5 parole per un romanzo: Il respiro dell’alba – Giulia Mancini
Oggi ho il piacere di avere come ospite Giulia Mancini, autrice di romance e thriller. Il suo ultimo romanzo, Il respiro dell’alba, aggiunge un nuovo episodio – il quarto – alla serie che ha per protagonisti il commissario Saverio Sorace e la collega Sara Castelli.
Anche se non sono un’appassionata di thriller, la lettura di questo romanzo è stata più che piacevole. In particolare ho apprezzato la capacità d’introspezione dell’autrice e l’umanità con cui riesce a tratteggiare sia i protagonisti “buoni” che quelli “cattivi”. Ci si affeziona ai suoi personaggi, cosa che, parlando di una serie di romanzi, è un punto a favore non da poco.
La notte lo rendeva inquieto e feroce, ma poi arrivava l’alba.
Settembre 2019, sogni premonitori e una strana inquietudine pervadono l’animo del commissario Saverio Sorace, deve essere la fine dell’estate che sempre lo sconcerta oppure è solo la sua solita ansia per il futuro. Vorrebbe dare una stabilità alla sua vita tanto che propone a Sara di sposarlo, ma questa semplice meta sembra difficile da raggiungere perché uno spaventoso omicidio irrompe nella sua vita. Non è un crimine come gli altri perché coinvolge un suo caro amico che, una mattina, si sveglia accanto al cadavere di una bellissima sconosciuta senza ricordare nulla di quanto accaduto la notte precedente.
Tutte le prove sembrano contro di lui, ma Saverio sente che le cose sono diverse da come appaiono.
È possibile che l’uomo sia stato incastrato? È un rebus per il quale Sorace faticherà a vedere una soluzione, per trovarla dovrà indagare nella vita della vittima, una donna bella, spregiudicata, libera ma con tanti lati oscuri e molti segreti. Dopo pochi giorni, quando le indagini sembrano avvicinarsi alla verità, un nuovo efferato delitto sconvolge ancora le notti bolognesi, con un modus operandi troppo simile al primo per poterlo ignorare. Ma se davvero c’è un assassino che segue un suo folle delirio per uccidere, è necessario agire in fretta, prima della prossima vittima.
Certe albe erano di una bellezza abbacinante, come quella a cui stava assistendo, una bellezza che durava un solo attimo ed esisteva per lo spazio breve di un respiro.
Grazie di essere qui, Giulia! Sono curiosa di sentire le 5 parole che secondo te racchiudono l’essenza de Il respiro dell’alba.
Prima di cominciare ti ringrazio per l’ospitalità, sono molto contenta di partecipare alla tua rubrica. Ti confesso che non è stato semplice scegliere le cinque parole per inquadrare il mio ultimo romanzo. Nel corso degli ultimi giorni ci pensavo e, ogni volta che mi veniva in mente una parola adatta, me la appuntavo sul mio Ipad. Ecco quindi le cinque parole.
Viaggio
Ho iniziato a scrivere questo romanzo nel periodo del lockdown quando ogni spostamento ci era precluso e, grazie alla scrittura, ho potuto spostarmi lungo il percorso delle indagini del commissario. La vittima non è originaria di Bologna così andare nel suo paese natale è un modo, per il commissario Sorace e Sara Castelli, per indagare e tratteggiare meglio la sua personalità. Il viaggio esprime anche il desiderio di fuga di Saverio Sorace (o forse si tratta del mio desiderio di fuga e di cambiamento) che corrisponde molto a quello che ho provato, soprattutto in questi ultimi mesi.
Nel corso di questo breve viaggio Saverio intravede un mondo meno caotico e un nuovo possibile modo di vivere. All’inizio del romanzo, per un breve momento, mostra la sua insofferenza rispetto alla vita che conduce e pensa di voler cambiare spostandosi da Bologna, pensiero che poi ridimensiona subito, ma nel suo breve viaggio nella Tuscia assapora un’atmosfera nuova e ripensa alla possibilità di cambiare città.
In realtà questo è un pensiero che mi appartiene parecchio, io vorrei cambiare la mia vita, avere una dimensione più umana e meno stressante, cosa che mi porta spesso a pensare di lasciare Bologna, anche se poi non sono sicura dipenda dalla città, ma dal contesto in cui mi ritrovo a vivere. Mai come quest’anno ho sofferto il fatto di non potermi spostare liberamente.
Hai comunicato molto bene queste tue sensazioni nel romanzo. Il desiderio del commissario Sorace di cambiare orizzonti si avverte come un sottofondo costante, che gli fa vivere le vicende della storia in modo più cupo e inquieto di quanto forse ci si aspetterebbe dal suo personaggio. Seconda parola?
Paranoie
Questo è un tema che si ripete un po’ nei miei gialli, anche ne “L’ombra della sera” tratto delle ossessioni e paranoie che possono portare a una personalità disturbata e oscura. Qui il killer è una personalità fortemente disturbata che sembra cercare amore e comprensione, ma non trovando questi sentimenti nelle donne che incontra sfoga la sua rabbia uccidendole.
Il mio interesse nasce in tempi remoti della mia vita, quando per puro caso, ho avuto modo di conoscere alcune persone disturbate con queste manie ossessive e mi sono sempre interrogata sull’origine di queste paranoie, tanto che ho approfondito, da autodidatta, leggendo alcuni libri di psicologia e articoli sull’argomento.
In particolare, ti posso citare due casi reali con cui ho avuto a che fare, parecchi anni fa una persona che frequentavo (possiamo definirlo un fidanzato) mi presentò un suo amico, era una persona che istintivamente non mi piacque, era pieno di evidenti paranoie e faceva dei discorsi strani, aveva due lauree e un lavoro più che rispettabile.
Io dissi al mio fidanzato che era meglio che frequentasse da solo il suo amico perché mi sembrava un paranoico e che “prima o poi, avrebbe ucciso qualcuno”. Due mesi dopo accadde davvero: questa persona uccise i suoi vicini a colpi di pistola. Io stessa rimasi sconvolta dall’avvenimento e dalla mia incredibile profezia.
Qualche anno fa una persona che conoscevo benissimo, perché frequento dai tempi dell’università un suo familiare con cui sono rimasta in rapporti di amicizia, ha cominciato ad avere dei problemi ossessivi compulsivi, tanto che i suoi familiari lo hanno fatto ricoverare e ora con le cure sembra stare meglio, ma questa storia mi ha molto colpito perché mi sono chiesta: quando accade che una persona normale diventi “ossessiva” o semplicemente “strana” e quando queste “stranezze” possono degenerare? Ovviamente il discorso è molto più ampio e da approfondire, tuttavia, inevitabilmente, tutto questo si riflette in quello che scrivo, anche perché più passa il tempo, più mi sembra che il mondo impazzisca.
Credo che entrare in diretto contatto con persone disturbate lasci sempre il segno. Se leggendo o guardando un film si ha quasi sempre l’impressione che il personaggio problematico sia diverso da noi, nel contatto personale viene da domandarsi quanto sottile sia il confine che separa la normalità dalla patologia. Dopo “paranoie”, cosa abbiamo?
Cambiamento
Questa terza parola ha una doppia valenza, riguarda il cambiamento inteso come desiderio positivo, quello che inquieta Saverio, oppresso in una vita che non lo gratifica più, e il cambiamento temuto, quello che viene ventilato da una lettura dei tarocchi con cui Saverio e Sara, loro malgrado, si trovano ad avere a che fare, un cambiamento che potrebbe riguardare tutta l’umanità. Il romanzo è pervaso da questa sensazione di imminente mutamento, come un oscuro presagio, ma forse ero io la sola ad avere questa percezione perché immersa nell’isolamento Covid prima e l’impotenza di non poter fare quello che volevo a causa della pandemia, poi. Quello che viviamo influenza la nostra scrittura e diventa quasi un diario segreto per chi riesce a leggere tra le righe.
Non può essere altrimenti. È interessante questa parola, che mi fa capire meglio l’atmosfera della storia e dà un nome alle sensazioni che ho provato leggendo. Quindi “viaggio”, “paranoie” e “cambiamento”. Adesso cosa arriva?
Inquietudine
Saverio Sorace fa degli strani sogni, non sa spiegare se questi sogni siano una reazione alla sua solita ansia o se siano dei sogni premonitori di un pericolo imminente in arrivo nella sua vita. In realtà sono io ad essere inquieta e ho voluto trasferire questa mia sensazione di insicurezza, dovuta al periodo che stiamo vivendo, nei sogni di Saverio. È qualcosa che però proviamo sempre, perfino quando viviamo un periodo positivo, quella paura strisciante che la nostra vita cambi, che le nostre certezze crollino. Questo è successo a molte persone, soprattutto nel corso di questo terribile anno e si è riflesso, ovviamente, nella mia scrittura, anzi scrivere mi ha proprio aiutato a superare l’angoscia del momento.
Il mio commissario napoletano, cerca di essere razionale e concreto, ma le sue origini e le sue radici lasciano in lui un tratto di irrazionalità e di istinto, per questo mi è piaciuto molto giocare con questi suoi tratti della personalità. Devi sapere che in questo Sorace mi assomiglia molto.
Questo genere di inquietudine lo proviamo tutti, credo, quando per motivi interiori o esterni a noi siamo costretti a ricordare che la nostra vita non è solida come ci piace considerarla nel quotidiano. La sicurezza è una finzione funzionale al vivere, in un certo senso. Quando abbiamo un lampo di consapevolezza, ci lascia senza fiato. Siamo arrivate così all’ultima parola.
Passione
In questo romanzo affronto il tema delle passioni, intese in senso deleterio, quelle che portano a vivere sensazioni travolgenti spingendo fuori dalla comfort zone di ciascuno, quelle che portano a fingere e a mentire e, forse, a fare anche di peggio. Si tratta di passioni che riguardano la vita della vittima, una donna bellissima ma infelice che cerca l’amore e si butta in storie sbagliate, ma riguardano anche la vita delle persone che si avvicinano a lei, attratta dalla sua bellezza e che, inevitabilmente, vengono travolte.
Passioni sfrenate o segrete che possono portare a perdersi completamente.
Le passioni hanno una doppia valenza, possono spingerti a cambiare la vita in senso positivo oppure possono portare sull’orlo del baratro e farti precipitare, un po’ quello che avviene nel romanzo Il danno, un libro che ho amato molto, non so se lo conosci, spiega molto bene questo concetto.
Mi sembra una parola particolarmente potente, questa, e adatta a concludere il nostro viaggio ne Il respiro dell’alba.
Grazie a te, Giulia, e grazie ai lettori per averci seguite.
Alla prossima e: non per la gloria, ma…
ooops, stavo per citare Marco Freccero.
Giulia Mancini è nata in Puglia, ma dal 1983 si è trasferita a Bologna dove vive e lavora. Laureata in Economia, segue l’amministrazione di una grande azienda, ma non è mai riuscita a staccarsi dalla sua passione per la scrittura creativa a cui dedica ogni minuto del suo tempo libero.
Ha pubblicato il suo primo romanzo nell’agosto 2014, La libertà ha un prezzo altissimo e nell’agosto 2015 il romanzo Fine dell’estate. In aprile 2017 è uscito L’amore che ci manca con la Butterfly Edizioni, ripubblicato in self in agosto 2020. Seguono i romance Insostenibili barriere del cuore nel 2018 e Il sole sulla pelle nel 2019. A Giugno 2017 ha pubblicato il romanzo thriller Fragile come il silenzio, il primo della serie sul Commissario Saverio Sorace, seguito nel 2018 da La sottile linea del male e nel 2019 da L’ombra della sera. Il respiro dell’alba è la quarta indagine del Commissario Saverio Sorace.
Blog Liberamente Giulia: http://liberamentegiulia.blogspot.it
Pagina Facebook Giulia Mancini Autore: https://www.facebook.com/giuliamancini.autrice/
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
21 commenti
Giulia Mancini
Che bella intervista Grazia! Mi è piaciuto moltissimo partecipare e analizzare le cinque parole che sento caratterizzare questo romanzo, un bel viaggio nelle “parole”. Grazie di cuore!
Grazia
Grazie a te, è stato un piacere.
Ariano Geta
Intervista davvero interessante.
L’episodio dell’amico di un conoscente che aveva un comportamento “disturbato” e poi ha effettivamente commesso un omicidio è inquietante. Fa paura pensare di essere stati a contatto con una persona del genere.
Grazia
Ha fatto lo stesso effetto anche a me pensarci. Eppure chissà quante volte – speriamo poche! – ci capita di essere a contatto con persone potenzialmente pericolose, senza rendercene conto.
Giulia Mancini
È vero Ariano, è un fatto che fece scalpore e che risale a tanti anni fa, io stessa rimasi sconvolta. È stato anche trattato in un libro intitolato Bologna giallo e nera (che tratta diversi caso di cronaca all’ombra delle torri). Alla fine fu internato in un manicomio criminale a Reggio Emilia. Ogni volta che penso a quella storia mi sento quasi una veggente…
Maria Teresa Steri
Mi è piaciuto molto questa panoramica sul romanzo di Giulia con le cinque parole evocative. Mi ha colpito molto “paranoie”… e la faccenda del tizio che poi si è rivelato un assassino. Mamma mia che storia sconvolgente dev’essere stata.
Grazia
In effetti sembra un romanzo dietro le quinte del romanzo.
Giulia Mancini
In effetti Maria Teresa fu un fatto che sconvolse la città, tra l’altro faceva un lavoro che lo metteva a contatto con molta gente, pensa che brividi per tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Grazia mi piace la definizione “un romanzo dietro le quinte del romanzo”, ne conosco tante di storie sconvolgenti, anche se non fino a questo punto, ma potrebbero essere belle fonti di ispirazione.
Marco Lazzara
Io invece una sera di tanti anni fa, mentre si guardava un film coi ragazzi a cui facevo animazione in oratorio, a soli cento metri da lì stava avvenendo un omicidio/suicidio che per poco non è stato anche doppio omicidio/femminicidio. Sentimmo in lontananza le urla di lei, senza immaginare, e quando alla fine del film uscimmo, trovammo polizia e ambulanze sul posto. Ciò che ti colpisce in quelle situazioni è la percezione di un certo tipo di atmosfera, come quando è terminata una tempesta molto violenta, e c’è quel silenzio del dopo, quello che in cui si teme possa succedere ancora dell’altro.
Giulia Mancini
Caspita deve essere stato molto impressionante sapere che siete stati a due passi dalla scena del crimine proprio mentre stava avvenendo. Credo che l’atmosfera che si respiri dopo un fatto di sangue sia terribile, grazie per aver condiviso con noi questo ricordo.
Grazia
Anche per la mia esperienza è così; hai l’impressione che ciò che succede/è successo abbia creato un temporaneo turbamento nella realtà, non visibile ma percepibile. Sono convinta che sia proprio così, quando si tratta di eventi violenti.
Luz
Mi piace moltissimo questo modo di raccontare un romanzo.
Complimenti ancora a Grazia per averlo ideato e a Giulia per le risposte molto interessanti.
Grazia
Grazie a te, Luana.
Giulia Mancini
Grazie Luz, anche a me sembra una formula davvero azzeccata, Grazia è stata davvero brava a idearla e la ringrazio ancora per questa bella opportunità.
Barbara
Proprio perché è stato scritto durante il primo lockdown, mi chiedo se queste parole siano più indice delle emozioni di Giulia che della trama del romanzo (e/o la trama del romanzo alla fine si è caratterizzata dalle emozioni di Giulia). Sarebbe interessante rifare questa intervista tra uno o due anni, fuori dalla pandemia (ne usciremo vero?!) e vedere se lo stesso testo sarà percepito in maniera differente.
Le cose brutte ci succedono continuamente intorno… è strano leggere da un giornale che un assassinio è accaduto a pochi chilometri da te o tra persone che conoscevi. Quando abitavo con i miei, ci fu in zona un brutale assassinio, un’anziana pure seviziata, talmente strano che pensarono ad una rapina andata male da parte di uno straniero. Invece si scoprì che era il nipote acquisito (mi pare, sono passati oramai vent’anni) e abitava dietro casa nostra. Non l’avevo comunque mai visto.
Più recente, è stato leggere in rete di un femminicidio da parte del fidanzato convivente, una giovane ragazza che viveva qui vicino ma che soprattutto era commessa in un negozietto di cosmetici dove vado almeno una volta al mese. La foto sul giornale era sbiadita, ma sono certa che mi aveva servito più volte. Ci rimasi di sasso. E nessuno avrebbe pensato ad una simile tragedia.
Grazia
Infatti nelle interviste (sciocche) a vicini e parenti, si sentono quasi sempre dire cose tipo “sembrava una persona così tranquilla…”. Non si ha assolutamente la percezione di cosa possa covare nelle persone che incrociamo (o con cui viviamo, a volte).
Giulia Mancini
Eh sì, Barbara e Grazia, non si ha quasi mai la percezione di quello che passa nella mente e nel cuore di chi ci passa accanto, anche di coloro che ci sembra di conoscere. In effetti Barbara rifacendo l’intervista tra qualche anno alcune delle cinque parole potrebbero essere diverse, è possibile, ma non è scontato. Io ho raccontato quello che ho provato scrivendo la storia ripercorrendo le tappe di quei mesi di chiusura, tuttavia molte mie percezioni c’erano già prima, anche se forse con la pandemia si sono leggermente amplificate.
Cristina
Non è facile definire il proprio lavoro attraverso cinque parole, sei stata brava, Giulia! Ho notato che molte sono parole “di crisi”: un bello specchio sia del periodo in cui è stato scritto il romanzo sia dell’autrice.
A proposito della persona che poi si è rivelata un assassino, pensa che a cento metri da casa mia in un altro stabile due anni fa avevano trovato un cadavere sepolto in una cantina. La persona era scomparsa da sei anni senza lasciare tracce e, attraverso alcune indagini relative a giri di droga e malavita, sono arrivati a scoprire che si trovava lì. Addirittura dal nostro balcone potevamo vedere l’andirivieni delle macchine e le persone bardate che entravano e uscivano. Mi ha fatto impressione sapere che per sei anni c’era un morto a poca distanza, e oltretutto conosciamo di vista l’omicida… o perlomeno chi si è assunto la colpa!
Grazia
Che vicende impressionanti… da noi invece c’è un numero di suicidi molto alto per un paesino piccolo come il nostro. Solo nella mia strada, in questi dodici anni i casi sono stati due.
Giulia Mancini
Caspita tra il cadavere nascosto in cantina di Cristina e i suicidi del paese di Grazia ci sarebbe materiale per scrivere un altro giallo!
La realtà è una fonte inesauribile di eventi tragici purtroppo, ma per fortuna anche di eventi fantastici e inaspettati, pensiamo positivo, ne abbiamo bisogno in questo periodo.
Grazia
Certo, non si devono prendere casi di cronaca come questi per la normalità, che con tutti i suoi problemi è piena di bellezza.