Scrittura

La realtà nella narrativa

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La narrativa ha le sue radici nell’osservazione della realtà, questo è certo. Un osservazione particolare, perché dietro la mano dello scrittore troviamo una persona particolare.

Non parlo dello scrittore dannato, che sente di non appartenere al consesso dei suoi simili e magari indulge a eccessi di vario genere nella speranza che questo lo renda più “artista”, ma dello scrittore normale, che gestisce la propria vita imperfetta e frettolosa mantenendo verso la realtà un’attenzione speciale. Basta poco a mettergli in moto la fantasia: un incontro, un dettaglio, un fatto di cronaca, ma anche semplici nessi e contrasti che gli altri nemmeno rilevano.

Questo passaggio da realtà a fantasia, da mondo reale a mondo fittizio, è fondamentale: la realtà in narrativa non dovrebbe entrare così com’è. Pensiamo ai dialoghi, per esempio: che effetto farebbe una conversazione reale trasposta tale e quale in un romanzo? Tra ripetizioni, esitazioni, cambi repentini di argomento, tic verbali e banalità, i personaggi sembrerebbero dei pazzi, e per di più noiosi.

E le descrizioni, private dei ritocchi operati dalla mano dello scrittore? Noiose, banali, poco evocative. Lo stesso vale per personaggi e trame. Certo, esistono storie vere che sembrano partorite dalla fantasia più fervida; le cronache ce ne presentano spesso. Ma se ci viene in mente di farne un racconto o un romanzo, mettiamo in conto qualche difficoltà in più da affrontare.

Il termine “reale”, infatti, tende a disattivare all’istante il nostro lato creativo. Il protagonista, la tempistica degli eventi, l’ambientazione: è tutto già pronto, già accaduto. Basta raccontarlo. Come mai allora il racconto/romanzo finisce in un flop? Perché la realtà deve essere elaborata dalla nostra sensibilità e dalla nostra fantasia per diventare buona narrativa; va insomma trattata come materiale grezzo su cui lavorare.

Il personaggio reale vive in città e ha una quarant’anni? Può darsi che per rendere avvincente la storia sia meglio un protagonista più giovane, un’ambientazione più a contatto con la natura. E poi, perché è successo ciò che è successo? Nella realtà lo sappiamo, ma se le motivazioni fossero state diverse?

Possiamo inventarci il passato dei personaggi, rivedere la cornice, inserire altri personaggi che aggiungano tensione alla trama, modificare la sequenza dei fatti. Casualità e coincidenze, che spesso giocano un ruolo importante negli eventi reali, suonano poco plausibili nella storia narrata; meglio cercare altre cause, altre logiche più valide. A meno che non stiamo scrivendo un pezzo giornalistico o una biografia, la realtà non ci deve bastare.        

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