La scrittura è ospite: Manuela Salvi
Intervista a Manuela Salvi, scrittrice affermata di letteratura per ragazzi… ma non solo.
All’ospite di oggi, benvenuta!
Ho conosciuto Manuela Salvi tre anni fa, leggendo Scrivere per ragazzi – un suo saggio edito da Dino Audino – e partecipando al concorso omonimo. Stavo studiando per affrontare la stesura del mio primo romanzo per ragazzi, e ammetto di avere acquistato il libro con qualche esitazione. Non è facile trovare nel panorama della manualistica italiana un testo di scrittura creativa in cui chiarezza e buonsenso abbiano la meglio sui toni accademici. Invece ho avuto fortuna: la scelta si è rivelata azzeccata, il libro molto utile e l’autrice degna di attenzione. Ringrazio Manuela per avere accettato di rispondere alle mie domande.
1. La prima domanda è banale, un classico irrinunciabile: come hai iniziato a scrivere, e quando hai deciso di rivolgerti principalmente a un pubblico giovane?
Non riesco a individuare un momento esatto in cui “ho iniziato a scrivere”. A sei anni, quando a scuola me lo hanno insegnato? Subito dopo, quando ho cominciato a scribacchiare storie, senza più smettere? Al liceo, quando ho pensato per la prima volta che da grande mi sarebbe piaciuto diventare scrittrice? Oppure molti anni dopo, a Università finita, quando è stato chiaro che avrei scritto, e che non lo avrei fatto per gli adulti?
Non lo so. Credo che la scrittura sia come altri talenti, ci nasci, cresce con te, e se sei abbastanza audace e tenace (e hai fortuna), diventa la parte migliore di ciò che sei, quella che ti definisce.
2. Quali sono le qualità necessarie a chi scrive per i ragazzi, in base alla tua esperienza?
Senso del ritmo e della trama, se vogliamo parlare di tecnica: una storia per ragazzi deve avere degli snodi narrativi precisi e chiari, non si può divagare.
Onestà: ai bambini non si raccontano frottole, non si propinano storie edulcorate, non si cerca di indottrinarli.
Ribellione: il piacere di rompere le regole, come insegnano Collodi, Munari, Rodari e molti altri che hanno fatto la storia della letteratura per l’infanzia.
3. Pensando all’età dei lettori, viene spontaneo domandarsi se esistano limiti agli argomenti che si possono trattare. Ti sei trovata ad affrontare qualche sfida in questo senso? Si, continuamente. Oggi in Italia tutto è controverso, tutto è scandaloso o politicamente scorretto, perciò essere censurati è facilissimo e gli scrittori come me – un po’ più contemporanei nell’approccio – incontrano ostacoli insospettabili, a volte assurdi. Gli adulti vogliono proteggere i bambini al limite del ridicolo, ma la letteratura per ragazzi non è al servizio degli adulti e delle loro ideologie. La letteratura deve essere come uno specchio per la realtà che ci circonda, perciò se nella realtà esistono certi argomenti, evitarli per paura di scioccare equivale a mentire. Non mi stancherò mai di dirlo.
4. Credo che sia impossibile scrivere per i ragazzi se non si prova una simpatia istintiva per il loro mondo. Cosa cerchi di regalare ai lettori con le tue storie?
Alternative. È un mondo che ci omologa, che spaccia il pregiudizio per tradizione, l’immobilità per sicurezza. La letteratura è da sempre l’unico mezzo efficace per trovare vie di fuga, e oggi più che mai i bambini e i ragazzi hanno bisogno di diversità per immaginare il futuro.
L’infanzia è per me un periodo di grande saggezza, che viene persa nel tempo, sommersa dalle sovrastrutture adulte. Spero sempre che le mie storie aiutino i lettori a conservarne un po’, per i casi di emergenza…
5. Cosa ne pensi del self publishing? La letteratura per ragazzi si presta a questa forma di pubblicazione?
Il self publishing – che nei paesi anglosassoni è diverso dal “vanity publishing”, cioè dalla pubblicazione a pagamento – è una sfida interessante ma crea ai lettori grossi problemi di orientamento in un mercato molto vasto. Potrebbe essere perfetto per autori diventati noti attraverso i canali tradizionali, che a quel punto hanno già un pubblico da cui farsi seguire, ma per un esordiente credo che un editore sia necessario per testarsi prima e per essere visibile (almeno un po’) dopo.
Applicato all’editoria per ragazzi, infine, il self-publishing diventa ancora più rischioso: i nostri primi clienti, infatti, non sono i ragazzi ma gli adulti che scelgono i libri per loro. Quindi il problema raddoppia.
6. So che hai pubblicato all’estero e conosci da vicino la realtà editoriale inglese. Quali differenze rilevi con il nostro mercato?
Siamo tutti in un mercato globale e sottostiamo tutti alle stesse leggi, ormai. Chi ha tradizioni e istituzioni più solide, come l’Inghilterra, la Francia o i Paesi Scandinavi, ovviamente gioca a un certo livello, in un continuo braccio di ferro tra sperimentazione ed esigenze di marketing. I paesi che invece, come l’Italia, non hanno investito nella letteratura per ragazzi nazionale, nella ricerca accademica e nella promozione della lettura, annaspano e perdono gradualmente forza e identità. La crisi culturale, quindi, investe anche questo settore.
7. Nonostante il cliché voglia lo scrittore solitario e introverso, credo che i rapporti interpersonali siano fondamentali per qualunque autore. Con editori, colleghi, agenti, editor e illustratori, quali sinergie si creano, e quali difficoltà?
Il lavoro di uno scrittore, oggi, è un lavoro di squadra: il tuo successo dipende dall’editore, dall’editor, dall’ufficio marketing che investe in promozione, dall’ufficio stampa, dai librai, dai bibliotecari. Trovare la squadra giusta non è facile e credo che questo mercato a volte tenda a “bruciare” gli autori: paradossalmente, è più facile diventare famosi che durare nel tempo (pensiamo a Stephenie Mayer di Twilight). Le sinergie sono dunque necessarie per crescere artisticamente ma anche per non finire travolti da un sistema che “se funzioni” allora vuole “usarti” per produrre denaro.
La difficoltà principale però è che siamo in un mercato molto mobile e mutevole. Le persone si spostano, le mode cambiano, le redazioni vengono smantellate e ricomposte. Lo scrittore cerca di restare se stesso, ma è impossibile non tenere d’occhio l’ambiente.
8. Con ventiquattro pubblicazioni al tuo attivo, passando attraverso la creazione dell’agenzia letteraria Cactus Studio e di un portale dedicato all’editoria per ragazzi (editoriaragazzi.com), sei arrivata a fondare la Italian Children’s Writers Association. Ci puoi raccontare qualcosa di questa iniziativa?
L’ICWA, a tre anni dalla sua fondazione, è di sicuro un esperimento riuscito. All’inizio ci sono state montagne di difficoltà e incomprensioni, ma ora veleggiamo con fiducia e abbiamo diversi traguardi di cui andare fieri. Con più di cinquanta iscritti, abbiamo all’attivo un festival a Scampia, un saggio critico, la partecipazione a un forum internazionale a Worcester proprio di recente, e una prossima antologia di racconti che uscirà con Mondadori e avrà il marchio ICWA. Stiamo inoltre lavorando alacremente per costruirci una rete di contatti internazionali e all’orizzonte ci sono diverse novità interessanti.
Tutto questo è nato da un viaggio: a Londra, nel 2012, vidi diverse associazioni di scrittori per ragazzi attivissime alla fiera del libro e mi chiesi perché in Italia non ci fossimo mai uniti per fare fronte unico su obiettivi comuni. C’erano paesi di tutto il mondo, ma noi no. E allora mi dissi, è ora di provarci.
9. In base alla tua esperienza di editor, quali consigli daresti a chi tenta di trovare un suo spazio nel panorama editoriale?
Il gioco si fa duro. Il mercato si contrae, in Italia ci sono pochi lettori, si investe pochissimo in promozione di libri non mass-market e i media ci ignorano. In più, è difficilissimo formarsi adeguatamente. Quindi il primo presupposto è una forte motivazione.
A volte ricevo email di gente che mi dice: “Ho scritto delle storielle per bambini.” No. Se avete scritto “storielle”, lasciate perdere. Qui servono grandi idee, enorme passione, tecnica, precisione, consapevolezza. Per trovare uno spazio, bisogna scrivere grandi storie. Grandi almeno quanto i nostri piccoli lettori, che sono piccoli solo di statura…
10. Sbirciando nel tuo sito ho scoperto che hai da poco vinto una borsa di studio molto interessante a Londra. Cosa bolle al momento nel tuo calderone?
Dopo il master alla Roehampton University, lo scorso anno, adesso mi aspetta un dottorato di ricerca in scrittura creativa che durerà tre anni. Continuerò la strada intrapresa con la tesi di master e mi concentrerò sempre sulla censura, probabilmente approfondendo il tema delle “fasce d’età”. E scriverò un testo (non so ancora in che forma) che cerchi di superare certi ostacoli e si concentri invece sulla sperimentazione vera. Senza dimenticare ovviamente il lettore.
Una sfida decisamente enorme ma sono contenta che abbiano deciso di puntare su una straniera che ancora usa un correttore di bozze per tutti i suoi scritti e ha l’accento di un pizzaiolo napoletano. Significa che “globale” a volte significa: c’è posto per tutti. Purché ci si dia da fare, certo!
Manuela Salvi, classe 1975, ha pubblicato oltre venticinque libri per ragazzi in Italia, Francia, Germania, Spagna e Turchia. Dal 2004 collabora con la Mondadori Ragazzi come traduttrice e copyeditor, e attualmente anche con De Agostini Ragazzi e Giunti Scuola. Insegna scrittura creativa nell’area ragazzi della Bottega Finzioni di Carlo Lucarelli, a Bologna, e nel 2012 ha fondato l’ICWA, l’associazione italiana scrittori per ragazzi, di cui è attualmente presidente.
Nel 2014 ha completato il Master in Letteratura per Ragazzi alla Roehampton University di Londra e nel 2015 ha vinto la prestigiosa borsa di studio “Jacqueline Wilson” nella stessa università, aggiudicandosi un dottorato di ricerca di tre anni, durante i quali sarà finanziata per scrivere un romanzo per ragazzi ‘sovversivo’. È impegnata contro la censura dei libri per ragazzi nell’editoria italiana e il suo albo illustrato Nei panni di Zaff (White Ravens 2006) finisce spesso al centro di polemiche.
Tra i suoi titoli: E sarà bello morire insieme – Mondadori 2010; Nei panni di Zaff – Fatatrac 2005; Come diventare Supereroi – San Paolo 2013; Scrivere libri per ragazzi – Dino Audino Editore, 2012; Picabo Swayne – Fanucci 2011; Nemmeno un bacio prima di andare a letto – Mondadori 2011; La bottega dei sogni perduti – Lavieri 2008; Toni Mannaro Jazz Band – Orecchio Acerbo 2006; Beeelinda fuori dal gregge – Fatatrac 2006.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
12 commenti
Salvatore
Credo che la narrativa per ragazzi sia un terreno difficile su cui passeggiare, sia da un punto di vista tecnico, sia commerciale. Bella intervista, grazie per avercela regalata, a entrambe.
Grazia
Grazie a te della lettura. Credo che sia questione di feeling, perché per il resto scrivere è sempre facile e difficile al tempo stesso.
Marina
Parliamo sempre di storie destinate agli adulti, invece la letteratura per ragazzi è una sfida interessante che a me affascina molto. Una bella intervista! A me è piaciuta particolarmente la risposta al nono quesito: la narrativa, qualunque fascia di età interessi, richiede grandi idee, passione, soprattutto consapevolezza, d'accordissimo!
Grazia
E' un mondo molto vasto, quello della letteratura per ragazzi, e anche molto attivo. Crescendo mio figlio, ho visto dei lavori da restare a bocca aperta, anche dal punto di vista grafico.
Giulia Lù
Mi piace molto quando dice che la scrittura diventa la parte migliore di ciò che sei, quella che ti definisce.
Bello. Comunque la letteratura per ragazzi deve essere molto difficile.
Grazia
Credo che valga per qualunque genere che l'autore non senta suo. Se penso di scrivere un romanzo storico mi viene lo sconforto.
Maria Teresa Steri
A me è piaciuta molto la frase "La letteratura deve essere come uno specchio per la realtà che ci circonda". Non deve essere facile scrivere per un pubblico così giovane, ammiro molto chi ci riesce e lo fa con passione.
Una bella coincidenza questa intervista, perché domani ospiterò nel mio blog un'aspirante autrice di favole
Grazia
Vengo a trovarti, allora! Qualche volta ci ho pensato, a scrivere favole.
Lisa Agosti
Cara Grazia, oggi hai un'ospite importante! Complimenti per la scelta.
Manuela, è un piacere leggere la tua esperienza, in bocca al lupo per il PhD e mi raccomando, non lasciare che la nebbia di Londra nasconda il tuo bel sorriso.
Grazia
Speriamo che non succeda! Credo che quel sorriso entri direttamente in ciò che Manuela scrive, anche quando racconta qualcosa di amaro.
Cristina M. Cavaliere
Grazie a entrambe per questa bella intervista! Non mi sono mai cimentata con la letteratura per ragazzi perché so quanto sia difficile questo pubblico. Nell'intervista, ho trovato rivelatrice la frase "L’infanzia è per me un periodo di grande saggezza, che viene persa nel tempo, sommersa dalle sovrastrutture adulte." ed è verissimo. Come adulti e come scrittori, siamo così carichi di sovrastrutture che nemmeno ce ne rendiamo conto. Del resto basta osservare i bambini in azione per rendersene conto.
Grazia
E' proprio così. Ultimamente ho l'impressione di vivere uno sfrondamento dalle sovrastrutture di cui parli, che mi fa sentire molto bene. Credo che anche scrivere per i ragazzi mi sia di aiuto in questa ottica.