Il destino dei libri
Essere letti, conservati, donati… oppure?
Bentrovati, cari lettori! Già dicembre? Sono mesi che non mi leggete – e probabilmente non vi leggo, se avete un vostro blog – perché tra scrivere e vivere, questo periodo fa pendere con forza la bilancia verso il vivere. L’effetto complessivo, anche in assenza di problemi gravi, è quello che ho definito “nube piroclastica”, ispirandomi alla pessima serie Amazon The Rings of Power, che pretende di collegarsi all’opera di Tolkien, tsè. Come Galadriel – e scusa se è poco – affronto la nube lasciando che il fuoco faccia piazza pulita (ah, la fantasia degli scrittori!) in attesa di seminare nel suolo fertile che la devastazione lascerà.
Forse quindici anni passati a scrivere in modo intensivo mi hanno fatto trascurare il tipo di valutazioni e costanti aggiustamenti su cui poggia quella cosa delicata che è l’equilibrio. Difficile trovarlo; difficile mantenerlo, e anche lasciarlo andare quando le circostanze rendono necessario negoziarne uno nuovo. Anche se a quel punto è tutto già successo, in realtà, e si tratta soltanto di prenderne atto.
Rimettersi in discussione ha anche effetti positivi. Oggi mi soffermerò proprio su uno di questi, e precisamente sull’essere stata presa da una sana (spero!) voglia di riordinare, che ha colpito con particolare furia le mie tre librerie.
Ad accendere la miccia, ignaro, è stato mio marito, con la proposta di pulire libri e scaffali. Normalmente questa è un’operazione che farei ogni vent’anni, più o meno. Consideratemi pure un bruto, ma fare quel lavoro certosino con la consapevolezza che la polvere continuerà a regnare eterna, già a partire dal giorno dopo… tempo sprecato, o quasi. Mi accontento di togliere ogni tanto qualche cimice o ragno secco.
Con mia sorpresa, stavolta sono balzata sulla proposta come se non attendessi altro. Ad attirarmi non era la pulizia, ma l’occasione propizia per eliminare il “superfluo”, termine che nella mia vita non ho mai considerato applicabile ai libri. I libri non si toccano, in quanto… libri, no? Bè, evidentemente no, dato che, tempo qualche ora, la gloriosa impresa era già in corso. Giustamente, per ben due motivi: tra seconde file e strati orizzontali, il problema dello spazio stava diventando pressante; inoltre sentivo il bisogno di valutare con occhi nuovi il materiale che arricchisce e ingombra il mio quotidiano.
Ho scartato in partenza l’ipotesi di fare qualche scatolone di libri da riporre in soffitta. Lo considero uno spazio non vissuto, oltre che potenzialmente dannoso per i libri stessi per via degli insetti e dell’umidità. I miei libri vivono in casa; e visto che gli ebook hanno attecchito soprattutto (o soltanto) come libri portatili, la mia biblioteca è quasi interamente cartacea, con un effetto di accumulo progressivo.
Per fare spazio al nuovo, in tutti i sensi, si è aperto il totolibro. Quali libri meritavano di restare, e quali no? Una scelta da niente. Io però ero pronta a tutto.
I primi a sparire sono stati i vecchi dizionari (una bella quantità, dato che ho frequentato la scuola per interpreti). Non ci ero affezionata ed erano troppo vecchi per interessare a qualcuno. Ma tutti gli altri? Mentre mio marito faceva piovere i libri dall’alto della scala, ho iniziato a spolverarli e suddividerli in via provvisoria: tengo, lascio, chissà.
Come era prevedibile, l’impresa si è subito complicata. Un conto è riordinare nel senso di spostare, un altro è farlo con l’intenzione di eliminare. Non avevo mai fatto un riordino così irrispettoso. Ho sempre avuto abbastanza spazio per i libri; nemmeno i due traslochi hanno comportato perdite. Avevo sempre dato per scontato che nessuno dei miei libri si sarebbe mai allontanato da me, se non per qualche incauto prestito, e soprattutto che non mi sarebbe mai capitato di volermene liberare. Stavolta, però, in una mano tenevo il pennello dello spolvero, nell’altra il machete.
Il mio istinto produceva già scelte insensate. Stavo ammucchiando quasi tutti i libri in lingua italiana, o di autori italiani, tra i “lascio”. Perché? Per la grave colpa di non essere scritti in lingua inglese da autori anglosassoni, immagino. Intanto i libri dei miei anni scolastici, tra cui la maggior parte dei classici che ho letto, finivano tra i “chissà”, guardati con disinteresse appena moderato dalla loro fama. Che assurdità. La ragione, stranamente, taceva, forse scioccata dall’esperienza sconosciuta.
Mi serviva un criterio coerente per procedere, un criterio che lasciasse spazio al cuore senza tradire la testa, o mi sarei pentita presto delle mie scelte. Per limitare la difficoltà ho deciso di affrontare un gruppo di libri per volta, iniziando con alcuni libri che mi provocavano un certo fastidio…
Libri scritti da me
Per casa circolavano troppe copie di miei libri, oltre che di antologie di racconti contenenti qualcosa di mio. Via, sciò! Non covo più ogni molecola di ciò che scrivo come se fosse oro. C’è stato un tempo, che definirei dell’“incrollabile convinzione”, in cui curavo ogni dettaglio come se niente potesse essere lasciato al caso. Per esempio lasciavo in conto vendita i libri che pubblicavo alle librerie, scegliendole con cura in base a caratteristiche e posizione, scientificamente: cinque copie qui, cinque copie là e così via. I librai sono cortesi, non dicono mai di no. Dopo sei mesi o un anno, le ho ritirate quasi tutte, invendute. Lezione: imparata. Residui cartacei: eliminati, con un piacere venato di vendetta.
Libri di scrittura creativa
La mia vendetta avrebbe potuto scatenarsi anche sui manuali di scrittura, che mi hanno certo aiutata, ma non hanno prodotto miracoli nel mio percorso di autrice. Invece no: ho vissuto l’apprendimento su quei libri come gioioso, utile ed emotivamente soddisfacente, perciò li ho guardati con affetto. Meritano il loro posto, solo meno centrale rispetto al pre-riordino.
Libri lontani
C’è passato e passato. Alcuni libri appartengono a fasi della mia vita ormai lontane nel tempo. Un esempio sono i libri di Sigmund Freud. Importanti e interessanti, senza dubbio, ma se ora dovessi leggere di psicologia, come minimo sceglierei Jung. Quanto ai classici letti (con piacere) nel periodo degli studi, non credo che vorrò rileggerli. Quasi sempre trovo le riletture deludenti; ma se anche cambiassi idea, esistono le biblioteche. Bye bye.
Libri “miei”
Romanzi e saggi in inglese, di questi ultimi vent’anni, in cui sono… tornata a casa. Parlano di natura, di piante, di pastori e di viaggi, di esseri umani e di storia. Non è soltanto una questione di lingua. C’è anche un’affinità culturale che, non potendo eliminare, ho volentieri iniziato a coltivare. Di questi libri ne ho eliminati soltanto alcuni capitati tra le mie mani per caso e non per scelta, mai letti. Tutti gli altri li sento vicini, anche quando non sono risultati eccezionali alla lettura.
Libri importanti
I libri di spiritualità, e sono tanti. Preziosi al punto che ho iniziato a rileggerne alcuni, io che non rileggo mai, perché invece di deludere portano a sempre nuove scoperte. Includo nella categoria i tanti libri di argomento esoterico letti negli ultimi anni. Li ho spostati in zona centrale, facilmente accessibili. Grazie, libri, restate e… moltiplicatevi!
Libri cui sono affezionata
I miei libri d’infanzia. I libri d’infanzia di mio figlio. Un libro sul pane appartenuto a zia Mary. Un paio di libri di mio padre, uno sulla pesca di mio nonno. Per loro c’è sempre posto.
Libri che intendo leggere
E perché non li ho ancora letti, visto che aspettano da mesi o anni? Vergogna! Quattro riquadri di scaffali pieni di libri acquistati e ignorati. Detesto questa forma di spreco, che qualche volta fa scivolare i libri nella categoria dei…
Libri che non ho mai letto e non leggerò mai
Ce n’erano troppi, a dimostrare che devo essere più moderata nei miei acquisti. Se il tempo di attesa tra l’acquisto e la lettura si dilata troppo, io non sarò più la stessa e il libro smetterà di ammiccare nella mia direzione. Sorry, occasione perduta. Spero che qualcun altro vi apprezzerà.
Non è stato facile inquadrare ogni libro nella categoria giusta, ma ce l’ho fatta. Alla fine sono riuscita a capire che una sola cosa mi interessava: tenere con me soltanto libri vivi. Vivi per me, naturalmente; non è un giudizio di valore. Gli altri libri erano tracce del passato, e come tali non mi servivano più. Anche perché il passato, nel bene e nel male, è parte di me. Non potrei liberarmene nemmeno se lo volessi.
Soprattutto, non ho bisogno di cose per essere solida, per essere me. Nemmeno di libri. Forse, al contrario, le cose del passato mi trattengono con fili invisibili dal diventare liberamente la persona che sto diventando – un cambiamento sempre in corso, solo che, invece di accorgermene per gradi, tendo a farlo per flash. Per questo diventa una nube piroclastica!
Alla fine, quando ho portato alla mia biblioteca cinque sporte strapiene di libri, e poi quando ho ammirato gli scaffali con i libri in singola fila e lo spazio libero per i prossimi… bè, è stato bello. Una liberazione. Mi piace pensare che i miei vecchi libri andranno per la loro strada, negli scaffali del prestito regolare o di quello libero, oppure in ospedali e case di riposo dove qualcuno ci troverà food for thought, nutrimento per la mente e lo spirito. (Sono stata fortunata, tra l’altro: ho scoperto da Cristina che non tutte le biblioteche accettano donazioni di libri.)
Tutto questo movimento di libri mi ha fatto pensare alla loro importanza reale, paragonata alla loro importanza presunta. Non è facile restare in contatto con la realtà, ed evitare i viaggi mentali che poi diventano idee e convinzioni basate sul nulla. Per quanto riguarda il liberarsi dalle zavorre, credo sia anche una questione di età: se sei giovane, separarti dalle tue cose, che siano libri o altro, ha il sapore del perdere pezzi di ciò che stai ancora costruendo. Qualche decennio dopo, però, la situazione può essere molto diversa. Nel mio caso quei pezzi, importanti nel momento in cui ho raccolto il loro messaggio, si sono svuotati del loro potere fino a diventare semplici involucri, che solo per abitudine ho considerato sacri.
In definitiva i miei libri sono stati ottimi compagni di viaggio, cui sono grata; ora però ho altri viaggi in mente. Alla luce di queste riflessioni, mi sono anche domandata quanto possano essere importanti i libri che io stessa scrivo. Lo sono per me, ma per i lettori? Anche i miei libri, come altri più illustri, scorreranno via con il tempo fino a sparire dalle case e dalle menti di chi li ha letti, quando non troveranno un uso alternativo sotto la gamba di un tavolo o nel caminetto. Evviva! Un momento di ottimismo ci voleva.
Chiudo qui le mie riflessioni sull’argomento; ma prima di salutarvi con il tredicesimo capitolo del Tao tê ching, vi racconto un’ultima cosa: il 20 ottobre c’è stata la presentazione de La strada che non scegli presso la biblioteca di Maniago, con la presenza della protagonista. Era presente una quarantina di persone – un discreto record rispetto allo standard locale – e abbiamo venduto ben quattordici copie del libro (!).
Questa esperienza, per me rara, mi ha fatto riflettere. Quando ho iniziato a pubblicare, ho puntato senza pensarci due volte alla vendita online. Dove vivo conoscevo poche persone, mentre la rete è vasta, infinita. Avevo un pubblico enorme cui rivolgermi (anche se poi, come ho scoperto, raggiungerlo è probabile come vincere alla lotteria).
Ma esistono anche altri aspetti oltre ai numeri, per quanto questo suoni molto come la storia della volpe e l’uva. Vedere le persone commuoversi alla presentazione mi ha dato la percezione viva di come ciò che scrivo possa toccare le persone. Leggere cambia la mia vita, ma può cambiare anche quella dei lettori. Magari di una sfumatura infinitesimale, ma può farlo. Forse non importa se dopo l’esperienza finisce nel dimenticatoio. Forse a quel punto il libro ha già svolto il suo lavoro. A parte questo, partecipare a questo processo di scrittura-lettura può creare rapporti che hanno un valore in sé, al di là delle copie vendute.
Ed eccomi arrivata al tredicesimo capitolo del nostro Tao tê ching, che come sempre mi richiama alla Saggezza, quella con la maiuscola, ahimé, difficilissssima da applicare alla vita. Alla prossima!
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Il successo e l’insuccesso generano entrambi preoccupazioni.
Un’elevata posizione sociale affligge la persona.
Perché successo e insuccesso sono fonte di preoccupazioni?
Cercare il successo è indecoroso:
quando lo si ottiene ci si preoccupa,
quando lo si perde ci si preoccupa.
Perché un’elevata posizione sociale affligge la persona?
La ragione per cui soffriamo
è che teniamo troppo a noi stessi.
Se non tenessimo troppo a noi stessi,
che problemi avremmo?
La vera essenza dell’uomo è eterna,
eppure egli pensa: io sono questo corpo e presto morirò.
Se non possedessimo un corpo, quali calamità potremmo avere?
Colui che vede se stesso come il mondo
è adatto a essere custode del mondo.
Colui che ama se stesso come il mondo,
è adatto a essere maestro del mondo.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
21 commenti
Chiara Tremolada
Ho fatto una pulizia simile circa un mese fa.
Scelta ardua decidere quali libri eliminare e quali tenere, ma alla fine ce l’ho fatta e i bookcrossing della zona si sono riempiti.
Bye bye, piccoli libri, che possiate incontrare tanti nuovi lettori!
Grazia
Benvenuta sul blog! Prima o poi credo capiti a tutti di dover sfoltire… oppure traslocare.
Barbara
Caspita, manchi da un po’, ma questo post è un postone!!
Prima cosa che ho pensato: a me The Rings of Power è piaciuto, pur con tanti SE e tanti MA. Non è Tolkien e questo l’ho capito da metà serie in poi, manca per me un elemento chiave, l’ironia di Tolkien, o forse l’ironia degli Hobbit, che i Pelopiedi non sembrano avere del tutto. Poi Tolkien non scriveva con i “finali di stagione ad effetto”, che poi il finale non m’è piaciuto… Però sono innamorata delle ambientazioni, e non parliamo della musica, Bear McCreary, lo stesso curatore di Outlander (ed è solo colpa sua se l’ho guardato!).
Mi piacerebbe sentire la tua però sulla serie.
Poi, il riordino delle librerie io l’ho fatto qualche anno fa, con la tinteggiatura totale di casa: quindi smonta i cinque metri di libreria fino a soffitto, 12 scatoloni grandi da trasloco Ikea solo di libri, quindi sì, qualcosa ho buttato. Avevo acnhe da parte gli scatoloni di libri usati in vendita, regalati tutti, tra le casette di bookcrossing (se erano per quel pubblico) e mercatini vari. Dovrei nuovamente fare pulizia, o quanto meno riorganizzare perché non trovo più posto. Vedremo nel 2023.
Sì, non tutte le biblioteche accettano donazioni, ma nel caso basta cercare in rete il punto bookcrossing più vicino, meglio se gestito da associazioni (fanno ruotare i libri tra le varie casette).
In quanto a Tao tê ching, come non dargli ragione? Più che il successo, vorrei la serenità. Il problema è capire dove sta la MIA serenità…
Barbara
Acc… sono in spam?!
Grazia
Non in spam, cestinata direttamente, come sempre! XD
The Rings of Power, secondo me, di SE e di MA ne aveva troppi, anche per la lettrice/spettatrice di bocca buona che sono io. L’ho visto comunque volentieri, perché si trattava (almeno in teoria) del mondo del Signore degli Anelli, ma c’erano tante di quelle assurdità! Scelte di trama senza seguito o incoerenti, gli elfi o brutti o detestabili, gli harefoot che si commuovono leggendo i nomi dei compagni perduti e poi mollano la famiglia di Nori senza fare una piega… Non è possibile elencare nemmeno un centesimo dei difetti della serie. Sono però contenta di averla vista, e vedrò sicuramente la successiva… anche perché mi sono fatta delle grasse risate guardando i video su YouTube che crocifiggevano lo show! Mi dispiace un po’ per le vittime, ma c’è parecchia gente che ha lavorato male, nonostante il budget stellare. Almeno sui criteri base della narrazione potevano farci un pensierino, no?
Grazia
(Sulle caratteristiche che hai citato sono d’accordo anch’io.)
Luz
Mi è capitato di fare di questi decluttering e come te è stato non solo fare spazio e pulizia ma chiudere con una parte del passato.
Perché quella Luz non c’era più e una nuova me si stava affacciando. Ho donato a una biblioteca 24 libri che mi erano stati regalati da una persona che era uscita malamente dalla mia cerchia di amici. Fu un gesto che stupì molto la bibliotecaria di turno, perché erano ottime edizioni e monografie. Ma tant’è. Non è stata la prima né l’ultima volta che ho donato libri del passato.
I libri ci appartengono intimamente e sono parte di noi, ecco perché esattamente come un abito o un accessorio finiscono col rappresentare quella parte di vita vissuta.
Complimenti per quel momento bellissimo di presentazione e vendita del tuo libro.
Grazia
Chiudere con una parte del passato, proprio così. Che lo si faccia per scelta o perché è inevitabile, è un modo per dire all’Universo: ho capito, accetto il cambiamento,
Giulia Mancini
Parto dalla fine perché ho letto “La strada che non scegli” e mi ha davvero emozionato, credo che assistere alla presentazione con la protagonista presente possa suscitare davvero molta emozione con un coinvolgimento sincero, quindi ottima la tua scelta di concentrarti sul luogo in cui vivi con le persone vicine a te. Ciò non toglie che gli eBook possano essere una buona scelta agli inizi quando timidamente ci si espone per la prima volta.
Liberarsi dei libri è una scelta che ho fatto in questi ultimi due anni, dopo la pandemia ho sentito all’improvviso un gran bisogno di aria e di spazio attorno a me, così ho cominciato a liberarmi dei libri, ma non è stato facile, prima di tutto perché non tutte le biblioteche accettano libri , a Bologna la biblioteca del mio quartiere ha preso un paio molto nuovi e gli altri li ha rifiutati, così mi sono armata di pazienza e ho fatto una cernita di romanzi che non avrei mai riletto e li ho portati poco per volta nelle casette di Book crossing, ho portato molti fumetti in un negozio di libri usati regalandoli, per ora nella mia libreria sono rimasti i libri che voglio tenere ed alcuni su cui sono indecisa. É faticoso e serve del tempo anche per liberarsi dei libri. Per i libri nuovi io ormai leggo solo eBook, mi rifiuto di comprare libri di carta, salvo rare eccezioni.
Grazia
Ero convinta che tutti cercassero sempre di conservare a ogni costo i propri libri, invece vedo che non è così.
Hai ragione, il covid ha creato un bisogno di spazio – spazio sicuro? – che prima non c’era, o non si faceva sentire. Tante persone hanno riscoperto le attività all’aria aperta in questi anni.
Per quanto riguarda gli ebook, la mia non era una critica, se non a me stessa per la mia “materialità”. Mi piacerebbe vivere l’ebook come vivo il cartaceo. Sarebbe pratico e risparmioso. Purtroppo non è così, ma l’e-reader si è comunque ritagliato un posto nella mia vita, quindi non va così male. Certo è che, se a un libro tengo, lo acquisto di carta.
Ariano Geta
Io non ho avuto il coraggio di buttare nulla e per smaltire il surplus di libri in casa mia ho miserabilmente usufruito della casa vuota della mia cara zia, che purtroppo non c’è più, riempiendo gli scaffali vuoti dei suoi mobili con i libri che non ho voluto buttare / regalare (c’è da dire che comunque la maggior parte dei libri che ho letto mi ha lasciato qualcosa a livello emotivo, e quindi mi dispiacerebbe davvero buttarli, non è solo un accumulo compulsivo, anche se per onestà devo oggettivamente ammettere di esserne affetto).
Certamente alla fine ciò che conta non è la conservazione del libro oggetto fisico, ma ciò che ci ha trasmesso e lasciato la sua lettura.
Grazia
A parte la circostanza poco felice, uno spazio libero da occupare è una gran bella cosa. Eh, l’accumulo… Per un lettore, i libri sono una tentazione cui è difficile resistere. Ne senti parlare, vedi la copertina, leggi la descrizione o sfogli… Spesso ho l’impressione che “deve essere mio”. Visto che compro quasi sempre su Amazon, un po’ mi salvo usando la lista dei desiderata. Quando il dito corre verso il “compra”, lo dirotto verso il “salva”. Non funziona sempre, però…
Daniele
Anche io dovrei essere più attento ai libri che compro. Ne ho circa 60 in vendita su Ebay e altri siti: soon libri letti e non piaciuti, libri non letti e che non m’interessa più leggere, libri comprati doppi per sbaglio, libri ricevuti in omaggio per acquisti e che non m’interessano.
Grazia
E’ inevitabile, quando si possiedono molti libri, che in mezzo ci finiscano anche quelli che non interessano. Avevo pensato anch’io di vendere i miei su Ebay, il Libraccio o ai venditori ambulanti, ma mi sono resa conto che sarebbe stato un impegno sproporzionato al ricavo, anche perché non avevo titoli particolarmente appetibili.
Lisa Agosti
Io non ho spazio in casa per i libri e quando viaggiavo non potevo tenerli con me quindi non ho questo problema
Li ho sempre scambiati al book exchange, donati a qualcuno che avrebbe potuto apprezzare, o presi in prestito in biblioteca.
In soffitta ho le guide di viaggio con tutti i miei post-it e evidenziature, quelli mi sono cari come i diari segreti e le foto, non li darei mai via.
Del resto ho una copia del mio romanzo, perché almeno quello devo averlo, e anche la guida del Canada di National Geographic che mi cita tra gli autori in prima pagina. Due grandi soddisfazioni.
Anche da queste parti il vivere ha preso il sopravvento sullo scrivere ma recentemente Fabio Genovesi mi ha fatto tornare voglia di leggere di più.
I libri di Luna invece li dono a bimbi piccoli, a scuola o alla libreria di fianco a casa, che ha una casetta fuori dove si possono scambiare i libri. Porto i libri inglesi ai bimbi italiani e i libri italiani ai bimbi canadesi. Un regalo sempre molto gradito.
Grazia
Questo scambio tra culture è molto carino. Quando si viaggia, credo che si metta in conto di non doversi attaccare troppo alle proprie cose, con qualche eccezione significativa. Dico “credo” perché ho viaggiato solo da turista, e le mie massime rinunce sono state quelle legate agli spazi del camper.
Cristina
Abbiamo parlato proprio di recente di questa tua grande operazione di pulizia e smaltimento! A proposito, grazie della citazione ;), in effetti un tempo le biblioteche accettavano con gioia libri donati, ora penso che siano tutte talmente ingolfate che l’unica sarebbe donare a una biblioteca piccola e povera, oppure a delle RSA. Ci sono anche le carceri, ma credo che l’iter sia più complesso.
Riordinare, buttare e donare dei libri diventa una forma di sopravvivenza, specialmente da parte di forti lettrici come noi. Siccome di recente ci è capitato di pensare a un possibile trasloco per andare in una casa più piccola, addirittura ho accarezzato l’idea di una donazione in stile valanga di quasi tutti i libri. Il problema è appunto che la quantità di libri che possiedo necessita di un locale a se stante, e attualmente sono sparsi per ogni dove negli scaffali, l’unico spazio che non hanno ancora invaso è il bagno per ovvi problemi di umidità. Quello che so per certo è che non si possono assolutamente mettere nelle cantine:, è come rovinarli.
Come sono stata contenta di apprendere della tua presentazione ben riuscita! E che dire delle parole nel tredicesimo capitolo del Tao tê ching sul successo e l'insuccesso? Niente, se non leggerle, meditarle e rileggerle ancora.
Grazia
Un numero impressionante di testi riporta il distacco dai risultati dei propri sforzi come passo importante verso l’illuminazione. Credo di immaginare perché…
Cristina M. Cavaliere
E comunque sono contenta di non essere finita nel cestino stavolta! Anche questo è… un successo. XD
oblivious
Mai buttato un libro, lasciato a prender polvere su uno scaffale magari sì, buttato mai. In genere sto molto attento a ciò che compro e nonostante questo ho la casa strapiena di libri, così ho deciso di passare agli ebook ma confesso che non è la stessa cosa.
Grazia
Mi è capitato di buttare qualche libretto di ricette, ma non libri “veri”. Per il resto, anch’io cerco di essere attenta a ciò che compro, ma con i ibri faccio troppe eccezioni.