Vita da scrittori (e non)

Ostacoli alla scrittura: la pigrizia

Reading Time: 3 minutes

Scrivere non è un atto meccanico.
Dentro ci mettiamo tutto di noi stessi, difetti inclusi.

Prende il via oggi una serie di post che riguardano non gli aspetti tecnici della scrittura creativa, ma quelli umani. Questo argomento, che mi ha spinta anche a scrivere La via delle parole, mi sta a cuore perché le problematiche umane della persona-scrittore incidono sui suoi risultati più di quanto non facciano le sue competenze tecniche, sul lungo termine, e anche perché condizionano la nostra vita in ogni campo.

Partire con la pigrizia è un’autocattiveria. Mia madre, quando ero piccola, mi chiamava “Pigrazia”. Questo la dice lunga sulla mia “indole contemplativa” – ora preferisco definirla così – che per fortuna ho riconsiderato nel tempo: non mi risparmio, quando si parla di qualcosa che sento importante, perciò la scrittura non si trova a soffrire per la mia pigrizia… più o meno. Magari le pulizie di casa…

Sette peccati capitali, Hieronymus Bosch: l’Accidia

Okay, restiamo in argomento. In che modo la pigrizia danneggia lo scrittore?

1. Ostacola la preparazione teorica

Tra una storia da scrivere e l’altra, potrei leggermi un manuale. Eh sì, potrei. Ma non so quale, e poi servirà a qualcosa? Ed eventualmente: lo compro ma lo lascio sullo scaffale, prima o poi lo leggerò. Poi.

2. Abbrevia l’elaborazione preliminare della storia

(Se pensate che per partire basti un’idea, saltate questo punto… ma ne siete davvero convinti?)

Dato lo spunto iniziale, per me “inventare una storia” significa scandagliare l’immaginazione alla ricerca di tutte le idee possibili, tra cui selezionare le migliori. Due fasi distinte, quindi: ricerca e selezione.   Se sono pigra, taglio corto sulla ricerca e mi fermo alle prime idee, di solito le più banali. Magari mi agevolo la selezione (è più facile scegliere tra due opzioni che tra venti), ma non sfrutto le potenzialità dello spunto iniziale.

Esistono poi altre scelte: punto di vista, struttura, tempo verbale, persona. Se sono pigra, non “perdo tempo” a pensarci su e seguo l’istinto. Che magari ha ragione! Qualche volta.

3. Induce ad affrettare la prima stesura

Non tutta, forse, ma alcune parti sì. Tra le più soggette: la parte che precede il climax per via della lunghezza del Secondo Atto, e per motivi di difficoltà il climax stesso (qui trovate un interessante post di Maria Teresa Steri sull’argomento), le scene di violenza e di sesso, quelle che tormentano troppo il protagonista che amiamo… insomma tutte le parti di cui preferiamo dire “l’ho scritta” piuttosto che “la sto scrivendo”. Ce ne sono, e ognuno ha le sue.

4. Penalizza la revisione

Senza una revisione adeguata, il mio testo… non è niente, semplicemente. Posso usarlo per sollazzo personale, ma tutto finisce lì.   Il guaio è che la revisione richiede attenzione e pazienza. La pressione interiore della storia si è dissipata nella prima stesura. Ora serve un altro motore: professionalità, tenacia, capacità di re-immaginare, passione per tutto ciò che riguarda la scrittura, desiderio di rendere la storia al suo meglio.   Se sono pigra, mi verrà da considerare la revisione una semplice correzione dei refusi e degli errori più macroscopici, ovvero il 10% di quello che realmente è.

5. Spinge a scrivere di meno…

…ergo a produrre meno e a migliorare più lentamente.

Lo sappiamo: il tempo è tiranno, tutti corriamo dalla mattina alla sera, i figli, il lavoro, il cane… ma che dire di quei “pochi minuti” passati a navigare in rete (e su blog come il mio!), o dei 750 controlli quotidiani alla posta?

Naturalmente il problema non si pone se siete tra coloro che si trovano bene a scrivere soltanto quando sono più ispirati, fosse anche una volta al mese. Nel mio caso, capita che io non scriva non perché mi manca la voglia di farlo, ma semplicemente perché “non mi ci metto”, per dirla in modo un po’ terra-terra. Mi succede anche con l’attività fisica: posso amare gli sport che pratico e avvertire un bisogno estremo di muovermi, ma lo stesso non avere voglia di uscire di casa per andare in palestra.

Insomma, di danni la pigrizia ne produce. Anche senza fare il carabiniere di me stessa, cerco di non cedere supinamente alle sue lusinghe, anche perché spesso pigrizia e fretta di arrivare si miscelano a creare un cocktail deleterio. Non dimentichiamo che la pigrizia è parente stretta dell’accidia, un peccato capitale!

Anche voi avete la pigrizia ad accompagnarvi nel vostro percorso di scrittura?
Qual è la sua manifestazione che più detestate?

(P.S.: Il dettaglio sull’accidia, tratto dal dipinto “Sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch, alias Jeroen Anthoniszoon van Aken, mi è stato sicuramente ispirato dal blog di Cristina Il Manoscritto del Cavaliere. Ammiro molto la sua versatilità nel trattare gli argomenti più diversi.)

42 commenti

  • Chiara Solerio

    Mi associo a quanto ha scritto Mattia. Anche io sono pigra per ciò che non mi piace fare (pulizie di casa in primis, con una deroga speciale per il bucato, che non sopporto) mentre per la scrittura sono fin troppo stakanovista: spesso, per finire un post o una scena, mi sono stancata più di quanto mi fosse richiesto. Quindi, non mi rivedo molto nei punti che hai elencato: la mia stesura è un bradipo in coma e la revisione già so che sarà maniacale, perché mi conosco. Forse l'unica cosa che mi rappresenta è la scarsa attenzione alle fasi preliminari, non tanto per pigrizia ma per mancanza di pazienza: se ho l'ispirazione non vedo l'ora di mettermi a scrivere, quindi non sviscero bene le mie idee.

    • Grazia

      Capita anche a me di accorgermi che sto esagerando. Se mi metto in mente di andare avanti a un certo passo, mi ostino contro ogni logica.

  • Mattia L.

    Anche se sono una persona molto pigra, questo mi condiziona poco o nulla per quanto riguarda la scrittura. Si manifesta molto in cose che non mi piace fare, ma visto quanto mi piace scrivere sono rari i giorni di totale riposo. Certo, spesso vivo giornate in cui scrivo poco, e non riesco a fare tutto quello che vorrei: di solito però la colpa non è tanto della pigrizia, quanto di forti stati d'ansia oppure di condizioni psicofisiche pessime (ad esempio, dopo una notte di totale insonnia). In quei casi non è che non ho voglia di scrivere: è che sono messo così male che proprio non riesco a mettere due parole in fila !

  • Nick Parisi.

    Io sono pigrissimo, questo si riflette anche nella scrittura, alle volte però mi impongo di farlo.
    Non so però quanto questo faccia bene alla qualità di ciò che scrivo.

    • Grazia

      Nel vincere la pigrizia, secondo me il bilancio è positivo. Se scrivo regolarmente mi accorgo che scrivo meglio, più fluida, con la mente più pronta a trovare idee e soluzioni. La pratica allena!

  • Tenar

    In generale non soffro molto di pigrizia (purché non si tratti di stirare…). Però la revisione è la parte di lavoro che rimanderei volentieri a data da destinarsi e ogni scusa diventa buona per perdere tempo…

    • Grazia

      Forse sotto sotto rimanderei anch'io, ma è un motivo in più per fare la revisione nei tempi minimi necessari. Detesto essere già immersa fino al collo in una nuova storia e dover tornare alla storia "vecchia". (Stirare è una forma di tortura che mi fa rimpiangere l'Età della Pietra! ;))

  • Daniele

    A me prende spesso nella scrittura. Non so perché mi riesce più facile iniziare un racconto nuovo che portare avanti il romanzo. Alla fine è tutta questione di autodisciplina e determinazione.

    • Grazia

      Hai ragione sia sui momenti faticosi che sui rimedi. Il romanzo richiede molto impegno in termini di tempo e di testa. E' impossibile portarlo a termine senza sentire la fatica.

  • Andrea Cabassi

    Io non sono per nulla pigro (al massimo "perdo tempo" in mille cose accessorie, ma mai per pigrizia) e come altri il mio tallone d'Achille è il momento della revisione, tanto che ho deciso di non farla mai appena terminata la prima stesura. Preferisco cambiare argomento, lavorare ad altro e magari far passare anche qualche mese prima di riprendere in mano la bozza.
    Ho riscontrato diversi vantaggi da questa pratica: il tempo mi permette di non esser più "emotivamente coinvolto" e di capire meglio le parti che non funzionano!

    • Grazia

      Il tuo metodo sarebbe l'ideale, se uno (io!) riuscisse ad applicarlo. Un mese/un mese e mezzo di pausa, come faccio, mi sembra sufficiente, ma so che tre-quattro mesi sarebbe anche meglio per avere il giusto distacco emotivo. Come dicevo a Tenar, mi disturba molto tuffarmi nella storia successiva e poi "tornare indietro" per fare la revisione alla precedente, perciò nella pausa preparo la nuova storia nel dettaglio, ma non inizio la stesura. Finita la pausa, faccio la revisione e dopo parto con la nuova storia. Alla fine bisogna sempre mettersi d'accordo con il proprio carattere.

    • Andrea Cabassi

      L'ultimo racconto che ho pubblicato questo mese nel mio blog (Melancholic Blues Sporting Club) l'ho scritto a luglio dell'anno scorso (OK, non ho fretta di pubblicare racconti nel blog… forse invece dovrei averne un po' di più )
      Ti assicuro che, se trascorre un tempo sufficiente, l'effetto di "tornare indietro" svanisce, ti ritrovi in mano qualcosa di cui hai sì un vago ricordo, ma non è più qualcosa rimasto in sospeso, è come approcciarsi a un lavoro nuovo.
      Poi dipende da come reagisci tu, io per esempio sono aiutato dalla mia memoria da pesciolino rosso che in questo senso mi aiuta parecchio

    • Grazia

      Infatti è solo un ostacolo mentale, senza reali motivazioni. La memoria da pesciolino rosso ce l'ho anch'io, ma la sfrutto per abbreviare la pausa. Però non è detto che non provi ad allungarla, in futuro.

  • Marina

    Quando scrivo dimentico tutto, anche le cose che VANNO fatte (tipo lavori domestici, spesa…)La mia pigrizia agisce sulle cose su cui non amo per niente applicarmi (toh, vedi un po'!)
    Nella scrittura sono attenta e meticolosa: organizzo il lavoro, non cerco di velocizzare la stesura e la revisione mi vede, al contrario, iperattiva. Poi, di nuovo, butto un occhio sulla pila di roba da stirare e mi lascio cadere sul divano sbuffando. Altroché pigrizia: una casa in malora!

  • Salvatore

    Io sono tutt'altro che pigro, ma dopo dodici ore di lavoro in ufficio ti sfido a tornare a casa e metterti ancora a scrivere… Attualmente questo è il mio limite. Avevo cercato di arginarlo svegliandomi alle 4 del mattino, in modo da scrivere prima di iniziare la giornata lavorativa, ma quell'ora non è particolarmente proficua per me. Il meglio, per il mio metabolismo, sarebbe tra le otto e le dieci, dieci e mezza, del mattino. Ovviamente il lavoro si prende sempre la parte migliore della giornata.

  • Nick Murdaca

    Ciao, Grazia! Ormai è accertato: la mia indole da bradipo si riflette sulla pubblicazione dei miei articoli. Viceversa, parlo molto, con chiunque abbia voglia di discutere magari proprio l'argomento che vorrei postare. Che la soluzione sia a portata di tastiera: parlare di meno, scrivere di più?

    P.S. – Anche questo tuo bell'articolo è da #adotta1blogger!

    • Grazia

      Convertire il parlare in scrivere? Non so se sia una buona idea. (Grazie per avermi "diffusa", e scusate se sono così assente da #adotta1blogger. Non è indifferenza, solo gestione del tempo.)

  • Giulia Lù

    Con la scrittura non sono pigra quasi mai, ma anch'io come Salvatore quando torno a casa dopo una lunga giornata di lavoro sono piuttosto improduttiva. Ogni tanto però mi salvo quando ho un'idea che mi frulla in testa per tutto il giorno e che voglio sviluppare, in quel caso mi metto al computer e scrivo fino a tardi. Certo che non riesco a replicare anche il giorno dopo, ho bisogno di un po' di riposo prima, se voglio sopravvivere.

  • M.

    Quando inizio qualcosa non sono contenta fino a quando non l'ho finita, soprattutto se si tratta di un libro, a maggior ragione se la trama mi ha conquistata. La cosa può facilmente diventare insostenibile perché sarei portata a trascorrere l'intera giornata a scrivere e tutta la notte a pensare. Allora scelgo di non farlo, mi costringo a dedicarmi ad altro. Insomma, mi metto a tavolino e stringo amicizia con la pigrizia. Che cosa simpatica.

  • Cristina M. Cavaliere

    Ah, WOW, che sorpresa la tua citazione! In effetti il mio blog è tutto tranne che monotematico, spero solo che non sia confuso…

    Ho molti difetti, ma non penso di essere una persona pigra.

    Però alle volte mi capita che… io preferisca leggere un saggio storico per il romanzo di cui sto trattando che non mettermi a scrivere. E così rimando, e così la pila diventa sempre più alta, e le idee più polverose. Credo sia dovuto al fatto di non sentirmi mai all'altezza del compito, in fondo è più facile leggere qualcosa scritto da altri che non rimboccarsi le maniche e scrivere (come, del resto, è assai più facile fare i criticoni che lavorare sul serio). Mi sento un po' come il cavaliere dubbioso che continua a lucidarsi la spada, mentre fuori squillano le trombe che chiamano alla battaglia, tanto per riprendere il mio pseudonimo e rimanere sul pezzo.

    • Grazia

      Quel genere di pigrizia per me è al suo peggio quando devo iniziare la prima stesura. Quella mi mette davvero soggezione, perciò mi dico che devo documentarmi meglio, che non ho approfondito abbastanza i personaggi, che qualcosa (di mooolto generico!) non mi convince… fino a quando mi chiudo il naso e mi butto. Credo anch'io che sia una forma di insicurezza, anche se non rischiamo le pelle come il cavaliere!

  • Gloria Vanni

    Pigrizia. Un mio difetto, anche se di natura non sono pigra. Tutt'altro. Daniela, la mia insegnante di Pilates dice che ho fin troppa energia e devo imparare a incanalarla. Anche la troppa energia può trasformarsi in pigrizia che ti fa rimandare alcune cose a favore di altre. Credo che sia, come già evidenziato da altri, questione di educarsi. Educarsi alle priorità. Sto sperimentando la tecnica del pomodoro Grazie per questo post!

    • Grazia

      Non avevo mai pensato che anche un surplus di energie può portare alla stasi. Incanalare, bella parola! Io sono come te, ma in versione teorico-mentale, non so come definirla. Nei miei interessi, tendo ad appassionarmi a ogni traccia che mi si presenta. Se fossi un cane da caccia, seguirei anche gli scarafaggi!

    • Grazia

      …e grazie a te! A proposito, mi piace tanto il Pilates. Peccato che, con tante versioni che ne esistono in giro, qui io abbia trovato la versione che meno mi piace. Mi consolo (senza fatica) con yoga e tai-chi.

  • Gloria Vanni

    Colpita e affondata, Grazia! In effetti mi sono innamorata del Pilates perché ho avuto la fortuna di avvicinarmi a questa disciplina grazie a una strepitosa persona come Daniela. Tanto più quando devi prenderti cura di te, e fai fatica, il tuo insegnante è fondamentale. Ecco, io gli scarafaggi non potrei mai seguirli: mi fanno proprio schifo ;(

  • Maria Teresa Steri

    Io sono pigrissima, altro che Pigrazia! Vedi, lo sono stata pure nel commentare, visto che ho letto il tuo post appena pubblicato e mi sono detta "dopo ripasso a commentare". E sono passati diversi giorni.
    E ovviamente questa pigrizia si riflette pure nella scrittura, con rimandi continui a cose che potrei fare subito o trascinando storie e revisioni all'infinito. Però rispetto a te, mi do pure delle giustificazioni: mi dico che la lentezza significa anche riflessione e più attenzione.
    Mi piace molto questa tua nuova serie di post

    • Grazia

      Figurati! Se ci completiamo a vicenda viene fuori un bel servizio a chi legge, o almeno così spero.
      Teorizzi la pigrizia? Ahi, questo è un gradino verso la perversione! (Però è vero che serve tempo per fare le cose bene.)

  • Lisa Agosti

    Ammettere che il tuo soprannome era pigrazia non è stata una buona idea… sai che d'ora in poi ti chiameremo così…
    La mia pigrizia sta nel mettermi davanti al foglio bianco, una volta che ci riesco non ho problemi a lavorare (di solito).
    Mi ci possono volere ore di auto-convincimento per sentirmi pronta a lasciare il resto fuori e concentrarmi su quel che, a parole, è la mia priorità assoluta, cioè finire il romanzo.

    • Grazia

      Vedi, siamo in tanti! Mica per niente qualcuno ha definito lo scrittore "il grande procrastinatore". Non c'entra con la scarsa passione; forse ha a che vedere con l'insicurezza sulle proprie capacità, ma non ne sono sicura. Con questo bisogno di spinta extra per partire ci si deve convivere in santa pace, secondo me. (Mi chiamavano anche Girella Buondì Motta, se è per questo. Adesso hai persino la scelta! Ma alla fine si sono messi tutti tranquilli – io inclusa – con Giro. ;))

    • Lisa Agosti

      hehehehehe
      mmhh la Girella… che buona… la mia preferita insieme alla Fiesta e alla Crostatina.
      A me cantavano Lisa Pisa l'oli d'oliva… non chiedermi perché… forse era una pubblicità.
      Senza parlare del "Lisa dagli occhi blu, senza le trecce la stessa non sei più"… (X_X)

    • Andrea Cabassi

      "Andrea" rima solo con parole buffe, come dismenorrea, mixorrea, oftalmoblenorrea, fricassea o alta e bassa marea. (Tratto da una vecchia biografia per un'antologia di racconti ). In realtà rima anche con cose schifose, come ben sa chi porta questo nome

    • Grazia

      Mal comune… ma mi è rimasta un'antipatia atavica verso i genitori che danno ai figli un nome che con il cognome fa scintille. Il cognome ti capita, e non ci fai niente, salvo casi estremi; ma che una si debba chiamare Viola Milano… capite da soli, perché non ve la spiego.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *