Programmare o improvvisare?
Tutto è giusto, purché funzioni…
La scelta è spinosa per chi si accinge a scrivere una storia della lunghezza di un romanzo; anzi, spinosissima, visto che non esiste una risposta valida a priori – un vero peccato, perché di qualche certezza ci sarebbe bisogno in un mondo aleatorio come quello della scrittura. Ma se rinunciamo (malvolentieri) alle certezze, ragionarci sopra non può far male. Programmare o improvvisare, quindi?
Se mi passate la metafora trita, la stesura di un’opera lunga è un po’ come un viaggio, con tanto di aspettative, spese, imprevisti e – speriamo – tante belle impressioni da portare a casa alla fine (se ci arriviamo).
Siamo il tipo di persona che si mette lo zaino in spalla e sceglie percorso e destinazione un istante prima di prendere il treno?
Forse no. Come autori, corriamo diversi rischi decidendo di scrivere senza avere pianificato la nostra storia.

1 – Mancanza di direzione
Tutto ciò che compare in un romanzo deve svolgere una funzione precisa, come portare avanti la trama, far conoscere meglio un personaggio o chiarire il conflitto in atto, per fare qualche esempio. Anche la scena più simpatica, interessante e meglio scritta può essere fuori posto, quando non ha una sua importanza nell’ambito della storia.
Se scriviamo sulla base di un’idea iniziale non sviluppata compiutamente, sarà facile inserire scene non solo inutili, ma che ci porteranno anche lontano dalla nostra intuizione iniziale.
2 – Personaggi poco coerenti
Fa parte della progettazione preliminare anche lo studio dei personaggi.
Se iniziamo la prima stesura conoscendoli bene, per ogni situazione che la trama presenta avremo un’idea abbastanza chiara di come agiranno e cosa diranno.
Se stiamo improvvisando, invece, saremo indotti a seguire non tanto la personalità di chi vive la storia in prima persona quanto il nostro istinto del momento, influenzato da fattori inerenti ai nostri gusti e alle nostre abilità letterarie. Possibile risultato: personaggi meno credibili e talvolta incoerenti.
3 – Eventi della trama non sufficientemente collegati
Scrivendo un romanzo cerchiamo di trasmettere al lettore delle emozioni, cosa che riesce bene solo se le coltiviamo per la via, modulandole a seconda del momento; ma come facciamo a individuare il momento giusto, se non abbiamo riferimenti sulla parte di storia a venire?
4 – Possibilità di perdere definitivamente il filo
Che effetto fa avere scritto decine di pagine e scoprire che la storia non sta affatto riuscendo come speravamo? Dov’è l’errore? Quanto è lontano l’ultimo terreno solido da cui possiamo partire… riscrivendo il resto? La frustrazione rischia di farci mollare tutto.
5 – Revisione molto impegnativa, per tutti i problemi di cui sopra
Allora, qual è l’alternativa? Dobbiamo rassegnarci a pianificare tutto a tavolino e con questo rinunciare all’emozione di scrivere seguendo il flusso delle idee e il naturale evolversi delle scene?
È un prezzo alto da pagare. Per fortuna esiste anche un compromesso tra programmazione e improvvisazione: pianificare soltanto i punti più importanti della trama (finale incluso) e approfondire i personaggi principali prima di iniziare a scrivere.
Questo ci permette di lasciare ampio spazio all’improvvisazione mentre scriviamo, senza per questo farci rischiare di perdere la rotta. Fermo restando che qualche idea luminosa può sempre rivoluzionare la nostra programmazione…
LO HA DETTO… RICHARD PRICE
Non scrivi degli orrori della guerra. Scrivi dei calzini bruciati di un bambino in mezzo alla strada.

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
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