La strada che non scegli
Una storia vera
La strada che non scegli è, come recita il sottotitolo, una storia vera. Nel progetto iniziale il nome della protagonista doveva comparire accanto al mio in copertina. Abbiamo però deciso di comune accordo che l’anonimato sia la scelta migliore per proteggere lei e altre persone menzionate nella storia da possibili complicazioni legali e sofferenze non necessarie.
A parte questa modifica sostanziale, quella che era nata come una biografia è rimasta tale, priva di modifiche che avrebbero potuto forse renderla più accattivante, ma ne avrebbero anche inquinato la verità. Se quindi in qualche momento ti sembrerà incredibile che i fatti si siano svolti proprio come raccontato – è successo anche a me, mentre ascoltavo e prendevo appunti – sappi che è tutto vero.
“Nella mia vita credo di essere stata di ispirazione per molte persone. Questo mi mette a disagio. Vorrei ispirare gli altri con azioni belle e importanti, non per il modo in cui vivo la mia disabilità.”
Quella che Ajlina ci racconta non è una storia leggera. Si parla di guerra, di situazioni traumatiche e di un incidente da cui la protagonista potrebbe uscire annientata. Si parla di disabilità. Ajlina, però, nonostante le difficoltà riprende a vivere, grazie all’aiuto delle persone importanti nella sua vita, ma soprattutto grazie alla sua invincibile forza d’animo e al suo senso dell’umorismo, che incontrerai se vorrai leggere questa storia.
ALCUNE RECENSIONI
INASPETTATAMENTE UN BEL LIBRO – Emilio Mordini
Non ho comprato io La strada che non scegli, ma mi è stato prestato da un’amica che voleva lo leggessi per avere il mio parere di medico e psicoanalista. L’ho sfogliato all’inizio con sufficienza, convinto di trovarmi davanti alla solita storia lacrimosa: si tratta infatti della biografia – raccolta dall’autrice nel corso di una lunga intervista – a una ragazza, una tuffatrice, diventata tetraplegica a poco più di vent’anni a causa di uno sfortunato tuffo in piscina. Da quel tremendo momentosi dipana la storia – vera – di una vita non scelta, sullo sfondo gli eventi della guerra. Aijlina – questo è il nome fittizio della protagonista – è infatti una ragazza bosniaca di cultura mussulmana, coinvolta direttamente, lei e la sua famiglia, negli avvenimenti di quella regione.
E’ un libro che si inizia a leggere con scetticismo, convinti di trovare la solita storia patetica e dolciastra, poi, invece, si scopre un racconto asciutto, disincantato, a tratti persino crudelue, da cui non ci riesce a più a staccare sino all’ultima pagina. Una bella sorpresa davvero, tanto che ho voluto fare questa recensione (cosa che normalmente non faccio) su Amazon.
STORIA VERA DI CORAGGIO – Giulia
La strada che non scegli è una storia vera e di grande coraggio, che mi ha davvero catturato. Ajlina attraversa l’ingiustizia della guerra in Bosnia e già la serenità dell’infanzia viene annientata, dopo le grandi difficoltà vissute la situazione sembra tornare a una forma di normalità. In un momento che potrebbe essere il più bello della vita, grazie all’incontro con l’amore Ajlina ha un grave incidente che la rende invalida
Si tratta di qualcosa che potrebbe annientarla per sempre, invece lei reagisce e supera difficoltà enormi con una forza d’animo incredibile, ma soprattutto si impone su coloro che vorrebbero relegarla in un angolo. Ho ammirato molto la sua forza e la sua determinazione che l’ha portata a raggiungere risultati importanti nella vita e nel lavoro. Una storia davvero potente e un romanzo che consiglio.
LA STRADA CHE AJLINA SA AFFRONTARE – Cavaliere
La strada che non scegli, biografia di una ragazza bosniaca, è una di quelle vicende umane che lasciano il segno nella mente e nel cuore del lettore. Se fossimo a una conferenza, si manterrebbe un rigoroso silenzio nell’ascoltare il racconto di una vita costellata di difficoltà a partire da un’infanzia vissuta nel contesto della guerra di Bosnia, e della condizione di rifugiata all’estero, fino ad arrivare al terribile incidente che la rende tetraplegica.
Da lì in avanti per Ajilina e i suoi familiari è come scalare una montagna, non soltanto per la gravità delle sue condizioni, ma anche per il girone infernale degli ospedali, gli ostacoli di natura amministrativa e burocratica, i risibili contributi erogati dallo stato, la corruzione nelle strutture assistenziali, la poca trasparenza delle associazioni per i disabili.
Viene quasi naturale indignarsi di più per questi aspetti che per altri, inclusa la mancanza di umanità delle infermiere e dei medici, poiché tutti sembrano fare a gara per appesantire una situazione già grave di suo, anziché alleviarla. Nonostante la durezza, e insieme la limpidezza, con cui Ajilina parla della sua vita, senza nascondere nulla o edulcorare i fatti, non mancano i toni ironici e autoironici, a volte addirittura umoristici. E la parte dei traguardi conseguiti dalla protagonista pur tra enormi difficoltà, come la laurea, o l’apertura dell’agenzia di traduzioni, ci inducono a provare una smisurata ammirazione per la sua forza di volontà.
Vorrei segnalare anche quanto mi abbia colpito Karl, il “visionario” senza cui Ajilina non sarebbe diventata ciò che è: una figura d’altri tempi, che io immagino un po’ come un Albert Schweitzer, a metà tra il medico e il mistico. La storia di questa ragazza insegna dunque qualcosa di grande a tutti, e ognuno ne può cogliere l’aspetto che preferisce, meditare e farlo suo. Grazie a lei e all’autrice per avercela raccontata.