Scrivere con il personaggio catalizzatore
Un materiale speciale che garantisce una buona aderenza tra gli elementi della storia, e magari anche tra la storia e il lettore? Che scoop!
Peccato, quello non lo hanno ancora inventato; però il personaggio che definisco nel mio lit-linguaggio personale “catalizzatore” contribuisce, nel suo piccolo, a creare lo stesso effetto magico. Per questo e per altri motivi che vi spiegherò, mi è molto caro, tanto che finisco – consapevole o meno – con l’infilarlo in ogni singola storia che scrivo.
Ma cos’è, prima di tutto, il personaggio catalizzatore?
È quello che nell’ultimo post definivo troppo semplicisticamente “outsider”: l’elemento fuori dal coro che però, nelle vesti specifiche di catalizzatore, fa sentire la sua voce in modo decisivo nella storia. Può essere il protagonista (come accade in La vera storia del mostro Billy Dean di David Almond, lettura recente e apprezzatissima), ma anche l’antagonista, oppure uno dei personaggi principali. Raramente può essere un personaggio secondario, ma mai una comparsa, a differenza dell’outsider puro, perché ruoli troppo defilati gli rendono difficile svolgere il suo lavoro nella storia.
Per portare qualche esempio, definirei personaggio catalizzatore la Mathilda di “Leon”, il film di Luc Besson, oppure Tauriel nel film “La maledizione di Smaug”, dove è il suo modo di pensare a far riflettere Legolas sulla giustezza delle scelte di Thranduil. Nei romanzi, invece, penso alla Clarisse di Fahreneit 451, che finisce di destabilizzare il protagonista Guy Montag, ma forse anche al figlio in “The road” di Cormac McCarthy, la cui sola presenza cambia il modo di vedere la realtà del padre.
Ho detto che il personaggio catalizzatore è, in qualche modo, un outsider. Perché?
Possono essere motivi diversi a situarlo in una posizione non comune, che gli permette di osservare la realtà con occhi diversi da quelli dei suoi compagni di viaggio. Alla base di tutto c’è ancora il contrasto, uno degli elementi vincenti della storia, di cui parlavo giusto una settimana fa.
Può essere l’età. Un vecchio tra i giovani, come un bambino tra gli adulti, porta un punto di vista diverso e spesso interessante.
Può essere il genere. Una donna in un mondo prevalentemente maschile, un uomo in un gineceo, difficilmente saranno fin dall’inizio in perfetta sintonia con il loro ambiente.
Può essere la cultura, intesa come livello di istruzione, ma anche come background etnico. Lo studioso, o il secchione a scuola, sono spesso guardati come alieni dalle persone “normali”. Gli stranieri di solito portano con sé nel nuovo paese un bagaglio culturale fatto di tradizioni, idee, abilità, cucina e abbigliamento che li individua in modo preciso.
Possono essere le esperienze vissute. Se non fosse stato in Vietnam, Rambo non sarebbe diventato Rambo (osservazione molto colta, nevvero?).
Può essere il carattere. Nel mio racconto La scelta di Oyun, che trovate QUI, Oyun non vive in armonia con la sua famiglia perché la sua sensibilità e i suoi sogni lo rendono diverso.
Può essere il censo. Il denaro, se non riesce a garantisce la felicità, in cambio riesce benissimo a creare solchi profondi tra le persone.
Quali che siano i motivi per cui l’individuo catalizzatore si trova in contrasto con il suo ambiente, la sua funzione nella storia è vitale. La sua presenza, le sue parole (o i suoi silenzi), i suoi gesti, le sue scelte costringono gli altri personaggi a confrontarsi con il diverso, ma anche con i propri fantasmi e con quella dose di mistero che fa parte della vita in quanto tale.
Per dirlo in breve, il personaggio catalizzatore è un punto interrogativo inserito nella storia.
Può risvegliare le coscienze o destabilizzarle, può spingere all’azione i personaggi o indurli a riflettere. Può compiere un gesto decisivo per l’avvio del climax della storia, ma può anche restare a guardare. In ogni caso chi entra a contatto con lui si sente messo in discussione nel profondo, ed è costretto a rivalutare le proprie motivazioni. Non sempre lo fa volentieri. Il personaggio catalizzatore può essere piacevole come una simpatica ventata di anticonformismo, ma anche scomodo come un pugno nello stomaco.
Nelle mie storie il personaggio catalizzatore c’è, sempre. Non lo faccio apposta. Probabilmente dentro di me cova la certezza che tutti abbiamo bisogno di essere svegliati dal torpore quotidiano generato dall’abitudine, e che a farlo possa essere soltanto qualcuno che vede quel quotidiano rovesciato.
C’è però anche un motivo molto personale per questa mia passione. Da bambina e poi ragazzina solitaria, studiosa e accanita lettrice (ma non occhialuta, alla faccia dei cliché), più o meno fino all’adolescenza ho osservato gli altri con la timorosa curiosità di chi sente di appartenere a un’altra razza. Cercavo di capire cosa li rendesse così fantasticamente… normali, e spesso tentavo di copiare qualche loro caratteristica, scelta tra le più promettenti. Senza successo, naturalmente.
Poi arrivò Elena.
La conobbi alle medie e diventammo presto amiche. Era carina, bionda e spigliatissima. Che dico, spigliatissima? Fuori dalle righe, ecco cos’era. Assisteva alle lezioni seduta sul banco anziché sulla sedia. Faceva domande strane. Correva ad abbracciare e baciare i professori che le piacevano di più, strillando “checcarino!”. Non si era ai tempi della “massima disciplina o morte”, in quegli anni, ma nemmeno in un mondo che ti lasciava un largo margine di libertà nei comportamenti; ma Elena quel margine se lo creava a forza, spostando a sorrisi il confine che separava l’ammissibile dall’inammissibile.
Una tizia suonata? Niente affatto. Elena era un ragazza dolcissima e intelligente, che stava affrontando come poteva – lo scoprii in seguito – la separazione dei genitori. Il suo modo di essere, che ad alcuni appariva ridicolo o patologico, mi fece capire che si può osare essere se stessi; che può esserci un prezzo da pagare, ma c’è anche un premio. Di fatto, mentre io mi domandavo come uniformarmi al mondo che mi circondava, Elena mi dimostrò che non è affatto necessario essere come gli altri, e che il mio era un falso problema.
Lo so, Elena, che difficilmente capiterai su questo blog, ma mi piacerebbe dirtelo, anche con trentacinque anni di ritardo: grazie di essere stata il mio personaggio catalizzatore! Senza saperlo hai messo in moto cambiamenti che hanno deviato (credo) il corso della mia vita.
Ma ho divagato un po’ troppo, perciò è ora di tornare al nostro argomento per concludere.È un tipo camaleontico, questo personaggio catalizzatore, che trovate nelle vesti più disparate. Nelle mie storie è un cosacco capitato in Friuli, un ragazzo che reagisce in modo atipico agli episodi di bullismo di cui è vittima, un barbone capace di inserirsi a forza nella vita del paesino che preferirebbe non ospitarlo…
La lista intera sarebbe davvero lunga, e forse inutile. Non è poi così strano, questo mio personaggio catalizzatore. Immagino che spesso lo abbiate adottato anche voi, senza attribuirgli questo nome. Comunque sia, una storia è più storia grazie alla sua presenza, non siete d’accordo con me?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
33 commenti
Francesca
Nelle mie storie di solito è il protagonista o il coprotagonista, o anche la coppia di protagonista e coprotagonista. Questo che tu chiami catalizzatore (io in effetti lo chiamavo outsider) è circondato da personaggi molto diversi da lui e di solito abbastanza uniformi tra loro…ma non mi ero accorta che avesse un grande potere!
Grazia Gironella
Il potere lo deduco dal fatto che nelle mie storie la sua presenza è molto spiccata, ma può darsi che non sia così per tutti. Ogni scrittore ha un suo mondo personale, mai identico a quello altrui.
Francesca
Forse ignoro troppo gli altri: praticamente per me esistono solo questi individui e gli altri mi annoiano. Li snobbo un po' troppo, così che alla fine l'individuo particolare non risalta poi più di tanto, in quanto la storia è concepita esclusivamente dal suo punto di vista.
Salvatore
Quindi in genere è il protagonista? Non riesco bene a figurarmelo. Forse è il personaggio che a teatro viene definito: il caratterista?
Anche i miei si sono separati quando ero piccolo. Non so se questo è il motivo, ma mi sono sempre sentito una voce fuori dal coro e la cosa mi piace un sacco!
Grazia Gironella
Leggo su Wikipedia, causa ignoranza: "attore caratterista: …quello che ricopre un ruolo che è contraddistinto da un forte risalto dei suoi caratteri esteriori, in termini di fisicità, di comportamento o di atteggiamento: il burbero, il cattivo, la zitella acida, il gioviale, il nobile, il parvenu, eccetera."
No, non è lui. Quello che definisco catalizzatore ha delle caratteristiche – non necessariamente evidenti – che sfidano le idee dei personaggi principali e li aiutano a evolvere nella storia, anche loro malgrado. Per fare un esempio sciocco, un mendicante che staziona fuori da una megavilla in cui si tiene una festa megalussuosa, se gli dai un ruolo non marginale nella storia, può essere catalizzatore anche solo con la sua presenza. Spero di avere reso l'idea.
Grazia Gironella
A proposito: una volta capito quanto è bello essere una voce fuori dal coro, mi è venuta voglia di tornare nel coro! Adesso non ho più paura di perdere me stessa. L'età avrà pure dei vantaggi!
Chiara Solerio
Che bello questo articolo!
Credo che il mio personaggio catalizzatore, nel romanzo che sto scrivendo, sia un'amica dei due protagonisti, buddhista e vegana, che vive la vita da una prospettiva attualmente spirituale. è un po' la voce della coscienza, porta lentezza e meditazione nella frenesia della vita milanese. Credo che sia uno dei personaggi più importanti della storia, tant'è che ho deciso di utilizzare anche il suo punto di vista.
Nelle altre mie storie ci sono stati personaggi simili, e spesso avevano proprio un ruolo spirituale. Tuttavia devo ammettere che nessuno dei miei ragazzi è mai completamente radicato nel sistema. Ha sempre un "quid" che lo distingue dalla massa. Non riuscirei mai a scrivere una storia che abbia per protagonista uno Zeno Cosini qualunque.
Anche io credo di essere un outsider e mi piacciono gli outsider. Ad esempio, trovo molto simpatico un paio di colleghi, di cui non tutti parlano bene, proprio perché li considero mezzo metro sopra il livello generale, capaci di guardare oltre il senso comune e di scardinare dinamiche fin troppo blande.
Non credo che ciò dipenda dalla separazione dei miei genitori, però. Questa cosa mi ha creato più ferite che vantaggi. Al contrario, credo che sia una forma di reazione nei confronti della mentalità chiusa di mio papà e dei suoi comportamenti ottusi. Lui, assessore del centrodestra, incarna perfettamente ciò che ho sempre detestato. Ricordo di aver sempre sofferto per il paragone con alcune figlie di amici, che si vestivano con i maglioncini della nonna, sorridevano e davano sempre ragione ai "vecchi". Lui avrebbe voluto che io fossi così: assolutamente anonima. Io, invece, ho sempre cercato di essere semplicemente me stessa, tenendo lontano tutto ciò che mi faceva sentire mediocre.
P.S. Non so se domani riesco ad aggiornare perché subito dopo il lavoro devo partire per il piemonte. è possibile che il mio post slitti a venerdì. Sono spiacente davvero! Voi, verso sera, passate comunque a dare un'occhiata
Grazia Gironella
Lo farò!
L'amica nella tua storia è proprio un personaggio catalizzatore. Spero che qualcuno dei personaggi colga lo stimolo che offre!
Tenar
Bello il personaggio catalizzatore!
Ho idea di averne incontrati un po' nella vita vera, uno l'ho anche sposato (sì, sono affascinata da chi è fuori dal coro non per ribellione ostentata, ma per fedeltà al suo essere).
Ovvio ch ci sono anche nelle mie storie, non sempre, ma spesso
Grazia Gironella
Onore a Nik! Il mondo senza i personaggi catalizzatori sarebbe più povero.
Daniele
Così, a occhio, sembra interessante e utile. Io però ragiono con immagini ed esempi, quindi ti chiedo: un catalizzatore in qualche romanzo e film famoso?
Così vedo se anche io ne ho fatto uso.
Grazia Gironella
Giusta domanda, qualche esempio aiuta sempre la comprensione. Definirei personaggio catalizzatore la Mathilda di "Leon", il film di Luc Besson, oppure Tauriel nel film "La maledizione di Smaug", dove è il suo modo di pensare a far riflettere Legolas sulla giustezza delle scelte di Thranduil. Nei romanzi, invece, penso alla Clarisse di Fahremeit 451, che finisce di destabilizzare il protagonista Guy Montag, ma forse anche al figlio in "The road" di Cormac McCarthy, la cui sola presenza cambia il modo di vedere la realtà del padre. Non mi è facilissimo trovare esempi perché spesso mi perdo film e libri famosi, un po' per scelta e un po' perché inseguo i miei interessi.
Grazia Gironella
…e doverosamente inserisco la risposta anche nell'articolo. Quello della mancanza di esempi credo sia un mio difetto nello scrivere per il blog.
Daniele
O forse è un difetto mio, che ne ho bisogno
Non ricordo per niente, purtroppo, la parte di Legolas che citi e vagamente quella di Clarisse. Ma molto bene quella del bambino in La strada. Forse un catalizzatore è anche la moglie del protagonista in Nostri amici da Frolix 8 di Philip K. Dick.
Grazia Gironella
Frolix 8 sono io a non conoscerlo. Magari dovrei.
Anonimo
Il mio attuale protagonista era un "outsider" anche da vivo, e lo è anche quando la storia comincia, e lui…è morto più outsider di così!
Ho sentito spesso dire che personaggi privi di un arco di trasformazione, che rimangono pressochè uguali dall'inizio alla fine, mancano dell'unica caratteristica per cui valga la pena raccontare la loro storia. Io la penso diversamente. Come hai ben evidenziato tu, raccontando quel tuo frammento di vita, ci capita almeno una volta nella vita di incontrare un catalizzatore, o di essere il catalizzatore di qualcuno
Grazia Gironella
Benvenuta, Francesca! Credo che tu abbia ragione. In fondo c'è chi l'arco di trasformazione lo compie nella storia, ma c'è anche chi lo fa compiere ad altri, magari perché ha già compiuto il suo dietro le quinte.
Sam
Bellissimo post! E adesso ho più chiaro il ruolo del personaggio outsider.
Dopo che ne avevi scritto, nel post precedente, avevo cercato di esaminare in questa prospettiva i miei personaggi, per vedere se qualcuno di loro potesse diventare un buon outsider… ma non avevo capito bene cosa intendessi, me ne sono resa conto grazie a quanto hai scritto in questo articolo.
Il personaggio catalizzatore è un punto interrogativo inserito nella storia: i miei personaggi catalizzatori, finora, coincidono quasi esclusivamente con quelli principali; antagonisti o meno, sono tutti abbastanza fuori dal coro da offrire agli altri dei punti di vista diversi su ciò che li costringo ad affrontare. Ho un personaggio catalizzatore che è anche un secondario, però, ed è uno dei personaggi che ha riscosso più successo e simpatia, tra tutti quelli che ho creato. Adesso che l'ho inquadrato a dovere, penso che potrò lavorare di più e meglio sul suo ruolo.
Grazia Gironella
Bene, sono contenta! E ben arrivato al tuo nuovo, sobrio blog (http://theghostinnkeeper.com), arrivato oggi frresco fresco. In bocca al lupo per il NaNoWriMo! Chissà se altri lettori partecipano. Io non l'ho mai fatto, ma ci vedo una certa utilità.
Grazia Gironella
Sobrio sì, ma non tanto quanto mi era sembrato… era solo questione di "videata nuda".
Gloria Vanni
Vediamo se al secondo tentativo ci riesco: ho perso il primo commento, quindi questo vale doppio, cara Grazia! Complimenti per questo articolo, bello, e grazie per avermi ricordato il mio essere per natura una outsider. Poi, sono d'accordo, con gli anni superi i timori di essere dentro e fuori. Perché ogni giorno è buone per essere se stessi o awesome: grandiosi, impotenti, fighissimi, ottimi…
Grazia Gironella
Benvenuta! Apprezzo molto il commento dopo quello perduto, una vera seccatura.
Sì, è proprio come dici, ed è una bella sensazione. La "stagionatura" fa bene!
Cristina M. Cavaliere
Bello il post e grazie della riflessione sul catalizzatore! Definirei il catalizzatore un "detonatore", nel senso che fa esplodere le tensioni che corrono tra i personaggi, almeno nei miei romanzi. Ne La Terra del Tramonto è senz'altro la figura di François, il bambino, che senza volerlo agisce come una miccia che fa esplodere la polveriera!
Grazia Gironella
I bambini si prestano molto a questa funzione, visto che sono degli alieni naturali, per così dire. Il catalizzatore secondo me può fare esplodere anche le contraddizioni all'interno del personaggio stesso, come nel caso dell'amico/a dallo stile di vita più libero/a che fa realizzare al protagonista il grigiore della sua, di vita.
Cristina M. Cavaliere
Domanda assurda da par mio: il "catalizzatore" potrebbe essere anche un animale? Mi è venuto in mente quando paragoni i bambini a degli alieni (il che è verissimo), e per molti versi sono proprio come i cuccioli degli animali.
Grazia Gironella
Può benissimo essere un animale. Credo che potrebbe essere persino una pianta, un albero, un fiore. Se interroga il personaggio, in qualunque modo, per me è catalizzatore. Mi fai venire in mente il bonsai di Karate Kid…
Lisa Agosti
Perfetto, questo post spiega proprio bene il ruolo del catalizzatore. Grazie anche d'aver condiviso la tua esperienza personale, e anche a chi ha commentato aprendosi e raccontando le proprie esperienze. Tanto per fare l'outsider del caso, io da ragazzetta sono stata "Elena" per la mia compagna di banco, che era timida e introversa e dopo un po' di tempo al mio fianco è sbocciata… diventando un troione da sbarco no dai scherzo!!
Ora mi è venuto un altro dubbio: nei manuali si parla di un personaggio che sta sempre al fianco dell'eroe e che nella sua differenza ne sottolinea le caratteristiche che l'autore vuole evidenziare, il Sancho Panza della situazione. Grazia tu l'hai usato nei tuoi romanzi? è quel che Salvatore definisce il caratterista? Non è la stessa cosa dell'outsider, giusto? Possono esserci entrambi nello stesso romanzo?
Grazia Gironella
Non potendo ringraziare la "mia" Elena (non che non ci abbia provato), ringrazio te! Le persone che aiutano gli altri a uscire dal loro empasse sono davvero preziose.
Non credo che la spalla dell'eroe sia necessariamente un caratterista, ma può esserlo. Entrambi possono essere catalizzatori, se svolgono la funzione di mettere in crisi le idee del personaggio, ma possono anche non esserlo. Mi sembra che il caratterista sia l'incarnazione pura del cliché: la zitella acida, il buffone della compagnia, la prof di matematica inflessibile eccetera. La spalla invece serve a far risaltare le caratteristiche del protagonista, quindi l'amico impacciato accanto all'estroverso pieno di risorse, l'avaro accanto al prodigo, e così via; ma non è detto che sia altrettanto legato al cliché. Lo vedo più come un aiuto al lettore che come aiuto al personaggio in sé. Queste figure possono esserci tutte in un romanzo. Ognuna fa il suo lavoro. Spero di non essere stata criptica!
Lisa Agosti
No anzi! è molto chiaro, grazie! Ho riflettuto sul caso specifico del mio romanzo e non riesco a distinguere bene che personaggio ha quale ruolo. E' difficile spiegare il mio dubbio, ho riscritto questa frase 6 volte e ancora non ha senso. Diciamo che il personaggio spalla è anche catalizzatore per il protagonista, mentre l'azione del vero personaggio catalizzatore ha più effetto sulla spalla che sul protagonista. Temo che il lettore sarà distratto e confuso da questa poca chiarezza nei ruoli…
Grazia Gironella
Secondo me puoi confonderti tu pensandoci a tavolino, ma non si confonderà il lettore. Ogni volta che prendiamo in esame un aspetto della scrittura, facciamo una piccola forzatura nell'estrapolarlo dal contesto. Tu sai già dentro di te chi sono questi tizi di cui parliamo, chissà quanti ne hai conosciuti; ma non ti è mai venuto in mente di metterli sotto la lente d'ingrandimento. L'analisi non deve uccidere l'istinto, ma integrarlo, sennò nel concentrarsi sul particolare si perde l'insieme. Perciò vai tranquilla: il lettore se ne frega dei ruoli precisi, se la storia funziona.
Lisa Agosti
Meno male! Ho fatto bene a chiedertelo, allora, così mi metto l'anima in pace e proseguo con la scrittura!
Monia Papa
Mi piace molto l'idea di un personaggio catalizzatore perché un personaggio così riesce a essere al tempo stesso indipendente e parte integrante.
Indipendente perché, come hai magistralmente illustrato, si distingue dagli altri.
Ma anche parte integrante perché per spiccare sul fondo di uno sfondo omogeneo ha inevitabilmente bisogno.
Perché, in effetti, quanti personaggi catalizzatori possono essere certi che rimarrebbero tali anche in diversi scenari?
Grazia Gironella
Benvenuta! Credo sia il tuo primo commento qui.
Eh sì, il catalizzatore è tale in base al suo contesto. Cambiato il contesto, la sua azione non può restare immutata. Ma forse esistono personaggi capaci di fungere da catalizzatore in contesti diversi, perché questa loro proprietà non è casuale ma radicata nella loro natura. E' un'ipotesi affascinante.