Scrittura

Scrivere: l’ultima revisione

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Prima di arrivare alla pubblicazione, ogni testo subisce non una, ma numerose revisioni.
L’ultima, però, ha un sapore diverso.

Ha un suono solenne, vero? Dopo L’ultimo imperatore e L’ultimo samurai, ecco a voi L’ultima revisione! Invece sto per raccontarvi qualcosa di molto più normale, vale a dire la mia recente esperienza di revisione conVeronica c’è, il romanzo per adolescenti che ho in progetto di autopubblicare nel mese di ottobre con Amazon KDP.

Definire questa revisione recente è poco, visto che l’ho terminata ieri. Potrebbe essere una revisione come un’altra, se non fosse per la tempistica: il romanzo era già pronto due anni fa per l’invio agli editori – tramite agente, perché in quel periodo ero rappresentata – quindi non sarebbero state necessarie modifiche, almeno in teoria.

La teoria, però, mi aveva già tradita nel caso di Cercando Goran. Dopo tre anni dalla sua pubblicazione con il vecchio titolo di Due vite possono bastare, la mia decisione di farlo tradurre e autopubblicarlo aveva dato il via a una quantità di modifiche sostanziali, oltre che stilistiche, che avevano preso in contropiede me e complicato la vita alla traduttrice. Stavolta ho fatto tesoro dell’esperienza: appena deciso di pubblicare il romanzo, mi sono rimboccata le maniche (vedi foto!), ed eccomi qui a raccontarvi le mie impressioni.

Questi due anni di pausa sono stati molto utili. Il processo di revisione potrebbe durare in eterno, quindi è necessario dargli uno stop al momento giusto, ma questa lunga decantazione mi ha permesso di vedere il lavoro con una chiarezza particolare. Certo il romanzo avrebbe potuto uscire così com’era, ma… che differenza! Non so per i lettori; sicuramente per me.

Lavorando con calma sul testo, ho notato le tante piccole operazioni che compongono una revisione finale di questo tipo, come se le avessi sotto la lente d’ingrandimento. È un lavoro da editor, simile a quello della revisione iniziale, ma più fino.

Strumenti artigianali per un'ultima revisione

Modifico la struttura delle frasi che non mi convincono del tutto. Non cerco più giustificazioni razionali per le mie sensazioni: quello che mi fa dire “però” va cambiato. Credo che ognuno di noi abbia strutture che gli sono tipiche più di altre. Nel mio caso, posso trovare troppe frasi lineari soggetto-verbo-complementi, oppure troppe avversative (ma…). Nella revisione finale ribalto tutto, giro, combino, splitto, trito e sminuzzo, peggio di un minipimer.

Ascolto il ritmo delle frasi, spesso leggendole ad alta voce. Controllo che i periodi abbiano lunghezze miste e adeguate all’atmosfera della scena, in modo che il testo non diventi noioso come contare le pecore, per me e per il lettore.

Sostituisco qualche termine banale (per esempio verbi come “fare” e “dire”, che spuntano da ogni parte) con sinonimi meno triti, purché non suonino troppo ricercati. Secondo me le parole non devono spiccare singolarmente, ma fare il loro dovere di soldatini nel brano.

Do la caccia ai termini obsoleti. Me ne sfugge sempre qualcuno. Perché li avevo inseriti, dite? Ma perché io stessa sto avanzando verso l’obsolescenza! Non avendo vent’anni, diciamo, ogni tanto mi escono termini e metafore che sul momento considero normali; ripensandoci, però, mi viene il sospetto di non sentirli usare da un pezzo. È un problema da considerare, soprattutto per un romanzo che si rivolge ai giovani. Nei casi dubbi mio figlio mi fa da consulente. “Qualcuno dice ancora xxx?” “Che roba è?” Meglio cambiare…

Controllo di nuovo – a mente non fredda, ma gelida – il turpiloquio. Nel mio quotidiano uso un buon numero di parolacce, ma per un testo pubblicato preferisco pormi qualche domanda. Il termine è utile a esprimere un aspetto del personaggio, un suo stato d’animo? È adatto al contesto, o persino necessario? Esiste un’alternativa meno vistosa che non suoni parrocchiale? Un romanzo per ragazzi sembrerebbe il paese di Bengodi [obsoleto!] in questo senso, invece non è proprio così. Genitori e insegnanti di solito non vedono con favore il turpiloquio, e spesso sono proprio loro a decidere l’acquisto del libro; inoltre qualunque ragazzo che viva nel mondo normale vede già coperto il suo fabbisogno di parolacce senza ricorrere alla letteratura…

Verifico che non sia rimasto qualche mio “tormentone” personale a disturbare il testo. Per esempio elimino le ripetizioni in eccesso. Non quelle involontarie, che in questa fase sono già sparite, ma quelle che servono ad aggiungere enfasi: anafora, anadiplosi, epanalessi, epifora… viva la retorica! Proprio perché il loro effetto mi piace, devo stare attenta a non esagerare. Lo stesso vale per certi termini che sembrano fare la ronda nel mio cervello ventiquattr’ore su ventiquattro. A questo scopo, molto più che in passato…

Uso il Thesaurus delle revisioni di Word. Mi fido molto del mio serbatoio personale di sinonimi e contrari, ma non sono un dizionario. Adoro scovare il termine perfetto.

Taglio dove sto ribadendo qualcosa di già detto/mostrato nelle vicinanze. Nelle sue forme più ovvie, questo è già sparito in precedenza (es: definire il personaggio “arrabbiato” per poi fargli compiere un gesto che mostra la sua irritazione), ma a volte il problema è più sottile.

Curo le transizioni, in particolare quelle che chiariscono i processi interiori dei personaggi. A volte mi capita di essere sommaria nel mostrare le loro motivazioni, semplicemente perché io le conosco; la cosa può sopravvivere anche alla prima revisione, perché il mio cervello non riesce a fingere di non sapere quello che sa. Dopo questa lunga pausa, ogni stacco troppo repentino da un paragrafo all’altro mi ha attirato l’occhio. In un paio di casi la correzione mi ha fatto sentire di conoscere meglio il personaggio.

Controllo i picchi drammatici per non cadere nel melodramma. Mi capita di esagerare, in particolare nei dialoghi, nonostante i miei gusti vadano sempre più nella direzione opposta.

Mentre lavoravo a questa ultima revisione, mi sono stupita di quanto mi stessi divertendo a fare da editor a me stessa! Non sarebbe stato così senza quei due anni di pausa. La revisione iniziale a più fasi diventa sempre pesante al quinto, sesto passaggio al setaccio degli elementi della storia. Stavolta invece è stato un piacere prolungare il mio viaggio con Veronica c’è.

E voi, come gestite la revisione? A fine stesura riuscite a pazientare, oppure scalpitate per iniziare a sistemare il testo?

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE: Un paio di giorni di ferie me li merito, vero?

BOLLETTINO DEL LETTORE: Ho iniziato a leggere Il mio nome è rosso, di Orhan Pamuk.

P.S.: Non c’entra nulla, ma forse potete aiutarmi: cosa si fa quando un sito consente – o afferma di consentire – il download gratuito del proprio romanzo? Nel mio caso, essendo iscritta a Google Alerts, ricevo notifiche ogni volta che qualcuno inserisce in rete i titoli dei testi che ho pubblicato. Se vado sui siti in questione, però, mi trovo a dover inserire i miei dati per creare un account, e preferisco non farlo. A voi è capitato qualcosa di simile?

23 commenti

  • Ferruccio Gianola

    Io ho tanto di quel lavoro (tra racconti e romanzi) da pubblicare che… ma sono talmente lungo nelle revisioni che non finisco mai

    • Grazia

      È facile dilungarsi nella revisione, soprattutto se si è perfezionisti. Io però sento il bisogno di lasciare andare il lavoro, a un certo punto, o non riesco a scrivere niente di nuovo.

  • Barbara Businaro

    Io scrivo revisionando, per i racconti almeno, ed è un dramma…
    Si, i giorni di ferie te li meriti davvero! Da quel che dici hai fatto un lavorone, tipo pulizie di primavera sul testo, però siamo in autunno!
    Su quei siti che promettono download gratuiti… ne sto vedendo crescere a bizzeffe, pagine semplici, con appena la quarta di copertina che con un bottone di download sembrano rimandare ai soliti 3/4 siti, dove è richiesto l'account (e temo anche un abbonamento mensile) per scaricare i libri. Non sono mai andata oltre (avrebbe più senso un Kindle Unlimited) e non so dire se sia legale (magari poi pagano i diritti in altro modo? figurano acquisti su Amazon?) o meno. Se vuoi indagare e il problema è solo l'account, creane uno temporaneo: c'è un servizio che si chiama "20 minute mail" fatto apposta! Eccolo: http://www.20minutemail.com/?it

    • Grazia

      Grazie per il suggerimento sull'email temporanea. L'ho creata per provare ad andare avanti nella creazione dell'account, ma subito dopo vengono richiesti i dati relativi alla carta di credito, perciò mi sono fermata lì. Non credo paghino i diritti, ma nemmeno posso escludere che siano collegati a una vendita su Amazon. Dubito anche che il download gratuito ci sia davvero. Forse sentirò con l'editore, visto che succede anche con i due manuali pubblicati con Eremon. Grazie della mini-consulenza!

  • Nadia Banaudi

    Insieme all'articolo di Maria Teresa esce fuori una guida completa a come revisionare al meglio un testo.
    Dire che il lavoro non finisce mai è un eufemismo, anche quando sembra arrivare alla fine esce sempre un qualcosa da modificare. Forse perché il testo evivo e suscettibile di perfezionamento a ogni occhiata o forse perché da autore non si smette di pretendere il meglio.
    Io personalmente scalpito un po'ma poi mi accorgo che nonostante la buona volontà se non aspetto il tempo e la concentrazione necessaria non ottengo i risultati sperati.

    • Grazia

      E' vero. Se poi non hai un editor esterno che ti faccia da occhio obiettivo sul testo – come quasi tutti noi, credo – una lunga pausa è proprio necessaria. Prima c'è il beta-reading, ma fa un lavoro diverso.

    • Grazia

      Mi sa che la revisione non piaccia quasi a nessuno. Non sarò patologica ad avere questa sensazione di… sistemare il disordine? (Poi sul finale soccombo anch'io.)

  • Giulia Lu Mancini

    Anch'io uso il Thesaurus delle revisioni di word soprattutto per evitare ripetizioni dei termini, anche se poi mi capita anche di lasciare il termine iniziale se alla fine il sinonimo proposto non mi convince del tutto. Di solito faccio già una prima revisione già mentre, prima di scrivere rileggo sempre l'ultimo capitolo e quasi sempre apporto correzioni. Finito di scrivere il romanzo lo lascio decantare un po' prima di rileggerlo più volte tutto insieme, più tempo passa più mi sembra di cogliere meglio certi aspetti da correggere. Poi passo il testo ai beta readers, ne ho diversi e ciascuno punti diversi, il loro contributo è prezioso sotto tantissimi aspetti. Per l'ultima revisione aspetto sempre ulteriori giorni…però qualcosa sfugge sempre, mi tocca sempre fare correzioni dell'ultimo minuto!

  • Rosalia Pucci

    Complimenti per il lavoro che hai fatto e per il post illuminante, consigli da tenere in serbo al momento opportuno! La revisione è una fase della scrittura faticosa, ma che anch'io amo perché molto arricchente dal punto di vista tecnico. E' una sfida quella con me stessa che affronto volentieri anche se ogni giorno inizio quasi disarmata. Poi riparto ed è puro divertimento;)

  • Maria Teresa Steri

    Mi sono ritrovata molto nel lavoro che hai descritto, sono tutti passi che cerco di compiere anche io. L'ultima revisione è sempre tosta e poco piacevole. Di solito io arrivo a un punto che mi viene un senso di nausea solo al pensiero di rileggere per l'ennesima volta il testo. E' vero poi che a distanza di anni, ci si rende conto di quante modifiche stilistiche ma anche sostanziali si debbano fare. Io ero partita con l'idea di "revisionare" il mio primo romanzo e mi sono ritrovata a riscriverlo ex novo. Quindi ti capisco pienamente. Ora decisamente ti spetta un bel po' di riposo!
    Per quanto riguarda il problema dei download, al 90% sono siti farlocchi che ti spingono a iscriverti e basta, non hanno il romanzo realmente. Il consiglio è lasciar correre, tanto se li segnali, il giorno dopo ne spunta uno nuovo.

    • Grazia

      Grazie del consiglio, molto convincente… Sai cosa c'è di bello? Che volevo "riposare", e invece due giorni dopo mi sono trovata a formattare il testo per la pubblicazione e cercare immagini per la copertina… decisamente lavorare di scrittura, in ogni modo, mi fa sentire bene. Questo però succede perché la revisione è stata così distante dalle altre da non essere stata affatto un peso. In caso contrario la nausea l'avrei anch'io.

  • Cristina M. Cavaliere

    Sto giusto revisionando "Le regine di Gerusalemme", complice il molto tempo che ho a disposizione ahahah! Di solito faccio almeno due/tre revisioni. La prima investe pienamente la struttura: stampo il romanzo su carta e mi scrivo tutte le scene del romanzo proprio per capire dove posso infilare, magari, la "storia nella storia" oppure eventuali integrazioni. Procedo con la lettura e segno tutto su carta. Ora sto procedendo alla seconda revisione, cioè ho fatto gran parte delle integrazioni e correzioni sul file. Spero di finire tutto entro l'anno, in modo da poter stampare di nuovo su carta, dimenticarmene per qualche mese, nel frattempo farlo leggere a qualche vittima sacrificale e procedere all'ultima revisione.

    In generale nelle prime stesure trovo difetti da flashback, anche in casi in cui sarebbe molto meglio narrare l'episodio in presa diretta perché particolarmente coinvolgente. Ti faccio un esempio: ho trovato la scena di un combattimento con un demone biblico narrata a ritroso, e ora l'ho trasformata in diretta. Molto meglio!

    Per quanto riguarda il punto sul turpiloquio, ci sono personaggi che devono per forza esprimersi con parolacce, perché quella è la loro natura. Nel mio romanzo sulla Rivoluzione Francese, Danton dice parolacce ed è giusto che sia così.

    Bello "Il mio nome è rosso" di Ohran Pamuk! Per quanto riguarda la tua ultima domanda, non ti so dire: non mi è mai capitato… o forse non me ne sono accorta!

  • Andrea Di Lauro

    "Il processo di revisione potrebbe durare in eterno", quanto è vero.
    Penso che sia indispensabile un lettore, anzi i lettori beta, in modo che mettano subito un freno all'eccitazione di fine romanzo. E questo lo dico perché mi sono sempre mancati, aimhe

    Spesso leggo anch'io le frasi a voce per sentirne il ritmo, e ogni volta mi chiedo se la cosa abbia senso: quando leggo un libro non lo faccio mai, la lettura è più veloce e in qualche modo istintiva. Forse saprai darmi una risposta in merito.

    Sull'aspetto delle parole che dovrebbero eseguire il loro compito di squadra, senza pretendere di isolarsi per spiccare dovrei lavorarci come un ossesso, ma dato che per il momento non ho obiettivi "romanzeschi" mi salvo in corner

    Comunque questo post potrebbe essere classificato come il vangelo della revisione, è davvero utile.

    • Grazia

      Non avevo mai pensato ai beta come freno all'eccitazione di fine romanzo… io di solito quando finisco sono distrutta! La lettura ad alta voce per me non simula la lettura normale, ma ha il pregio di rendere più evidente quello che suona fesso, per usare un'espressione raffinata. In particolare funziona bene con i dialoghi. La lettura simil-normale, invece, la faccio molto prima, in poltrona. Mi fa piacere che qualcosa nei miei articoli possa esserti utile.

  • Marco Lazzara

    Sai, è capitato la stessa cosa a me. Due anni fa avevo pronto il romanzo per presentarlo a un editore. Quelli che ho contattato non si sono mostrati interessati. Ho ripreso a revisionarlo e ho tagliato tantissime pagine che non erano necessarie e appesantivano solo il testo. E poi ho corretto diverse incongruenze storiche e sociali. Insomma, ne ha guadagnato, anche se credo che non ne sarò mai soddisfatto al 100%, a breve lo pubblicherò in self.
    Una cosa che faccio nella revisione è cercare tutti gli avverbi in -mente e cercare di limitarli un pochino con delle alternative, visto che sono guardati un po' così dalla moderna editoria.

    • Grazia

      Anch'io li limito, senza demonizzarli. Mi sento più autonoma rispetto al passato, quando si tratta di decidere cosa stia bene e cosa no, forse perché ho constatato che certi compromessi servono a poco: se l'editore è interessato, bene, se non lo è, altro che avverbi… In bocca al lupo per il tuo romanzo in prossima uscita.

  • Luz

    Anche in questo post mi ritrovo molti punti in comune con te.
    Diciamo che nel mio caso, ho dovuto quasi "rifare" un romanzo, avendolo scritto 18 anni fa. Operazione lunga, faticosa, ossessiva certi giorni. Ma dovrà arrivare il giorno di mandare questa creatura nel mondo.

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