuno leggere almeno una decina di romanzi apprezzati all’interno del genere, di diverso tipo, autore ed editore, e iniziare ad analizzare come vengono affrontati i vari elementi della storia. Cosa accomuna e cosa distingue i personaggi femminili? E quelli maschili? Di quale lunghezza media sono questi romanzi? Come vengono iniziati/conclusi i capitoli? E così via.
Alla fine ci si può trovare ad avere raccolto un centinaio di osservazioni, riducibili a due principali.
Primo: i lettori di romance si aspettano protagonisti simpatici e amabili.
Secondo: cercano una storia avvincente ed edificante.
Le “regole” da rispettare sono quindi pochissime. Le altre osservazioni possono essere d’aiuto nell’elaborare la storia, ma non devono necessariamente essere rispettate. L’eroina, per esempio, può non avere un’amica che funge da confidente e dà modo al lettore di conoscere il suo background e le sue idee, anche se questo personaggio è presente in molte storie.
Gli elementi cruciali
Sono quattro:
- L’eroe e l’eroina che si innamorano.
- Il problema da cui nasce il conflitto che minaccia di separarli.
- Un amore in evoluzione, così speciale che nella vita non se ne presenterà un altro simile.
- Un finale in cui il problema viene risolto e la coppia può finalmente unirsi.
La storia diventa meno soddisfacente per il lettore se tutte le vicende ruotano intorno ai due innamorati. Deve – dovrebbe – esserci anche altro, ma la priorità della storia d’amore deve essere conservata.
Di solito la protagonista della storia è l’eroina, cosa che testimonia la forte predominanza del pubblico femminile su quello maschile.
Il conflitto
Il conflitto è l’ostacolo che si frappone tra eroe ed eroina e minaccia di separarli. Deve essere importante per i protagonisti e riconoscibile come tale dal lettore.
[…]
Non costituiscono quindi un vero conflitto:
– lottare, litigare e trovarsi in disaccordo
– elementi che ritardano l’avanzare della storia
– mancanza di comunicazione, incomprensioni
– interferenze dannose di terze persone
– incapacità di uno dei protagonisti di ammettere di essere attratto/a dall’altro/a
Queste specifiche mi sembrano interessanti. La Michaels sta forse dicendo che molti romance si perdono dietro gli ostacoli e mancano di vero conflitto? Secondo me sì. Questa distinzione, peraltro, vale per gli scrittori di narrativa in generale: confondere ostacoli e intoppi con il vero conflitto rende la storia debole, soprattutto se a scriverla non è Diana Gabaldon o Charlotte Brontë.
Un collante potente
Dal momento che gran parte della storia rosa è occupata dalle difficoltà dei protagonisti nel risolvere il problema che li separa, deve esistere tra loro un collante potente perché i due non vadano ognuno per la propria strada prima di scoprire di essere fatti per stare insieme. Questo collante viene definito “la forza”, e assume una di queste forme:
- L’eroe e l’eroina hanno oggettivamente bisogno l’uno dell’altra, perciò non possono smettere di frequentarsi.
- L’eroe o l’eroina ha un motivo logico e valido per trattenere l’altra/o nella situazione.
- Le circostanze esterne cospirano per mantenere l’eroe e l’eroina a stretto contatto.
La Michaels segnala due trabocchetti in cui spesso cade l’autore mediocre: falling in hate e falling in lust, intraducibile gioco di parole con il classico falling in love. Spesso capita che i due protagonisti inizino a odiarsi al primo incontro senza alcun motivo sensato, oppure che viceversa vengano travolti da un’attrazione fisica tanto istantanea quanto assurda per il lettore.
Un rapporto da non rovinare
Lo scopo del romanzo rosa è portare a realizzazione il rapporto meraviglioso tra eroe e eroina, quello che mai potrebbe verificarsi nella loro vita con un altro uomo o un’altra donna. L’autore quindi farà bene a non rovinare il suddetto rapporto con la sua imperizia. Ecco alcuni possibili problemi.
- Sviluppare un background e una trama troppo complessi.
Se il conflitto tra eroe ed eroina non può essere riassunto in una breve frase, forse è troppo complesso. Lo stesso vale per le professioni: se l’autore è costretto a dilungarsi nello spiegare i dettagli del mestiere di uno dei protagonisti, forse sarebbe meglio optare per una professione più afferrabile per il lettore.
- Sovraccaricare la storia di dettagli.
Anche se l’eroe è un giocatore di golf professionista e viene mostrato mentre dà lezioni, non è una buona idea citare ogni diverso tipo di colpo e ogni pezzo dell’attrezzatura, con tutta la terminologia relativa al campo.
- Separare l’eroe e l’eroina.
Se lui cerca cacciatori di frodo nella foresta e lei fa la babysitter, come potranno trascorrere insieme abbastanza tempo da permettere al loro amore di manifestarsi e vincere le avversità?
- Mostrare l’eroe che parla agli altri personaggi dell’eroina, e l’eroina che parla con gli altri personaggi dell’eroe, più di quanto i due non parlino tra loro.
Se nella prima scena i protagonisti scambiano tre frasi, poi per due capitoli vediamo lui parlare di lei a un pranzo in famiglia e lei parlare di lui con un’amica, la situazione si raffredda.
- Introdurre troppi personaggi
A parte i protagonisti, anche gli altri personaggi avranno bisogno di una breve descrizione, di un loro piccolo spazio. Quando sono troppi, in una storia così focalizzata sulla storia d’amore possono disperdere l’attenzione del lettore.
- Far pensare troppo i personaggi
Raccontare i loro rimuginamenti è più semplice che mostrarli in azione o farli discutere realmente, ma meno efficace.
Il sesso e la storia d’amore
Non si può raccontare l’amore senza considerarne le manifestazioni fisiche – non in un romanzo rosa moderno. Nel romance la storia d’amore implica però un forte coinvolgimento emotivo dei protagonisti, oltre che un’intensa attrazione fisica. Il sesso fine a se stesso non rientra tra le opzioni possibili.
Anche quando il sesso presente nel romanzo è del tipo “giusto”, bisogna tenere presente che:
I romanzi rosa più sensuali non sono quelli che abbondano di scene di sesso, quanto quelli in cui si crea un alto livello di tensione sessuale, intendendo con tensione sessuale l’attrazione insoddisfatta che lega eroe ed eroina.
Questa attrazione si crea già al primo incontro sotto forma di aumentata attenzione reciproca, e deve essere lasciata crescere progressivamente lungo la storia.
L’idea è di arrivare a vie di fatto il più tardi possibile, plausibilmente con gli eventi. Dal secondo rapporto sessuale in poi, infatti, il coinvolgimento del lettore diminuisce, e non sempre la magia viene resuscitata dal rendere più piccanti ed espliciti gli incontri; anzi, questo cambiamento può risultare spiazzante per il lettore.
La regola del “più tardi possibile” vale anche per i sentimenti: dal momento in cui il lettore sa che i protagonisti si sono innamorati l’uno dell’altro, e i personaggi stessi ne sono consapevoli, anche se non se lo sono confessato reciprocamente, la tensione sessuale inizia a scendere.
Il finale
Lieto fine sì, ma quale? Non tutti funzionano…
I finali inadeguati assumono diverse forme, ma nella maggior parte dei casi risultano insoddisfacenti perché l’enfasi si è allontanata dai protagonisti, oppure i protagonisti agiscono in modo incoerente, o l’autore racconta invece di mostrare.
(Di “show, don’t tell” ho parlato nell’articolo “Show, don’t tell” ed emozione)
Alcuni esempi di finali insoddisfacenti:
- Il finale nel salotto: la protagonista, o chi per lei, convoca i personaggi nel salotto e spiega loro cosa è successo e perché.
- Il finale a sorpresa: non funziona quando è poco emozionante, né quando i lettori lo hanno visto arrivare molte pagine prima.
- Il finale deragliato: per risolvere la situazione l’autore decide di far compiere ai protagonisti un’azione che non ha nulla a che vedere con il resto della storia e con i protagonisti come il lettore li conosce.
- Il finale irrisolto: l’eroe e l’eroina si avvicinano, ma tra loro rimangono importanti motivi di disaccordo.
- Il finale “arrivano i nostri!”: forze esterne arrivano a risolvere il problema dei protagonisti.
- Il finale su spinta di una terza persona: se non fosse per lui/lei, il lieto fine non si sarebbe verificato.
- Il finale del destino: angeli, dei o il fato intervengono a risolvere il finale nel modo più comodo: il cattivo viene investito da un’auto, la malattia in fase terminale guarisce per miracolo.
Una volta schivate queste trappole, l’autore può trovare il giusto finale per la sua specifica storia, e possibilmente concludere il romanzo con una frase che non faccia cascare le braccia al lettore.
Credo che sfrutterò il mio post I migliori romanzi nella narrativa di genere per trovare un buon titolo rosa da dare in pasto al mio animo romantico!
Avete trovato qualche spunto interessante in questo viaggio nel romance?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
12 commenti
Giulia Mancini
Quindi la frase “e vissero per sempre felici e contenti” non va bene come lieto fine?
Ho letto con molto interesse il tuo post anche perché mi è capitato di leggere un romanzo rosa di un autrice self (ai primi posti in classifica) dove i protagonisti rimuginavano per tutto il romanzo, romanzo peraltro piuttosto lungo, per non parlare della fine che era davvero deludente.
Anch’io sono cresciuta a “pane e Liala” (ma leggevo anche molto altro), mi piaceva molto Liala e ho amato alcuni suoi romanzi. I romanzi rosa moderni comunque presentano caratteristiche molto più moderne (la donna, per esempio, è meno fragile e illibata di un tempo).
Scrivere romance comunque non è mai facile, proprio perché c’è il rischio di scrivere banalità.
Grazia
Credo che il rischio sia proprio la banalità. Anch’io leggevo un po’ di tutto, a parte Liala, ma mia madre aveva un numero esorbitante dei suoi romanzi! Per fortuna avevo anche un buon parco libri da bambini-ragazzi. Sì, perché Liala la leggevo quando ero piccolina, dagli otto-nove anni, più o meno. Era un po’ troppo presto, ma qualunque carta scritta finiva tra le mie sgrinfie.
Lisa Agosti
Il mio romanzo d’amore preferito è “Un giorno” di David Nicholls, che non è un romance anche se si basa sulla tensione amorosa dei due protagonisti. È una carrellata degli eventi inglesi dal 1990 a oggi ma se uno vuole, come me, focalizzarsi sui due innamorati può godersi una bellissima storia. Vorrei tanto scrivere una storia del genere basata in Italia ma ci vuole una conoscenza approfondita dei fatti storici che al momento non ho la testa per ottenere. Lo lascio nel cassetto e tengo questo post a portata di mano per quando sarà il momento! Grazie!
Grazia
Grazie a te della lettura, Lisa! Il fattore storico mi terrorizza, anche perché non mi piace la storia in generale, a meno che non me la faccia piacere un autore con i controX.
Luz
Bellissimo post, che oggettivamente fa un’analisi seria di questo genere. Se spulcio in rete, trovo articoli in cui si citano fra i romanzi rosa Cime tempestose, Anna Karenina, e perfino L’amore ai tempi del colera. C’è una grande confusione, e soprattutto non si sa distinguere fra romanzo storico o anche gotico e romance, a questo punto.
I romanzi rosa che mi è capitato di leggere risalgono alla mia adolescenza. Gli ormoni mi fecero fare fuori una decina di Harmony e qualche romanzo di autrici americane specializzate nel romance. Se ci penso oggi, erano di una banalità assoluta. Trovai invece molto più interessanti i due romanzi erotici che mi concessi, un classico come L’amante di Lady Chatterley e Il salto di Saffo. Altro che rosa, erotismo all’ennesima potenza, scritti magnificamente.
Non so perché molti storcano il naso se in un romanzo c’è una storia d’amore, un elemento dei tanti e non quello centrale. Nel mio romanzo l’amore c’è, ma è un sentimento che si intreccia con eventi drammatici, peripezie e agnizioni.
Se c’è l’amore, non amo che si banalizzi, ecco. Così come trovo eccessive le scene di sesso reiterate e del tutto inutili all’intreccio, se non create per una pruderie delle lettrici.
Grazia
Secondo me non è un problema nemmeno se la storia d’amore è centrale. Il problema, come dici, è l’eventuale banalità. Come sempre, si può scrivere tutto e il contrario di tutto… se lo si fa bene.
Barbara
Tutto assolutamente corretto, per me che i romance non li disdegno affatto! Ho letto molti Harmony (Liala pochi, non li trovavo in edicola) e alle superiori ce li scambiavano a pacchi. Ma come dici tu, dopo un po’ capisci che sono scritti “in serie” e si perde il gusto, si ha voglia di più sostanza. L’ultimo romance letto (scartando Outlander che dopo il primo libro divebta una saga famigliare) è la trilogia Cinquanta sfumature. Che se gli togli la parte erotico pruriginosa (quella che ha aiutato a vendere, casalinghe curiose!) resta una bella storia d’amore. A tratti anche divertente, perché si intuisce subito che la protagonista tutto è tranne che sottomessa. E Grey si riduce a un bellissimo tappetino per amore.
Grazia
Le Cinquanta sfumature non mi hanno ancora tentata… difficile, dopo tutto quello che ho sentito! Ma se gli togli la parte pruriginosa, resta comunque… se stesso? Voglio dire, io posso tagliare, ma se è più quello che butto di quello che trattengo… non so.
Barbara
Se togli la parte pruriginosa, resta una bella storia d’amore, dove entrambi decidono di superare paure e limiti per incontrarsi a metà strada. Anastasia va oltre i propri tabù, Grey scopre quanto può essere migliore una relazione vaniglia con la persona giusta. Purtroppo i film al cinema non hanno aiutato i libri, hanno tagliato la parte davvero psicologica dei personaggi. Ad esempio non c’è il psicoterapista di Grey, il quale un paio di cose le spiega sul comportamento del proprio assistito. Non che ci voglia un genio: come vuoi che cresca un bambino che viveva da solo in casa con una madre tossica e un padrino che lo picchiava e gli spegneva le sigarette sul petto, abbandonato a sé stesso e alla fame per tre giorni, quando la madre muore di overdose? Un maniaco del controllo, gli imprevisti provocati dalle altre persone certo non gli piacciono…
Alla fine i film li salvo solo per la colonna sonora fantastica (ho tutti i cd), gli addominali di Jamie Dornan e il rombo dell’Audi R8…
Grazia
Mmmh… almeno un libro da biblioteca lo sarà (nel senso senza comprare).
Marina Guarneri
Mi sa che noi della stessa generazione abbiamo vissuto a stretto contatto con Liala o i romanzi Harmony. Io, fino a qualche anno fa, in tv, in compagnia di mia madre, vedevo Rosamunde Pilcher (li facevano nel primo pomeriggio: mi piacevano le ambientazioni) e ti ho detto tutto!
Eppure, in letteratura, il genere romance non mi attrae più: trovo nelle storie tutti i limiti che hai sottolineato, i cliché sono troppi e anche in presenza di grandi scrittori mi tengo distante.
Penso, tuttavia, che si possano scrivere trame intriganti rosa, la maestria di uno scrittore potrebbe vedersi proprio alla prova con un romance. Una cosa che non farei mai (ammetto a piene mani il pregiudizio) è leggere un romance di un esordiente o di un autopubblicato.
Quei finali lì sono uno più terribile dell’altro! ????
Grazia
La Pilcher, che luoghi magnifici! Tensione erotica dei personaggi, direi meno 2. Anche per me il romance ha bisogno di qualche valore aggiunto per piacermi davvero, come nel caso di Uccelli di rovo. Visto che la nuova storia mostra questa tendenza verso il rosa, spero di essere all’altezza.