Vita da scrittori (e non)

Diario di un racconto

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Si fa presto a dire: “scrivo un racconto”.
Ogni volta è un’avventura diversa.

Giorno 1:  Mi serve uno spunto per il racconto. È piacevole lavorare a tema, mi fa l’effetto del granello di sabbia da trasformare in una perla. Peccato che per ora non ci siano granelli di sabbia in vista. Devo programmare una gita al mare? Pazienza, l’idea arriverà. È sempre arrivata.

Giorno 2:  Lavagna bianca.

Giorno 3:  Lavagna bianca.

Giorno 4:  Lavagna bianca, ma l’idea sta arrivando, lo sento.

Giorno 5:  Ce l’ho! Mi piace, è nelle mie corde. Forse anche troppo? Vediamo cosa riesco a tirarci fuori.

Giorno 6:  Butto giù qualcosa. Oh sì, mi piace! Vai, che è un buon momento…

Giorno 7:  Aspetta: di cosa voglio parlare? Perché avevo questa idea in mente, ma ho scritto una facciata e mezzo su tutt’altro. Qui serve un centro. Un racconto non può permettersi di divagare, ha uno spazio troppo limitato. Quindi?

Giorno 8:  Ah, ecco il fulcro della storia. Bene bene.

Giorno 9:  E questa che roba è? Va bene, ce l’avevo dentro e doveva uscire, ma non c’entra niente. Adesso che è uscito, ha già svolto la sua funzione, quindi posso tagliarlo. Il fulcro, il fulcro…

Diario di un racconto: copertina di libro fantasy

Giorno 10:  Finito! Mi piace molto. Un po’ lunghetto, però… qualche sforbiciata non può fargli che bene. Domani lo aggiusto.

Giorno 11:  Eeeh? Cos’è ‘sto tono aulico? Non sono mica il Sommo Vate! Sì, c’è una certa poesia, è intenso, le metafore non sono male, però non è assolutamente questo il tono che volevo dare al racconto. Uffa. Meglio dormirci su.

Giorno 12:  Altro che aulico, fa schifo. Poesia, come no; scritta da Matusalemme… Cosa c’entra l’età, il punto è che nel racconto non voglio babbionaggini. Però non voglio nemmeno fingere un tono “giovanile” a forza. Ma allora, a cosa devo essere fedele? A me stessa? Allo slancio iniziale? Al progetto che avevo in mente? Allo stile che mi viene spontaneo in questi giorni? Ai personaggi? Alla storia? Alla comunicazione con il lettore? Ci sono troppi ospiti a questa festa.

Giorno 13: Calma. La prima stesura è finita. Adesso asciugo tutto, paragrafo dopo paragrafo. Voglio un racconto sobrio. Sobrio e… mio.

Giorno 14:  Troppo sobrio. Troppo… stonato. Boh. Io non scrivo così.

Giorno 15;  Più o meno ci siamo, mi pare. Stampo e faccio leggere a mio marito. Intanto lo rileggo anch’io su carta. Aaargh! Giù le mani, non è ancora pronto.

Giorno 16:  Credo di avere finalmente capito cosa mi piace e cosa no. Ora procedo con mano più sicura. Taglia di qua, taglia di là… mi costa poca fatica rientrare nelle battute.

Giorno 17:  Ultimi ritocchi. Rileggo per l’ennesima volta ad alta voce. Sì! Adesso è davvero come deve essere. Lo ristampo. Ora puoi leggerlo, sì. Non fare caso a tutte le note a matita… lo so, ho detto che è finito, ma cosa devo fare, notare le imperfezioni e lasciarle lì? È comunque pronto. Mi sento leggera, una meraviglia. La preparazione del mio ultimo racconto è andata proprio così. Mi rendo conto più che mai di come ogni pezzo che si scrive sia la ricerca di qualcosa che ancora non si conosce veramente, e si svela poco a poco. Il mio impegno non è stato concentrato. Ogni giorno riservavo al racconto un tempo tra il quarto d’ora e l’ora, a parte i primi giorni, quando stavo soltanto cercando l’idea, perciò mi limitavo a fantasticare sul tema svolgendo le mie incombenze quotidiane: quella notte, nel bosco…

Riconoscete il tema? Il mio racconto parteciperà al concorso curato da Serena Bianca De Matteis & Co., da cui nascerà una nuova antologia della serie Buck e il terremoto. I proventi, come nelle edizioni precedenti, saranno devoluti alla Croce Rossa Italiana, a favore dei progetti di sostegno alla ricostruzione post sisma 2016. Qui il link al bando. Affrettatevi, se volete partecipare, perché il termine ultimo è alle ore 23:59 di domenica 21 ottobre 2018.

Scrivete anche voi racconti? Quali sono le vostre fasi?

BOLLETTINO DELLO SCRITTORE: Ora che il racconto è finito, non mi resta che togliermi gli ultimi dubbi sul prossimo impegno: voglio davvero tentare di partecipare al concorso DeA, di cui ormai tutti hanno parlato ampiamente? La storia per ora è soltanto sugli appunti, quindi sarebbe una bella impresa prepararla entro febbraio 2019. D’altra parte qualunque spunto può essere buono, se spinge nella direzione giusta.

BOLLETTINO DEL LETTORE: Dopo avere terminato di leggere Il mio nome è rosso di Orhan Pamuk, e Gli insegnamenti di Don Juan di Carlos Castaneda, ho iniziato Il giocatore di Dostoevskij. Il romanzo di Pamuk mi è piaciuto molto, sia per l’ambientazione nella Istanbul del ‘500, sia per l’immersione nell’ambiente dei miniaturisti, sia per lo stile, ma non posso negare di averlo trovato un po’ pesante sul finale, nonostante sia un giallo. Lo consiglierei comunque, senza esitazioni. Quanto al libro di Castaneda, ho apprezzato l’argomento (lo sciamanismo centro-americano), ma non mi sono trovata molto in sintonia con l’autore.

30 commenti

  • Mattia Loroni

    Sinceramente, quando scrivo un racconto, non attraverso queste fasi. Di solito quando ho un'idea – che derivi da un tema dato da un concorso o sia spontanea – non la aggredisco subito. Anzi, comincio prima a svilupparla a mente per un periodo che va da poche ore (per racconti semplici e brevi) a qualche giorno: lo faccio finché non ho ben chiaro cosa voglio ottenere e la trama in ognuno dei suoi snodi principali. Solo allora comincio la stesura, che di solito è veloce: ci metto più di un paio di giorni solo se si tratta di racconti molto lunghi (ma per esempio l'ultimo pubblicato sul mio blog l'ho scritto dall'inizio alla fine facendo la fila dal medico).

    Non credo di riuscirci perché ho un'abilità fuori dal comune. Un po' forse contribuisce il fatto che di racconti nel tempo ne ho scritti a decine, quindi ho molta esperienza. Ma il mio segreto vero credo sia proprio il mettermi a scrivere solo quando ho le idee chiare. Anche grazie a questo, di solito quando un racconto è finito è completo per la sostanza: a parte alcuni casi isolati, in cui sono intervenuto a modificare la trama, di solito le (mille) revisioni successive servono solo a renderlo più scorrevole e in generale a sistemare la forma.

    In questa fase, poi, effettivamente la mia pignoleria mi porta ad avere qualche dubbio come i tuoi; ma di solito sono appunto sulle singole frasi, più che sul linguaggio o sulla trama. E in generale, sono dell'idea che il meglio è scrivere di getto: è inutile farsi troppi problemi durante la prima stesura, tanto con la revisione puoi correggere ogni eventuale difetto. Ma questa ovviamente è solo il mio modo personale di vedere (e di fare) .

    • Grazia

      Nemmeno per me queste sono fasi abituali, ma stavolta è andata così. La sensazione di scoprire cosa deve venire fuori davvero (cioè non necessariamente quello che penso io), invece, ce l'ho quasi sempre.

  • Marco Freccero

    Ma… Dostoevskij?

    Se rifletto come scrivo i miei racconti… Mah! Li scrivo sempre alla stessa maniera: inseguo l'immagine, e non so mai dove andrò a finire. Il finale lo scopro sempre mentre lo scrivo. Sì, leggo ad alta voce. Lascio riposare, perché le scorie si depositino sul fondo. E poi, poi basta. È finito

    • Grazia

      Pensa che a me non è mai capitato di iniziare a scrivere senza sapere dove andrò a finire; di solito so dove voglio andare, ma non come arrivarci. (Nel bollettino dicevo che ho iniziato Il giocatore, ma sono ancora al secondo capitolo.)

  • Tenar

    Scrivo più racconti che romanzi, anche se ultimamente i miei racconti sono diventati quasi romanzi brevi (vedasi quello che sto pubblicando a puntate sul blog). Spesso arrivano come un treno che mi investe e non ce n'è per nessuno: devo scrivere! Poi mi fanno schifo. E poi li rileggo e mi fanno un po' meno schifo. Di solito non hanno una vera e propria stesura, più una revisione. Il racconto, quando arriva, arriva completo, già formato dall'inizio alla fine con questo imperativo ossessivo: "Scrivi!"

  • Nadia Banaudi

    Oh che bello che partecipi a quella notte nel bosco! Intanto ti faccio gli in bocca al lupo per la selezione.
    Io spesso cerco di scrivere il racconto tutto in un giorno. Prima a penna e poi lo trascrivo sul PC. Già lì faccio qualche cambiamento se ci sono parti che non mi convincono. Poi lascio decantare un giorno o due e quando ci ritorno eccomi con ago e filo a fare e disfare. Prima di esserne soddisfatta possono passare anche settimane, ma alla fine mi arrendo e di il titolo definitivo. Una faticaccia????! Quindi ti comprendo benissimo.

    • Grazia

      Allora anche tu hai bisogno di tempo per dare alla creatura la sua vera forma. C'è quel momento, quando alla fine rileggi e ti viene spontaneo un "sì!"… beh, è bellissimo. (Viva il lupo!)

  • Ferruccio Gianola

    Io lavoro molto sulla suggestione… Smetto di scrivere quando ho ancora qualcosa in mente, in modo da non andare mai in riserva.

  • Barbara Businaro

    Beh dai, più o meno è il io percorso, anche se non lo scrivo tutto di getto. Quello che ho tra le mani ora ha richiesto un sacco di brainstorming, mi sono trovata in difficoltà con una scelta iniziale che non va bene con il marketing dell'opera, il target dei lettori, la gestione del mio tempo e del tempo della storia. Un casino! E che faccio? E che non faccio? Quindi mi sono messa a studiare le alternative possibili e le implicazioni, ho scelto una via di mezzo, quella verso cui in effetti mi porta la storia, e poi ho iniziato a strutturarla. Perché è un racconto, ma ha già due prequel, e credo altri due sequel almeno. Insomma, era iniziato come un semplice racconto, e mi sta scappando di mano in altro… Potere dei personaggi!

    • Grazia

      Però, un racconto intenzionato a diventare una… saga di racconti! L'ho detto, ogni volta è un'avventura diversa, ma la tua versione non mi è ancora capitata.

  • Luz

    La sequenza sembra la storia della mia vita di aspirante scrittrice.
    Eh sì, la cosa più stupefacente è rileggersi a distanza di giorni e non trovare nulla di interessante.
    Misteri della scrittura, che è un'attività difficile. Molto difficile.
    In bocca al lupo per la tua partecipazione alle varie iniziative.

  • Elena Ferro

    Mi sono divertita come una pazza a leggere il tuo resoconto sei sicura che il racconto non sia quello ? Congratulazioni Grazia . Io trovo faticosissimo scrivere un racconto ho voluto partecipare al contest di Barbara scrivendone uno più o meno in dieci giorni con grandi soddisfazioni . Per un pò sto ferma il romanzo è più nelle mie corde ..

    • Grazia

      Anche nelle mie… però devo dire che scrivere racconti, oltre a dare emozioni diverse (se piace, ovviamente), è un buon modo per sbloccarsi quando di fronte all'idea di scrivere un romanzo tremano le ginocchia. Ogni riferimento è puramente casuale. XD

  • Rosalia Pucci

    Divertente il tuo approccio, un po' mi ci sono riconosciuta. Anch'io il giorno prima credo di aver scritto un capolavoro e quello dopo mi deprimo chiedendomi come ho potuto scrivere una roba tanto brutta. Complimenti per la lodevole finalità!

  • Maria Teresa Steri

    Un parto questo racconto, anzi, pure peggio A parte gli scherzi, ti capisco bene. Io negli ultimi anni ho scritto un solo racconto e ho capito che non è per nulla facile. Quello in cui mi sono riconosciuta a proposito del tuo "diario" è l'andamento emotivo, con le varie fasi su e giù, soprattutto il mettere in dubbio ogni cosa!

    • Grazia

      Oh sì, stavolta dubbi su dubbi… poi, quando il racconto è a posto, è come sentire la chiave che fa clic nella serratura.

  • Daniele Imperi

    Non ho mai pensato alle varie fasi dei racconti che scrivo, ma qualche mese fa avevo deciso di segnarle, per farci un articolo. Prima però devo scrivere il racconto che avevo preso di mira per stabilirne le fasi

  • Cristina M. Cavaliere

    Anche a me piace "lavorare su commissione" su un racconto, e anche avere una scadenza. Aiuta molto a focalizzarti e rimanere nei ranghi, mentre con il romanzo a volte mi lascio prendere un po' la mano, ehm. Con il racconto che ho inviato al concorso Philobiblon di Italia Medievale, ho realizzato un mio grande desiderio, cioè parlare di un certo personaggio storico che amo moltissimo sin da ragazzina. Quindi stavolta niente Visconti, ma si cambia completamente scenario e si va proprio indietro all'inizio del Medioevo.
    A parte la fase del "fa schifo" che penso sia inevitabile, i miei passaggi sono abbastanza diversi dai tuoi, nel senso che nasce nel buio della mente per molto tempo – detto così sembra un pensiero da serial killer; ma quando nasce è abbastanza a posto. Purtroppo per i miei racconti devo anche documentarmi molto, prima, così anziché un solo racconto mi sembra sempre di scriverne cinque.

    • Grazia

      Posso immaginarlo! Per questo motivo – e anche per il mio rapporto difficile con la storia – ho sempre pensato che non avrei mai scritto il genere di narrativa che scrivi tu. In realtà quando ho scritto il racconto sui cosacchi in Carnia mi sono trovata a documentarmi con una pazienza che non sapevo di avere. Ho visto che verrà tratta un'antologia dal Philobiblon. Ci avviserai quando uscirà, vero?

    • Cristina M. Cavaliere

      Alla premiazione mi consegneranno una copia dell'antologia, e la tessera omaggio a Italia Medievale per il 2019. Quindi da quel momento in poi penso che sarà disponibile per la vendita. Comunque ti tengo aggiornata.

  • PattyOnTheRollercoaster

    Mi è piaciuto molto questo diario, e mi sono rispecchiata alla perfezione nel continuare a limare la storia anche una volta ultimata xD
    I racconti mi piacciono perché mi danno quella sensazione di 'o la va o la spacca', anche quando non ho nessuna scadenza. Probabilmente è perché devono giocoforza essere corti, e si cerca di trasmettere tutto in poche parole. Però è una sensazione che non mi dispiace

    • Grazia

      Piace molto anche a me. Mi sembra che scrivendo un racconto il livello di "eccitazione" dato dallo scrivere (non so bene come chiamarlo) rimanga alto per tutto il tempo, senza gli alti e bassi che si vivono con un romanzo, perciò è un'esperienza intensa. Si spera che lo sia anche il racconto.

  • Giulia Lu Mancini

    Mi ha divertito molto leggere il tuo diario sulla scrittura del racconto, capisco che scrivere su un tema prefissato non sempre può aiutare anche se, a volte, può tracciare la strada. Mi riconosco nella fase "pagina bianca" quando mi mancano completamente le idee, però, di solito, quando scrivo un racconto quasi sempre lo faccio di getto, dopo aver trovato l'idea. Allora in bocca al lupo per l'antologia!

    • Grazia

      Il tema prefissato richiede per forza una ricerca iniziale, che di solito se ne resta fuori dalla stesura… stavolta invece è andata un po' diversamente. Viva il lupo!

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