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La strada che non scegli – Una storia vera

Reading Time: 6 minutes

La biografia di Amela… anzi, Ajlina, è in dirittura finale!
(e siamo al nono capitolo del Tao tê ching)

Ciao, amici e lettori! Come state?

Spero che anche dalle vostre parti la primavera sia meravigliosa come qui. Dopo un inverno asciutto in modo inquietante, finalmente vediamo passare qualche perturbazione. Le piogge sono ancora scarse, ma uscire a spasso con Maya sotto il cielo grigio-tempesta, respirando l’aria umida, circondata dal verde appena nato della vegetazione, è un’esperienza che migliora le mie giornate. Sono tornate le rondini, e l’aria è piena dei canti degli uccelli, dei versi dei cuculi e delle tortore in amore. Le piante che ho individuato l’anno scorso con l’aiuto dell’app PlantNet sono tornate riconoscibili dopo l’inverno. Nei boschi si sono già avvicendati gli anemoni e i fiori di epatica, i crochi e il dente di cane, e ora ci sono fiorite distese di aglio selvatico. Ogni giorno è una nuova sorpresa.        

Trovo incredibile che siano passati tre mesi dal mio ultimo post. È un tempo considerevole per me, dato che non ho mai pensato seriamente di mandare in pensione il blog. Eppure è risultato del tutto naturale, proprio come il diventare meno presente in rete e sui social. Meno presente! Devo ridere? In ogni caso è una scelta che mi fa vivere bene e mi regala tempo da dedicare ad altre attività: letture, passeggiate, conoscenze in rete; la pratica del Pilates che, nata come salvagente dopo la staticità del covid, sta diventando una vera manutenzione delle energie psicofisiche.

Forse è da questo senso di libertà, anche nello/dallo scrivere, finalmente vissuto e non soltanto cercato, che nasce questo post. Nel giro di pochi giorni ho letto l’articolo in cui Maria Teresa Steri parla dei problemi legati alle aspettative degli scrittori e quello in cui Sandra Faè esprime (le  parole sono mie) il sollievo del non-scrivere. Mi è sembrato straordinario vedere accostati e armonizzati questi due estremi, solo all’apparenza incompatibili.

È possibile liberarsi dalle aspettative e continuare a scrivere. È possibile lasciare la scrittura, forse temporaneamente o forse no, e stare bene. Sono soltanto scelte, prive in sé di connotazioni positive o negative, se non gliele appiccichiamo noi con la mente delle paure, dei dubbi, del bisogno di controllo. Scelte da vivere momento dopo momento, perché quello che oggi indossiamo come l’abito perfetto domani ci penzolerà miseramente addosso. Embrace the change, si dice. Non credo che esistano parole più sagge.     

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La lepre è un animale simbolo dell’esito positivo, della concretizzazione dei propri obiettivi, dell’entusiasmo per tutto ciò che è nuovo. Che porti fortuna a questa nuova storia, presto su Amazon.it!

Detto questo, mentre la vita va avanti, anche in ambito scrittura qualcosa si muove, finalmente! Se avete seguito le mie vicissitudini negli ultimi tempi, ricorderete che avevo affidato in valutazione a un agente letterario il mio ultimo lavoro, la biografia di Amela. Quindi il mio “finalmente” si riferisce a una proposta da parte di un editore importante? Niente affatto! Pare che nessun editore si sia dimostrato interessato al testo. Pare anche (a me) che il primo a non mostrare interesse sia stato l’agente stesso, resosi quasi incontattabile, anche dopo otto mesi in cui lo avevo lasciato in pace. Dubito francamente che il testo sia stato letto da chicchessia, ma forse sono pessimista…

Quale che sia la verità, ricevere questo rifiuto è stato per me – strano a dirsi – più un sollievo che una delusione. In origine il libro doveva uscire autopubblicato; poi si è deciso di tentare la strada dell’editoria “big” attraverso la valutazione dell’agente di cui sopra. Personalmente non vedevo grosse possibilità, ma non sono sola in questa impresa, e credo sia stato giusto giocare questa carta. In caso di risultato positivo, sarebbe stata una possibilità di valutare dal vivo i vantaggi della pubblicazione tradizionale di alto livello. In sua assenza, ecco che torna valido il piano iniziale.

Se non mi propongo agli editori minori non è per una forma di spocchia fuori luogo, né per un pregiudizio negativo nei loro confronti. Sono certa che la serietà ha poco a che vedere con il fatturato. L’esperienza, però, mi dice che quando i fondi destinati alla promozione sono scarsi, l’autore deve provvedere alla stessa in quasi totale autonomia (dicesi: arrangiarsi), esattamente come se avesse pubblicato in self, ma con royalties di gran lunga minori. Da buon Toro, a questi dettagli pratici faccio caso, ancora di più per questo libro, che vedrà i proventi spartiti equamente tra me e la protagonista. Inoltre ho imparato ad apprezzare l’autonomia offerta dall’autopubblicazione, nonostante mi aspettino le fatiche di Ercole per fare arrivare il testo ai lettori. Correggere quello che vuoi quando vuoi, avere l’ultima parola su ogni scelta… bè, non sono soltanto rose, ma è una cosa che mi piace.     

La soddisfazione con cui ho accolto la risposta dell’agente, e la conseguente ripartenza delle operazioni relative alla pubblicazione in self, mi ha fatto capire quanto mi sia costato questo imprevisto stop ai box. La flessibilità non è una delle mie doti più spiccate. Ero già pronta a varare questa storia per passare ad altro, invece… Ma è di me stessa che devo lamentarmi. Avrei potuto impiegare proficuamente questi mesi lavorando alla prima stesura del romanzo-che-è-sempre-a-buon-punto; invece no. Quando mi blocco, mi blocco sul serio; e finché non posso concludere ciò che è rimasto sospeso, dedicarmi ad altro rimane una chimera, con tutte le ripercussioni psicologiche del caso.

Ma non è questo il momento delle recriminazioni: la gioiosa macchina da guerra è ripartita! Non so se soltanto per portare a termine l’impresa in questione, oppure per tornare a scrivere alla grande, ma va bene comunque. Quindi eccomi di nuovo alle prese con formattazioni e progetti di copertine, dopo avere passato il testo al setaccio per l’ennesima (e ultima) volta. Già, una nuova revisione! Secondo me non la si può evitare, quando il manoscritto è rimasto chiuso nel cassetto per mesi. Senza una rinfrescata poteva sapere di stantio… e poi sarebbe stato un peccato non approfittare di questa lunga pausa, che ha permesso ai miei occhi di autrice di diventare occhi di lettrice, come tali capaci di scovare refusi, punti poco chiari, verbosità, rigidezze. Sì, è stata una revisione utile e molto gratificante.

A questo punto, perché non dirvi qualcosa in più della storia che sta per nascere? La forma è quella di una biografia in cui la protagonista si racconta a me e al lettore. Il mio intento principale è stato quello di non perdere la semplicità e naturalezza della viva voce di Amela, che avevo apprezzato come ascoltatrice, senza per questo rinunciare alle numerose modifiche che si sono rese necessarie per rendere il testo coerente e godibile.

Durante la gestazione del libro mi sono domandata a più riprese se fosse opportuno rendere il racconto più conforme alle linee base della scrittura creativa, così come viene insegnata da molti maestri. Anche se non le considero regole da seguire, sono ragionamenti che di solito tengo in considerazione. In questo caso, però, ho sentito di dover recidere anche quel sottile filo che mi legava in qualche modo alla narrativa. Questa è una storia diversa. Perciò niente modulazione della tensione, niente cliffhanger, niente colpi di scena… anzi, i colpi di scena non mancano! Ma sono reali, non scelte stilistiche.

Una novità non da poco: Amela… non sarà più Amela. Abbiamo deciso insieme di usare nella storia nomi fittizi, per proteggere la privacy sua e dei suoi familiari, e sventare possibili ritorsioni da parte di chi non si vedrà ritratto nel più favorevole dei modi. Perché la storia di Amela è dura, nonostante la forza d’animo e il senso dell’umorismo della protagonista, e si mantiene fedele alla verità anche quando questa è scomoda e genera conflitti dolorosi.

E ora che vi ho fatto ‘na càpa tànta con questo benedetto libro, come si direbbe in quel di Napoli, mi taccio. È stato emozionante rivelarvi il titolo (è il titolo del post, lo avevate capito?). Non sono ancora abituata a pronunciarlo… Adesso, però, oltre a emozionarmi farò bene a preparare tutto il necessario per la pubblicazione: formattazione, copertina, descrizione Amazon, parole chiave… ordinaria (e impegnativa) amministrazione, insomma. Vorrei fare uscire il libro entro un mese, in modo da non cadere nella piena estate, quando le persone hanno altri tipi di storie in mente. Incrociare le dita è d’obbligo!

Ecco quindi che vi ho rivelato, almeno in parte, dove sono finita in queste settimane. Per concludere nell’atmosfera quieta e spirituale che amo molto, condivido con voi il nono capitolo del Tao tê ching, che definirei un’ode all’equilibrio.   

9

Meglio fermarsi in tempo
che riempire fino all’orlo.
Il liquido che raccogliete con le mani
trabocca se ne versate troppo.

Affilate troppo una lama
e non ne conserverete il filo.
Riempite le vostre stanze di oro e giada
e non le renderete sicure.
Colmatevi di onori e di orgoglio
e andrete verso il fallimento.
Quando avete terminato l’opera ritiratevi;
questa è la via del cielo.

A ogni capitolo ho la sensazione che Laozi parli di me e per me. “Quando avete terminato l’opera ritiratevi.” Ricorderò queste parole mentre guarderò salpare la storia di Amela verso il vasto mare delle pubblicazioni… e inizierò a promuoverla, senza dimenticare la via del cielo.

A presto!

22 commenti

  • Ariano Geta

    Intanto bentornata
    Riguardo l’esito che riferisci del tuo attuale manoscritto, come forse sai io già da tempo ho rinunciato agli editori perché mi sono rassegnato all’idea che non sono abbastanza bravo da meritare la pubblicazione.
    Però, siccome scrivere – e anche fumettare come sai – mi piace e lo farei comunque, visto che autopubblicandomi su amazon non mi pare di creare danni alla società o di offendere qualcuno, considerato che qualcuno che ha letto e apprezzato i miei libercoli esiste, seguo ormai questa strada e anch’io mi sento sollevato più che demoralizzato.
    Il capitolo del TaoTeChing che citi è particolarmente congeniale anche a me perché sottolinea il valore dell’understatement, che ormai è una mia fiolosofia di vita. L’ho appreso leggendo i romanzi di Milan Kundera e dopo un’iniziale perplessità ho capito che invece è l’unica strada percorribile per uno come me.

    • Grazia

      Spero che sia ironia quel “non sono abbastanza bravo da meritare la pubblicazione”… magari fosse così semplice! Almeno ci si metterebbe l’animo in pace. Invece ci si mette l’animo in pace ugualmente, seguendo una strada più autonoma e su misura. Good luck to us all.

  • Elena

    Bentornata cara Grazia, ci sei mancata! IL sollievo di cui parli è la vera libertà dello scrivere, che non è obbligo ma impegno, che non è stanchezza ma fatica.
    I tre mesi di stop ti hanno restituito una parte di te cui dare più spazio: la te in natura, amante della riflessione e delle passeggiate e hanno messo in moto anche nuove energie per portare a termine la tua storia con Amela (o come diavolo si chiamerà ).
    Gli agenti? Editori big?
    Se con Amazon ti trovi bene, fai un’ottima scelta nell’affidarti. Ci sto pendando anche io, ma per un manuale che ho intenzione di scrivere, con calma e senza alcuna fretta né ansia da prestazione.
    Una astoria esce quando è pronta e quando è pronta la sua autrice.
    Perciò buon volo, Grazia e bentornata

    • Grazia

      Grazie, cara Elena. Non posso dire di avere avuto risultati esaltanti con Amazon, ma preferisco partire da lì. C’è chi ha una visione molto più ampia delle varie piattaforme e idee più chiare delle mie. Per ora mi accontento del semplice fatto di dare un senso al mio lavoro, poi vedrò cosa fare.

  • Luz

    Ciao, Grazia! Sempre un piacere leggerti. Anch’io colgo nelle tue parole il valore della tua rigenerazione.
    Forse la scrittura ha un bisogno fisiologico di queste pause. Oltretutto tu ne sei uscita con le idee chiare sulle tue prossime intenzioni.
    Anche a me è capitato di sovraccaricare e appellarmi alla saggezza delle filosofie orientali per uscirne. Dopo si sta notevolmente meglio.
    Riguardo alla CE, secondo me hai fatto benissimo a tentare con un editore “blasonato”. Io non mi fido molto dei piccoli editori, in diversi casi scrittori e scrittrici sono stati abbandonati, non si occupano di promozione, ecc. Tanto vale tentare davvero con un nome importante. Se non è andata in porto, bon, leggo che sei prontissima per continuare con una strada che ormai sai gestire bene.

    • Grazia

      Gestire bene, magari! Ma conosco un po’ il percorso, e mi fa piacere ripartire da lì. Sono molto curiosa di scoprire come evolverà un libro così diverso dagli altri che ho scritto.

  • Sandra

    Ah, ma grazie davvero per aver incluso il mio post al tuo. Fa sempre piacere vedere circolare le proprie idee.
    La figura dell’agente credo sia in forte crisi: non riesce a piazzare i test nè, a meno di avere qualche grosso nome nella sua squadra, a incassare molto. Anche se queste lungaggini solo per una lettura le trovo davvero svilenti.
    Ormai la chiave è trovare un qualcosa, il self, non scrivere, la pace insomma dove si può.
    In ogni caso vento in poppa per te per la nuova opera.

    • Grazia

      Grazie, Sandra! Uno dei lati migliori del seguire un blogger per anni è poter seguire i suoi cambiamenti, le sue riflessioni, le sue incazzature e rinascite. Facciamo viaggi simili, ma mai uguali.

  • Cristina

    Sono felicissima che la storia di Amela sia ripartita alla grande, dopo la lunga sosta in porto necessaria per far riposare l’equipaggio e approvvigionare la cambusa. Non vedo l’ora di vedere tutto l’insieme, e soprattutto di leggere il libro.
    Per quanto riguarda il blog, io sono rimasta ferma lo scorso anno per un paio di mesi causa esami, e lo stop forzato mi ha comunque giovato molto… e comunque il mondo è andato avanti benissimo senza di me.

  • Giulia Mancini

    La segnalazione del tuo post era finita nello spam e stasera per caso ho scoperto il tuo ritorno. Ben tornata Grazia, ritornare con una nuova pubblicazione in arrivo è sempre una bella cosa, non avevo capito subito che il titolo del post è il titolo del libro, mi piace e condivido anche la scelta di cambiare i nomi dei protagonisti per tutelare la privacy, mi sembra più che giusto. Sulla scelta di provare prima a contattare una casa editrice capisco benissimo (ho avuto di recente anch’io lo stesso percorso) è importante dare una possibilità a una storia, solo che dopo l’attesa riprendere in mano le redini della pubblicazione in self con tutto quello che ne consegue (scelta copertina, ultime revisioni e altro) porta via parecchio tempo, confermo tutto, così come condivido e apprezzo sempre più la scelta del self (le piccole case editrici non investono in promozione e quindi tanto vale farla in proprio). Anch’io, come racconto nel blog, attraverso un momento di stasi scrittoria più per mancanza di tempo che per crisi creativa ma mi accontento di ritmi più lenti per dedicare il poco tempo libero alla vita vera…

    • Grazia

      …che è un intento quanto mai sensato. Se guardo indietro mi accorgo di essermi sempre buttata a capofitto nello scrivere senza badare a (quasi) nient’altro, per poi riemergere a lavoro terminato. Scrivere è un’esperienza speciale anche perché ti assorbe in questo modo, ma la vita non si esaurisce lì. Io poi sono fortunata quanto a tempo, non lavorando, ma il tempo in questione riesce a scivolarmi tra le mani ugualmente…

  • Marco

    Mi fa piacere sapere che il motivo della tua assenza era legato a motivi lavorativi-organizzativi e non ad altro. Comunque comportamento indecifrabile da parte dell’agente letterario: da un editore non ricevere manco un riscontro ormai è prassi, ma dall’agente? Bah. Evidentemente quando nel mio libro ne avevo tratteggiato uno discutbile, ero sulla lunghezza d’onda del tuo, mi sa.

    • Grazia

      Devo dire che sono rimasta stupita anch’io. Era stato lui a dirmi, dopo il “fallimento” della volta scorsa, che avrebbe valutato gratuitamente ciò che scrivo. Probabilmente era una forma di pseudo-disponibilità consolatoria, che poi ha avuto le gambe corte, come si suol dire. La mia assenza comunque era anche dovuta al blocco di cui ho parlato, non soltanto al lavoro sulla prossima pubblicazione. Lottiamo con tanti mostri nella nostra testa… anche quando sono soltanto cagnolini.

  • Maria Teresa

    Cara Grazia, intanto bentornata! E grazie per aver citato il mio post. Mi fa piacere sapere che sei in dirittura d’arrivo con il romanzo e di vederti serena. Direi che nel nostro campo essere in pace con se stessi riguardo alla strada che si intraprende è davvero importante. Come sai io ho rinunciato da tempo agli editori e condivido in pieno il tuo punto di vista. Alla fine è meglio che sia tutto nelle nostre mani, piuttosto che farsi tanto sangue amaro.
    Riguardo al tuo “blocco”, secondo me è normale che ci si senta sospesi quando c’è un progetto fermo e si abbia poca voglia di affrontarne un altro. Almeno per me è così, immagino che sia stata la stessa cosa. L’importante è ora guardare avanti!
    In bocca al lupo per tutto.
    PS Non mi è arrivata la mail di notifica di questo post… l’ho scoperto per caso!

    • Grazia

      Grazie, Maria Teresa! Sì, le cose sospese non aiutano a procedere in serenità. Vado a controllare come mai non ti è arrivata la notifica, con scarse speranze di riuscire a capirlo… Eventualmente posso cancellarti dagli iscritti, e poi tu ti reiscrivi. Grazie della segnalazione, comunque; chissà se capita anche ad altri.

  • Barbara

    Arrivo solamente ora a leggere questo post perché non ho ricevuto la notifica mail della sua pubblicazione (e nemmeno del successivo). E no, non era nello spam, che controllo regolarmente. Ma per fortuna che esiste la presenza sui social, perché sono qui grazie a Instagram che mi ha mostrato il post successivo sul feed. Hai deciso di mandare in pensione le mail (e quindi anche me )? Questo per dire che non sparita perché volevo sparire, ma senza mail non riesco a leggere i blog (sui social mi passano, per gli algoritmi e per la gestione stessa che ho in carico, più cose di My Peak Challenge).
    Intanto: complimenti per la nuova pubblicazione. Ho già intravisto la copertina, molto bella. Un peccato (forse, non ne sono convinta del tutto) per le risposta dell’agente e dei Big, sui tempi e sui modi non me ne stupisco, non più. Comunque tu sei la persona giusta per fare di questo romanzo un’ottima pubblicazione proprio sul self, hai tutte le conoscenze in regola.
    Domanda curiosa: come mai in copertina non ci hai messo quel bel loghetto tondo, con l’albero della vita? Mi pare un ottimo modo di riconoscere le tue pubblicazioni, no?
    Infine, quel furbone di Laozi sembra parlare anche a me. Meglio: non direttamente di me, ma con me, per spiegarmi alcune situazioni in essere. “Meglio fermarsi in tempo (a parlare) che riempire fino all’orlo (le parole di rabbia).” In questo momento, la leggo così perché sono nel turbine di alcune relazioni-amicizie in degrado. Come pure “Colmatevi di onori e di orgoglio e andrete verso il fallimento.” Mi fa pensare alle fuoriuscite di peaker storiche dal programma e dalla community. Per un po’ ho pensato all’effetto post Covid, poi qualcuna ha detto “non ci credo più” (e io perché ci credo ancora? e così tanto?) Forse erano entrate con un’altra aspettativa, per il motivo sbagliato? Forse hanno raggiunto l’obiettivo, il peak, e non ne hanno trovato un altro? E tu dirai “Perché questo dovrebbe essere un fallimento?” Perché hanno smesso di allenarsi e non è una cosa buona.

    • Grazia

      In effetti “non ci credo più” suona molto diverso da “ho deciso in questo periodo di fare altro”, o simili. Sa di tempo che si considera sprecato. E’ un peccato.
      Il logo non riuscivo a farlo comparire nella cover senza spostare il mio nome più su, dove non mi piaceva. Così è finito soltanto nella costa del cartaceo. Non ne sono del tutto soddisfatta, perché anche a me il mio logo piace.
      Quanto ai problemi nell’invio delle email, non è una scelta, ma un’incapacità di risolvere il problema. Sono andata a controllare il plug-in Email Subscribers, ma sembra tutto a posto… per quanto ci capisco, ovvero poco. Eppure ho l’impressione (confermata da un controllo di Gmail, mi pare) che la email di avviso non arrivi da tempo nemmeno a me, che mi sono iscritta proprio per verificare che tutto funzioni bene. Il fatto è che appena fai una domanda in rete relativa al plug-in, prima ancora di salutarti ti dicono di fare l’abbonamento Premium… Che dire? Ci riprovo. Sorry.

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