Scrittura

Le motivazioni dei personaggi

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Il processo di invenzione di una storia è un processo strano…

Dapprima si accende la scintilla di un’idea, poi altre idee si aggregano fino a quando il quadro non si fa abbastanza definito da permetterci di affrontare la prima stesura. In questa fase, però, non tutti gli aspetti della storia ci sono chiari, ed è giusto che sia così. Come faremmo a mantenere vivo il nostro sogno per mesi, se sapessimo per filo e per segno ciò che andiamo a scrivere? Sarebbe un lavoro da copisti, non da scrittori.

Quanto sappiamo della storia quando iniziamo a scriverla dipende molto dalla nostra maggiore o minore propensione verso il lavoro preliminare; alcuni elementi però devono essere chiari fin dall’inizio se non si vuole portare avanti una storia già debole, che difficilmente si riuscirà a correggere. Tra questi metto al primo posto le motivazioni dei personaggi.

Il bibliomotocarro di Antonio La Cava, maestro in pensione che gira le piazze della Basilicata
su un’Ape con finestre, tetto e comignolo per distribuire libri gratis ai bambini.
Il bibliomotocarro di Antonio La Cava, maestro in pensione che gira le piazze della Basilicata su un’Ape con finestre, tetto e comignolo per distribuire libri gratis ai bambini.

Perché i personaggi fanno ciò che fanno nel modo in cui lo fanno? Deve esistere una logica molto solida a sostegno di ogni loro azione; una logica che può anche essere poco razionale, ma deve restare plausibile rispetto al personaggio e comprensibile per il lettore. Senza le motivazioni giuste, l’atmosfera che appassiona l’autore non riuscirà nemmeno a crearsi per il lettore. Ma come sono le motivazioni “giuste”?

Forti per il personaggio

Uccidere per vendicare un errore medico che ti ha rovinato la vita non è la stessa cosa che uccidere per un parcheggio rubato. Per il lettore una storia è avvincente quando regala emozioni intense, curiosità, momenti di suspense, tutte cose che nascono dagli eventi della trama; ma eventi interessanti e carichi di pathos devono essere sostenuti da motivazioni forti nei personaggi, o si creeranno incoerenze che il lettore non mancherà di notare.

Collegate a conseguenze importanti

Serve una posta in palio di un certo livello per giustificare motivazioni forti. Cosa succederà al personaggio se non riesce a perseguire il suo obiettivo? Il danno può essere materiale o psicologico, ma non risibile. Se creiamo un protagonista che per tutta la storia insegue un paio di scarpe, sarà meglio che quel paio di scarpe simboleggi qualcosa di fondamentale e ben presentato nella storia, oppure che contenga un microchip di vitale importanza per la nazione.

Umanamente comprensibili per il lettore

Non è detto che il lettore approvi l’omicidio, nemmeno per vendicare il famoso errore medico; sicuramente però comprenderà la rabbia e la frustrazione del personaggio, soprattutto se gli mostriamo cosa ha perso in seguito a quell’errore. Senza comprensione non esiste vero interesse.

– Espresse con chiarezza

Un passato nebuloso, emozioni inconfessate, messaggi tra le righe… no, le motivazioni dei personaggi devono essere chiare almeno per il lettore, se non per i personaggi stessi (la situazione in cui il lettore intuisce le vere motivazioni del personaggio mentre lui ne adduce altre può essere molto stimolante). Naturalmente l’autore non deve affermare a parole queste motivazioni, ma mostrarle tramite scene, dialoghi e pensieri del personaggio.

Quando i personaggi hanno motivazioni valide è più improbabile che la trama contenga incoerenze, perché le ipotesi meno sensate vengono eliminate a monte dall’autore. Perciò non smettiamo mai di domandarci: “Perché il personaggio fa/dice questo?” Se la risposta ci viene immediata significa che abbiamo chiare in mente le leve della storia; se ci troviamo a riflettere per rispondere, è una spia rossa che si accende. Non spegniamola senza prima capire di cosa ci sta avvisando.

LO HA DETTO… ALICE ORR

Nella prima stesura non preoccupatevi di scivolare nel melodramma; potrete sempre fare un passo indietro più tardi. La vostra preoccupazione principale, come narratori, non è quella di scaldare troppo l’acqua, ma di lasciarla troppo tiepida.

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