Blogging,  Vita da scrittori (e non)

Dopo due mesi di pausa-blog, cosa bolle in pentola?

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Quattro chiacchiere, gli auguri di buon Natale e buon Yule,
con il settimo capitolo del Tao tê ching

Quanto devono amare questo titolo, gli algoritmi di Google! Del resto non ho mai notato miglioramenti nelle prestazioni del blog quando cercavo di accattivarmi i suoi favori, quindi tutto sommato va bene così.

Come state, lettori e amici? Vale la pena di domandarlo, dal momento che sono trascorsi due mesi dal mio ultimo post, in cui Elena Ferro ci spiegava le cinque parole chiave del suo riuscitissimo romanzo Càscara. Spero che siate in salute e pieni di energie, e che il Natale in arrivo (o già arrivato, a seconda di quando mi leggete) vi sia gradito, con il suo consueto girone di acquisti e piaceri/doveri, purtroppo in una situazione che di normale ha ancora poco.

Il fatto di avere una famiglia ridottissima e zero tradizioni da rispettare – cosa che può sembrare anche triste, se volete – mi permette in realtà di assecondare le mie preferenze e decidere in libertà se e cosa festeggiare, nonché quando festeggiarlo. Capita così che quest’anno stiamo festeggiando i giorni di Yule, o Yuletide, che per i Celti iniziava il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, e si prolungava fino all’inizio dell’anno nuovo.

Ho fatto un ceppo secondo tradizione, con legno, pigne, noci, fronde di sempreverdi, bacche, fette di arancia e candele rosse, verdi e oro, a celebrare il risveglio della natura nascosto nel profondo buio e gelo di questo periodo. Pare che proprio dal ceppo di Yule abbia avuto origine il classico dolce chiamato “tronchetto di Natale”, lo sapevate? Del resto il Santo Natale ha soppiantato proprio i festeggiamenti di Yule, quando la cristianità si è sostituita – in modo non molto delicato – al paganesimo. Convincere le popolazioni ad abbandonare le proprie tradizioni avrebbe soltanto reso clandestini i festeggiamenti, perciò si scelse di fare coincidere la nuova festività con quella vecchia.         

Caldo, il mio ceppo di Yule!

Due mesi di assenza non sono pochi, dal blog ma anche dalla scrittura in generale. Non è stata una vera decisione da parte mia. Diciamo che ho combattuto a lungo tra dubbi e perplessità (“non ne ho voglia”, “non è opportuno”, “non mi piace scrivere a sprazzi”, “chissà quanti lettori perderò”), fino a quando la vita non ha provveduto da sola, sommergendomi con un susseguirsi di piccoli e grandi impegni, che solo ora sembra accennare a esaurirsi. Niente di grave, per fortuna, ma il tempo libero è diventato così scarso e frammentato da rendere difficile combinare qualcosa di serio come scrivere, che sia per il blog, per il mio nuovo romanzo o per il sito Veggie Channel, con cui collaboro da qualche tempo (trovate i miei articoli QUI).

Nel vedere che le giornate mi scivolavano via tra le mani, per un po’ ho cercato di remare controcorrente, poi ho iniziato ad accettare l’inevitabile… e ci ho preso gusto. Torneranno ritmi più normali. Intanto mi occupo di ciò che richiede la mia attenzione, senza la resistenza interiore che mi faceva sempre desiderare di essere altrove a fare altro. Il tempo mi sembra ancora scorrere più veloce del normale, ma ho elaborato una teoria interessante: non è il tempo a starmi stretto, sono io che mi sto espandendo e sento stringere la vecchia pelle.

Al di là di tutto, capisco ora che avevo bisogno di una vera pausa. Da quando ho iniziato a scrivere, più o meno quindici anni fa, la scrittura è stata una presenza fin troppo costante per me. Quando non scrivevo, progettavo cosa scrivere, studiavo come promuovere ciò che avevo scritto e così via. Davvero non riuscivo a staccare.

Perché non ho sanato prima questo squilibrio, posso solo ipotizzarlo. Credo di avere sempre sentito, in sottofondo, il tamburo che batteva il tempo, come nel vecchio film Ben Hur, con gli schiavi ai remi nelle stive. Temevo che avrei rischiato di mollare tutto definitivamente, se non avessi mantenuto il ritmo. Così mi sono aggrappata alla pratica quotidiana per allontanare lo spauracchio dell’abbandono, che ho sempre immaginato come un fallimento. E guarda caso, alla fine si è creata la situazione per cui tutto si è messo in pausa da solo, liquidando con un gesto beffardo le mie esitazioni.

Ora che lo spettro dell’assenza di scrittura & co. è diventato reale, ha smesso di spaventarmi. Sono viva, mi sento bene. Impegnata, ma leggera, con la voglia di scrivere che mi fa cenni incoraggianti. Le presterò attenzione appena la rumba si sarà calmata. Rimetterò mano al nuovo romanzo, che mi presenta una scelta difficile in merito alla struttura: posso/voglio rinunciare ai punti di vista multipli in favore del narratore onnisciente, che non uso da eoni? A due terzi circa della prima stesura, non c’è niente di meglio che farmi venire questo dubbio…

Per il resto, la storia di Amela si trova ancora in un limbo a cavallo tra la pubblicazione tradizionale e il self, da cui ho intenzione di farla uscire presto. La nausea degli strumenti di promozione e dei vari mezzi per farmi conoscere non mi è passata (passerà mai? non sono poi questo gran fenomeno come autrice self!), ma mi rendo conto che il contorno non va confuso con la pietanza principale.   

A darmi una sferzata di energia sono arrivate, nel mese di novembre, alcune belle escursioni nelle montagne vicino a casa insieme a mio figlio. Per noi che abbiamo sempre camminato durante le vacanze estive in Alto Adige, farlo vicino a casa in autunno è stato una piacevole sorpresa. Ho anche scoperto con sollievo che riesco ancora a camminare sei-sette ore senza problemi. Gli anni passano, e non è più così ovvio!

Una piccola novità: quest’anno faccio parte della giuria del concorso letterario Lama e Trama Giovani, giunto alla diciottesima edizione. Che cosa carina, dopo avere avuto uno dei miei racconti inserito nell’antologia, qualche anno fa! Maniago, a quattro chilometri da casa mia, ha una tradizione importante nel campo delle coltellerie, perciò è normale che le lame si siano infiltrate anche nei premi letterari. Possono partecipare al concorso i ragazzi dalla terza secondaria inferiore alla quinta superiore. Se siete insegnanti, oppure conoscete qualcuno che potrebbe essere interessato, ecco a voi il bando.      

In chiusura, auguro un sereno Natale a voi e ai vostri cari con il Tao tê ching, che ci porta parole di grande ispirazione.

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Il cielo è eterno, la terra perenne.
Perché il cielo e la terra durano per sempre?
Non vivono soltanto per se stessi.
È questo il segreto della loro durata.

Perciò il saggio si pone all’ultimo posto
e si ritrova al primo.
Non si preoccupa di sé
e si ritrova integro.

Siate al servizio dei bisogni altrui,
e tutte le vostre necessità verranno soddisfatte.
Agendo in maniera non egoistica,
si ottiene l’appagamento.

22 commenti

  • Claudia Turchiarulo

    Che peccato, sono troppo vecchia per questo concorso.
    Hai fatto bene a fermarti un po’ senza remore.
    Scrivere non deve mai diventare un dovere, ma è importante che rimanga un piacere.
    Comunque bentornata e buon Natale.

  • Brunilde

    Buon Natale!
    Anch’io ho una famiglia piuttosto ridotta, e ben poche tradizioni da rispettare. E anch’io ho avuto un periodo senza scrittura, e senza patemi, finchè, inaspettatamente, mi si è affacciata in testa una storia, che ha cominciato a importunarmi pretendendo di essere raccontata.
    Auguro a te e a tutti gli amici del blog un Natale sereno. Che l’impossibilità pandemica di feste allargate, con chiasso e clamore, sia l’opportunità di momenti più raccolti e più intimi, in cui ritrovare la propria dimensione.

  • Giulia Mancini

    A volte è la vita a scegliere per noi, forse sentivi di dover prendere una pausa ed è importante per staccare e poter ripartire. Buon Natale a te e famiglia

  • Elena

    Carissima, intanto bentornata e buoni giorni di Yule (ma che bel tronchetto decorato!). Sei mancata ma ti perdoniamo perché porti novità, come l’accettazione, una nuova idea di tempo e poi mi sei diventata giudice di un concorso letterario, parbleu! E poi quelle camminate con figlio… Uhm, profumano proprio di buono… Un abbraccio

  • Daniele Imperi

    Il punto di vista va scelto in base al tipo di storia, secondo me. Non demonizzo il narratore onniscente. Certo, a due terzi del romanzo non è un bene farsi venire il dubbio, ma potresti continuare con i pdv multipli e quando lo rileggi decidi se lasciare così o revisionarlo cambiando pdv.
    L’autopubblicazione mi frena sia per via degli strumenti di promozione sia per tutto per il resto, copertina, editor, ecc.

    • Grazia

      Farsi carico di tutti questi elementi è possibile, ma difficilmente i risultati saranno tutti al top. E’ anche vero che non tutte le copertine di autori pubblicati dalle case editrici sono eccezionali; lo stesso vale per l’editing. Non ci sono molte certezze.
      Forse farò come dici: finisco il romanzo con i pdv multipli, poi valuto alla fine. Esito perché sono abbastanza convinta di dover virare verso l’onnisciente, e finire la prima stesura come se non lo sapessi mi mette a disagio. Del resto questi “disagi” fanno parte del gioco. Scrivere non è obbligatorio.

  • Maria Teresa

    Mi fa piacere che la pausa sia stata salutare, a volte la parte più difficile è proprio accettare che un cambiamento sia per il nostro bene. Però mi sei mancata!
    Io non mi sono presa pause ufficiali dal blog ma si può dire che tutto l’anno sia stata più assente che presente e non escludo che prima o poi mollerò tutto per un luuungo forse lunghissimo stop. La scrittura invece non mi molla, nonostante mi ripeta spesso che non ho più voglia di dedicarmi a un lavoro così totalizzante.
    I dubbi sul pov pare che ogni tanto arrivino a minare le nostre certezze, probabilmente è fisiologico, sono sicura che riflettendosi un po’ arriverai alla giusta decisione. Per il resto, passato il Natale (molto in sordina per quanto mi riguarda), non mi resta che augurarti un felicissimo anno nuovo!

    • Grazia

      Grazie! Sono contenta che la scrittura non ti molli, se sei contenta anche tu di non essere mollata. Il blog può sicuramente aspettarti, se deciderai di continuare a gestirlo. Non si può considerare tutto necessario, invece il rischio è proprio questo: ti guardi intorno, e tutti stanno dicendo che non puoi non usare i social, non puoi non avere un blog, non puoi non promuovere i tuoi libri. Desidero uscire da questo tipo di prigione, nata in parte da una mia rigidezza. Leggo “devi” e capisco “devo”, quando il significato è soltanto “è opportuno”. Niente di più, niente di diverso. Un abbraccio.

  • Cristina

    Hai fatto benissimo a staccare, Grazia, anch’io ricordo che nei mesi di giugno/luglio di quest’anno sono stata travolta dagli esami universitari, e in pratica avevo scritto soltanto due post, ma è andata benissimo così. Il blog è una sorta di finestra che si apre o si chiude a seconda del momento che si sta attraversando, mi sembra giusto gestirlo con naturalezza.
    Di recente sto vivendo per interposta persona il dramma di alcune persone che sono davvero molto malate, sto riflettendo molto sui “piani di esistenza” in cui ci veniamo a trovare.
    Per quanto riguarda la scrittura, come sai ho ripreso in mano anche il seguito de “I serpenti e la fenice” con una collaborazione molto particolare…

    • Grazia

      E’ un tipo di collaborazione che renderebbe interessante anche l’attività più banale; figurarsi la scrittura! Il genere di riflessioni di cui parli non è facile da portare avanti, ma credo sia importante per vivere davvero. Ci sono troppe cose che ignoriamo, oppure ci sforziamo di ignorare per alleggerire il cammino. Camminare ciechi, però, non è il modo migliore.

  • Luz

    Ognuno di questi passaggi è bello e ricco di significato. Mi piace questo festeggiamento di tipo diverso, questo recupero di tradizioni ai più sconosciute. In generale, la tua originalità nel vivere una vita che è intensa.
    Spero di leggere molti più post in questo tuo blog nel nuovo anno appena iniziato.
    Un abbraccio e buon 2022!

      • Barbara

        Bentornata! Sperando che la pausa sia terminata e tu possa ritrovare serenità da una parte e slancio dall’altra.
        Bellissimo il tuo tronchetto, non conoscevo questa origine e la fine …in pasticceria! Sempre visto centrotavola delle feste con candele e decorazioni prese dalla natura, ma nessuno che mi spiegasse la tradizione a monte. Se poi segui zia Diana Gabaldon sui social, lei ogni anno prepara diversi “cerchi di luce” con le 4 candele dell’avvento, cosa che ho scoperto proprio così.
        “…non è il tempo a starmi stretto, sono io che mi sto espandendo e sento stringere la vecchia pelle.” Interessante teoria, la devo studiare anche per me!
        “Siate al servizio dei bisogni altrui,
        e tutte le vostre necessità verranno soddisfatte.” Uhm, no, non sono tanto d’accordo. Col pensare ai bisogni altrui sono finita manipolata, tradita nella fiducia e abbandonata nel momento del mio bisogno. Ci deve essere una formula di salvaguardia per se stessi.

        • Grazia

          Io non l’ho inteso come un “renditi zerbino di tutti”. Secondo me per essere al servizio degli altri bisogna partire da una posizione di potere interiore, o manca la base su cui costruire il resto; magari però conviene non lasciare troppo spazio all’ego, che in ogni occasione continua a bisbigliare “e io? cosa ci guadagno io?”.

  • Marco

    Io mi sono preso una pausa da blog e blogosfera, come faccio quasi sempre, nel periodo natalizio. Le pause alla fine ti portano a valorizzare ciò da cui ti sei staccato, e a capire se hai piacere di ritornarvi o se è meglio un distacco definitivo.

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