Vita da scrittori (e non)

Cos’è il successo per lo scrittore?

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Bella parola: successo.

Suona bene. Ha una sfumatura definitiva, forse per il significato del participio verbale: è successo. Come dice Lady Macbeth, “what is done cannot be undone”. Ciò che è fatto non può essere disfatto.

Cos’è il successo?

Interpelliamo il dizionario: esito positivo, riconoscimento dei proprî meriti, approvazione del proprio operato da parte di altri, favore pubblico, possibilità favorevole per esprimere e/o realizzare quanto desiderato e in previsione, compimento risolutivo di qualcosa, opera particolarmente apprezzata. Questo dal punto di vista oggettivo. A livello soggettivo, tuttavia, il successo esiste solo nella misura in cui lo si percepisce come tale. Poniamo che io partecipi a un concorso letterario prevedendo di vincerlo, perché il mio racconto resuscita i morti. Se mi aggiudico il secondo posto, è un successo?

La mente dello scrittore la immagino così: spazi e suggestioni.

Per inciso, non mi è mai capitato di partecipare a un concorso pensando di vincerlo. Quando mi è successo, è sempre stata una bella sorpresa. Quello che vorrei sottolineare è che il successo è legato alle aspettative, cosa che lo rende quanto mai pericoloso, come giustamente ricorda Cristina nel suo ultimo post. Essere ambiziosi, parlando di scrittura, può essere utile in termini di impegno, di pazienza e costanza, ma pone l’autore in una situazione di vulnerabilità, perché le difficoltà sono tante e la possibilità di mancare l’obiettivo non è affatto remota.

L’idea del successo, quindi, può essere una trappola in termini di aspettative deluse, o semplicemente non soddisfatte nei tempi previsti; ma c’è un altro aspetto del problema, forse peggiore: rincorrere uno specifico tipo di successo può renderci ciechi agli altri successi che otteniamo. Parlo prima di tutto per me, che periodicamente mi trovo a lottare con l’ambizione e le sue conseguenze. Così, per non perdermi qualcosa di importante, mi metto d’impegno a ricapitolare quelli che percepisco come successi, miei e forse anche vostri. Se dimentico qualcosa… spero che mi corrigerete!

Successo è rendersi conto delle proprie possibilità.

Non inteso come bravura, ma come il semplice fatto di riuscire a fare. Il mio cervello inventa una storia, provo a scriverla, e… ci riesco! Lunga o breve, bella o brutta, quella storia non esisteva prima che io la scrivessi. È davvero mia? Non ne sono del tutto sicura. È un piccolo miracolo.

Successo è accorgersi dei miglioramenti nel tempo.

Fa effetto rileggere le storie che ho scritto tempo fa, tra tenerezza e indignazione. Non ci va una virgola, lì! Quel periodo è troppo involuto, quella battuta va tagliata… Si cambia tanto, anche in pochi anni.

Successo è scoprirsi capaci di emozionare il lettore.

Il battesimo del feedback l’ho ricevuto da un gruppo di lettura cui avevo proposto il mio primo romanzo fantasy. Forse non siete stati abbastanza selettivi, ragazzi che non leggerete questo post, ma vi ringrazio davvero per il vostro entusiasmo! Se mi aveste stroncata subito, non so come sarebbe finita. Dopo sono arrivate nuove conferme, altrettanto importanti, di cui sono grata.

Successo è rendersi conto che non esistono limiti.

Non ce la farò a finire il romanzo… e invece sì. Non riuscirò a scriverne un altro migliore… e invece sì. Non posso scrivere un racconto in così poche battute… e invece sì. Esistono dei limiti? Forse, ma il fatto di non conoscerli li annulla. A volte anche l’ignoranza può essere una benedizione.

Successo è riconoscere la propria creatività.

Ho pensato per tanto tempo di non possederne affatto. Ne parlavo qualche tempo fa nel salotto di Gloria.  Guardando indietro, è stato bello individuare i tanti segnali con cui la mia creatività cercava di dirmi “eccomi, ci sono!”.

Successo è individuare il metodo giusto.

Giusto per me e per la storia. Mi dà davvero soddisfazione rendermi conto che so cosa fare e come farlo.

Successo è fantasticare sulla storia.

Carta e penne colorate. Idee. Immagini. Brainstorming, approfondimenti sui personaggi, e infine il progetto. Cosa c’è di più entuasiasmante ed energizzante di una nuova storia che sta per vedere la luce?

Successo è firmare il primo contratto.

Momento fantastico, l’inizio di una carriera nella scrittura! Capita di ridimensionare il tutto, più avanti, ma è un passo importante e merita di essere festeggiato.

Successo è firmare il contratto con un editore importante.

Se ci arrivo, vi racconto com’è. Per ora mi limito a immaginare: non sarà tutto oro quello che luccica, ma intanto essere presenti nelle librerie e godere di qualche forma di promozione sarebbe un grosso traguardo, come l’esperienza di un editing serio.

Successo è accettare le frustrazioni e continuare a scrivere.

Ho lasciato per ultimo il punto più importante. Si può smettere di scrivere, naturalmente; non è una condanna o una gara di resistenza. Ma cosa ci si perde?

Ieri pomeriggio, visto che mi si prospettava un’ora di attesa nei pressi della biblioteca, sono entrata e mi sono seduta a un tavolo nella saletta dei ragazzi. Avevo portato con me il blocco degli appunti e un libro da leggere. Immaginate la situazione: la biblioteca ospitata nella vecchia filanda, ristrutturata in legno chiaro e travi di ferro a vista, piena di luce; uccelli leggeri e colorati appesi al soffitto, fatti con le bottiglie di plastica da un artista locale; il silenzio umano, perché ero completamente sola. “Umano” perché un suono c’era: la voce dell’acqua. Dalla vetrata la vedevo scorrere veloce nel suo alveo di vecchie pietre, chiazzate di muschio e di felci.

Ho appoggiato sul tavolo il blocco con gli appunti e mi sono messa a progettare il prossimo capitolo del romanzo. Forse non riesco a farvelo arrivare, ma era un momento perfetto. Così perfetto da farmi venire in mente quanto sia cambiata la mia vita da quando scrivo. È come se avessi aperto una porta segreta, oltre la quale sto trovando mille altre porte. Non so se si sarebbero mai dischiuse per me, se non avessi iniziato a scrivere.

Sia come sia, alla fine il mio post sul successo è diventato un post sulle gioie dello scrittore. Ora che conoscete le mie, raccontatemi le vostre. Quali sono i vostri momenti d’oro? (Credo di avervelo già chiesto… prometto che la prossima volta vi passo la ricetta della mia ciambella, tanto per cambiare argomento.)

30 commenti

  • Anonimo

    Cara mi sembrerebbe di ripetermi perchè ho scritto di recente diversi post più o meno con questi temi, so che li hai letti e, talvolta, commentati. I momenti di sconforto sono tanti ma sto in ogni campo della mia vita, non solo per la scrittura, cercando di guardare i successi piuttosto che le sconfitte e le cose che proprio non girano. Il tuo elenco è assai condivisibile, forse i miei momenti di maggior successo sono stati: l'approvazione di Ragione e pentimento da parte di Chiara Beretta Mazzotta e la firma con il mio agente. Vento in poppa, l'editore Big lo sogniamo tutti e lavoriamo per raggiungerlo. Sandra

    • Grazia

      Ultimamente mi capita spesso di voler trarre le mie conclusioni su argomenti di cui altri hanno parlato. Spero di essere perdonata! Magari la ciambella la offro, invece di dare la ricetta.
      La firma con l'agente è stata un successo anche per me, e ho dimenticato di citarla. E' stato grandioso scoprire che qualcuno era disposto a investire ore di lavoro su di me.

  • Gloria Vanni

    Successo: esito positivo, riconoscimento dei propri meriti, approvazione del proprio operato da parte di altri, favore pubblico… Successo è rendersi conto delle proprie possibilità… riuscire a fare!

    Successo è accettare le frustrazioni e continuare a scrivere.

    Questo è il successo al cubo, a mio avviso, e forse quello che più mi piace perché quando stai per mollare e non molli, è grandioso! Mi è capitato lo scorso agosto, come sai o forse hai intuito, volevo chiudere baracca e burattini e sono ancora qui! Grazie per questo post e per la citazione: leggerti per me è sempre un dono prezioso anche se… non sono una scrittrice!

  • Tenar

    Successo letterario per me è far arrivare le mie storie ai lettori. Tutto il resto, premi, pubblicazioni, recensioni, è accessorio. Ogni lettore che apre una mia storia e si immerge nelle righe, sente la vita scorrere nei personaggi, soffre e si emoziona insieme a loro è il mio successo.
    La frustrazione esiste, è inutile negarlo, quando pensi di avere una buona storia a cui sia stata negata una possibilità, magari all'ultimo momento, magari per l'ultimo "sì" che non è arrivato, magari solo perché l'editore non riusciva a quantificare le vendite. Però non importa. Ogni lettore è un successo e dà senso a tutta la fatica e a tutta l'inevitabile frustrazione.

    • Grazia

      E' proprio così: fare arrivare le storie ai lettori. Il resto è uno strumento per arrivarci. Diciamo che nella scrittura è difficile prescindere dal successo inteso come copie e denaro, perché diffusione e risultati materiali sono strettamente legati. "Ogni lettore è un successo e dà senso a tutta la fatica e a tutta l'inevitabile frustrazione." Cercherò di ricordarmelo, quando mi viene da scalpitare…

  • Daniele

    Io penso che bisogna scrivere senza pensare al successo. Nessuno scrittore famoso ha scritto pensando di diventare appunto famoso. Non è questione di umiltà, ma solo di essere realisti.
    Successo è per me riuscire a finire un libro. Poi riuscire a farlo accettare dall'editore. Infine a vendere tante copie. Insomma, il vero successo non è un unico evento, ma una serie di piccoli eventi.

  • animadicarta

    Quanto è relativo il successo, è vero. Io la penso come Tenar, il successo è arrivare ai lettori, quanti non ha nemmeno importanza. E neanche la strada attraverso la quale li raggiungi ha importanza.
    Un tempo la pensavo diversamente, ma gli obiettivi cambiano e si adeguano alla realtà.
    Successo per me è anche finire un romanzo ed esserne soddisfatta. Il resto è fugace.

    • Grazia

      L'ideale sarebbe adeguare i sogni alla realtà, restando consapevoli che la realtà è in evoluzione. I sogni e le aspirazioni sono positivi, se non diventano pretese. Io la vedo così.

  • Chiara Solerio

    Forse l'ho già scritto a grandi linee in altri commenti, ma sai qual è il momento più bello? Quello in cui mi accorgo che c'è una scena là dove prima non c'era nulla, e che l'ho scritta io. Quello in cui osservo il passaggio dal caos all'ordine: prima nel mio cervello c'è una nebbia nera, densa e profonda. Non so cosa dirà il personaggio, non so come risolverò quell'incoerenza che mi fa sentire un'incapace, non so come renderò la scena accattivante. Ci sono tanti dubbi, tante domande. E poi, spesso per un'intuizione improvvisa e momentanea (la nostra voce interiore spesso è più competente del nostro cervello), tutto si risolve, le parole scorrono da sole, la storia prende forma. Ecco, questa è la sensazione più bella. Grazie a lei, la mia stesura non si è ancora interrotta. E per me, che sono un'esordiente assoluta, è una grande soddisfazione.

  • M.

    Vendere più copie di quanto ci si aspetta, firmare un contratto con un editore, scoprire che la gente ama ciò che scrivi. Ma quanto sono belle queste cose? Creare una storia spettacolare lo è anche di più, non per il mondo, ma per te che la plasmi. È il successo più grande.
    Sì, forse anche vedere il proprio libro in una libreria non sarebbe male. :p

  • PattyOnTheRollercoaster

    Anche a me succede sempre così: inizio il post pensando di scrivere su un determinato argomento, poi scrivo tutt'altro! Ma non è un male, a me piace. Lo trovo più genuino, no?
    Per quanto riguarda le gioie dello scrivere, devo dire che uno dei momenti che preferisco è quando mi viene un'illuminazione. Magari ho passato giorni interi a pensare a come rendere una scena speciale, a come 'sgarbugliare' una situazione, a come migliore qualcosa di forzato e, all'improvviso, magari in un momento in cui non ci sto pensando, mi viene in mente come fare! Quello è l'attimo che preferisco, perché mi fa emozionare, perché mi sembra che la storia prenda corpo e sia una sorta di entità a sé stante.
    Una volta ho letto da qualche parte che le storie sono idee che viaggiano in cerca di una penna che la scriva. Mi piace pensarla così, forse perché è molto poetico! Mi piace pensare che le idee che mi vengono in mente inaspettate abbiano trovato me, e non il contrario

    • Grazia

      E' una bella immagine. Io penso spesso qualcosa di simile. Le illuminazioni a me vengono quasi esclusivamente quando non sono impegnata a cercarle. Credo faccia parte del funzionamento della concentrazione in generale: focalizzi e ti perdi la periferia, dove magari c'è quello che cerchi.

  • Francesca

    Oddio! Che brutto segno non saper rispondere a questo post!
    Non mi viene in mente niente…
    Diciamo che successo è scrivere qualcosa che non sia il memorie della tua prima fiamma e che non abbia la tua migliore amica come unico lettore.

  • Cristina M. Cavaliere

    Intanto grazie al link sul mio post recente, che non a caso parlava di ambizioni e di successo anche se nell'ambito musicale con "Whiplash". Come seconda cosa sei riuscita a trasmettermi il meraviglioso ambiente dove l'unico suono udibile era quello dell'acqua. Che luogo meraviglioso. Ti ho già raccontato privatamente qual è stato il mio momento perfetto… complice una certa musica da "Le nozze di Figaro" di Mozart.

    La misura del nostro successo è inevitabilmente legata al responso altrui, per quello nella maggior parte dei casi è destinata a generare frustrazioni. Non hai mai fatto caso al proliferare di gare, competizioni, concorsi un po' ovunque, dallo spettacolo alla cucina alla scrittura alla danza, all'insegna del sado-maso? E che questo cosiddetto giudizio esterno molto spesso derivi da persone non propriamente limpide, o di valore addirittura inferiore a coloro che dovrebbero giudicare, o semplicemente umane, e quindi parziali.

    Secondo me il successo è una costruzione mentale umana, come il concetto di fallimento. Ma se ne potrebbe parlare in decine di post.

    • Grazia

      E' vero, se potrebbe parlare a lungo, e ugualmente resterebbe una verità non semplice da applicare. Siamo umani e utilizziamo per forza le nostre risorse umane nel valutare, perciò tutto ciò che tocchiamo è in una certa misura inquinato. Quelle che consideriamo nostre risorse sono soltanto una piccola parte delle risorse a nostra disposizione.. Saperlo è comunque un importante punto di partenza.

  • Anonimo

    Ciao, Grazia. Come sai, non sono uno scrittore, e ho un blog tramite il quale condivido stratagemmi ed esperienze personali. Non voglio di certo farmi pubblicità; la mia è solo una premessa che vuole precedere il mio "grazie di cuore" per questo bellissimo articolo. Quello che hai scritto riguardo il tuo rapporto con la scrittura: "È come se avessi aperto una porta segreta, oltre la quale sto trovando mille altre porte. Non so se si sarebbero mai dischiuse per me, se non avessi iniziato a scrivere." mi ha emozionato e fatto riflettere. Forse, a causa del lato opportunista mal celato che in me, queste parole e la tua "lista dei successi" le ho viste come un ottimo esercizio (con le dovute traslazioni) per valutare il mio impegno verso il blog. Sei stata di esempio e stimolante, come vedi
    A presto, Nick

  • Serena

    Ciao Grazie, come al solito arrivo in ritardo ma arrivo. Questo articolo è bellissimo, avrei voluto scriverlo io e mi "suona" molto. Nella lista dei miei post da scrivere era inclusa una roba tipo "Definisci cosa è per te il successo". Nella serie che sto scrivendo sull'Autore 2.0 il tema tornerà, necessariamente; credo ci arriverò con l'ultimo articolo, verso fine mese, e linkerò anche questo tuo post.
    Buona settimana, a presto

    • Grazia

      Mi hai fatto fare il primo sorriso della giornata con il tuo "Grazie"! Non hai idea di quante volte le persone mi chiamino Grazie. Certe volte mi sbaglio anch'io, quando mi firmo usando la tastiera.
      Leggerò volentieri il tuo blog sul successo. Mi piace molto il confronto di pareri.

  • Giulia Abbate

    Buongiorno Grazia,
    bellissimo questo post, mi è piaciuto molto leggerlo e lo trovo di grande ispirazione.
    Come coach ed editor free lance mi trovo spesso a lavorare con autori depressi, delusi, sfiduciati, che reagiscono male all'infrangersi di illusioni vaghe di un successo che non hanno mai davvero definito, prima di cercarlo. Tu lo hai fatto benissimo, ne hai definiti tanti! Nel nostro lavoro, che non ha metri oggettivi per misurare la riuscita, bisogna giocarsela tutta sul soggettivo, fermarsi e pianificare, prima o durante il percorso, a cosa vogliamo arrivare e come sapremo di essere lì. Per cui grazie: sicuramente girerò il tuo link ad autori che e hanno bisogno, per il bene della loro scrittura.
    Se infatti il successo ha tante sfumature e declinazioni, secondo me l'unico, grande fallimento è uno solo: smettere di scrivere. Per fortuna che anche quello è reversibile, e potremmo trovarci dentro un altro successo ancora: riprendere la penna dopo un periodo nero e ricominciare a divertirsi
    Scusa se mi sono dilungata nel commento, ti leggo sempre e stavolta ho voluto condividere questi miei pensieri con te e con chi legge
    A presto!

    • Grazia

      Prima di tutto, benvenuta! Il tuo commento mi fa particolarmente piacere, perché conservavo il dubbio di avere fatto un viaggio soprattutto dentro me stessa, quindi non necessariamente utile agli altri. L'argomento poi è stato toccato da tanti colleghi blogger, e girando tutti intorno alla scrittura rischiamo sempre di diventare ripetitivi. Se non è stato così, ottimo!

  • Anonimo

    Non ho mai pensato al successo, forse perchè ho assunto un approccio "adulto" alla scrittura solo da poco e ignoro ancora molte cose di questo mondo, però sì, se li chiamo "momenti d'oro" allora mi vengono in mente, e sono alcuni di quelli che hai elencato:
    – quando mi accorgo di essere migliorata, di non compiere gli stessi errori del passato o accorgermi finalmente di cosa fosse quella nota storta in un certo passaggio, in un certo capitolo.
    – quando durante la progettazione o la scrittura mi accorgo di aver capito bene la scena, il problema o il personaggio, come se fossi un segugio che fiuta nell'aria la traccia giusta.
    Il momento del feedback mi mette sempre in agitazione, anche quando è positivo, quindi sì, è bello ma fino a un certo punto

    Uno dei miei obiettivi come scrittrice è non crearmi aspettative, e trarre il piacere di scrivere dall'atto in sè. E' un obiettivo in divenire, nel senso che non lo si può mai raggiungere, ma solo continuare a seguirlo. Certo i complimenti sono belli, ed è importante il feedback, ma il motivo principale per cui scrivo non può e non deve essere quello. L'ideale per me sarebbe trarre gioia dalla scrittura anche se nessuno volesse leggermi, non perchè ignorare il lettore sia legittimo, ma perchè è una questione di serenità ed equilibrio personali

    • Grazia

      In questo siamo diverse. Io non riesco a immaginare di scrivere senza un lettore dall'altra parte, un po' come se fossi davanti allo specchio e il lettore fosse la mia immagine, o viceversa. Potrei in teoria restare davanti allo specchio anche se non mi ci vedessi riflessa, ma non credo che lo farei. A parte questo, anch'io cerco di allontanare le aspettative dal centro della scena… ma se ne stanno in agguato nel backstage…

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