Scrittura,  Vita da scrittori (e non)

L’importanza delle idee

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Per la scrittura, ma anche per la vita di ogni giorno.
E per il mondo.

Chi scrive sa bene quanto siano importanti le idee. Per quanto mi riguarda, credo che la ricerca dell’idea giusta sia la fase più delicata e pericolosa dell’elaborazione della storia. È facilissimo afferrare al volo uno dei primi spunti che si presentano, credendo impossibile qualcosa di meglio, quando invece il meglio è più avanti, forse dietro l’angolo, forse molto oltre, fuori vista.

È una ricerca spesso frustrante. La mia Nuova Storia cambia faccia ogni volta che me la rigiro in mano per osservarla meglio. Se continuo così, ci vorrà ben altro che il NaNoWriMo per darmi la spinta a partire seriamente!

In realtà la mia non è vera penuria di idee, o non avrei scritto sette romanzi e decine di racconti; ma a volte ho l’impressione che la mia mente si avvinghi troppo facilmente ai primi spunti che le si presentano. Non mi dispiacerebbe migliorare sotto questo aspetto.

Importanza delle idee
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le idee, il vero capitale della società

Ma torniamo alle idee. Interessanti o fastidiose, utili o inutili, fertili o sterili, pullulano in ogni testa. Le conseguenze che producono sono macroscopiche, a livello individuale e sociale. In un articolo pubblicato sulla rivista DiVita del Despar (strano veicolo di cultura, lo so), Oscar di Montigny afferma che sono le idee il vero capitale della società, e non il denaro. Questo perché la scintilla scocca quando l’idea fa incontrare domanda e offerta, e mette in moto tutti gli strumenti necessari a trasformare l’idea in azione: tempo, competenze, persone, tecnologie. Soltanto alla fine di questo processo diventa necessario il capitale. (Se vi interessa, potete leggere l’articolo qui sotto.)

Non posso che essere d’accordo sull’importanza delle idee, in ogni campo. Senza idee staremmo ancora trascinando il pranzo per le corna nella caverna. Le idee, però ‒ riflettevo ‒ non sono mai libere. Nascono da un complesso cocktail che combina il carattere e le esperienze dell’individuo a condizioni psicofisiche, età, contesto, luogo e cultura di appartenenza, periodo storico, livello culturale e ancora altro.

Il risultato del cocktail è tutt’altro che prevedibile, quindi non si può dire che le idee siano completamente determinate da questi fattori esterni, ma è certo che ne vengono guidate e modificate.

Una realtà parziale

Il pullulare delle nostre idee non copre l’intera realtà. La nostra mente, infatti, elabora il materiale che le perviene e lo usa per comprendere la vita e il mondo che ci circonda; ma non riesce a farlo con ciò che non concepisce. Anzi, in questo caso si comporta spesso da filtro anche sulle percezioni dei nostri sensi, in cui aggiungo ai cinque sensi riconosciuti l’intuizione. Non vediamo ciò che crediamo di non poter vedere. Non notiamo l’odore, il sapore che non ci aspettiamo. Non diamo credito a impressioni forti, che però non sappiamo come situare nei nostri schemi mentali.

Non è detto che accada sempre così. Capita che proprio sullo sfondo di un deserto di idee relative a un certo argomento spicchi improvviso uno spunto, una rivelazione; ma non è la norma. Più spesso in assenza di “semi” di un certo tipo, le idee relative non potranno svilupparsi. Inoltre le idee si influenzano tra loro, creando un ambiente mentale che sarà più o meno propizio all’attecchimento dei nuovi semi che possono presentarsi e alla loro successiva evoluzione.

Materiale per la mente!

Questo mi sembra un ottimo, ottimo motivo per fornire alla nostra mente materiale in quantità, diversificato e anche improbabile, a volte. Può essere ovvio, ma non credo lo sia davvero. Viviamo una vita selettiva, non inclusiva. A volte ce ne accorgiamo e ci sembra logico e giusto, altre volte non ne siamo nemmeno consapevoli.

Qualche esempio? Studiamo in base ai nostri interessi. Leggiamo i generi che ci piacciono, scegliamo destinazioni a noi gradite per viaggiare e fare vacanze. Davanti a uno scaffale o a menù di ristorante, usiamo la nostra lista di “sì”, “no” e “forse”. Investiamo nei rapporti con le persone che ci attirano, badando bene a tenere a distanza quelle che non riteniamo degne della nostra attenzione.

Normale? Normalissimo! Non per questo privo di conseguenze. Secondo me abbiamo messo la parola “scelta” su un piedistallo che soltanto in parte merita. Se c’è da alzare la mano, eccomi, presente! Quando mi imbatto in qualcosa che non ho scelto e non posso evitare, avverto sempre lo sforzo di adattamento, anche se il qualcosa in questione non si presenta come minaccioso o fastidioso.

Se però selezioniamo ‒ preselezioniamo ‒ per la nostra vita solo ed esclusivamente ciò che viene incontro ai nostri gusti , come possiamo conoscere quello che esiste sotto il cielo? E soprattutto, come possiamo sapere se qualcosa di questo “altro” può dimostrarsi importante per noi, e magari cambiarci la vita?

Non possiamo evitare del tutto di selezionare le nostre esperienze; su questo siamo d’accordo. Oppure: possiamo, ma sarebbe un esperimento impegnativo, per quanto interessante. Riservare uno spazio all’Ignoto, tuttavia, è un buon investimento. Lasciar transitare nuove idee attraverso le nostre menti significa permettere alle scintille di accendere nuovi fuochi nella nostra immaginazione, che è alla base di ogni creazione umana e collabora con il pensiero razionale.

Queste riflessioni mi hanno riconciliata con un modo di essere che non sapevo se considerare positivo o negativo: quello di chi, come me, si incuriosisce spesso e segue tracce che lo portano in luoghi impensati, ma forse gli impediscono la focalizzazione necessaria ad andare oltre la superficie. In passato ho avuto modo di vedere questo modo di essere e il suo opposto incarnati in persone che conoscevo; ho assistito al conflitto insanabile tra i due, a volte aperto, più spesso inserito in aspri commenti condivisi con terze persone.

Sentilo come parla di cose che nemmeno conosce, l’espertone! E magari chi lo ascolta si beve tutto…

Scava, scava pure sempre nello stesso punto. Alla fine avrai analizzato a fondo un metro cubo di terra. Nella fossa potrai anche seppellirti.

Li ho un po’ romanzati, lo ammetto, ma il conflitto era reale, e così fondato da rendermi impossibile attribuire torti e ragioni. Mi è ben chiaro, anche nella cultura dell’informazione ‒ di quale tipo, meglio non parlarne ‒ che raccogliere qualche spunto qua e là non equivale a conoscere, né a comprendere veramente, né a fare esperienza di ciò che sfioro soltanto.

Socchiudere la porta

Sfiorare, però, è meglio che non entrare in contatto. Se non è una porta spalancata, è almeno una porta socchiusa. I semi che entrano a volte escono con il primo soffio di vento, altre volte nutrono la mia immaginazione, altre volte ancora mi offrono epifanie mai sperate.

L’abbondanza e diversificazione del materiale in circolo aiuta la mente a concepire (immaginare) ciò che ancora non sa, e permette così di entrare in contatto con la fetta di realtà che altrimenti resterebbe nascosta, non solo al ragionamento, ma anche alla percezione.

Se vi dicessi quante scoperte ho fatto in questo modo, non mi credereste. Che questi contatti germoglino in qualcosa di più profondo o restino una collezione di possibilità incontrate e smistate frettolosamente, più per farle rientrare nei propri schemi mentali che per mettere in discussione gli schemi stessi, resta da vedersi.

In ogni caso credo che foraggiare le nostre menti anche con cibi incerti, casuali, sconosciuti, sia fondamentale per scrivere e per vivere bene; e quando qualcuno ‒ è successo di recente ‒ mi chiede come trovare idee per scrivere, non so consigliare altro che vivere una vita più ricca di stimoli. Non soltanto in base alla logica, come mi ha consigliato la frase che mi sono trovata stampata in mente al risveglio, un paio di settimane fa:

PESCARE NON PER SCELTA, MA PER AVVENTURA

Dove il termine “pescare”, nel contesto del sogno, era chiaramente inteso come scegliere, non come tirare fuori pesci dall’acqua.

Prima di passare ai bollettini, vi segnalo la bellissima recensione fatta da Martina Belli (che ho ospitato QUI) a Cercando Goran sul suo canale YouTube. Grazie a lei, e a voi, se avete ancora la voglia di sentire parlare del mio romanzo. E poi, avete visto che è arrivato l’autunno anche sul blog? Sono cambiati anche gli autori sulla pagina Amici che scrivono, se volete dare un’occhiata.

Inserisco qui la mia call to action, che tra P.S. e bollettini non sa mai dove andare (ma è poi obbligatoria?):

Mantenete uno spazio libero per l’avventura,
oppure sperimentare non vi attira?

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE
Sto lavorando alla biografia di Amela. Non dico altro per ora, non come mossa strategica per incuriosirvi, ma solo perché è un lavoro che procede lentamente e non mi piace vendere troppo presto la pelle del famoso orso ‒ un orso che mi piace molto!            

BOLLETTINO DEL LETTORE
Ho appena terminato di leggere (con massimo gusto) Lonesome Dove di Larry McMurtry, di cui parlerò a breve in un post dedicato, e The Sidhe di John Matthews. Al momento sto leggendo Conversations with the Sidhe di David Spangler e Jeremy Berg, insieme a Vita degli elfi di Muriel Barbery (l’autrice di L’eleganza del riccio) e a Strega come me di Giusi Quarenghi, un romanzo per ragazzi.

20 commenti

  • Daniele Imperi

    Le idee arrivano se nutri la mente e possono arrivare quindi da qualsiasi parte. Ho avuto più idee – e soprattutto più diversificate – da quando ho iniziato a leggere di più – e soprattutto a diversificare le mie letture.

    • Grazia

      In effetti mi sono sentita arricchita quando ho iniziato a leggere racconti di viaggio e autobiografie/biografie, e ora con il romanzo western. Già diversificare le letture significa molto.

  • Barbara

    Ecco, mi hai ricordato che da qualche parte ho proprio il libro di Oscar Di Montigny da finire di leggere (“Il tempo dei Nuovi Eroi”) regalato dalla mia banca, la stessa per cui lavora lui come responsabile della formazione dei manager, banca che a Natale invece di regalare le solite agendine regala libri! (ricordo che lo scrissi in un tweet e Di Montigny mi rispose pure) E’ un libro molto denso il suo, ad ogni paragrafo ti ritrovi lì ad appuntarti un’idea, tanto per restare in tema.
    Sul lasciarsi andare all’avventura… sono un Sagittario, è nella mia indole, e sono un navigatore, quindi sì, a volte mi lascio trascinare dalla corrente, meno spesso di quanto in realtà vorrei. Del resto, mi sono lasciata trascinare quando un’amica mi ha regalato un romanzo intitolato “Outlander – La straniera”, un romanzo storico e io non ne volevo sapere. Cosa ne è venuto poi credo di averne scritto in lungo e in largo ormai, tanto che mi sto rendendo insopportabile (ahhhh, ecco che ricomincia con sto’ Outlandeeeeer )
    Diciamo che quando ho capito che alcune delle scelte a cui mi aveva portato la mia famiglia d’origine si sono rivelate un completo fallimento, ho iniziato a fare da me, sconvolgendo tutti i loro piani precostituiti, nonché i loro schemi mentali e quelli della società in cui sono cresciuta. Ho sposato la filosofia del “Yes man” (bellissimo film con Jim Carey del 2008) e ho iniziato a vivere davvero. Scrittura compresa.

    • Grazia

      Non avevo dubbi sul tuo atteggiamento verso l’avventura. Credo che affrancarsi dal retaggio familiare sia un lavoro tosto… nonché l’inizio del lavoro vero. (“Il tempo dei nuovi eroi” è già sulla mia lista.)

  • Ferruccio Gianola

    Ho sempre coltivato le idee sin da quando sono bambino e naturalmente il primo seme sono stati i libri e i fumetti. Dapprima, quando ancora non sapevo leggere, prendevo le idee dalla figure, ma sapevo che in quei segni che ancora non capivo c’era molto. Non trascorro mai un giorno senza leggere la pagina di un libro…
    Anche un post come questo è una fonte di idee.
    Grazie

  • Marco

    Per adesso mi sono avventurato nel #progettoIOTA: mi basta
    Comunque sto seriamente pensando di non avventurarmi alla scoperta di altri autori. Un po’ di tempo fa avevo una lista di nomi che mi interessavano, e mi dicevo che avrei dovuto leggerli, “avventurarmi” alla loro scoperta.
    Li ho cancellati. Il tempo è quello che è, e ormai mi pare di aver letto abbastanza. Al limite, rileggerò i libri che ho già letto

  • Elena

    Intanto mi piace molto il layout del tuo blog. Il passaggio a WordPress ha senza dubbio giovato. Mi piace l’idea della porta socchiusa: protegge cosa possiedi già e custodisci con cura e tiene aperta un’opzione verso le novità, le idee, che solo su un terreno fecondo potrebbero fiorire. Così la tua scrittura: mai ermetica ma di certo intima e nello stesso temo aperta. Hai un’estimatrice e lo sai

  • Giulia Mancini

    Che bello, sono tra gli “amici che scrivono” con il mio Fragile come il silenzio! Grazie di cuore.
    Le idee sono preziose è vero ed è importante averle e soprattutto svilupparle, almeno sotto l’aspetto della scrittura (io ho un taccuino dove scrivo le idee per le mie storie, quando mi vengono mi affretto ad appuntarle a mano prima che volino via dalla mia mente), non tutte però riesco a svilupparle, spesso restano lì sospese in attesa di trovare il tempo di dedicarvi la giusta attenzione. Se passa troppo tempo, però, può accadere che le idee si sgonfino e perdano di consistenza. Conoscere l’ignoto, lasciare una porta socchiusa, sono d’accordo con te. Un modo per conoscere nuovi mondi è viaggiare, sono sempre attratta da luoghi nuovi, cosa che apre molto la mente, almeno a me è accaduto.

    • Grazia

      Viaggiare! C’è chi dice che non ce ne sia bisogno, e in effetti non si tratta di vero bisogno; ma ognuno ha le sue “porte” per andare oltre, e per me viaggiare è una di quelle.

  • Cristina

    Probabilmente è umano dirigersi verso quello che più ci attrae o che ci causa meno sconquassi. Nel caso si perimenti qualcosa di nuovo, gli anglosassoni dicono “go out of your comfort zone”. Lasciar socchiusa la porta è un atteggiamento molto sano in generale. La porta chiusa non ti fa accedere nulla, ma dalla porta spalancata potrebbe entrare chiunque!

  • Andrea

    Il rifiuto è una delle più grandi limitazioni delle persone che credono di conoscere il loro carattere, ma l’essenza umana è molto vicino al neutro. L’esplorare e lo sperimentare il nuovo dovrebbe essere pane quotidiano, il sale della vita, il lievito che espande ogni nostro principio e pensiero in esperienze…
    Molto azzeccata la metafora del seme; in merito a questo, mi verrebbe da dire che l’idea che conta ancor più della stessa idea è capire come rendere il terreno perfetto per la germinazione dei semi. Terra terra: come rendere la propria vita adatta allo sviluppo delle idee, che richiede un’azione costante in quel verso.
    Come va con WordPress?

    • Grazia

      Ciao Andrea! Creare il terreno perfetto per la germinazione dei semi viene prima di tutto, perché il resto nasce – o non nasce – da lì.
      WordPress mi sta piacendo molto, anche se ogni tanto mi trovo ad affrontare qualche problema nuovo. Al momento, per esempio, Google Search Control mi dice che 396 delle mie pagine non sono indicizzate… roba da ridere.

  • Luz

    Quanto è vero tutto ciò che scrivi sulle idee.
    Io mi domando come si possa vivere senza idee. Mi dispiace dirlo, ma perfino fra colleghi di scuola mi imbatto in persone prive di idee e di creatività. Il che è ben triste se si è insegnanti. Ma questo vale per tutte le categorie di persone.
    Inoltre, la parte in cui scrivi che scegliendo ciò che si sente affine si perdono occasioni, concordo in pieno. Ti dirò, vivo un’età in cui comincio a temere di perdermi tanto tanto tanto.
    Molto bella la recensione di Martina Belli di un romanzo che come sai mi è piaciuto molto.

    • Grazia

      Purtroppo sono molte le persone che non dedicano nemmeno un briciolo del loro tempo a coltivare la creatività in qualunque forma, fosse anche per decorare un’omelette. Spesso sono convinte di non essere creative per natura, e questo è un vero peccato, oltre a non essere vero. La nostra cultura e la nostra istruzione non ci aiutano. Certi concetti iniziano a diffondersi, ma lo fanno molto lentamente.

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