Vita da scrittori (e non)

Dove scrive lo scrittore?

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Sul tavolo della cucina.

In soggiorno.

Nella stanza del figliolo, in un angolo della scrivania ripulito dal disordine (esempio del tutto casuale).

Al bar.

In biblioteca.

Però, che domanda poco tecnica, e tutto sommato futile… oppure no? Comunque sia, siamo in aria di vacanze, perciò mi sembra giusto prenderci una pausa di leggerezza tra una scaletta di trama e uno show, don’t tell.

Dove scriviamo è importante. Può ispirarci, ma anche generare nervosismo e distrazione. Scrivere è un’azione talmente delicata che persino gli odori possono influenzarla. Ma vediamo come gestivano questo aspetto alcuni autori famosi.

collage di luoghi dove scrivere


John Le Carré scriveva in treno, nei quotidiani novanta minuti di tragitto dal Buckinghamshire, dove viveva, a Londra, dove lavorava per i servizi segreti britannici. [Pragmatico.]

Sir Walter Scott compose il suo poema epico “Marmion” cavalcando sulle colline ondulate che circondano Edimburgo. [Acrobatico.]

Gertrude Stein scoprì che il sedile del guidatore della sua Ford T era il luogo perfetto per scrivere. [Spartana.]

D.H. Lawrence preferiva scrivere all’aperto, con la schiena appoggiata al tronco di un albero ospitale, che fosse un pino del Nuovo Messico o un abete della Foresta Nera. “Gli alberi sono una compagnia viva”, usava dire. [Bucolico.]

Marcel Proust trascorreva le sue notti scrivendo a letto, nella sua stanza di Parigi cui aveva fatto rivestire le pareti con del sughero per poter dormire di giorno, isolato dai rumori della strada. [Autonomo.]

Virginia Woolf per un certo periodo scrisse nel seminterrato di casa, seduta su una vecchia poltrona sistemata di fianco alla stanza dove intanto funzionavano le macchine da stampa della sua piccola casa editrice. [Amante della tana.]

Agatha Christie creava le sue trame in una grande vasca da bagno in stile vittoriano, sgranocchiando le mele che erano la sua passione. [Sinestetica.]

Benjamin Franklin faceva ogni giorno quelli che definiva “bagni tonici”: lavorava nudo per un’ora nella sua stanza con le finestre spalancate. [Eroico, almeno in inverno.]

Maya Angelou scrive nell’isolamento di una stanza d’albergo, da cui chiede che sia rimosso tutto ciò che orna le pareti. Il suo kit di scrittura comprende post-it gialli, un paio di dizionari, la Sacra Bibbia ed eventualmente una bottiglia di sherry e un posacenere. [Viziosa.]

Edith Sitwell cercava ispirazione per le sue poesie in una bara aperta e morbidamente rivestita. [Morbosa.]

Okay, sono riuscita a far sentire tutti (me inclusa) perfettamente banali. Forse ci conviene scegliere una location di scrittura più originale per diventare scrittori famosi? Ne dubito; ma anche se ci credessi, cosa mai mi inventerei? Scriverei su un piede solo, cantando la marsigliese? Mi stenderei in mezzo alla piazza di Maniago, coperta da una trapunta patchwork?

No, lasciamo stare. Ho sempre detto che sono estrosa come una mucca, perciò le stranezze non fanno per me. Fantasticare sul luogo ideale dove scrivere, invece, mi piace molto. Un po’ perché – come quasi tutti, credo – nella realtà non ho molta scelta: scrivania in un angolo del soggiorno, soggetta al passaggio di tutti e agli echi di tivù e quant’altro; ma anche perché è sempre piacevole illudermi che sarei una scrittrice fantastica SE SOLO avessi…

Una stanza piccola, ma non piccolissima. Sarebbe tutta per me, ma avrebbe sempre la porta aperta. Quasi sempre. Dovrebbe trovarsi a un piano sopraelevato, tipo primo piano o soppalco. Avrebbe una finestra ad arco (semi-hobbit?) esposta a est per captare i primi raggi del sole… ma forse anche una seconda finestra esposta a ovest, pensandoci bene, per non perdermi i tramonti. Visto che dalla prima finestra vorrei vedere una foresta e dalla seconda il mare, direi che la stanza dovrebbe trovarsi in una sorta di torretta. Anche perché vorrei luce, tanta luce. D’estate e d’inverno.

Avrei mobili accoglienti, in stili misti, provenzale e orientale e chissà che altro. Almeno un tappeto. Sulla scrivania (di medie dimensioni) avrei fiori, candele, un barattolo di colori (pastelli e pennarelli), più il mio blocco per appunti. E il PC, naturalmente.

Dietro la scrivania metterei una poltrona di quelle confortevoli per l’occhio e per il corpo, dotata di poggiapiedi, tavolino e lampada da lettura, in cui sprofonderei per leggere, prendere appunti per le mie storie e fare anche qualche pisolino, perché no.

Non mancherebbe un angolo con un bollitore elettrico, una buona scelta di tè e tisane e qualche pacchetto di biscotti. Ah, anche qualche tavoletta di cioccolato fondente speciale.

Nella stanza ci sarebbero libri, molti libri. Non troppo in ordine. Qualcuno appoggiato in giro, altri messi in orizzontale sopra gli altri, negli scaffali. E ci sarebbero anche molti colori.

Vorrei la mia Maya. Sul tappeto ci starebbe benissimo. Gli animali sono una grande compagnia per scrivere: se ne stanno tranquilli (si spera) e non ti chiedono mai di essere quello che non sei o fare quello che non vuoi. Il paradiso! Senza offesa per i familiari, è chiaro. E poi userei essenze naturali per aromatizzare l’aria (e per neutralizzare l’odore canino).

Non sentirei motori di alcun genere, ma qualche lontano suono di attività umana sì, potrebbe essere ammesso. Inutile dire che questo luogo mitico e silenzioso dovrebbe anche essere a un tiro di schioppo da una bella cittadina, ben attrezzata dal punto di vista sportivo-culturale, nonché piena di bar con i tavolini all’aperto.

Vi siete già addormentati? Avete mollato il blog per qualcosa di più interessante e/o utile? Se lo avete fatto, vi capisco…

47 commenti

  • Michele Scarparo

    Il mio posto ideale è esattamente quello che ho: scrivania o letto che sia, purché in religioso silenzio. Se sento una voce mi blocco, anche se a volte ho scritto in treno, ad essere sincero, e non è stata un'esperienza particolarmente sgradevole (dover ricopiare dal notes al pc, invece, sì).
    Possono fermarmi, nel mio piccolo angolo di paradiso, solo i miei gatti: l'unico vero blocco dello scrittore che abbia. Specialmente quando si "stravaccano" sulla tastiera, perché proprio non comprendono come mai io mi ostini a fare i "grattini" a quell'orrenda cosa di plastica e non a loro, sovrani della casa (e dell'universo, credo).

    • Grazia Gironella

      Oddio, un gatto sulla tastiera deve essere davvero un po' scomodo…
      Il fatto che tu cerchi il silenzio, ma il treno non ti dispiaccia, mi conferma come il brusio di sottofondo sia simile al nulla, sotto certi aspetti. E' così anche per me.

  • Chiara Solerio

    I miei luoghi ideali sono due.

    D'inverno, mi piacerebbe disporre di una piccola taverna, con le pareti e i pavimenti in cotto.
    La mia scrivania sarebbe un tavolaccio in legno con una tovaglia arancione (colore della creatività). La mia sedia molto comoda, ergonomica, come quelle dell'ufficio, perché su quelle che ho a casa mi viene la gobba. Intorno a me, tutti i libri che mi servono per portare avanti il mio lavoro.
    La stanza dovrebbe essere abbastanza spaziosa, perché io fra una scena e l'altra ho il vizio di camminare per la stanza con l'i-pod nelle orecchie. E ci vorrei anche un camino, una scorta di frutta fresca, una libreria che occupa un'intera parete. Nell'angolo, un divano su cui leggere e riposare, meglio se angolare e con copertina annessa. Infine, una finestra: sono fumatrice ma non mi piace l'effetto "centro di Milano" che si crea a volte nei luoghi chiusi.
    Ogni tanto aprirei le porte del mio regno a qualche amico fidato, sposterei il computer e preparerei una bella cenetta, condita da un buon bicchiere di vino rosso.

    D'estate, invece, mi piacerebbe disporre di una veranda o una terrazza con vista sul mare. Ovviamente deve essere all'ombra, perché non voglio cuocermi il cervello. C'è una bella arietta, che mantiene vive le idee, fiori e piante un po' ovunque.
    Anche lì ci sarebbero libri, frutta ed un posacenere. Una bottiglia d'acqua ghiacciata. Ed un dondolo al posto del divano. Oppure qualche bella poltroncina in vimini con cuscino color panna.
    Il migliore dei mondi possibili? Una bella piscina a pochi passi da me, in cui sgranchirmi un po' le gambe e la mente.

    P.S.Tutti i signori che citi non avevano un computer a vincolarli ad una scrivania e una presa elettrica!

    • Grazia Gironella

      Hai ragione, loro con l'elettricità non avevano problemi… sennò Agatha Christie si sarebbe fritta nella vasca da bagno!
      Due cose mi hanno colpita nella tua descrizione: il tavolaccio di legno (come mai accio?) e la brezza estiva che rinfresca le idee (quella l'ho quasi sentita, leggendo…)

    • Chiara Solerio

      Forse penso alla mia casa in Piemonte, dove c'è un tavolo che avrà 200 anni, tutto tarmato e traballante, però mi piace un sacco!

      P.S. Nel mio ultimo post sulla zona comfort (1) ti ho fatto uno scherzetto

  • Cristina M. Cavaliere

    Lo studio dei miei sogni si trova rigorosamente in un maniero, ma che sia ben riscaldato… così mi aiuta a creare l'atmosfera. Negli ultimi anni sono in full immersion con il Medioevo, ma chissà che un domani quando virerò sulla Rivoluzione Francese, non cambi.

    Quindi, studio in un castello, ovviamente situato in posizione sopraelevato con una bellissima vista sulla valle e le montagne, così il panorama andrebbe bene in qualsiasi stagione. Lo studio funge anche da camera da letto, per cui c'è il letto, ma rigorosamente a baldacchino (uno dei miei sogni è quello di dormire un giorno in un letto a baldacchino, pazienza per i ragni e la polvere).

    Ci sono arazzi alle pareti e tappeti sul pavimento, ma niente pelle d'orso per carità – sono un'animalista convinta. Ovviamente, nella stanza c'è anche un camino di quelli che ospitano fuochi gagliardi, ma c'è ANCHE il riscaldamento a termosifone (sono freddolosa…).

    Ho una scrivania massiccia, e naturalmente il pc in barba all'antichità, con collegamento internet, e una libreria con tantissimi libri.

    Il castello è molto silenzioso. Ci può essere anche un fantasma, ma dev'essere simpatico, altrimenti morirei dalla paura. Anzi, se fosse un letterato mi potrebbe anche consigliare nella stesura dei romanzi!
    Da ultimo, vorrei anche un gatto che mi tenga compagnia, o anche due: uno nero e uno di tipo europeo, entrambi belli grossi.

    • Grazia Gironella

      Apprezzo molto il maniero e il letto a baldacchino (allergie permettendo). Interessante la nota climatica. E' vero, il comfort passa anche attraverso la temperatura. Quanto al fantasma-ispiratore, io ci sto provando da un po' a invitarlo (Tolkien), ma per ora niente…

  • Anonimo

    Il mio luogo ideale? Un posto dove il cellulare non prende. Completamente isolata dal mondo. Questo mi basterebbe.
    Un bel prato e una panca sarebbero idilliaci, sotto l'ombra delicata degli alberi, il profumo dei fiori e allo stesso tempo la durezza della panca. In lontananza l'eco remoto della civilta`. Amo la tranquillita`. E se tutto queto non fosse possibile, allora un viaggio infinito su un treno, destinazione: ignota. Mi rilassa scrivere in un luogo dove nessuno puo` disturbare.
    Due posti estremamente diversi eppure riuscire a avere un angolino della casa, silenzioso, dove nessuno passa e spassa. Con una leggera musica soft in sottofondo, un bel cagnolone a tenermi compagnia e un bel paesaggio collinoo fuori dalla finestra potrebbe essere il sogno ideale.

    • Grazia Gironella

      Scrivere sotto un albero (un grande albero) è una delle mie grandi aspirazioni. Ho purtroppo verificato che con il portatile non vedo quasi nulla con la luce, e se piove l'idillio va a farsi friggere.

  • Francesca

    Generalmente scrivo sul tavolo della cucina che è anche sala da pranzo.
    Anche a me, come a Le carré, piace scrivere sui mezzi pubblici, in genere bus, ma anche il treno è ok. Vale soprattutto per i primi bozzetti e le idee sulla trama.
    Non disdegno il bar, pub o trattoria (questa ultima opzione però scandalizza sempre mio marito). Meglio ancora, d'estate, bar con tavoli all'aperto.
    Scrivo abbastanza spesso, con la bella stagione, nel giardinetto di casa.
    Mi piace molto Lawrence, non sapevo che amasse scrivere accanto a un albero della Foresta Nera ma ora che lo apprendo non mi stupisco affatto e mi sembra una bellissima idea. Forse però a me darebbero un po' fastidio gli insetti.
    Gli animali da compagnia? In questo momento non ne ho ma li amo molto. In genere però mi distraggono, richiamandomi alla vita reale, e non mi permettono di scrivere: comincerei a giocarci.
    I miei luoghi-sogno per scrivere: una graziosa veranda (sto pensando di realizzarla!) oppure una spiaggia semideserta (le pochissime volte che ne ho avuta sottomano qualcuna sono stata così stupida da non scrivere!). Non mi dispiacerebbe scrivere alle terme, che adoro, ma mi si abbassa troppo la pressione e sono in grado solo di leggere.

    • Grazia Gironella

      Credo che l'eventuale animale ti distrarrebbe meno di quanto pensi. Se desideri averlo hai l'impressione che passeresti il tempo a coccolarlo, come forse fai con gli animali altrui, ma una volta che facesse parte del tuo quotidiano non saresti così concentrata su di lui (anche perché gli animali di solito trovano soffocante la cosa, come ho scoperto nel tempo).
      Come mai tuo marito si scandalizza se scrivi in trattoria? Perché ti astrai dal consesso umano? Oppure gli fa orrore il connubio cibo-arte?

    • Francesca

      Forse hai ragione, quando avevo animali non scrivevo, per cui non posso sapere se mi avrebbero distratto.
      Quanto a mio marito, sì, gli fa orrore il connubio cibo-arte!

  • Tenar

    Mi ha divertito molto leggere dei luoghi si scrittura degli autori famosi (e i tuoi commenti), molte abitudini di questi personaggi non le conoscevo!
    Quanto a me, sono soddisfatta dal mio angolo di soggiorno con la poltrona ikea con poggiapiedi, il mobiletto portatile con la stampante e lo scaffale con i miei libri e miei cd a portata di mano. Così, se il marito guarda la tv ci butto un occhio e non mi sento troppo asociale. Se voglio isolarmi bastano le cuffia e della buona musica.

  • Lisa Agosti

    Che bella idea! Io vago, quando scrivo, dal letto alla scrivania alla panchina al bar.
    In questo momento sono sul divano col pannetto e il computer sulle gambe. Di solito quando scrivo concentrata mi ritrovo seduta in terra col computer sul divano. Perché? Boh! Chi lo sa?
    Nella mia casetta in Cannadà invece il mio studio si affaccia sui boschi d'acero e ha più o meno le caratteristiche di altezza e isolatezza che molti di voi descrivono come ideali. Ne approfitto per invitarvi a venire a trovarmi, visto che io invece preferirei avere amici intorno. C'è uno chalet nei boschi disponibile per i prossimi due anni vicino a casa mia, è gratis e potete portarvi tutta la famiglia (oppure no, come preferite…)
    Infine, se dovessi scegliere il posto ideale per scrivere… mmhh… vediamo.. penso che sceglierei il letto di Bradley Cooper

    • Grazia Gironella

      Sicura che scriveresti? Io magari sì, visto che non è precisamente il mio tipo, e poi la pace dei sensi incombe… ma tu, chissà.
      Se mi scappa di fare un salto in Canada passo a trovarti (tipo prima di pranzo). Solo sentirti pronunciare le parole "boschi d'acero" mi fa un certo effetto calamita!

    • Grazia Gironella

      Questi discorsi mi fanno ripensare (perché ci penso) a quanto sarebbe carino incontrarci. Magari in Canada è un po' complicato, ma qui… chissà.

    • Lisa Agosti

      Adoro gli scherzetti a Grazia, non vedo l'ora che esca il tuo post stasera. Hai scritto (1) ma intendevi (2), o sbaglio?
      Dovremmo metterci tutti d'accordo e fare sempre gli scherzetti a Grazia, poi metterli tutti insieme in un bel PDF intiolato "Grazie, Graziella…"

    • Lisa Agosti

      A proposito di incontrarci, io e Salvatore avevamo pensato di fare un agriturismo in Toscana per scrittori sull'orlo di una crisi di nervi.
      Io lo apro volentieri, mi serve solo qualcuno che mi dia i soldi e qualcuno che cucini e pulisca volontariamente. Facile, no?

    • Grazia Gironella

      Dopo il "Grazie, Graziella…" non contare su di me. Pulire, poi, non se ne parla proprio. (Dove sono finite le casalinghe di una volta? Estinte, immagino.)

    • Grazia Gironella

      Bravo, così poi parlano di voi da tutte le parti. Un covo di sf****i attira sempre l'attenzione! (Spero che apprezzi gli asterischi. Mi sembri un tipino a modo…)

  • Salvatore

    In cucina, nel cuore della notte, sorseggiando caffè freddo e battendo con decisione le dita sui tasti del PC.

    Mi sveglio alle 03.00, ma questo lo sai già. Quello che non sai è che, in genere, saluto la mia compagna che si corica proprio in quel momento. Poi metto la teiera sul fuoco, per scaldare l’acqua. Preparo una tazza in cui verso il caffè solubile – poco zucchero, molta caffeina – e un goccio di latte. E faccio un paio di flessioni per capire se sono ancora vivo o già un cadavere, come i miei personaggi.

    Aspettando che l’acqua bolli, ripulisco la scrivania. Quando mi siedo per lavorare al manoscritto voglio che sia linda e ordinata. È un modo per fare chiarezza nella confusione di idee e per svegliare gli occhi dal sonno residuo.

    Quindi verso l’acqua bollente nella tazza, pongo la tazza sulla sinistra del monitor, e mi siedo in una comoda poltrona da scrivania in finta pelle nera. Un paio d’ore dopo, mi ricordo del caffè, che ormai è freddo. Lo sorseggio quindi, disgustato, mentre rileggo le cavolate che ho scritto.

    Sulla scrivania, a parte il computer e il mouse, c’è solo un cumulo di libri impilati l’uno sull’altro da un lato, sulla destra, e un block-notes e una penna dall’altro, sulla sinistra. In mezzo, solo io e le mie idee.

  • animadicarta

    Mi hai fatto davvero sognare a occhi aperti con la descrizione del tuo angolo ideale
    Confesso che io mi estraneo completamente quando scrivo, quindi l'ambiente intorno non è così importante, però ci sono condizioni senza le quali non riesco a buttare neanche giù una riga…

    1) Una certa penombra, troppa luce mi infastidisce e deconcentra. Mio marito dice che sono un po' vampiro.
    2) Musica nelle cuffie o nella stanza.
    3) Una tastiera morbida. Ancora ricordo con terrore i tasti dell'Olivetti di quando ero piccola…
    Per il resto mi adatto (quasi) a tutto.
    P.S. La location di Edith Sitwell è davvero inquietante…

    • Grazia Gironella

      E' passato un po' da quando potevo permettermi di essere un po' vampira per quanto riguarda la luce… adesso luce solare o LED… o dormire! Tanto non ci vedo (senza occhiali, e gli occhiali non li voglio).

  • Daniele

    Bella domanda e interessante iniziativa.
    Io ci avevo scritto un post poco più di un anno fa, ma ne riparlo volentieri, magari aggiungendo dettagli.

    Io vorrei avere una stanza adibita a biblioteca, la stanza più grande di casa, piena zeppa di libri a tutte le pareti. In mezzo un grande tavolo oppure una sola scrivania davanti a una finestra, ma in modo che il sole non mi abbagli.

    Sulla scrivania il portatile o un computer fisso. Fogli per appunti e un portapenne pieno. Un dizionario di italiano e altri libri utili. Cibi e bevande non li voglio vicino, ma relegati in cucina.

    Una poltrona girevole e ergonomica, comoda quindi, per poter scrivere per parecchio senza stancarmi. La porta della stanza aperta anche per me, ma basta che nessuno – se ho moglie e pipinara al seguito – entri quando scrivo.

    L'arredamento per me deve essere rustico, antico, stile la casa dello Hobbit: per me quello è il massimo del comfort. Lo vedo e mi sento bene.

    La casa deve essere in un bosco e isolata dal genere umano. Non voglio rumori e suoni creati dalla civiltà.

    • Grazia Gironella

      Mi hai trasmesso un'immagine chiara, che dice molto di te. Quello che hai in mente piace anche a me; il buco hobbit, poi, lo comprerei sui due piedi per l'atmosfera accogliente e per l'immersione in un ambiente tanto verde, nonostante il mio amore per la luce. C'è chi abitazioni di quel tipo le ha costruite e messe in affitto, non ricordo bene dove (forse Galles). Mi piacerebbe farci una vacanza, ma sono sicura che finirei con il rovinare le sensazioni lasciate dai libri e dai film. Meglio sognare, forse.

  • Eli Sunday Siyabi

    Splendido post!
    Io sono un po' Maya Angelou (che peraltro adoro, riposi in pace) e un po' Le Carré: scrivo meglio quando sono in giro. Oltre alle camere d'albergo, meglio se squallide, i miei luoghi perfetti per scrivere sono gli aerei e gli autobus: devo essere in movimento.

    • Grazia Gironella

      Chissà perché, un po' immaginavo che essere in movimento ti ispirasse! Che al top ci fosse una camera d'albergo squallida, forse no…

  • Barbara Businaro

    Il mio luogo ideale per scrivere è la serenità della mia mente. In tempi proficui sono riuscita a scrivere nella sala d'aspetto del medico, nel primo parcheggio disponibile lungo la strada prima che mi scappasse un'idea, durante una barbosissima convention sui blocchettini forniti dall'organizzatore, al caldo sole estivo di una piscina termale. Invece se non sono serena, non riesco a scrivere nemmeno nel mio comodissimo divano, con la casa tutta vuota e silenziosa, e senza nessun altro impegno opprimente.
    Comunque, se proprio oltre alla tranquillità d'animo potessi anche scegliere il luogo fisico, vorrei una stanza-soggiorno con un'enorme portafinestra che dia su un orizzonte abbastanza ampio e luminoso, davanti una scrivania, ed il mio piccolo netpc per la trascrizione. All'esterno la mia fedele panchina, quella che già uso ora in primavera e che sì, quella non deve mancare mai. E' un po' come la panchina di Forrest Gump: idealmente ci discuto sempre con qualcuno. Il mio lettore mp3, quello che in genere mi dà il ritmo per le scene. Nessun dizionario, basta un collegamento adsl, ma che mi inibisca l'accesso ai social network…sennò ci perdo tempo.

    • Grazia Gironella

      Anche per me è così: da preoccupata o triste, non riesco a scrivere una riga. Purtroppo tende a farmi lo stesso effetto l'inquietudine che mi viene dal trovarmi in un luogo estraneo, anche se bellissimo, nonostante in teoria io la consideri una situazione ispirante (a dimostrazione del fatto che l'istinto e la mente non sempre vanno nella stessa direzione).

  • Andrea

    Adoro i luoghi affollati – bar, centri commerciali… ma anche il treno non è male – dove mille voci e altrettanti rumori si fondono in un perfetto brusio di sottofondo. Tavolinetto, tazzina di caffè e il mio quaderno (ultimamente scrivo a matita).

    • Grazia Gironella

      Benvenuto! Scrivere a matita è particolare, ma capisco bene il tipo di sensazione. Sento che scrivere a mano o alla tastiera sono atti dalla valenza diversa, ma non riuscirei a rinunciare al programma di scrittura, perché presenta troppi vantaggi. Qualcosa, però, in questo modo si perde.

    • Andrea

      Grazie del benvenuto. Comunque ci sono vantaggi e svantaggi: la sensazione della punta che scorre sulla carta è qualcosa di fisico (inoltre uno scarabocchio ogni tanto m'aiuta a concentrarmi), scrivere al PC tuttavia raddoppia la velocità di produzione… però trascrivere dalla carta al PC mi "costringe" a una revisione in più… insomma è un gatto che si morde la coda

  • Monia

    Questo post(o) è sempre bello e interessante ma a questo post(o), in particolare, come si può resistere alla tentazione di costruirsi in testa il post(o) ideale e postarlo insieme a questi altri originali commentatori?
    In particolare mi ha colpito molto il commento di Barbara Businaro: forse è proprio vero che la serenità della mente è un luogo impossibile da eguagliare.
    Ma, tornando a parlare di un luogo reale, ecco un assaggio della mia maison regale:

    Il bello di questo pavimento, lucido e bianco, è che quando ci cammini sopra ci vedi riflessa, al contrario, tutta la verità. Come una delle città invisibili. Quella che affacciava sul lago e che della citta dentro il lago, a testa in giù, era al tempo stesso sorella e avversaria. Quindi io sto passeggiando (sulle punte come faccio sempre quando salgo le scale e il bello e il brutto di questo posto è che mi fa sentire sempre come se fossi su di una rampa che è ripida ripida ma che è anche l'unico modo per arrivare in alto) e mi sto affrettando, anche se a vedermi sembra più che stia danzando. Perché sì, ho fretta di arrivare a quella panca di cuscini candidi (che sembrano nuvole fuori posto come la testa di chi la testa ce l'ha tra le nuvole ma poi è costretto a portarsela sempre sul collo) ma, al tempo stesso, fretta non ne ho perché le parole sono come quel panorama che mi aspetta appena fuori dalla finestra, sopra la panca: il cielo è sempre lì, pronto a farsi trafiggere dai raggi solari come dai miei sguardi, anche quando hanno mangiato tutto il bianco della pagina fino a diventare neri d'inchiostro.

    • Grazia Gironella

      Lady, che piacere la tua visita! Hai portato con te un'immagine quasi onirica, tra il biancore. gli specchi, il cielo e il sole. Mi hai spostata in un bel paesaggio, perciò grazie.

  • Giordana Gradara

    Mi piacerebbe molto tornare a scrivere dentro la vasca da bagno. Quando potevo farlo la riempivo di acqua bollente e appoggiavo al lato un mobiletto basso con le ruote, che si trasformava da tavolino del soggiorno a base per il mio quaderno. Poi scrivevo immersa nell'acqua, in torsione per arrivare al tavolino, e andavo avanti anche per un'ora.
    Poi è nata mia figlia e i bagni ora durano circa 5 minuti, di solito tra l'altro sotto la doccia.

    • Grazia Gironella

      Quando avevo mio figlio piccolissimo, fare la doccia in tranquillità mi sembrava già un privilegio! Non scrivevo ancora, però. Quindi sei un po' "parente" di Agatha Christie, per via della vasca.

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