Vita da scrittori (e non)

Esercizi di scrittura

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Confessate: quanti leggendo “esercizi di scrittura” non hanno provato un senso di fastidio del tipo mi-sembra- di-avere-qualcosa-di-molto-urgente-da-fare?

Ma no, non siamo a scuola con la maestrina che ci assegna i compiti per domani, però l’argomento è proprio questo.

Che esercitarsi serva a imparare è – credo – una verità innegabile in tutti i
campi, arti incluse, e la scrittura non fa eccezione. Per di più, scrivere a un discreto livello implica due tipi di apprendimento: acquisire le competenze
tecniche per farlo, dalla grammatica allo stile, e trovare un metodo che crei spazio per la scrittura nella nostra vita quotidiana. Senza quest’ultima caratteristica i progressi saranno più lenti, e soprattutto si faticherà ad avere il controllo sull’andamento del lavoro – un aspetto che ci tocca poco fino a quando scriviamo per puro diletto, ma diventa fondamentale se ci interessa pubblicare e magari tentare di costruirci una nostra piccola carriera.

Se a livello amatoriale è frequente sentire di persone che scrivono per puro istinto sull’onda dell’ispirazione, gli scrittori professionisti sembrano di un altro avviso. Spulciando tra manuali e interviste, infatti, il consiglio in cui ci
imbattiamo più spesso è quello di scrivere un poco ogni giorno, con costanza, fino ad arrivare al limite minimo di tempo o di battute che ci siamo prefissati.

Anche un quarto d’ora o cinquecento battute possono bastare, purché non si trovino scuse (nemmeno valide!) per rimandare. Lo scopo qui è imparare a “presentarsi all’appuntamento” con l’ispirazione, quella cosa tanto importante quanto capricciosa da cui spesso ci facciamo schiavizzare.

Non vale usare il tempo a pensare cosa scrivere, meglio piuttosto abbordare il primo argomento che ci viene in mente: un problema del giorno, una notizia che ci ha colpiti, persino l’insoddisfazione che ci causa essere lì seduti come degli idioti a scrivere cose prive di senso.

Se invece preferiamo argomenti meno casuali e non ci sentiamo traboccare di fantasia, esistono veri e propri serbatoi di idee cui attingere… in inglese.

Non vi stupisco, lo so. Per chi almeno un po’ la lingua la mastica, c’è il sito Plot Generator (ne pesco uno tra i tanti) che con un clic vi fornisce una minitrama da sviluppare; ma esistono anche libri come “The Pocket Muse” di Monica Wood, dove trovate, insieme a consigli di scrittura, foto di ogni genere accostate a semplici frasi capaci di dare il via alle fatidiche domande: chi? cosa? quando? dove? perché?

Ho acquistato il libro con scarsa convinzione per i suoi ottimi giudizi su Amazon, e ho scoperto che in qualche modo il connubio foto-frase funziona. Sarà per la stimolazione simultanea dell’emisfero cerebrale destro (quello creativo) e di quello sinistro (quello razionale). Ma esistono esercizi ancora più curiosi, come quelli che ho trovato su “The Creative Writer’s Workshop” di Cathy Birch, di cui vi riporto un esempio: su di un foglio si creano dieci righe orizzontali che vengono suddivise in tre colonne, poi si scelgono a caso dal vocabolario dieci aggettivi, dieci sostantivi e dieci verbi da inserire nelle colonne.

Ora si può scrivere una mini-storia che contenga un aggettivo, un sostantivo e un verbo combinati a caso. In alternativa si può anche lavorare sull’osservazione di un viso e scrivere cinque  aggettivi che lo definiscono con la mano destra e cinque con la sinistra, per poi confrontare le impressioni e notare se i due emisferi rilevano caratteristiche diverse; oppure fare interviste immaginarie ai vostri personaggi, o scrivere i loro monologhi o i loro… necrologi.

Questi sono soltanto alcuni esempi delle migliaia di esercizi che potete trovare in giro. Alcuni forse fanno ridere, ma attenzione, è un’impressione superficiale: spesso basta provarli per cambiare idea.      

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