Cartolina dalla Terra dei Non Scriventi
La libertà richiede di non confondere scelte e doveri
Bentrovati! Come state?
Quasi non ci credo, ma sono già passati tre mesi da quando mi sono trasformata in scrittrice-che-non-scrive (ne ho parlato nel post Se ami qualcosa, lascialo andare). Dire che il tempo vola non mi rende molto originale, ma quanto è vero! Mi sembra passato un paio di settimane da quando ho deciso anche di rallentare-abbreviare-sospendere i miei post sul blog, e invece…
A dire il vero non ho mai deciso di sospendere le pubblicazioni sul blog, ma lo stop si è realizzato da solo. Una volta uscita dalla logica dell’essere presente in rete, è stato facilissimo abituarmi a essere assente; naturale, direi quasi. Persino le visite ai miei blog preferiti sono state più rare e spesso silenti, tanto che a un certo punto mi sono domandata: ma è possibile che sia tutto così superfluo? Mi sono raccontata per anni che mi importava di tenere un blog e parlare con le persone che conosco in rete, che era importante postare su Facebook i “miei” fiori e i “miei” cani, che la condivisione è meravigliosa… ed erano tutte balle?
Sì e no.
È vero che queste cose mi interessano.
È vero che queste cose non mi sono necessarie e contengono una quota di rischio.
È ancora più vero che la mia vita richiede attenzione, viva e presente.
Non avevo mai realmente compreso l’importanza della libertà. Gli esseri umani non sono liberi per definizione, perciò non mi sembrava snaturante accettare compromessi per continuare a fare il giocoliere con venti palle. Non avevo mai pensato che accettare la quota strettamente necessaria di non-libertà fosse diverso dal coltivarla attivamente, magari definendola equilibrio.
I margini di scelta sono più ampi di quanto credevo (o credessi, come vi piace). Questa è una grande scoperta! Non do più per scontato di dovere fare certe cose o essere in un certo modo, nemmeno per raggiungere degli obbiettivi. Quelle che mi sembravano scelte obbligate sono quasi sempre semplici opzioni da valutare.
In questo momento il risultato della valutazione è spesso “butto tutto dalla finestra”. Che sollievo! Avevo dimenticato quanto fosse piacevole viaggiare leggeri. Questo processo di sgombero e pulizia si protrae più del previsto e illumina angoli sempre nuovi di inconsapevolezza e di stagnazione. Mi sento bene, mi sento attiva e in cammino, grazie a cosa?
Avere smesso di scrivere.
Ovviamente non parte tutto da lì, ma quel gesto ha avuto un significato forte per me. Tutti i processi in atto nella mia vita che procedevano a rilento ne hanno ricevuto nuovo impulso. Sarà anche la congiunzione astrale favorevole (lo ha detto Paolo Fox in tivù, Chiara perdonami!), ma mi sento davvero bene. Dedicare attenzione alle cose è speciale, anche quando è l’attenzione di un minuto. Prima ero sempre con la testa su quello che stavo scrivendo o volevo scrivere o non veniva pubblicato o non sapevo come promuovere o…
Pace!
Qualche giorno fa ho chiesto al mio agente di fare il punto della situazione. Dopo mesi di proposte agli editori, in assenza di segnali positivi da parte sua mi sembrava chiaro che mancassero i risultati, ma volevo una sua conferma, che puntuale è arrivata: niente di fatto. La sua cortesia nel dirmi che sarà un piacere per l’agenzia leggere le mie prossime opere aveva il sapore di un garbato congedo, per quanto non definitivo.
L’esito non mi ha stupita – il silenzio è una risposta molto chiara, in questi casi – ma mi sentivo strana. Ero un groviglio di sentimenti diversi: delusione, desiderio di rivalsa, autocommiserazione, voglia di non scrivere più e di tornare subito a scrivere, curiosità sul futuro, persino imbarazzo nei confronti dei miei familiari (“che faccia avrò in questo momento?”); ma una parte di me assisteva a questa giostrina di emozioni da una posizione di calma assoluta. Osservava, tranquilla. Sapeva di non poter essere realmente toccata da queste vicende. Mi sentivo centrata come non mai.
Sul mio diario ho scritto:
“Il processo è concluso. Ora tutto può ripartire da zero. Via le aspettative, via le pretese, via la visione distorta che non mi ha portata dove volevo. Posso decidere qualunque cosa. Sono libera da me stessa.”
Non è interessante rinascere grazie a un fallimento? Meglio che non segua questo nuovo filo, o la cartolina si trasformerà in un corposo volume. Piuttosto tento di riassumere per voi ciò che ho capito in queste settimane.
Non ho voglia di parlare di tecniche di scrittura
Se penso di scrivere un altro post sulla costruzione dei personaggi, sullo show, don’t tell o sul finale, mi viene voglia di chiudere il blog! Continuo a considerare fondamentale lo studio degli strumenti dell’arte, ma per il momento questa mia fase si è conclusa. Se parlerò di scrittura, sarà in modo diverso.
Mi dissocio dalle tecniche di gestione del blog raccomandate dagli esperti
Non dubito che ne sappiano più di me, ma scelgo di non impormi regolarità, lunghezza dei post, tipo di titoli eccetera. Ci ho provato, solo per scoprire che Google se ne infischia dei miei sforzi e che – soprattutto – il prezzo da pagare è troppo alto. Voglio fare ciò che amo fare e proteggere il piacere di farlo dai vincoli che lo rendono faticoso. Vale per la scrittura, vale per il blog, vale per tutto, con i dovuti distinguo.
E poi: davvero perdo lettori se pubblico soltanto quando ho qualcosa da dire e la voglia di dirlo? Se così è, significa che l’interesse è blando, nel qual caso considero giusto e normale che il lettore si dedichi ad attività più interessanti. Non è difficile seguire un blog senza controllare ogni giorno le novità: basta iscriversi per ricevere una email a ogni nuovo articolo, oppure inserire il blog nel lettore di feed (tipo Feedreader, lo conoscete?), e voilà! In una sola videata si ha una panoramica dei blog preferiti, con tanto di nuovi articoli ben evidenziati.
Io, dal canto mio, nel pubblicare seguirò il piacere di condividere con voi il mio pensiero, senza pretese di coerenza. Mi sono trovata a non scrivere post che avevo in mente perché erano strani, fuori argomento, non inseribili in una serie, non abbastanza legati alla scrittura… non va. Accetto di non sapere cosa scriverò e come verrà accettato.
Mi serve mettere a fuoco il concetto di artista
Questo è evidente nella frequenza con cui mi arrivano spunti di riflessione su questo argomento. L’artista non è un artigiano sufficientemente evoluto da fare un passo in più verso la bravura o il successo. L’artista è diverso. Il suo rapporto con l’arte ha poco a che vedere con la competenza e la professionalità. Sarà sicuramente un buon artigiano, ma soltanto perché padroneggia i suoi strumenti quotidiani. Se penso a Van Gogh… forse in futuro vi racconterò anche di lui.
Il punto è: ho sempre detto di essere artigiana e non artista. Il termine “artista” mi stava anche un po’ antipatico, per quanto io non abbia niente contro l’arte. Ora: davo di me stessa questa definizione perché intuivo una verità, o per ignoranza mi stavo inquadrando in modo sbagliato? È fondamentale l’ottica da cui si parte; influenza tutto, il comportamento come il corso delle cose. Se io mi vedo come un’artigiana, non andrò oltre questo limite che mi sono autoimposta. Se lascio le porte aperte, cosa sono lo scoprirò nel tempo. Non ho bisogno di saperlo in anticipo, e nemmeno di domandarmelo – una distinzione importante, perché finché continuo a fare domande sono spinta a fissare paletti, giudicare, selezionare piuttosto che essere pronta ad accettare quello che viene.
Merito – in senso positivo e negativo – questa pausa sabbatica dalla scrittura
In senso positivo, perché ho lavorato senza risparmiarmi, con entusiasmo, e questo mi ha fatto imparare tanto; in senso negativo perché ho commesso errori gravi.
Una volta passato il primo periodo in cui ho scritto governata dall’istinto, ho iniziato a trattare la scrittura come un’attività professionale, con tappe di apprendimento, obiettivi intermedi e finali, strumenti e scelte strategiche. Mi sono basata non sulla generosità nata dalla vera passione, ma su criteri che con la passione per la scrittura avevano poco a che fare. Per questo ora, guardandomi allo specchio, vedo un’immagine di me poco lusinghiera: gretta, arrogante, presuntuosa, smaniosa di controllo, incapace di riconoscere e onorare ciò che nella scrittura è sacro – e lo dico nel senso letterale del termine.
Come mi sono permessa di dire che pochi lettori equivalgono a zero lettori?
Come mi sono permessa di ipotizzare che non avrei più scritto se non avessi raggiunto risultati seri?
Ne ho parecchie di queste domande indignate, ma ve le risparmio. Vi dico soltanto che ho scoperto di poter essere umile e presuntuosa a seconda dell’ambito e del momento, e anche contemporaneamente. Ogni singolo lettore è prezioso, e si scrive soltanto perché si ama farlo. Ora mi è chiaro. Farò il possibile perché rimanga chiaro anche in futuro.
Con tutta questa indignazione, non sono arrabbiata con me stessa, non mi pento né mi vergogno. Si parte sempre dal livello di consapevolezza che si è acquisito, non può essere altrimenti. Anche se rischio di non scrivere più – questa possibilità esiste, anche se la sento abbastanza remota – sono felice di questa crisi che mi aiuta a fare tabula rasa.
Come recita il famoso aneddoto zen, non puoi versare nuovo tè in una tazza già piena. Questo ultimo periodo ha liberato per me il tempo e l’attenzione necessari a cogliere i nuovi stimoli che mi arrivano: gli incontri con persone illuminate, per esempio, tramite le loro biografie o saggi che li riguardano, gli approfondimenti sul tai-chi e lo yoga, le mostre, i viaggi. Ne scriverò sul blog, prima o poi, perché se taccio la parte più importante di me, di cosa dovrei parlare?
Finalmente (per voi!) questa che doveva essere una breve “cartolina” dalla Terra dei Non Scriventi arriva in porto. Spero che in questa mia lunga riflessione abbiate trovato qualcosa di interessante. Appena avrò qualcosa di buono da condividere, mi vedrete spuntare come un fungo nella blogosfera. Intanto faccio visita ai vostri blog, anche se non con la costanza e la loquacità del passato, e insomma, ci sono. Un abbraccio a tutti!
P.S. Non perdetevi gli ultimi articoli di Celeste su Carta Traccia, che grondano saggezza.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
48 commenti
Michele Scarparo
Le camicie di forza non sono mai belle, per quanto il tessuto sia pregiato o la fantasia piena di colori. Per il resto, che dire: ti capisco. Seguo Celeste da un bel po' e aspetto, curioso di scoprire che direzione tu voglia prendere.
Grazia
Sono curiosa io per prima di scoprirlo.
Glò
Cara Grazia, mi sei mancata e sono contenta di ritrovarti finalmente! Personalmente, non avendo velleità di scrittura, ho da subito inteso il blogging in modo più libero, quello che leggo in questo post è vicino alle mie intenzioni. A volte lasciar andare e trovare l'ispirazione in altri luoghi porta nuove cose, belle e magari inattese.
Buon tutto, a rileggerci
Grazia
Le persone che, come te, non si sono inventate catene dove non servono sono una buona fonte di ispirazione per me. Grazie di tutto, a rileggerci!
valdo immovilli
Grazie
Grazia
Grazie a te, Valdo, a voi tutti.
Anonimo
Ho trovato molto interessante questo post, perché parla di tempo e di delusioni, e del fatto – a cui penso spesso – che gli agenti sembrano angeli che ci porteranno al di là del guado e invece no, non sempre ce la fanno. Ti leggo molto serena, più di prima, ricevo quindi con piacere la tua cartolina, io ci sono. Sandra
Grazia
Dici bene, nemmeno gli agenti fanno miracoli, per motivi diversi. Nel mio caso non posso verificare la qualità del lavoro del mio agente, ma mi sono trovata molto bene con lui come persona, quindi non ho niente da recriminare. Le decisioni spettano sempre agli editori, alla fine. Grazie della presenza!
Francesca
"Non avevo mai realmente compreso l'importanza della libertà". Che frase stupenda! Si attaglia perfettamente al mio stato d'animo di questo periodo.
Grazia
Tu quoque, Francesca? Siamo in tanti ad avere avuto un impulso liberatorio, a quanto leggo. Spero che possiamo progredire tutti.
Marina
Grazie per la cartolina. Bello sapere che comunque ci sei, anche da dietro le quinte.
Accidenti, hai maturato una bella consapevolezza che ti ha liberato di parecchie zavorre! L'importante è prendere le decisioni sempre con la massima serenità.
La tua prossima cartolina mi troverà di nuovo pronta a riceverla!
A presto, Grazia!
Grazia
Hai ragione, bisogna prendere le decisioni con serenità, e soprattutto… prenderle! Per carattere tenderei a restare sempre nel mezzo per non dover pagare il prezzo delle mie scelte, ma non funziona. A presto, e grazie!
Nick Murdaca
Grazia, che bello rileggerti. Proprio ieri ho cercato un tuo post. Mentre scorrevano sotto i miei occhi queste tue parole traboccanti di consapevolezza, sincerità e modestia, mi sono tornati in mente i dubbi e le energie spese durante la scrittura del post che ho pubblicato in questi giorni, dopo cinque mesi di silenzio. Credo che, anche se sotto punti di vista differenti, volevamo mettere a fuoco le stesse riflessioni.
Grazia
Grazie Nick! Eh sì, mi sono accorta che anche tu sei stato silenzioso in questo periodo. Passo a leggere il tuo articolo.
Cristina M. Cavaliere
Qualcuno mi disse che proprio durante l'inverno – la stagione più dura e all'apparenza più statica – la terra lavora maggiormente. Sotto la coltre della neve, nel silenzio e nel buio, tutto si prepara a germinare, a fiorire e a dare i suoi frutti. Che sia lo stesso per te, amica mia.
Grazia
Grazie di questo meraviglioso augurio, e bentornata!
Tenar
Capisco molto bene questo tuo post e in parte mi ci riconosco molto. Quando il blog diventa un dovere da adempiere seguendo regole precise, forse è il caso di prendersi una pausa. Un blog è ancora, secondo me, uno spazio di condivisione personale. Deve essere gioia di condividere. In caso contrario non ha senso.
Quanto alla scrittura, io sono da un mese non scrittrice forzata e ne sento la mancanza come si sente la mancanza come se mi avessero tagliato un arto. Non me ne frega molto dei lettori (scusate lettori) ma proprio mi manca il tempo che dedicavo anche solo al pensare le storie, mi manca il piacere di scrivere, quella sensazione di staccare da tutto e da tutti. Se c'è una cosa che in questo mese ho capito è che la scrittura non è accessoria e non è un hobby, né è davvero finalizzata a un lettore. È parte di me.
Grazia
Sono cose che non si capiscono davvero senza fare a meno della scrittura per un certo periodo. Solo a leggere il tuo commento mi vengono i brividi.
Marco Freccero
Per esperienza posso dire (o forse l'ho già detto?) che tanto, prima o poi, torni a scrivere. Magari smetti per uno, due, cinque anni. Ma alla fine…
Grazia
E' confortante pensare che si può riprendere a scrivere anche dopo anni, dà l'idea che non serva avere fretta. Tanto più che certe cose non si capiscono con il cronometro in mano!
Giulia Lù
Ben tornata cara Grazia, ogni tanto passavo a controllare il tuo blog e oggi ho avuto la sorpresa di trovare questa tua cartolina!
Mi ritrovo in quello che hai scritto, a volte è importante scrivere senza troppi ragionamenti e programmazioni, perché si può perdere il piacere di scrivere. Devi farlo seguendo il piacere di farlo in libertà. Un abbraccio.
Grazia
Hai proprio ragione. Grazie per la tua costanza, Giulia, a presto!
Elisa Elena Carollo
Bel post, in particolare la citazione delle tazza di tè mi ha fatto riflettere… Sono contenta per te e per il tuo periodo di rinnovamento, ti auguro di continuare e di raccogliere poi i frutti!
Forse dovrei fermarmi anch'io ogni tanto, ma mi sembra sempre di essere un passo indietro rispetto a quello che dovrei essere e quindi corro ancora di più.
Grazia
Io mi sono fermata soltanto quando il mio castello stava andando in pezzi, ma forse è normale che succeda così; in fondo i cambiamenti profondi nascono quasi sempre dalla necessità, non dalla ragionevolezza. Ti auguro soste più azzeccate come tempistica!
Elisa Elena Carollo
Non c'entra niente, ma te lo scrivo qui perché non ho altri tuoi contatti: ho una sorpresa per te in questo post https://it-drama-queen.blogspot.it/2016/05/liebster-award-2016.html
Grazia
Grazie! Arrivo subito a (non) risponderti…
Luz
Ciao, Grazia, e ben trovata. Questo e l'altro post trasudano tutta la compostezza e la voglia di azzerare che ti sono proprie in questo momento (la prima delle due ti appartiene per natura, è evidente). Comprendo perfettamente il tuo pensiero (e imparo un termine come "decluttering" che sento mi sarà sempre utile) perché l'ho vissuto dopo diversi anni di amministrazione di un forum che ho considerato una "seconda casa", dove riversavo totalmente me stessa e dove mi attendevo troppo dagli altri. Se l'impresa forum è esplosa per mancanza negli altri di quella stessa passione che animava me, qui si tratta di tutto ciò che descrivi assai bene. Il senso dell'essere arrivata a un punto e aver esaurito ogni energia.
Operazione legittima e assai saggia quella di prendere le distanze per ritemprarsi.
Sono contenta che ti senta finalmente a un giro di boa.
Grazia
Sì, il paesaggio è cambiato in meglio. Quando si convogliano tante energie in qualcosa, è quasi impossibile non crearsi aspettative, sia verso le persone che verso gli eventi, ma proprio questo incrina l'equilibrio e spinge verso il disastro. Ti dirò, secondo me la lotta contro le aspettative è davvero centrale nella ricerca del benessere personale.
Monica
Eccolaaa! Che bello rileggerti!
Sai, ammiro un sacco chi riesce a scrivere cose edificanti nel proprio blog ma io non ce la faccio proprio. Mi sento stretta in un ruolo che non è il mio. Per me è sempre stato così, fin dall'inizio, ma sono sicura che ti ci troverai bene anche tu.
Grazia
Ciao, amica di segnalibro! Davvero scrivo cose edificanti? Bè, se decidessi di farlo, credo che non ci riuscirei, ma se si tratta di lasciare uscire quello che rischia di farmi scoppiare… è tutta un'altra cosa. Ma poi, chi ha detto che solo filosofeggiare sulla vita sia edificante? E soprattutto, posso chiederti perché ti senti stretta in un ruolo che non è il tuo? E anche quello che scrivi dopo… credo di non avere capito bene. Aiutino?
Monica
Se provo a scrivere cose edificanti, e bada bene, non ci riesco mai, mi sento stretta. Nel blog mi riesce bene solo scrivere a ruota libera. Se mi impongo una struttura, finisco per produrre qualcosa che non è mio. E mi annoio. Se le scrivono gli altri, no.
Non sono sicura di aver chiarito…
Grazia
Ah, adesso ho capito. Secondo me cambiare per avvicinarsi a se stessi va bene, ma per allontanarsene… sarebbe uno sproposito! Tu vai bene così come sei.
Maria Teresa Steri
Sono molto contenta di ricevere questa cartolina e soprattutto di sentirti più serena e libera. Ci sono tante emozioni che traboccano, tante cose che si leggono tra le righe, magari servirà tempo per elaborarle tutte ma intanto sei su una nuova strada e probabilmente è questo che conta.
Di tutto ciò mi ha colpito quando parli di sacralità della scrittura… Sempre più mi capita di vederla anche io in questo modo e anche di rammaricarmi per quanto spesso invece sporchiamo quest'arte (sì, è giusto chiamarla così) con sovrastrutture o aspettative.
Ti leggerò volentieri qualsiasi piega prenderà il blog. Un abbraccio
Grazia
Hai ragione, le emozioni mi incalzavano mentre scrivevo. Pensa che volevo scrivere questo articolo da settimane, ma ogni volta che tentavo, o solo ci riflettevo su, mi sentivo bloccata, così ho deciso di non forzare i tempi. Quando l'articolo è stato pronto, è uscito come un torrente, non come un ruscelletto!
Gabriele Pavan
Post che riesce a mettere in chiaro qualcosa che vado da tempo rimuginando.
A me vanno bene i 4 cats che mi leggono – se ne hanno voglia – o che hanno di meglio da fare – se ne hanno voglia. Va bene così.
Un post è una specie di chiacchierata fra amici (per quanto conosciuti via internet e magari mai visti di persona) a raccontarsi storie.
A volte ci si ritrova e a volte no.
E a volte qualcuno parte per un viaggio: ci racconterai tutto quanto avrai voglia di tornare…nella blogosfera.
Perfetto.
Grazia
Piacere di conoscerti, Gabriele! Credo un post possa essere molte cose, a seconda di come l'autore intende il suo blog: chiacchierata, lezione, condivisione, comizio e chissà che altro. L'importante, per me, è non allontanarmi da quello che sono per ossequiare regole e doveri che non mi appartengono. Ci sarà anche un prezzo da pagare, ma al momento preferisco così. Grazie di avere commentato.
Gloria Vanni
"È ancora più vero che la mia vita richiede attenzione, viva e presente…" Artigiana versus artista?
Che piacere ritrovarli con la tua leggerezza e saggezza che scappano via da una cartolina troppo piccola e, in attesa della prossima, sono felice di sentirti viva e carica di nuova energia. È questa che conta, Grazia, più di qualsiasi altra cosa! Oggi per la mia energia mi sono regalata ben due ore di sonno in pomeriggio, non accadeva dal 1917 A presto!
Grazia
Il mitico pisolino pomeridiano! Io sono una fan accanita: prima ne avevo bisogno per via dei turni, adesso me lo godo perché la situazione lo consente. Però, dal 1917…
Celeste Sidoti
Eh, che devo dire, hai detto tutto tu!
Anche io non ne posso più di parlare di tecniche di scrittura. (E tra parentesi, se la scrittura esiste da millenni, e le tecniche di scrittura come le conosciamo hanno qualche decina d'anni, ma intanto continuiamo a leggere l'Odissea, vuol dire che non sono così fondamentali come vogliono farci credere.)
Giustissimo anche scegliere di proteggere la propria passione a costo di perdere lettori. Se davvero trovano interessante quello che fai, resteranno, e sennò vuol dire che è un tipo di utenti di cui non hai più bisogno.
L'artista è diverso. Già. Ormai rischi di passare per illuso romantico (e quindi destinato al fallimento, non dimentichiamo!) se ammetti di sentirti qualcosa di più di un fabbricante di mattoni. Però è così. E la resa artigianale è un mezzo, non un fine.
Grazie del link
Grazia
De nada. La resa artigianale è un mezzo (anche importante, aggiungo) ma non un fine. Proprio così.
Anonimo
Che sincronicità imbattermi oggi in questo tuo post.
Questo per me è stato un anno di poco tempo per scrivere per ripresa lavorativa post maternità prolungatissima.
Tuttavia anche se ho sofferto la mancanza di tempo per scrivere ho anche vissuto la dimensione del desiderio…un aspetto davvero importante in una passione.
E' stato bello passare di qua…grazie
Grazia
Grazie a te per la visita. Hai ragione, il desiderio è importante. Aiuta a uscire dall'abitudine e a dare alle cose il loro vero valore, perciò anche la mancanza può essere un fattore positivo. Verrò presto a fare un giro sul tuo/vostro sito.
Alessandro C.
Smettere di scrivere è un po' come smettere di fumare: non si sbaglia mai.
Un po' diversa la questione dello smetteredispiattellarealmondochesistascrivendo.
Grazia
Benvenuto! Secondo me smetteredispiattellarealmondochesistascrivendo può essere una buona idea per ripulirsi da tutte le cose che ci si è detti addosso; smettere di scrivere non so, per ora mi sembra solo il modo migliore per capire se ho voglia di scrivere. In entrambi i casi si torna allo stato originale, ed è un bene.
Anonimo
Si che ne hai voglia… è solo che non ne hai ora!
Grazia
Lo credo anch'io. Anzi, più che non averne voglia ho l'impressione che non sia ancora il momento giusto.
Anonimo
Dai dai, vedrai che il motore ripartirà da sé quando meno te lo aspetti. L'importante è non smettere di leggere, che fa sempre bene e continuare ad osservare le cose per comprendere come sono davvero, per poterle descrivere meglio.
Grazia
Oh sì, osservare, comprendere, ampliare gli orizzonti. Vita vera, non imbalsamata.