4 errori comuni che gli editori trovano nei manoscritti
Errori comuni? Sono ordigni che esplodono non appena il primo valutatore inizia a leggere, e lo costringono a far carambolare l’opera incriminata nella pila della carta da riciclare.
Conoscerli può aiutarci a… bonificare il nostro lavoro prima di spedirlo in giro per il grande mondo crudele. Questa volta a segnalarceli è Victoria Mixon, editor freelance; il contesto è quello statunitense.
1 – Struttura priva di focalizzazione
La ragione principale per cui i manoscritti vengono rifiutati. Stai raccontando una storia meravigliosa, potente, complessa, avvincente… ma sei l’unica persona che lo sa. Gli altri vedono solo una storia lunga e sconclusionata in cui accadono vari eventi a vari personaggi. Perché? Cosa fa accadere i fatti? E soprattutto, perché lo stai raccontando?
Ogni romanzo deve incentrarsi su qualcosa. Cosa vuoi dimostrare? Cosa stai cercando di dire al lettore? Anche se non lo esprimi mai a chiare lettere, devi saperlo. In base a questo nascerà il tuo climax, il culmine della storia. Al tempo stesso il romanzo deve offrire al lettore un aggancio iniziale che gli faccia intraprendere il viaggio verso il climax, un viaggio che deve essere costellato di fatti interessanti e coinvolgenti.
La cosa più difficile da capire per gli aspiranti scrittori è questa: ciò che è essenziale per il romanzo, lo è anche per il capitolo, l’episodio, persino la scena. Ognuno di questi elementi deve possedere un proprio aggancio iniziale, un proprio climax e una serie di accadimenti interessanti che li colleghino.
2 – Flashback mal posizionati
Viviamo in un mondo cronologicamente ordinato, ma leggendo non cerchiamo il quotidiano, bensì nuove emozioni. La narrazione deve iniziare con l’aggancio, cioè l’evento che spinge i personaggi verso il loro destino. Ovviamente il passato influenza ciò che accade, ma il lettore è disposto ad aspettare almeno fino al secondo-terzo capitolo per saperne qualcosa. Continuerà a leggere non perché capisce perfettamente ciò che sta succedendo, ma perché il primo capitolo lo ha preso tanto da impedirgli di mollare il libro.
3 – Personaggi poco sviluppati
Difficile da accettare per l’aspirante scrittore, questo lavoro che richiede tanto tempo. In fondo conosce i personaggi, se li rigira in mente da mesi. Perché mai non dovrebbero uscire sulla pagina così come li ha pensati?
Purtroppo non funziona così, scrivere non è un’operazione di telepatia. Per proiettare gli stessi personaggi che ti appassionano nella menti e nel cuore del lettore devi spendere tempo a conoscerli fino nei minimi dettagli. Devi conoscere le loro emozioni e reazioni, i gesti, i tic, le fobie, il loro modo di parlare e gesticolare. Ancora più importante, devi sapere di loro ciò che nascondono a loro stessi. È così che la storia inizia a vivere.
4 – Linguaggio poco curato
Si deve imparare a scrivere chiaramente. Nessuno può essere l’editor di se stesso, ma chiunque può imparare a scrivere meglio.
Semplice sintassi: soggetto – verbo. Semplici ritmi: modulare alcune brevi frasi e poi una lunga, oppure alcune lunghe e una breve. Tensione crescente e calante. Grammatica e punteggiatura adeguate. Dettagli scelti per rafforzare l’atmosfera e creare immagini tridimensionali.
Il piacere del lettore non nasce dallo sforzo dell’autore di strombazzare la sua voce, quanto dalla sua capacità di rendere le parole quasi invisibili – la cosa più simile alla telepatia.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.