Vita da scrittori (e non)

Aria di primavera

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Cosa ci porta questo periodo, simbolo di rinascita?

Quasi un mese dall’ultimo post sul blog! Una bella pausa, che non avevo deciso ma non mi stupisce. Quando si dice che è opportuno crearsi un calendario editoriale… ma poi serve anche la voglia di rispettarlo, e quella no, in questo periodo non l’ho trovata.

L’arrivo della primavera ha prodotto un cambiamento netto nelle mie energie. Niente di strano: vale per la vegetazione, per gli animali, per tutti. La direzione del cambiamento, però, non è così ovvia. C’è un “risveglio”, sì, ma di cosa? Ci si può sentire più vivaci, più ottimisti, più forti, ma anche più vulnerabili e stanchi. Non per niente esiste una forma di depressione detta SAD, che arriva proprio con la primavera…

Aria di primavera... tempestosa.
Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Un inizio faticoso

Nel mio caso, l’inizio della primavera ha portato soprattutto pesantezza e fatica, complice una situazione particolare: dopo avere lavorato mesi per portare a termine la storia di Amela, con la mente già proiettata verso la pubblicazione, mi sono imbattuta in un rallentamento obbligato. Ci sta, quando si lavora in squadra. Io, però, tendo a essere stolida nel mio procedere, perciò la cosa mi ha gettata in una sorta di frenesia: cosa posso fare, dove posso recuperare, cosa mi è possibile anticipare? Dopo essermi spinta a formattare il testo non ancora pronto per il cartaceo, con un sospiro di frustrazione ho dovuto ammettere di essere ferma.

Stop. Okay. E adesso?

Mi sentivo al tempo stesso giù di corda e ribelle a ogni costrizione, anche la più sciocca. L’idea di scrivere sul blog mi faceva scappare, quella di usare i social altrettanto. Non ho voluto forzarmi a farlo. Mi sembrava che non fosse così importante, dopotutto, e forse avevo ragione. Sparire da internet è straordinariamente facile. Non si soffre e non si fa soffrire nessuno. Il tempo a disposizione aumenta. I rapporti superficiali svaniscono, quelli più radicati – se ce ne sono – trovano il modo di manifestarsi in altro modo.

La pausa mi ha aiutata a recuperare il senso delle proporzioni: facciamo tante cose, ma non tutte sono necessarie. A parte questo, che è un parere postumo, ero davvero un po’ abbattuta. Sono rimasta in questo cul de sac (espressione figa e demodé) per un paio di settimane, aggirandomi per la casa come un cane randagio. Di solito questo senso di vuoto e di stanchezza è tipico dei primi giorni dopo la pubblicazione. Senza pubblicazione, però, veniva meno il sollievo di avere lavorato tanto e poter finalmente lasciare andare la storia per la sua strada. (In senso metaforico, naturalmente, perché altro che “lasciare andare”! Come autrice indie significherebbe abbandonare la storia all’oblio, in pratica.)

Stavolta il sollievo deve aspettare; il senso di vuoto, invece, mi è già arrivato, grazie. A malapena sono riuscita a mantenere il mio impegno con il canale Veggie Channel, per cui scrivo un articolo al mese (questo, sull’esperienza del flusso, è l’ultimo).

Ritorno alla scrittura

Mi è ormai chiaro che, almeno in questo periodo della mia vita, non scrivere equivale a inaridirmi. Non dico che sarà sempre così, né che non esistono per me altre fonti di gioia, di pari o superiore importanza; solo sembra che la loro presenza non metta in secondo piano la scrittura, ma enfatizzi semmai il suo ruolo. Quindi la soluzione al mio momento di empasse era una sola: dovevo tornare a scrivere, scrivere davvero, cosa molto diversa dal trascrivere, rielaborare e correggere che mi aveva impegnata nell’ultimo anno e mezzo.

A questo punto è stato inevitabile ripensare al romanzo che avevo interrotto per dedicarmi alla storia di Amela. Com’era? Cosa aveva fatto per tutto il tempo, nascosto nella sua cartella?

Non mi era mai capitato di lasciare una prima stesura a metà, né di tornarci sopra a distanza di tanto tempo. Sono abbastanza rigida nel mio modo di procedere: quando inizio qualcosa, prima di impegnarmi in altro lo termino, oppure porto avanti i due lavori in parallelo, o almeno arrivo a un punto sensato prima di interrompermi, che nel caso della prima stesura è la parola “fine”. Stavolta, però, la mia rigidezza mi era di ostacolo. Se la pubblicazione della storia di Amela fosse stata rimandata di mesi o anni, sarei rimasta tutto il tempo a guardare il muro, senza nemmeno la giustificazione di praticare meditazione Zazen?

Bene, mi sono detta, vorrà dire che darò un’occhiata al romanzo. Senza impegno. Del resto i suoi esordi erano già stati anomali: dopo mesi di tentativi di pianificazione, non ero riuscita a produrre nemmeno una striminzita scaletta per la storia. Idee sì, quaderni pieni, ma c’erano dubbi a non finire su tutto, tanto che alla fine avevo deciso di iniziare a scrivere e basta, senza sapere esattamente dove andassi a parare. Qualcosa succederà, mi ero detta.

Ho iniziato a rileggere, anzi, a riscoprire il testo. Non vi dico i miei commenti… La prima sorpresa è stata la lunghezza: avevo scritto la bellezza di ventinove capitoli. D’accordo che i miei capitoli sono sempre piuttosto brevi, ma non si può certo definirla una prima stesura appena iniziata. Tutte le incoerenze e i difetti del testo mi sono balzati all’occhio con grande chiarezza. Come sempre la pausa, più è lunga, più funziona. Un dubbio in cui mi ero dibattuta a lungo si è risolto da solo; una decisione già fissata è stata cancellata da un secco “ma va là!”, mentre la struttura che avevo deciso dopo lunghe riflessioni si è aperta a una modifica naturale. Tutto in cinque minuti post-lettura.

Si riparte

Ecco perché, nonostante il mio iniziale “senza impegno”, sto per rimboccarmi le maniche e tornare a progettare la storia, non più da zero, ma dal punto in cui mi trovo. Ho già preparato le schede, una per ogni capitolo. Disponendole sulla bacheca, posso ragionare meglio su cosa inserire dove, perché la storia necessita di diversi ampliamenti. Mi domando che razza di volume ne verrà fuori… La vena romantica è forte, ma non si propone in primo piano rispetto al resto. I dialoghi mi piacciono. D’accordo, il mio è un parere poco obiettivo, ma pur sempre un parere da lettrice. Che dire? Si rimonta in sella.  

Finalmente mi sento libera dalla negatività che mi ha bloccata per giorni, e pronta a fare la giocoliera con due libri diversissimi tra loro – perché appena possibile tornerò sulla biografia di Amela, naturalmente. Mi piacerebbe pubblicare la storia di Amela entro le prime due settimane di giugno e il nuovo romanzo prima di Natale, ma capisco che c’è molta speranza in questo programma. Lo stesso, non è un’impresa impossibile, solo ardita. Vedremo come va.

Non c’è soltanto la scrittura, però, in questo periodo. Da qualche mese pratico a casa in Qi Gong, con l’aiuto di diversi video su YouTube, tra cui quelli del Maestro Shi Heng Yi (ne parlavo QUI). Il mio interesse ha origine nel Taiji Quan, che mi accompagna ormai da quindici anni, e ha preso questa nuova direzione con la sospensione dei corsi causa covid. Mi serviva davvero approfondire quelle che sono le radici del Taiji Quan e di altre arti marziali, quindi ben venga questo regalo inaspettato.

A parte questo, ho deciso di dare una regolata al mio regime alimentare con l’aiuto dell’app Lifesum. Pochi chili di troppo riescono a disturbare sia la salute che l’autostima. Ognuno ha un’immagine interiore di se stesso, che tende a conservare anche quando non corrisponde più al reale aspetto esteriore. È il motivo per cui guardandoci nello specchio di casa ci piacciamo di più di quanto non ci succeda rimirandoci nello specchio di un camerino di prova, o in una vetrina. Gli specchi estranei ci mostrano come siamo oggettivamente, il nostro specchio ci rimanda un’immagine influenzata da come sentiamo di essere.

Nel mio caso, quella che albergo è l’immagine di una me stessa snella, come sono stata per gran parte della mia vita. Che una app potesse aiutarmi a recuperare il mio peso forma non lo avrei mai creduto, ma da brava curiosa sono balzata sull’occasione quando mio figlio me ne ha parlato. Ma forse questo argomento esce troppo dal seminato, e non vorrei annoiarvi.

Bollettino del lettore

Quindi nuovo corso per quanto riguarda la scrittura, Qi Gong, nuovo regime alimentare, tutto condito da buone letture e tanta, tanta musica. Il risveglio primaverile c’è stato, dopotutto, e non soltanto nel look del blog. Di recente ho letto con grande piacere The Greatest, autobiografia di Muhammad Ali, ed Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman (apprezzato abbastanza, ma non quanto le recensioni facevano prevedere), oltre ad alcuni saggi sui miei argomenti consueti. In questi giorni invece sto leggendo Written in my own Heart’s Blood, ultimo (credo) della saga Outlander di Diana Gabaldon, e Death di Sadhguru, il mistico indiano di cui parlavo QUI. Quest’ultimo non sarà un argomento allegro, ma viene trattato in modo davvero interessante, anche se non al punto di voler accelerare la dipartita…

Ho trovato per voi…

Per salutarvi, vi passo il link al video della canzone Oak & Ash & Thorn, che mette in musica una bella poesia di Rudyard Kipling (la trovate a destra del testo della canzone). Ho scelto la versione dei “miei” The Longest Johns. I porcospini, invece, sono semplicemente deliziosi di natura. Alla prossima!             

TESTO

Of all the trees that grow so fair
Old England to adorn
Greater are none beneath the sun
Than oak and ash and thorn

Sing oak and ash and thorn good sirs
All on a midsummer’s morn
Surely we sing of no little thing
In oak and ash and thorn

Yew that is old in churchyard mould
He breedeth a mighty bow
Alder for shoes do wise men choose
And beech for cups also

But when you have killed and your bowl is spilled
And your shoes are clean outworn
Back ye must speed for all that ye need
To oak and ash and thorn

Sing oak and ash and thorn good sirs…

Ellum she hates mankind and waits
Till every gust be laid
To drop a limb on the head of him
That any way trusts her shade

But whether a lad be sober or sad
Or mellow with ale from the horn
He’ll take no wrong when he lieth along
‘Neath oak and ash and thorn

Sing oak and ash and thorn good sirs…

Oh do not tell the priest our plight
For he would call it a sin
But we’ve been out in the woods all night
Conjuring summer in

And we bring you news by word of mouth
Good news for cattle and corn
Sure as the sun come up from the south
by oak and ash and thorn

Sing oak and ash and thorn good sirs…

28 commenti

  • Giulia Mancini

    La primavera può avere un effetto strano, ma forse anche perché al risveglio primaverile sono due anni che non corrisponde un risveglio vero e proprio, io sento molto il fatto di non potermi muovere in alcun modo, non che facessi dei viaggi intorno al mondo, ma anche una breve gita fuori porta o in collina con tappa al ristorante…
    Per la tua scrittura 29 capitoli sono una bella fetta di romanzo, dopo una lunga pausa è bello risolvere i dubbi iniziali e le risoluzioni spontanee con la voglia di ripartire.
    Ho appena scaricato l’app Lifesum, non aver paura a uscire dal seminato, sto cercando di tornare in forma anch’io…chissà che non mi aiuti nel risveglio di primavera.

    • Grazia

      Lo auguro a entrambe! La leggerezza fisica fa sentire più leggero anche il resto. Certo che non è facile sentirsi “normali” facendo un decimo delle cose che si facevano prima. Vale persino per me, che vivo come un orso di caverna.

  • Ivano Landi

    Interessante. Mi chiedo cosa succederà a me a giugno, quando metterò di nuovo in semipausa il blog per riprendere in mano il romanzo successivo a L’Estate dei Fiori Artici, Gli occhi di Modì, e iniziare a revisionarlo. Saranno passati esattamente dieci anni dalla sua prima stesura. E se è vero che ho già fatto una revisione provvisoria di un paio di capitoli (quelli che sono finiti come anteprima nel libro pubblicato), tutto il resto è rimasto intoccato da allora. Sono davvero curioso.
    Ho scelto di ricominciare a giugno perché è in estate che mi sento al meglio delle mie condizioni, e il distacco dal blog è necessario perché ho già verificato ampiamente con il primo libro che non riesco a conciliare revisioni e blogging.

    • Grazia

      Capisco bene l’esigenza di staccare per dedicarsi ad altro nel modo migliore. Io cerco di non farlo, perché temo che, se mi fermassi, poi abbandonerei tutto. Al tempo stesso mi sembra un’assurdità. Se non accetto il rischio, forse non saprò mai quanto è realmente importante per me il blog. In ogni caso in bocca al lupo per il lavorone che ti aspetta. Credo che in futuro mi cimenterò anch’io nella revisione di un romanzo che ho scritto proprio dieci anni fa. Non oso immaginare…

  • Ariano Geta

    A me piace la primavera. Mi mette un po’ di sonnolenza (ho appena vinto il Premio Ovvietà, lo so però è una cosa che accetto. Il Seasonal Affective Disorder io lo soffro quando c’è il passaggio dall’autunno all’inverno, mi stronca davvero sul piano emotivo. Mi demoralizza al punto che rischio di stare l’intera giornata a letto, però continuando a sentirmi demoralizzato.
    Una pausa lunga è sicuramente utile per rivedere un manoscritto con occhio più “clinico”, quasi come se uno fosse più l’autore ma solo un “lettore” che studia ogni possibile errore e incoerenza interna. Ovviamente ti auguro di portare sino in fondo questi nuovi progetti, possibilmente nei tempi che ti sei prefissata (ma occhio a non forzare perché può essere controproducente).

    • Grazia

      Lo so… Il mio tentativo di fissare date è una reazione al fatto di essermi vista saltare i programmi, ma non posso imporre tempi che alla fine andrebbero a svantaggio della qualità del lavoro.

  • Maria Teresa Steri

    Su di me la primavera ha un pessimo effetto, divento apatica, depressa e irritabile. Per il resto ti capisco, ho vissuto anche io momenti di nervosismo quando dovevo aspettare prima di una pubblicazione (nel mio caso i tempi dei betareader che non sono mai quelli che vorrei io). E allora è necessario trovare qualcosa che ci porti avanti il lavoro oppure mettersi a scrivere altro. Hai fatto senz’altro bene a riprendere il mano l’altro romanzo. La sensazione di perdere tempo o di non combinare nulla di utile è sempre in agguato. Questa volta io mi sono tuffata subito in un’altra storia, non so se ho fatto bene o male, ma di fatto la penso come te: ho BISOGNO di scrivere.

    • Grazia

      Proprio così. A volte mi domando se sia sano, ma poi, perché no? Tutti hanno qualcosa cui tengono in particolare, e cercano di non rinunciarci, salvo impedimenti gravi. Per noi quel qualcosa è scrivere, ed è una gran bella occupazione.

  • Marina

    Guarda Grazia, sei meno sola di quanto immagini: sto passando esattamente la fase che hai descritto tu. La situazione non aiuta e il tempo… sembra che la primavera si sia fatta rubare la leadership dall’inverno prepotente. ???? Oggi, per esempio, piove e non viene voglia di fare niente proprio niente. Almeno tu hai ripreso in mano la situazione, io aspetto che questa cagnola psicofisica cessi. Sto attraversando un periodo così, spero passi presto.

    • Grazia

      Qui da noi il tempo è stato clemente fino a ieri, a parte qualche gelata inopportuna, con tutti gli alberi da frutto in fiore. Sì, mi sto dando qualche regola, perché mi aiuta e mi motiva. Senza una struttura alle giornate, diventa troppo facile scivolare nella negatività. Ti auguro una buona, veloce ripresa.

  • Elena

    Ma che bella scoperta i tuoi The Longest Johns! Scrivo questo commento godendomi la loro musica senza fare caso alle parole, restando nel… flusso! Così hos coperto di te che hai una grande capacità di selezionare le foto per i tuoi post (cielo magnifico), scrivi biografie, su riviste, blog e consideri 29 capitoli una stesura parziale e sei capace di rimetterti in forma in poco tempo, quando la gente (la gente come me) deve ragionarci intorno secoli se vuole ridurre la pancetta eccetera eccetera!
    Non sembri SAD
    Andrò contro corrente per dire che a me la primavera invece mette allegria. Di solito i primi raggi di sole più caldo mi ralegrano l’esistenza e mi riempiono di nuove idee. Non è un caso che proprio in questi mesi io persegua una mole di obiettivi più alta del solito ( e tu ne conosci qualcuno…) e sia felice, sì, felice. Un parolone in tempi di pandemia, ma la primavera a me fa proprio quest’effetto.
    Eppure sento note di risveglio anche in questo post. Amela arriverà presto, chissà che questo stop non si riveli alla fine anche positivo, visto che hai rimesso le mani sulla tua “bozza” che pare proprio procedere bene, come del resto tutto ciò che fai, almeno a proposito di scrittura.
    Un abbraccio Grazia, bentornata

    • Grazia

      Ehi, così mi fai sembrare una Chiara Ferragni! XD Scherzi a parte, grazie per il fantastico ricapitolo dei miei aspetti in attivo e per il “bentornata”. Sono stata più lontana di quanto non sembri… ma il miglioramento c’è già. In realtà ho sempre amato la primavera, nonostante fino a qualche anno fa abbia dovuto lottare con l’allergia ai pollini. Eh eh, invecchiare fa bene!

  • Claudia Turchiarulo

    Difficile non deprimersi in questa primavera che ha ancora tutto il sapore dell’inverno e della reclusione.
    Comunque sono felice che tu abbia ritrovato la voglia di scrivere.
    Hai fatto bene a staccare per qualche settimana. Ti è servito a raccogliere le energie per fare ancora meglio.
    Quanto all’app, mi hai incuriosita.
    Vado subito a cercarla e a scoprirne il funzionamento.
    Buona serata.

    • Grazia

      Siamo ancora tanto limitati, è vero. Speriamo che in qualche settimana la situazione migliori. (Quasi quasi chiamo la Lifesum e chiedo se mi assumono come testimonial. ;))

  • Mariella

    Io sono stanchissima, sul lavoro sto correndo come una pazza, è arrivato il periodo peggiore. E poi c’è la casa, la famiglia, tanti piccoli tasselli da sistemare. Sto aspettando che tornino le belle giornate ( qui da me il tempo è pessimo) per riprendere la sana abitudine di camminare un po’ prima di cena. Cerco di non pensare alla clausura forzata e nonostante faccia fatica, mantengo la consuetudine di leggere qualche pagina di quel che ho in lettura prima di dormire Ma poi crollo e mi addormento nel giro di pochissimo, cosa che non mi accadeva dai tempi del liceo. L’app che hai consigliato l’ho già scaricata, vediamo cosa succede. Un abbraccio Grazia, buona serata.

    • Grazia

      Secondo me le abitudini, come la tua di camminare prima di cena, sono una grande risorsa, nei periodi pesanti ancora più che in quelli leggeri. Per questo cerco di crearne nuove, scelte bene. Mi sembra che si rinforzino l’una con l’altra. Buona serata anche a te!

  • Cristina

    Io invece adoro la primavera, è la stagione che preferisco in assoluto. Anche quest’anno non vedevo l’ora che arrivasse: mi sembra che soltanto la maggior quantità di luce riesca a guarirmi della depressione, per non parlare della (scarsa) natura dalle mie parti che sembra lottare per affermarsi.
    Per quanto riguarda quello che hai raccontato, io penso che bisogna assecondare un certo istinto… al riposo! Penso che non si possa sempre andare col motore ai giri massimi, lo dico perché ti capisco benissimo dato che anch’io ho questa tendenza. Anch’io di recente sono stata lontana dai social per qualche giorno e ho scoperto che nessuno sente la mia mancanza, ahahahah.
    Ho visto entrambi i video: il porcospino proprio se la gode, e la canzone è meravigliosa.

  • Nick Parisi

    Mi piace molto la primavera, purtroppo per i soggetti asmatici come il sottoscritto il cambio di stagione porta con se anche effetti negativi. Con tutti i pollini in giro mi trasformo in uno starnuto ambulante.

    • Grazia

      Come ti capisco! Ho sofferto per gran parte della mia vita di allergia ai pollini e di asma. Dai quaranta, però, la situazione è sempre andata migliorando, tanto che ora mi accorgo appena della primavera pollinosa, e faccio un uso minimo dei farmaci per l’asma. A me ha aiutato molto lo yoga, a questo proposito. Buon… Kleenex, allora.

  • Barbara

    Adoro l’aria di primavera. A parte il cambio dell’ora legale, che mi vede stranita per una settimana, poi mi sale un sacco di voglia di fare, di uscire, ribaltare il giardino, sistemare vasi e piante, pulire casa, aprire tutte le finestre (quando non ci sono le cavallette in agguato che pensano di impigliarsi sui miei capelli… !!), andare a correre sull’argine (almeno quello si può), e poi partire con nuovi progetti, challenge, racconti, attività…
    E invece sto studiando. Ho terminato il libro di Sistemi e ora ne ho uno sulle normative. Ma non so come andrà. I bookmakers non mi danno vincente alla corsa, non ho tempo e serenità dal lavoro per prepararmi a dovere. Dovrei sacrificare blog e allenamenti, ma mentre questo esame è un di più, se va bene va bene, se non va bene amen, il resto è necessità di salute.
    Written in my own Heart’s Blood è l’ultimo pubblicato di zia Diana, ma se hai visto sui social ha da poco terminato la stesura del Book Nine, in codice The Bees. Adesso vedremo quanto ci mettono i suoi editor…
    Io sono molto indietro di lettura, per studio appunto. E non ho ancora visto i dvd della stagione 5 di Outlander… ssssshhhh!!!

    • Grazia

      Sistemi, normative… spero che siano materie più interessanti di quanto sembra.
      Io sono indietrissimo con le serie Outlander, credo all’inizio della terza serie. A questo punto mi godo Written in my own Heart’s Blood con l’idea che ci sia altro in arrivo.

        • Grazia

          Cosa tirerà fuori stavolta? E’ brava a non dare mai l’impressione di allungare il brodo, anche se nel tempo è diventata un po’ prolissa, mi sembra. Lo stesso leggere un pezzo della saga è come ritrovare un pezzo di famiglia.

          • Grazia

            Scusa, sembra un’incoerenza: voglio dire che la storia regge sempre bene, solo stilisticamente mi sembra che la Gabaldon si lasci un po’ andare.

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