cuore margherite heart
Maestri,  Vita da scrittori (e non)

E se fosse reale soltanto l’amore?

Reading Time: 2 minutes

In cui vi spiego anche la mia mancanza di buoni propositi per l’anno in corso

Provate a immaginare per un attimo che la realtà sia un’illusione creata dalla nostra mente di singoli e di collettività, composta dalle forme-pensiero di millenni. Non è un’idea così astrusa, sapete. Ne parlano, in chiave diversa, un numero impressionante di filosofi, maestri spirituali, testi sacri.

Idee diventate in qualche modo realtà, perché i nostri pensieri e sentimenti nutrono e creano: divisioni, odi, rancori, paure, malattie, sofferenze, problemi; ma anche salute, gioia, armonia, amicizia, creatività, bellezza. Ma c’è anche chi dice che, alla fine, l’amore sia l’unica cosa reale, ciò che non solo proviamo, ma siamo nella nostra essenza fondamentale. Amore e nient’altro, con il resto soltanto un sogno complicato e distorto, necessario tuttavia a insegnarci chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

Penso a Venere, dea dell’amore e della bellezza. L’ho sempre creduta una divinità di scarso spessore. Bellezza e amore romantico – forse vi sembrerà strano – non mi sembravano poi una gran cosa. In questi giorni, però, mi sono accorta che basta ampliare i concetti per coglierne l’importanza. Cosa sarebbe la vita senza bellezza, senza amore, intesi nel senso più ampio del termine?  

L’amore è emerso anche come tema portante per il nuovo anno. Niente buoni propositi, mi sono detta a gennaio. Sarebbe mettere il carro davanti ai buoi, come si suol dire. Se non c’è nella mia vita il substrato giusto per meditare, praticare un’attività sportiva o essere creativa, come posso sperare di raggiungere degli obiettivi? Il lavoro è a monte: coltivare il terreno giusto, su cui gli obiettivi possano germogliare.

Qui era saltato fuori l’amore. Cosa più di tutto può creare quel terreno, se non amare le persone che ho intorno, amare la creazione e le attività che occupano il mio tempo? Non riesco ad amare tutto, questo è chiaro; ma posso almeno cercare di coltivare l’amore ponendolo come priorità, nei limiti del possibile, e infiltrarlo in ogni piccolo spazio vuoto tra i doveri e le cose che volentieri eviterei. Per riconoscerlo ho uno strumento infallibile: cosa mi fa stare bene e mi rende felice?

Essere in armonia con le persone cui voglio bene.
Leggere.
Scrivere.
Essere creativa.
Sentirmi in buona forma fisica.
Passare del tempo a contatto con la natura.
Trovare la bellezza anche nelle piccole cose.
Ampliare le mie conoscenze.

Sono questi gli ingredienti principali della mia felicità, se il termine non è troppo abusato. Ma non ho detto che la realtà è tutta un sogno, quindi in definitiva non è affatto… reale? Vale la pena di darsi tanto da fare per ritagliarsi una fetta di felicità al suo interno?

Per me la risposta è: siamo qui, siamo vivi. La dimensione materiale è la nostra prova e il nostro strumento, non meno importante della dimensione spirituale (due dimensioni che sono una, ma non mi inoltro in considerazioni sulla dualità per non finire chissà dove). Quindi coltivare la felicità attraverso l’amore – qualunque tipo di amore, oserei dire – è, secondo me, il modo migliore di vivere, e contiene in sé il germe e il successo di ogni progetto.           

Se fosse reale soltanto l'amore?
Foto di Bianca da Pixabay

25 commenti

  • BRUNILDE

    Potrei sottoscrivere tutto l’elenco di quello che ti fa stare bene ed essere felice: vale anche per me. Io cerco di vivere con pienezza, di cogliere ogni frammento di stupore e di bellezza.
    Certo ho il privilegio di avere vicino famiglia e amici cari che danno un senso alla mia esistenza.
    Ma devo confessare che il mio grande amore, il pensiero felice che colora la mia vita è mia figlia, che da bambina si svegliava ogni giorno sorridendo mentre ora,ormai grande e con una sua vita, mi trasmette comunque la sua energia e mi dà una gioia infinita per il solo fatto di esistere.

    • Grazia

      Ti capisco bene. Il rapporto con mio figlio è sempre stato energia, premio, sfida, gioia e frustrazione, tutti insieme in un meraviglioso cocktail che mi fa crescere tuttora.

      • Marco Lazzara

        Merak (o mepak) è una parola della lingua serba che sostanzialmente descrive il piacere per le piccole cose che fanno parte della nostra quotidianità, ovvero è quel sentimento di compartecipazione con l’intero universo che nasce dalla capacità di apprezzare i piccoli piaceri della vita.

  • Ariano Geta

    Uno dei motivi per cui pur non essendo buddhista, né credente in generale, mi diletto a leggere libri sullo zen è perché mi piace la filosofia di fondo che contiene: accettare la vita quotidiana così come viene e avere empatia per gli altri. Riconosco che ci riesco molto in parte, diciamo che provo a accettare gli eventi quotidiani tra una bestemmia e e l’altra, e provo a avere empatia per gli altri fintantoché non mi fanno girare gli zebedei. Comunque, sì, direi che se si potesse passare più tempo possibile con chi si ama senza troppe forzature (e possibilmente che a sua volta ci ami senza troppe forzature) la vita diventerebbe assai più appagante, pur non potendo eliminare le sue inevitabili storture (o meglio: le nostre percezioni come tali di certe situazioni che a noi paiono storture).

    • Grazia

      Nemmeno io riesco a essere abbastanza zen da arrestare del tutto la corsa degli zebedei… però capire a cosa voglio dare la priorità, questo sì, credo di poterlo fare. Mi sono accorta che a volte mi viene da mescolare i “devo” con gli “è opportuno”. E’ difficile non sentirmi schiava delle circostanze, se ragiono così.

    • Grazia

      Alla fine sì, solo che non mi focalizzo sulle singole voci della lista, quanto piuttosto sul creare spazio (nei limiti del possibile) per le attività che amo.

  • Elena

    Cara Grazia, come non accogliere la tua riflessione come qualcosa di autentico, vero. L’amore è l’unico terreno su cui vale la pena di camminare, nonostante tutto. Anche io a inizio anno avevo scritto un post per dire basta ai buoni propositi, e mai come quest’anno ho fatto bene, essendo in profonda sintonia con me stessa: l’anno è cominciato male come sai, con la morte di mia madre. Ogni proposito che avessi individuato sarebbe stato travolto dal contingente. Un fatto che mi fa riflettere: bisogna vivere nel qui e ora, senza illusioni o obiettivi troppo distanti da noi, cogliendo appieno tutto ciò che c’è e dando amore, facendo le cose che ci permettono di coltivarlo e che, come ho scritto sul blog (grazie Giulia per il link) sono capaci di renderci veramente felici. L’amore è l’ancora che ci tiene legate al presente e al futuro. Un abbraccio

    • Grazia

      Mi dispiace molto per la tua mamma, che mi piace pensare abbia lasciato la scena nel momento più giusto per lei (ho appena letto il tuo post in merito). E’ vero, bisogna “esserci”, ed esserci non ieri o domani, ma sempre e soltanto nel momento presente. Solo così possiamo onorare come meritano persone e cose della nostra vita. Ti abbraccio forte.

  • Marina Guarneri

    Sposo i tuoi “ingredienti” in toto. Cerco ogni giorno anch’io di vivere con lo strumento dell’amore in tasca: amare il prossimo che al di là del significato stretto ha un mare di applicazioni, è il mio impegno quotidiano. Mi piace stare bene grazie a tutto ciò che mi fa stare bene ( e qui, il tuo elenco): al primo posto metto comunque sempra la preghiera, l’unica vera fonte di amore per me, verso tutto e tutti.

    • Grazia

      La preghiera ci mette in contatto con una dimensione che nel nostro mondo è troppo messa in secondo piano. Per me pregare significa cercare la sintonia non solo con il Divino, ma con la natura, con l’universo e i vari esseri che lo popolano, anche in dimensioni diverse dalla nostra. Non mi è venuto in mente di inserirla nella lista perché la considero una parte di me.

  • Luz

    L’amore è quel che muove tutto, è innegabile. Amare significa dedicarsi, appassionarsi, avere cura. E avere cura rende vivi.
    Il proposito di amare mi pare un ottimo modo di rendere quest’anno significativo. Sono d’accordo con te.

  • Barbara

    “Essere in armonia con le persone cui voglio bene.
    Leggere.
    Scrivere.
    Essere creativa.
    Sentirmi in buona forma fisica.
    Passare del tempo a contatto con la natura.
    Trovare la bellezza anche nelle piccole cose.
    Ampliare le mie conoscenze.”
    Questo elenco sono, di fatto, propositi. Anche perché la domanda era: “cosa mi fa stare bene e mi rende felice?” E sottolineo quel “cosa”, ma tu hai in realtà risposto con tutte “azioni”. Potevi elencare così, allo stesso modo:
    Le persone cui voglio bene.
    I libri.
    La scrittura.
    La creatività.
    La salute/Il corpo/Il movimento.
    La Natura.
    La Bellezza delle piccole cose.
    La curiosità (che muove la conoscenza)
    Invece hai messo tutti verbi di azione davanti. Non credo sia proprio un caso.
    Comunque sottoscrivo sia questo tuo elenco (magari mi sarebbe venuto con un ordine differente, ma di poco), come pure il focalizzarsi sull’amore. Non a caso, la mia prima parola di quest’anno è “heart”. Però preferisco concentrarmi sull’amore per me stessa, perché quando ho messo al centro l’amore per gli altri, ho finito per mettere troppo da parte il mio benessere. Bisogna fare attenzione, ecco.

    • Grazia

      Coltivare il terreno giusto, in effetti, è senza dubbio un’azione, come ogni contadino sa bene! La mia non era una tirata contro i buoni propositi in sé, ma contro il tipo di buoni propositi che mi sono sempre scelta, obiettivi specifici un po’ troppo campati per aria, che poi non lasciavano traccia. Penso che valga la pena di lavorare a monte e vedere cosa succede.

  • oblivious

    Ho letto e riletto ( commenti compresi) e non dovrei commentare per come mi sento e vivo in questi ultimi anni, del resto anche ciò che scrivo e come lo scrivo riflette bene una negatività e una malinconia che fa a pugnni con la solarità e positività che tu invece esprimi. Tuttavia una parte, la più intima e profonda del tuo testo, mi affascina segretamente, nel tuo elenco vi sono alcune cose che amo profondamente come te ma a me non portano la gioia e la serenità di cui tu parli. Non ho buoni propositi, ma neanche cattivi a dire il vero, ho solo una visione più realistica della mia vita passata e abbastanza cinica di quella futura. Ho conosciuto l’armonia e l’amore, so quanto essi siano un gran patrimonio ma sono lontani ormai, la scrittura forse li terrà in vita per un tempo più lungo di quello che spetta a me. E’ già qualcosa.

    • Grazia

      Benvenuto sul blog, Oblivious. Credo che ognuno di noi faccia i conti con diversi fattori, spesso interdipendenti, che lo portano a essere più o meno positivo verso la vita in generale. Sono però convinta che il nostro contesto culturale non ci educhi affatto alla positività. Non conosco la tua età, ma io sono cresciuta tra persone che consideravano “realismo” vedere il lato peggiore delle cose ed essere scettici, se non direttamente cinici. Credo che la mentalità imperante sia ancora di quel genere, con la differenza che oggi si può più facilmente scegliere a cosa essere esposti (vedi rete). In ogni caso, quando mi esprimo liberamente su argomenti come quello di questo post, sento ancora una vocina che mi dice “che storie racconti, tu credi nelle favole”, ma ho deciso di ignorarla. Abbiamo idee molto diverse, io e lei.

  • Cristina

    Cara Grazia, arrivo tardi a commentare questo tuo bellissimo post, ma il tempo appunto è solo un concetto umano. Le attività che citi per farti stare bene sono in gran parte anche le mie, ed è importante mettere in sintonia corpo e mente attraverso attività che facciano bene alla propria salute. Molto spesso ho avuto l’inclinazione a trascurare il corpo, o viceversa ad attribuirgli troppa importanza, nel senso che esteticamente non mi sono mai sentita all’altezza. Nutrendo lo spirito, nutriamo anche il corpo e viceversa. Al tuo elenco, per quanto mi riguarda, aggiungerei: “cercare di essere generosi” che non vuol dire soltanto distribuire elemosine, ma condividere quello che possa far crescere gli altri.
    Per quanto riguarda l’amore, pensa che sul mio profilo whatsapp ho una frase di Giovanni XIII: “Quel che conta non è fare cose grandi o piccole, vistose o insignificanti, ma soltanto l’amore con cui esse vengono compiute.”

    • Grazia

      Credo che sia proprio così: il sentimento che fa partire l’azione vale più dell’azione in sé. Direi anche: per fortuna! A volte le azioni che partono da buoni sentimenti combinano guai… ma forse la nostra umana valutazione non è sempre attendibile.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *