Letture

I bisogni del lettore

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Cosa cerca chi legge le nostre storie?

Chi scrive legge. Chi scrive deve leggere!

Lo diciamo sempre, e non mi è ancora successo di metterlo in dubbio. Cosa ti spinge a raccontare storie se non hai apprezzato le storie che altri ti hanno raccontato? Non certo un miraggio di gloria e ricchezza, perché – come ricordiamo fin troppo spesso – chi scrive difficilmente può tracciare un bilancio in attivo tra tempo ed energie spesi e risultati ottenuti.

Belle storie, quindi. C’è questo al centro del nostro scrivere. Ma lo ricordiamo? Sempre?

Ce ne sono di motivi per essere trascinati altrove. All’inizio è la scoperta della magia per eccellenza, quella che trasforma le nostre fantasie in solide parole; ma poi arrivano anche le difficoltà, i dubbi, l’impegno per migliorare, le delusioni e le nuove speranze… insomma, non è così difficile perdere di vista che la nostra storia, al di là dei nostri viaggi mentali, al di là della tensione, dello “show, don’t tell”, dei cliffhanger e dello stile, deve soddisfare almeno un bisogno del lettore.

Forse “bisogno” è una parola forte. Dovrei dire “desiderio”? Poi penso a ciò che provo dopo avere letto un romanzo speciale, di quelli che restano a farmi compagnia per chissà quanto tempo, e penso alla sensazione di fastidio, a volte di vera e propria avversione, che avverto quando mi incaponisco a leggere un libro con cui non sono affatto in sintonia, e mi confermo nella prima scelta: nel lettore viene davvero soddisfatto – o non soddisfatto – un bisogno.

“Il lettore”, però, è milioni di lettori, tutti diversi. Cosa possono cercarequando prendono in mano un libro – magari proprio il nostro libro?

Quali bisogni potrà avere questo gatto lettore?

Emozioni

La vita non sempre ne abbonda, e forse è meglio così. Non sempre ci piacerebbe vivere ciò che amiamo leggere! Ma abbiamo bisogno, almeno per qualche ora e al sicuro sulla nostra poltrona, di sentire il sangue scorrere più veloce nelle vene mentre ci immedesimiamo in una storia che non è la nostra, ma diventa tale grazie alla bravura dell’autore. Se preferiamo l’eccitazione dell’avventura, la dolcezza e la passionalità della storia d’amore o il brivido del mistero, non fa poi molta differenza.

Relax

Possiamo avere bisogno di calma, se viviamo una vita già troppo movimentata oppure il nostro temperamento tende a farci scalpitare sempre e comunque. Una storia può essere il balsamo giusto per le nostre inquietudini.

Informazioni

Esistono letture che ci fanno imparare qualcosa di nuovo e ci lasciano la sete di saperne di più sull’argomento.

Empatia

Viviamo una vita limitata, anche se a suo modo grandiosa. Per quanto siamo portati a empatizzare con chi vive realtà diverse dalla nostra, non c’è niente di meglio della lettura di un buon romanzo per calarci nei panni dei personaggi e immergerci nelle loro esperienze, luminose o oscure che siano. Questo ci rende persone migliori e può anche farci cambiare idea su temi che credevamo già elaborati e sistemati nei nostri “cassetti” interiori.

Distrazione

Qualche volta vogliamo soltanto farci portare via dalla nostra vita. Non siamo schizzinosi sul “come”, purché l’autore ci aiuti a staccare la spina e partire.

Risveglio spirituale

Ci sono momenti in cui la vita ci spinge a crescere e ci fa rimettere in discussione idee, comportamenti e progetti. Abbiamo bisogno di fare un passo avanti, o piuttosto un passo verso l’alto, per raggiungere un punto di osservazione migliore e acquisire nuove consapevolezze. Certe volte è una lettura a tenderci la mano.

Divertimento

L’umorismo è fondamentale nella nostra vita, non trovate? Senza ironia e senza risate come potremmo prendere le distanze da ciò che ci preoccupa o ci spaventa, ripristinando l’ottica giusta per affrontarlo?

Comprensione della realtà

Viviamo in un mondo complicato, proposto e imposto da media che solo nel secolo scorso sarebbero sembrati follia. Possiamo essere svegli e fare del nostro meglio per tenerci aggiornati, ma non possiamo essere preparati su tutto. Leggere storie su ciò che non comprendiamo a fondo ci aiuta a crearci un’opinione e prendere posizione per dare il nostro contributo al progresso, quello vero.

Però, che lista. Ne ha di potenzialità, una semplice storia.   Cosa cerchiamo come lettori dipende dai nostri gusti, dal nostro carattere, dal momento che stiamo vivendo, dalle mode; ed è importante che riusciamo a trovarlo. Un libro che non soddisfa almeno uno dei nostri bisogni non arriva a piacerci davvero, nemmeno quando il mondo lo osanna, nemmeno se razionalmente gli troviamo una lunga lista di pregi. Qualcuno ci chiede: “ti è piaciuto?” e rispondiamo “sì, ma…” – ed è un “ma” che pesa come piombo. Non credo che parleremo bene di quell’autore, né che leggeremo altro di suo. Se va bene lo dimenticheremo, come si fa con le cose che ci hanno fatto perdere tempo, per fortuna senza gravi conseguenze.

Come autori, non è questo l’effetto che vogliamo fare al lettore! E visto che la perfezione non è di questo mondo, chi non preferirebbe al “sì, ma…” una reazione del tipo “ha X difetti, ma…”? Il “ma” resta, però fa virare in modo positivo il giudizio finale sulla lettura. Qualcosa ci ha fatto piacere il libro, e se andiamo a scorrere la lista dei bisogni probabilmente lo individueremo. Se anche l’autore non è un mago, quel qualcosa è riuscito a regalarcelo. Forse leggeremo anche il suo prossimo romanzo. Forse gli attribuiremo qualche stellina su Goodreads o su aNobii.

Ecco, credo che questo sia davvero importante: individuare i nostri punti di forza e cercare di portarli ai massimi livelli. Di solito qualche indicazione utile ci arriva dai nostri primi lettori: “volevo sapere come andava a finire”, “mi piace troppo la protagonista”, “mi sembrava di essere lì”. Se abbiamo messo tutti i commenti positivi in un unico calderone, ripeschiamoli uno a uno e cerchiamo di capire cosa vogliono dirci. I nostri punti di forza sono proprio tra quei commenti.

E le lacune, i difetti? Ce li teniamo stretti e li sbandieriamo come peculiarità del nostro genio? Niente affatto (anche se c’è chi lo fa). Il lavoro per migliorare le nostre carenze è fondamentale, ma va visto nel lungo termine, per la sua portata e anche perché non corrisponde a un nostro istinto quanto a un nostro obiettivo cosciente. Esaltare attivamente i nostri punti di forza, al contrario, può darci risultati più rapidi e ugualmente importanti. Per questo credo sia fondamentale mettere sotto i riflettori anche i nostri lati positivi, non per vantarcene o giustificare la nostra renitenza al cambiamento, ma per avvicinarci al regno del “ha X difetti, ma…”. Per il resto, se c’è passione c’è anche tempo. 

Cosa cercate nelle vostre letture?
Ma anche: cosa sperate di offrire ai vostri lettori?

LO HA DETTO… SHELBY FOOTE

Sono convinto che la maggior parte della scrittura di scarsa qualità che il mondo abbia mai visto sia stata prodotta sotto l’influenza dell’ispirazione. Scrivere è un lavoro molto duro e devi sapere per tutto il tempo cosa stai facendo.

32 commenti

  • Chiara Solerio

    Ciao Grazia!
    I miei bisogni di lettrice sono mutevoli, vanno a fasi, a periodi.
    C'è il momento in cui cerco una lettura che possa darmi uno spunto spirituale e c'è il momento in cui provo il bisogno di un'evasione pura e incondizionata. C'è anche il libro (e questo forse il lettore non scrittore lo ignora) che mi serve per imparare a scrivere meglio. Ma in questo caso si tratta prevalentemente di seconde letture, finalizzate ad analizzare questo o quell'aspetto.

    Cosa voglio dare al lettore? Mah, è difficile saperlo. Mi piacerebbe emozionare, divertire e, nello stesso tempo, spingere ad una riflessione. E vorrei che i lettori si "innamorassero" dei miei personaggi.

    Fra le frasi che citi, quella che mi sono sentita dire più spesso è "mi sembra di vederli come se fossi al cinema". Lo trovo un complimento bellissimo. E concordo anche con quanto dici sul lavoro che ciascuno di noi deve fare per migliorarsi (ma se mi conosci almeno un pochino lo sai già!) perché la consapevolezza è fondamentale per crescere, sia come persone sia come scrittori!

    • Grazia Gironella

      Per me la speranza è di usare l'emozione per suscitare empatia e riflessione, il tutto intrattenendo, senza pesantezze. Come vedi anch'io ho obiettivi molto simili ai tuoi.
      (La consapevolezza è l'anima di tutto! Se non sei consapevole, sei sempre povero.)

  • Anonimo

    Brava Grazia, bel post. Anch'io ho pensato più volte che focalizzarsi sul come (lo scrivo) ci faccia perdere di vista una spontaneità di fondo, che magari prima possedevamo senza accorgercene.
    Bella anche l'idea di esaltare i punti di forza, anziché cercare sempre di "risolvere" i difetti.
    Nelle letture io cerco stupore. Sì, mi piace essere stupito e man mano capita sempre meno spesso. Anche nel cinema è così.
    Cosa offro ai miei lettori? Per il momento denaro. Cerco di corromperli, poi più in là vedremo.

    • Grazia Gironella

      Come autrice non ti piacerei, credo; nella mia lista delle priorità, stupire non figura nemmeno!
      Dici che funziona pagare i lettori? E' l'unico stratagemma che non ho ancora provato…

    • Anonimo

      Perché lo dici? Sei arguta, ricordi? Sei una delle poche blogger che è riuscita a stupirmi invece. A volte un punto di vista inusuale su un argomento crea proprio questo: stupore. …e interesse.

      Sulla corruzione, se devo essere sincero, non lo so. Non che non avrei già provato se potessi, intendiamoci. Il punto è che non ho abbastanza grana da rendere allettante l'offerta.

    • Grazia Gironella

      Stavo dando per troppo becero lo stupore, che invece è una caratteristica vitale così importante… la passione per il colpo di scena, il "guizzo", è tutta un'altra cosa. Grazie!

  • Tenar

    Come lettrice il più delle volte cerco "intrattenimento che non spenga il cervello", un giusto (e difficile) mix tra letteratura d'evasione e spunti di riflessione. Voglio essere spinta a girare pagina dall'urgenza di sapere come va a finire, ma alla fine del viaggio voglio anche avere ricavato qualcosa di più. Mica facile! Sono una lettrice esigente. Cerco di essere altrettanto esigente come autrice e, nel mio piccolo, inseguire la stessa formula. Come si diceva, mica facile…

  • Francesca

    Io sono fortunata, ho una critica implacabile: mia madre, che tutte le volte che le espongo una trama, mi dice: “Ma a chi vuoi che interessi?”
    Che so, le dico: “Vorrei scrivere sul cinismo e sul kitsch. Il tale e tal altro scrittore lo ha fatto…”
    “Sì, ma loro scrivevano nel passato, ora il cinismo e il kitsch sono talmente imperanti da essere realtà quotidiana e non interessano più a nessuno, fanno solo venire una gran tristezza!”
    Oddio, non so se sono davvero fortunata, perché a volte mi scoraggia un po’ troppo, però nel suo atteggiamento ritrovo molte delle “esigenze del lettore” elencate in questo post.
    Questo come (aspirante) scrittrice.
    Come lettrice fanatica e quasi onnivora, credo di essere un po’ particolare: sono pochissimi i libri che non ho finito, forse solo alcuni tra quelli in cui avvertivo un giudizio morale troppo urtante e rigido da parte di quello che tu definiresti “narratore onnisciente”.
    Banalmente, però, è vero…i libri che divoro e cui a volte sacrifico ore di sonno notturno sono quelli che voglio sapere “come vanno a finire”, di qualsiasi genere siano.

    • Grazia Gironella

      Se posso essere sincera, non credo che questa tipo di critica ti sia di aiuto, per due motivi: primo, l'idea di base per una storia, se la esponi in poche parole, è quasi sempre stupida (prova a riassumere qualche trama famosa e vedrai!); secondo – e più importante – le prime fasi della scrittura vanno protette con la spada dalle interferenze altrui. Lo sviluppo dell'idea, la pianificazione (per chi la fa) e la prima stesura sono un ambito riservato all'autore, l'unico che deve decidere e valutare. Ogni commento prematuro, oltre a essere per forza infondato (il testo ancora non è scritto) può cambiare il corso della storia… beh, non su scala mondiale, ma del romanzo sì! Scrivere è così difficile che sarebbe un peccato aggiungere una difficoltà inutile. Poi arriva il momento in cui le critiche franche servono, eccome; ma solo dopo, e quando provengono da persone scelte non in base alla loro durezza o morbidezza, ma in base alla loro capacità di analizzare il testo ed esporre le loro impressioni, che non è mai scontata, nemmeno in lettori accaniti e istruiti. Fidati di te stessa, Francesca! Sbagliare da soli è meno frustrante di sbagliare (o rinunciare!) su consiglio altrui, per quanto amorevole. Tanto non esistono storie in cui si lavori a riuscita garantita.

  • Francesca

    Grazie, proverò a seguire il tuo consiglio, se mi riuscirà di stare zitta.
    Accidenti è vero! Non ci avevo pensato: alcune trame famose di romanzi bellissimi se li riassume senza aver letto il libro sembrano davvero insipide!

  • Lisa Agosti

    Sono davvero tanti i bisogni che vorremmo saziare tramite una storia. Anch'io come te a volte leggo libri che vorrei lasciare a metà ma non riesco, forse perché spero che la trama migliori, forse perché mi darebbe troppo fastidio il pensiero di non averlo letto tutto.

    • Grazia Gironella

      Sto imparando a farlo, Lisa! Penso che mi sto perdendo un libro migliore sprecando tempo con quello che ho tra le mani e… non sempre, ma funziona.

    • Francesca

      Certi libri li ho letti impiegandoci anni e nel frattempo ovviamente ne leggevo altri.
      Mi è capitato (di rado) di piantare lì un libro avvertendo una invincibile avversione per quel punto di vista o quello stile, ma in genere mi capita alla prima o seconda pagina.
      Non mollo un libro semplicemente perché l'autore è noioso: mi aspetto sempre che migliori, anche fino all'ultima riga. Magari, appunto, ci metto mesi o anni a terminarlo.

    • Grazia Gironella

      Nemmeno per me la noia è un motivo sufficiente a interrompere la lettura, ma devo intuire che il libro mi può lasciare qualcosa se resisto fino alla fine. Il problema sono gli effetti collaterali: magari sono convinta di continuare a leggerlo, anche se lentamente, e poi mi accorgo che il libro incriminato mi fa da "tappo" e mi fa leggere un decimo di quello che leggerei normalmente. Questo mi dispiace molto, perciò cerco di porre un limite ragionevole alla mia ostinazione. Mi sembra che l'idea di leggere più libri contemporaneamente – cosa che in passato non facevo – sia un buon compromesso.

  • Francesca

    Riguardo invece al punto "risveglio spirituale", sono pienamente d'accordo sul fatto che ci aspettiamo che un buon libro possa cambiarci, ma amplierei un po' la definizione e lo chiamerei "cambiamento" in genere, che non ha necessariamente dei risvolti spirituali in senso stretto (ma dipende anche da cosa intendiamo per "spirituale"), una scossa, una maturazione, un percorso psicologico.

    • Grazia Gironella

      Intendo il termine "spirituale" in senso ampio, però hai ragione, suona un po' limitativo. Forse, cercando un termine più adatto, sceglierei "crescita", cioè un cambiamento in una direzione positiva.

  • Cristina M. Cavaliere

    Il mio desiderio, come lettrice, è di viaggiare a bordo di una macchina del tempo, e di farlo in modo appagante dall'inizio fino alla fine. Non parlo di romanzo storico, ma di ogni genere di romanzo, anche se mi sta raccontando di quello che succede dietro la porta del mio vicino di pianerottolo, per dire!

    Forse il romanzo deve contenere tutto quello che elenchi, naturalmente nelle giuste dosi e al momento giusto. Ottimo quindi "imparare", ma che non sia saccente e didascalico, ad esempio. Ottimo il "relax", ma che non mi faccia cadere in fase rem per troppe pagine. In questo modo, quando il viaggio finisce e scendo dal veicolo, cioè chiudo l'ultima pagina, chiedo subito quando si organizza il prossimo viaggio, cioè cerco un altro libro dell'autore.

    Sarebbe bello raggiungere lo stesso traguardo come autrice, ma è chiaramente un obiettivo ambizioso.

    • Grazia Gironella

      E' un cocktail complicato davvero, ma vale la pena di provarci. E' bellissimo pensare di riuscire a fare trascorrere qualche ora interessante e piacevole ai lettori.

    • Grazia Gironella

      Grazie, che gentile! Mi farà piacere una tua opinione, se la cosa non ti imbarazza (a me imbarazza sempre). "Il Pittore degli Angeli" l'ho già sull'e-reader, che mi aspetta.

    • Cristina M. Cavaliere

      Ah, ottimo, sono proprio contenta. Guarda, sui miei tempi di lettura non ti so dire, perché come dico in giro ho una pila di libri in un armadietto da cui ogni tanto proviene un "toc toc", e ne pesco uno a caso per leggerlo. Però sarà fatto, parola di Giovane Marmotta!

  • Giordana Gradara

    Come è logico dipende sempre dal tipo di lettura, ma in linea di massima cerco l'evasione, lo straordinario, il meraviglioso. Ecco perché come lettrice mi dedico principalmente al fantasy. Si può quasi dire che a ogni bisogno corrispondano storie e generi diversi.
    In realtà leggo anche molta manualistica, soprattutto quando voglio soddisfare il mio senso pratico. E ogni tanto mi dedico a storie più leggere e meno roccambolesche (adoro per questo la produzione di B. Yoshimoto).

    Il tuo articolo, però, mi piace perché mostra come sia possibile imparare dai giudizi positivi. Credo che sia naturale tener conto sempre di quelli negativi e sorvolare su quelli positivi, come se non avessero peso. Invece sono una cartina tornasole utile per indirizzare la nostra penna sul percorso giusto, nonché un toccasana per l'autostima.

    • Grazia Gironella

      Il solo nominare Banana Yoshimoto mi fa respirare profondamente; i suoi scritti sono così pieni di cieli, di nuvole e di vento… o almeno lo erano, visto che non ho letto i suoi ultimi.
      Anch'io amo molto il fantasy, il genere con cui ho iniziato a scrivere. Covo il desiderio di riprovarci, ma solo quando avrò in mente una storia davvero originale. E' troppo facile finire con l'essere la copia (meno famosa) di qualcuno.

    • Giordana Gradara

      Io ricasco sulla Yoshimoto ciclicamente. Dopo qualche anno passato a snobbarla, ora sono tornata ad aspettare le sue uscite, ma non capisco se sia dovuto a un suo approccio diverso alla scrittura o a delle mie esigenze particolari in quel dato momento. Di certo le ultime traduzioni non sono state all'altezza delle prime.

  • Francesca

    Riguardo al "relax" mi pare che nessuno abbia ancora scritto nulla in risposta a questo post…
    La caratteristica che ha un libro di "rilassarmi" la davo quasi per scontata, non ci avevo mai pensato.
    Guardando la cosa dall'altra parte: come può l'autore proporsi in maniera consapevole di rilassare il lettore? Dipende dal genere? Accade nel caso della letteratura cosiddetta di evasione?

    • Grazia Gironella

      Credo proprio che l'autore non possa decidere a tavolino di far rilassare il suo lettore, anche perché cosa sia rilassante e cosa no ognuno lo può dire soltanto per se stesso, in base ai propri gusti. La letteratura di evasione a molte persone fa questo effetto, ma mi è capitato di sentirmi davvero frustrata nel leggere un libro troppo leggero, che mi dava la stessa profonda soddisfazione di una soap opera; altri libri leggeri li ho invece apprezzati. Credo però che ci sia una rispondenza tra ciò che prova l'autore mentre scrive e ciò che prova il lettore mentre legge (sempre che la scrittura sia all'altezza). Se scrivendo un brano provi un senso di pace e di leggerezza, è probabile che anche i lettori con un carattere simile al tuo abbiano le stesse sensazioni. Non tutti i lettori, però; l'opzione "piacere a tutti" non è presente nel kit!

  • Renato Mite

    Complimenti per l'articolo, molto interessante.
    Ciò che mi spinge a raccontare storie è proprio il poter infondere ai lettori quel piacere tutto particolare che si prova leggendo. Gloria e ricchezza sarebbero un effetto collaterale che darebbe più spazio alla scrittura, se in piccola dose, altrimenti annientano tutto.
    Torniamo ai bisogni reali soddisfatti da una storia immaginaria. Come lettore cerco tutte le cose che hai elencato tranne il risveglio spirituale, perché tendo a ragionarci su prima di cambiare e non avviene proprio come un risveglio, ma sto divagando.
    Come scrittore, spero di offrire quantomeno distrazione, divertimento e relax, poi informazione e comprensione della realtà, e fra tutto questo riuscire anche ad emozionare.
    Come ben dici, si può sempre migliorare. Oltre a buone recensioni, ho ricevuto anche alcuni "ma" che virano nel verso positivo il giudizio finale e devo dire che ho apprezzato anche quelli perché li ho sentiti allo stesso modo gratificanti. Dopotutto anche questi "ma" sono delle gratificazioni, non credi?

    • Grazia Gironella

      Quando l'interlocutore è sincero sì, sono ottime gratificazioni. Del resto come lettori ci capita di muovere critiche ad autori famosi, perciò i "ma" fanno parte del percorso di tutti. Se il bilancio finale è positivo significa che ci si sta muovendo nella direzione giusta.

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