Autopubblicazione

Autopubblicazione: non un piano di riserva

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Oggi voglio proporvi un interessante articolo della statunitense Ava Jae, titolare del gettonato blog Writability. La situazione di cui parla è quella del suo paese, dove sono sempre più numerosi gli “indies”, autori indipendenti che ricorrono all’autopubblicazione oppure pubblicano con editori che non assumono la proprietà temporanea dell’opera; ma credo che molti degli aspetti toccati nell’articolo siano validi anche da noi.

È molto importante avere l’atteggiamento giusto verso la propria carriera di scrittori. Postando sulla pagina, ho modo di notare come siano più gettonati gli interventi di speranza rispetto a quelli di cautela o dissuasione. Questo è normale e comprensibile. Sentiamo tutti il bisogno di una pacca sulla spalla piuttosto che dei consigli del Grillo Parlante, noto per avere fatto una brutta fine. Tuttavia guardare in faccia la realtà, per quanto possa risultare sgradevole, è un aspetto fondamentale della speranza. Ma sentiamo Ava Jae.

Spesso, quando si parla della reale possibilità di non essere pubblicati, molti dicono qualcosa del genere ‘bene, c’è sempre l’autopubblicazione’. Ogni volta questo mi colpisce dritto al cuore.

Non fraintendetemi, non è che io escluda l’autopubblicazione come opzione valida; piuttosto, è vero il contrario. Il problema è che molti scrittori vedono l’autopubblicazione come scorciatoia in caso di fallimento dei loro tentativi di pubblicare in maniera tradizionale, e davvero non penso che questo sia il modo corretto di vedere la cosa. L’autopubblicazione non è un piano B, così come il mercato degli ebook non è l’ultima possibilità di piazzare i manoscritti rifiutati.

Dato che è tecnicamente possibile pubblicare in maniera indipendente senza l’aiuto di nessuno, spesso la gente sceglie l’autopubblicazione con leggerezza, mentre la decisione dovrebbe avere tutt’altre basi. La prima, dura verità è questa: se non riuscite a piazzare il vostro manoscritto attraverso i canali tradizionali, è probabile che esista un motivo valido. Certo può anche essere che non siate stati abbastanza tenaci, oppure che il mercato non sia quello giusto per ciò che avete scritto, oppure che la vostra lettera di proposta agli editori vi faccia scartare immediatamente. Spesso, però, il motivo è un altro: non siete pronti, semplicemente.

Lo so, nessuno vuole sentirselo dire. In quel momento preciso vi sentite pronti, o non avreste tentato la pubblicazione. Nessuno vuole sentirsi dire che deve ancora affinare le sue capacità tecniche o che deve spendere altro tempo a rivedere il suo manoscritto già corretto fino alla nausea, ma ragazzi, certe volte è proprio così. Non sarà bello, non sarà divertente. Se però accettate il fatto che vi serve ancora tempo per migliorare come scrittori e produrre un’opera valida, forse vi risparmierete una sofferenza inutile. Perché la verità è che se il vostro manoscritto non è pronto per la pubblicazione tradizionale, non è pronto nemmeno per l’autopubblicazione.

Decidere di camminare con le proprie gambe è una decisione importante. L’autopubblicazione implica un impegno consistente e un certo investimento iniziale (editors e grafici non lavorano gratis). Il lavoro più duro è solo iniziato quando finalmente il libro è pronto da scaricare. Se questo grande investimento viene fatto dalla persona adatta con il manoscritto adatto, sicuramente è possibile ottenere buoni risultati. Se queste condizioni non ci sono, però, l’autore rischia di crearsi solo un danno.

Non è facile aspettare, soprattutto quando la possibilità di pubblicare è lontana pochi clic. So che è difficile dire ‘Non sono ancora pronto a pubblicare’, so che è doloroso rimettere nel cassetto il manoscritto che amiamo e che ci ha fatti sognare per tanto tempo; ma so che anche affrontare prematuramente l’autopubblicazione non è cosa facile. Molte difficoltà possono essere evitate se si aspetta di arrivare al giusto livello qualitativo prima di proporsi agli editori. Non è facile, ma nessuno ha mai detto che scrivere debba esserlo. Abbiamo scelto questa strada non per la sua comodità, ma perché siamo scrittori. Per questo, prima che per pubblicare, continuiamo a scrivere.

Questo ci dice Ava Jae.

Personalmente non ho dell’autopubblicazione una buona opinione (ho avuto modo di ricredermi, negli anni – n.d.r.), per un motivo preciso: un autore può pagarsi un buon editor  che riveda con lui il testo prima di pubblicare, ma quanti lo fanno? Credo pochissimi, principalmente per motivi economici, ma anche perché chi scrive fatica a giudicare obiettivamente la propria opera.

Risultato: tanti libri in giro che davvero non avrebbero dovuto comparire in stampa, e pochi bravi autori dispersi in questo mare di spazzatura. Negli States stanno cercando di ovviare a questo problema tramite un sito che recensisce soltanto gli “indies”, seguito da professionisti del settore con tanto di nome-cognome-qualifica in homepage. Una specie di Anobii specializzato, insomma, ma con recensori di buon livello, che può aiutare i lettori a destreggiarsi in un mercato così caotico senza perdere tempo e denaro. Non sarebbe male se anche da noi partisse un’iniziativa di
questo tipo. 

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