Emozioni al microscopio: raccontare lo stupore
A qualche settimana di distanza dall’articolo sulla paura, eccoci qui con un’altra emozione da dare in pasto alla nostra fantasia di scrittori: lo stupore.
Cos’è lo stupore?
Partiamo dalle definizioni riportate nei dizionari, liberate dalle accezioni che non ci interessano. In ambito medico, infatti, il termine “stupore” viene usato a indicare alcuni stati di ridotta attività nella sfera muscolare, arteriosa o psichica, molto diversi dal comune stupore.
Intenso turbamento dovuto a meraviglia e sorpresa di fronte a qualcosa di inatteso, piacevole o spiacevole che sia. (Dizionario Sabatini Coletti)
Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire. (Vocabolario Treccani)

In entrambe le definizioni cogliamo la caratteristica centrale dello stupore come lo sperimentiamo nella vita quotidiana: il senso di spiazzamento che ci lascia per breve tempo sospesi al di fuori della realtà, mentre dentro di noi si fa strada una reazione. Sarà una risata? Speriamo. La battuta di spirito produce sempre nell’ascoltatore una piccola pausa di stupore, cui segue la comprensione del significato nascosto e – si spera – il divertimento; ma la reazione potrebbe essere anche di rabbia, sconforto, incredulità, paura. Lo stupore apre la porta ad altre emozioni, che scaveranno il loro solco nell’interiorità del personaggio e spesso anche nel suo mondo. Qui però ci fermiamo prima, al tempo spesso brevissimo che intercorre tra la sorpresa e la reazionevera e propria; un momento particolarmente interessante, perché poco sottoposto al controllocosciente del soggetto – nel nostro caso, del personaggio. Sentimenti, problematiche personali e conflitti interiori si rivelano nelle manifestazioni di stupore, spesso in un modo che suscita sconcerto negli altri personaggi presenti in scena. Pensiamo per esempio all’espressione che può avere una persona innamorata quando scopre che l’oggetto del suo amore sta per sposarsi con un altro/a.
Da cosa ha origine lo stupore?
Possiamo dire che lo stupore affonda le sue radici nelle aspettative dell’individuo. C’è sempre un “prima”, in cui qualcosa viene dato per scontato o attivamente immaginato, e un “dopo” in cui lo stesso qualcosa si rivela diverso dal previsto. Nel silenzio, un urlo è una sorpresa; lo stesso è il silenzio improvviso in un ambiente di solito rumoroso. La scatola che doveva essere piena è vuota. La porta si apre è inquadra un mostro a tre teste. Guardo il cielo stellato e mi rendo conto che è stato sempre lì, ma io non mi sono mai resa conto di quanto fosse incredibile. Questo cosa ci dice di importante? Che lo stupore non nasce soltanto dalla causa scatenante, ma anche e soprattutto dal personaggio, che èstoria passata, famiglia, carattere, etnia di appartenenza, livello culturale, abuso di sostanze, e dalle circostanze del momento. In assenza di un contesto adatto, la sorpresa rischia di essere un fiasco, o quantomeno di avere un effetto smorzato. Questo spiega come mai, nei romanzi degli scrittori alle prime armi, si trovi spesso un uso poco efficace della sorpresa e del colpo di scena, dovuto alla scarsa conoscenza dei personaggi.
Come si manifesta lo stupore?
Questa emozione include diverse gradazioni di intensità, che vanno dalla semplice sorpresa allo sbalordimento, alla meraviglia, allo sbigottimento, per arrivare fino all’estasi; le sue manifestazioni saranno quindi molto diversificate. Ne cito alcune, aiutandomi con il solito The Emotion Thesaurus, di Angela Ackerman e Becca Puglisi.
SEGNALI ESTERNI
– occhi sgranati
– sguardo fisso
– mandibola rilassata, bocca semiaperta
– immobilità improvvisa
– singola, veloce inspirazione
– mano sulla bocca
– gemito
– svenimento
– espressione verbale (“Incredibile!”, “Guarda!”)
– guardare gli altri in cerca di conferma
– farsi vento con la mano
– alzare le sopracciglia
– arretrare di un passo
– barcollare, incespicare
– cercare una sedia
– lasciare cadere l’oggetto che si tiene in mano
SEGNALI INTERNI
– cuore: senso di gelo, sobbalzi
– flusso sanguigno accelerato
– aumento del calore corporeo
– respiro irregolare
– sbalzi di adrenalina
– attenzione focalizzata sulla causa di stupore, con straniamento dalla realtà circostante
– desiderio di condividere l’esperienza con le persone presenti
– disorientamento
– euforia
– incapacità a esprimersi
– vertigini
– “ginocchia molli ”
SEGNALI DI STUPORE REPRESSO
– rigidezza nella postura
– espressione pietrificata
– cingersi con le braccia
– guardare altrove per nascondere la propria espressione
– chiudere bruscamente la bocca
Come sempre a questo punto, mi rendo conto di quanto prevedibili siano i gesti che attribuisco di solito ai personaggi che vivono l’emozione, in questo caso lo stupore. In generale credo di avere la tendenza a far esprimere i personaggi con la metà superiore del corpo. Forse è ora di imparare il linguaggio dei piedi…
Come esprimono stupore i vostri personaggi? Questa emozione è spesso presente nelle vostre storie, oppure prediligete per i vostri personaggi atteggiamenti più distaccati?
P.S. Lo scorso 9 aprile la gentilissima Rosalia Pucci (che colgo l’occasione per ringraziare) ha ospitato sul suo Scrivere la vita blog un mio guest-post in cui racconto l’esperienza del Torneo IoScrittore.
P.P.S. Ho da poco terminato la lettura de Il cardellino, di Donna Tartt. Qualcuno di voi lo ha letto? Immagino di sì, visto il suo grande successo. Premesso che il libro mi è piaciuto e che non mi dispiacerebbe scrivere come la Tartt, alcuni aspetti del romanzo non mi hanno convinta del tutto. Quali sono le vostre impressioni?

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
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34 commenti
Chiara Solerio
Se devo essere sincera, è un'emozione che non ho ancora affrontato nel dettaglio, perché non ci sono ancora state (ma ci saranno) situazioni di vero e proprio stupore. Credo sia un'emozione facilmente soggetta al rischio dello stereotipo, dunque sono contenta che tu abbia deciso di focalizzarla in questo articolo, che mi sarà sicuramente molto utile
Grazia
Lo spero! A me il momento dello stupore piace, perché è uno scossone per il personaggio (tra le varie gradazioni c'è anche lo shock); però rischio di concentrarmi sui travagli interiori e tralasciare le manifestazioni esteriori, che sono importanti, in particolare quando si è nel punto di vista di un personaggio che osserva lo stupore altrui.
Chiara Solerio
Io in generale ho il problema opposto, perché tendo a teatralizzare troppo le emozioni. Forse si tratta solo di inesperienza.
Grazia
Dovrebbe essere un pregio, se non si "melodrammatizza".
Tenar
Mi rendo conto di aver sempre dedicato poca attenzione allo stupore, forse perché, per sua natura, dura solo un attimo. Eppure, scrivendo gialli, c'è sempre un momento in cui i personaggi si stupiscono, quanto meno quando inciampano in un cadavere!
Grazia
Non ti capitano personaggi di indole contemplativa? Inciampare in un cadavere è sicuramente un fatto degno di stupore, ma magari qualche fiore, qualche montagna…
Tenar
Sì, ma meditano e riflettono e osservano, più che stupirsi. O forse ho chiamato lo stupore con altri nomi…
PattyOnTheRollercoaster
Mi piace questo focus sullo stupore, trovo che si utile per chi scrive analizzare un sentimento complesso come questo.
In particolare lo stupore mi sembra una sensazione difficile da trasmettere perché ognuno reagisce in maniera diversa a seconda del proprio carattere e, come hai fatto giustamente notare, dalla propria storia personale. Se un autore non valuta bene il proprio personaggio rischia di cadere nel banale o di non essere credibile.
Spero che ci saranno altri post come questo, è stato molto interessante da leggere
Grazia
Benvenuta, Patty! Mi fa piacere che ti sia piaciuto questo post, che fa parte di una serie dedicata alle emozioni, che proseguirà per un pezzo. Sono già usciti gli articoli su rabbia, paura, felicità e dubbio. Se ti interessano, li trovi facilmente nella pagina "Indice articoli".
Grazia
(Dovrei aggiungere qualche altro pronome relativo? Per fortuna che scrivo… )
Cristina M. Cavaliere
Alla parola 'stupore' collego molto il mondo dell'infanzia, quando si vedono le cose per le prima volta, con tutti i colori carichi e la genuinità della scoperta. Dopo quel periodo, tutto ha un non so che di logoro e di ripetitivo… a meno che non ci si rinnovi dall'interno.
A me piace far provare lo stupore ad alcuni personaggi solitamente molto baldanzosi e sicuri di sè, che vogliono tutto vada come dicono loro… e allo stupore segue inevitabilmente lo shock!
Ho molto sentito parlare de "Il cardellino" di Donna Tartt, ma non l'ho letto. Il mio famoso armadietto delle letture è al momento alla capienza massima, come un trattato di ingegneria: "Cemento armato. Calcolo agli stati limite."
Grazia
Allora "Il cardellino" farebbe collassare tutto, con le sue oltre ottocento pagine.
Grazia
Sai che non avevo nemmeno pensato a collegare lo stupore con l'infanzia? Io mi meraviglio molto, nella vita quotidiana.
Francesca
Solo ora mi rendo conto di quanto spesso e quanto stupidamente i miei personaggi si stupiscano!
E' un'emozione che mi piace quando leggo, mi sembra molto letteraria, ma a riprodurla nella propria scrittura – hai ragione – occorre essere cauti!
Credo che esistano fondamentalmente due situazioni da tenere distinte: quando il personaggio si stupisce da solo e quando si dovrebbe contemporaneamente stupire anche il lettore. Il rischio in cui sono incappata è che nel secondo caso mi viene spontaneo amplificare l'emozione del personaggio affinché il lettore la condivida, ne sia coinvolto, ma con questo post mi fai riflettere su quanto l'effetto possa essere naif!
Grazia
Chi scrive naviga già tutti i giorni nell'insicurezza, e spero di non peggiorare la situazione.con i miei post! Secondo me gran parte di queste riflessioni serve in fase di revisione. Nella prima stesura non ha importanza se tutti i miei personaggi, quando si arrabbiano, danno testate contro il muro (anche se sarebbe… curioso). Durante la revisione mi domanderò se il personaggio x non preferisca alzare un sopracciglio e basta. Approfondire è utile – prima di tutto a me – per avere gli strumenti per uscire dal superficiale e dal banale.
Hai ragione sui due tipi di stupore, che possono richiedere un trattamento un po' diverso, ma non è affatto detto che dare una spintarella al lettore sia una cattiva idea.
Francesca
No, no, non peggiori la situazione! I tuoi post sono utili. Mentre leggevo questo mi è venuto in mente l'effetto telenovela di bassa lega (perché esistono anche quelle ben fatte) o recita parrocchiale (sempre di quelle più raffazzonate, non le migliori) in cui gli "oooh…" e "aaaah…." dei personaggi si sprecano anche quando non avrebbero praticamente nulla di cui stupirsi!
Grazia
La brutta narrazione è una grande insegnante!
Serena
Il maledetto mi si è mangiato il commento. Dicevo, riassumento, che tu sei molto analitica e quindi per reazione io mi sono sentita troppo spannometrica. Mi farò un giro negli altri articoli sulle emozioni
Dicevo anche che settimana scorsa mi sono scaricata l'estratto di "Dio di Illusioni" e non so se il periodare classicheggiante è una scelta legata alla voce del personaggio o una tendenza dell'autrice, e ti chiedevo che ne pensi tu.
Vado a nanna perché sto cascando.
Un bacione
Grazia
Io ormai copio sempre i commenti, prima di postarli! E' davvero fastidioso dover riscrivere, e il secondo commento di solito è la metà del primo…
Non ho trovato la Tartt classicheggiante ne "Il cardellino"; semmai "dilungante"… si vede che il principio per cui le scene devono servire alla storia vale solo per noi scrittori sconosciuti. Indugia troppo nelle situazioni che descrive, e pure sulla tematica alcol-droga, per quanto mi riguarda… sarà che ho da poco letto "In un milione di piccoli pezzi", e il mio bonus vita-strapazzata l'avevo già esaurito! Lo stesso, molto brava, e sono contenta di avere letto il romanzo. Non so se osare con "Dio di illusioni", però.
Salvatore
Lo stupore è un'altra emozione difficile da palesare in narrativa. O meglio: è facilissimo farlo in modo banale – Giuliò guardava la luna con uno sguardo stupito, gli occhi sgranati, la bocca a O… -. Insomma, uno schifo. Forse bisognerebbe lavorare bene sul contesto e le relazioni/reazioni tra il personaggio e l'ambiente.
Per quanto riguarda Donna Tartt, ho acquistato Il cardellino l'anno scorso, ma non mi sono ancora deciso a leggerlo. Com'è? Ti è piaciuto? L'hai trovato noioso?
Grazia
Mi è piaciuto molto sotto tutti gli aspetti importanti: trama, personaggi, ambientazioni, dialoghi, e anche lo stile, almeno in generale, ma gli ho trovato tre difetti, uno dei quali difficile da ignorare: a cosa servono centinaia di pagine su una stessa situazione, dove non ci sono progressi nella storia? L'autrice è talmente brava da fartele apprezzare lo stesso, o almeno per me è stato così, ma viene voglia di darle una spinta. Di sicuro un duecento pagine si potevano tagliare in modo del tutto indolore, e parlando di un libro di ottocento pagine e passa sarebbe stato doveroso farlo. Comunque valeva la pena di faticare un po', perché la Tartt scrive proprio bene. Se lo leggi poi mi dici cosa ne pensi?
Gloria Vanni
Che meraviglia lo stupore nelle pagine dei libri e nella vita, Grazia! È una di quelle potentissime emozioni e capacità quando siamo bambini e poi. crescendo, ce lo perdiamo per strada. Che fatica difenderlo con i denti ma che magia ogni volta che lo incontri, dal vivo, sulla carta, sul tablet. Sì, mi piace e pure tanto. Grazie per questa tua lunga e dettagliata analisi
Grazia
Lo stupore gioca davvero una grossa parte nella gioia di vivere per come la intendo io… e come la intendi anche tu, credo! Mi sento fortunata a non averlo abbandonato, anzi, ad averlo riscoperto.
Ferruccio Gianola
Provare stupore, stupirsi credo sia una delle emozioni più belle in assoluto.
Grazia
Benvenuto!
Anche per me lo stupore è importante, e per fortuna molto presente nelle mie giornate. Scrivevo ieri in un commento su Carta Traccia che me ne vado in giro con la meraviglia a tracolla, e non era per dire.
Marina
Lo stupore è sempre quello che cerco quando scrivo e quello che voglio trovare quando leggo. Quando si costruiscono attese, si creano ipotesi, si generano curiosità, è molto difficile, poi, mantenere le promesse: ho letto un libro, lo scorso anno, che era un tripudio di premesse per colpi di scena incredibili; che delusione, alla fine, accorgermi che l'autrice aveva bruciato l'importante occasione di stupire veramente.
Grazia
Conviene mantenersi sul finto-quieto e tirare fuori il coniglio dal cappello al momento giusto. Se prima il cappello lo sventoli troppo sotto il naso del pubblico, finisce che si aspetta un troll!
animadicarta
Il mio più grande cruccio, quando si tratta di mostrare lo stupore, sono le espressioni verbali. Dopo un po' mi sembra che tutti i personaggi manifestino esternamente la loro meraviglia nello stesso modo e mi è difficile trovare nuove parole.
Grazia
Giusto, c'è anche questo fronte. Scartati i vari oh, uh, ah, cosa si usa? Ommadonna, che diamine, che c… beh, non esageriamo. Io sinceramente non sento il bisogno di esprimere a parole il momento dello stupore; mi sembra che bastino espressioni e gesti (e silenzi). La parola per me arriva dopo, per esprimere la reazione che segue.
M.
Essendo una persona che si stupisce per un nonnulla, faccio stupire spesso anche i miei personaggi. La cosa più bella è che ognuno di loro ha un modo tutto suo di stupirsi. Mi fanno impazzire! Ti sembra normale adorare così i protagonisti dei propri libri? Mah…
Tu avrai problemi con i relativi, ma io con il verbo “stupire” non sono da meno!
Grazia
Personaggi doppiamente felici: amati e capaci di stupore. Niente male!
Anonimo
Molto interessante! (E' ormai il mio commento default ai tuoi post?)
La parte dei "Segnali di stupore represso" l'hai creata apposta per i miei personaggi, ammettilo XD per il resto sguardo fisso e/o puntato di scatto sull'oggetto dello stupore e respiro trattenuto sono i segnali che uso più di frequente (più di rado la bocca semiaperta e versi/esclamazioni di stupore).
Grazia
Sguardo e respiro sono anche le mie manifestazioni più tipiche per lo stupore; anzi, nel caso dello sguardo devo stare attenta a non esagerare, perché faccio passare da lì praticamente tutto.
(Il tuo commento di default è molto gratificante! )
Lisa Agosti
Meno male che l'elenco include l'alzare le sopracciglia, perché ai miei personaggi capita ogni due pagine. La mascella che cade mi fa sempre venire in mente Roger Rabbit