Ospiti

Il successo visto da vicino

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Oggi è mia gradita ospite Aislinn

Di recente abbiamo parlato spesso di cosa sia il successo per lo scrittore, e sono uscite molte considerazioni interessanti. Quella che faccio più mia, a sintesi del discorso, è che bisogna imparare a festeggiare i traguardi intermedi e mettere al primo posto il piacere di scrivere. Non c’è bisogno di rinunciare al Grande Sogno, che per me coincide con il vivere dei proventi della mia scrittura. Sognare serve! Si mira alto, si lavora. Basta non perdere di vista le priorità.

Il Grande Sogno, però, è molte cose: un miraggio ispiratore, un progetto e anche un obiettivo idealizzato. Vista da vicino, qualunque realtà mostra aspetti sorprendenti, non sempre in senso positivo. Per questo ho chiesto ad Aislinn (in gaelico: sogno, visione) di raccontarci la sua esperienza di autrice da poco entrata nel mondo della grande editoria, e lei è stata tanto gentile da accettare. Trovate a fine articolo notizie su di lei e sui due romanzi urban fantasy che ha pubblicato per Fabbri. Per ora la ringrazio e le lascio la parola.

la mia ospite di oggi, Aislinn

La richiesta di scrivere un post sul “prima e dopo la pubblicazione” è giunta proprio mentre io & i colleghi stavamo tenendo le ultime lezioni del corso di scrittura fantastica Acheron, a cui ho avuto l’onore di prendere parte come docente. Al di là della pura e semplice scrittura e delle caratteristiche della letteratura di genere, uno dei temi emersi più spesso, durante le discussioni con i partecipanti, era proprio questo: come si fa a pubblicare? Quant’è bello pubblicare? Cosa vuol dire pubblicare?

Difficile far capire agli entusiasti aspiranti autori della classe quello che ora dirò anche a voi: essere una scrittrice pubblicata in Italia è un solenne casino.

Viviamo in un Paese dove si legge poco, e ancora meno si legge fantastico, e ancor meno si sa cos’è il fantastico, o si cerca il fantastico al di là della saga di moda al momento (come sa chiunque legga fantasy in inglese e si accorga di quanti splendidi libri, originali e intriganti, non vengono nemmeno tradotti da noi).

Scriviamo in un Paese in cui non si legge, i libri vendono pochissimo – soprattutto poi rispetto all’epoca “pre crisi”, diciamo, in editoria, quella prima dei terribili 2012-2013.

Siamo scrittori in un Paese dove tutti hanno un libro nel cassetto. Pensate che la lotta sia arrivarci, alla pubblicazione? Be’, avete ragione: è una lotta dove se avete il talento avete bisogno anche della fortuna (non sto dicendo di essere raccomandati: fortuna vuol dire “avere la tenacia di continuare a tentare finché il vostro libro arriverà alla casa editrice giusta che vorrà investirci”).

Quello che normalmente non si pensa, ma che si impara in fretta, è che ragazzi miei, vinta la battaglia che vi porta a “essere autori pubblicati da un grande editore”, vi accorgerete che non potrete affatto riposare: la lotta continua e non è meno aspra. Il sangue scorre ancora, e in abbondanza.

E si lotta contro il mercato, e la crisi, e gli editori che hanno senz’altro mille altri autori a cui badare, e i librai che se non leggono “storia d’amore” in quarta di copertina non ordinano il vostro libro, rendendolo virtualmente invisibile, e mille altri problemi. Si lotta sapendo che potete metterci tutta la passione che volete, non basterà a cancellare quei problemi. E sapendo che potete continuare a faticare per scrivere al meglio delle vostre capacità i libri migliori che riuscirete, che potrete essere seri, professionali, disponibili… ma questo non è un Paese per scrittori, e la “carriera” ricomincia ogni giorno da zero.

Oltre a tutto ciò, poi, e oltre a tutte le difficoltà post crisi, non scordate le pressioni psicologiche che c’erano prima e ci saranno anche ora: ci vuole calma zen, tanto cioccolato e probabilmente qualche buon amico/collega con cui farsi a vicenda terapia di sostegno, per affrontare senza perdere la sanità mentale sia le recensioni entusiaste sia le stroncature feroci (entrambe pericolose per la psiche del povero autore, in genere incline a slanci di entusiasmo capaci di farlo schizzare in orbita e a crisi di depressione profonda quanto la Fossa delle Marianne).

Ma ci sono anche le insinuazioni, le richieste, i commenti che fanno cascare le braccia (“il libro di x non mi è piaciuto perché la scena y era noiosa”, e tu che sei l’autore del libro x ti chiedi chi cavolo abbia inserito quella scena y a tua insaputa, perché tu non l’hai proprio scritta e nelle bozze di stampa che hai approvato non c’era… mah). E bisogna saper affrontare i Nuovi Esperti che ti fanno notare gli errori di punto di vista ma che, quando provano a spiegartelo, dimostrano di non sapere cos’è, il punto di vista. E bisogna affrontare gli entusiasti che ti chiedono “ma tu vivi di scrittura, vero?” senza mettersi a piangere o a ridere, a seconda della vostra indole.

E allora è tutto terribile? C’è solo da lamentarsi/spaventarsi/fuggire?

Oh, no. Perché poi ci sono anche i lettori che ti scrivono a notte fonda commossi per il tuo finale, e quelli che quando ti incontrano alle fiere si emozionano e tremano e quando li abbracci manca poco che svengano, e tu non sai bene come rassicurarli che sì, sei una persona vera, mica un Vip che se provi a toccarlo si lava le mani col disinfettante.

E ci sono i lettori che ti mandano disegni e quelli che “io shippo questi tuoi personaggi”. Magari sono quattro gatti, non illudetevi, a maggior ragione se scrivete urban fantasy in questo nostro Paese che “il fantastico è solo roba da bambini”. Ma sono i tuoi quattro gatti e ti fanno sorridere, ti riscaldano, ti sollevano l’umore meglio della cioccolata proprio quando sei giù perché il sistema è profondamente sbagliato, e per l’ennesima volta pensi che non sia giusto come vanno le cose.

E ci sono le notti a scrivere, e i personaggi che vogliono essere raccontati, e il brivido che be’, se siete autori lo conoscete bene: pubblicati o meno, è questo, che dovete tenervi stretto. Quei lettori che hanno sognato con le vostre storie aspettano che esca quella nuova: è solo questo che conta.

Aislinn è nata nel 1982, scrive ascoltando rock e metal e ha una passione inesauribile per la lettura. Nel 2013 ha pubblicato con Fabbri Editori il suo primo romanzo urban fantasy Angelize; nel 2014 è uscita la seconda e ultima parte della storia, Angelize II – Lucifer. Ha partecipato al romanzo storico In territorio nemico di Scrittura Industriale Collettiva (minimum fax, 2013) e a diverse antologie. Vive ad Arona e bazzica spesso Milano. Gestisce il blog http://aislinndreams.blogspot.it e pagine sui principali social network.

41 commenti

  • M.

    Bella l'idea, bello il racconto. Bello tutto.
    Peccato che qui da noi fantasy e fantascienza non siano seguiti quanto Oltreoceano. Sigh, sob.

  • Chiara Solerio

    Da quanto tempo conosco virtualmente Aislinn?
    Un annetto, forse. Sì, perché ricordo di aver letto Angelize in spiaggia.
    Anche se non ci siamo mai viste dal vivo, si scambiano commenti su facebook e sui blog, le ho trasmesso la mia opinione sui suoi romanzi, che ho molto apprezzato. Mi piacciono molto la sua gentilezza e la sua umiltà, la disponibilità nello scambiare opinioni e consigli. Con queste qualità credo che farà molta strada.

    • Grazia

      Aislinn è una persona gentile e disponibile, ma mi piacerebbe pensare che questa sia la normalità e quelli che se la tirano un'eccezione. E' così, vero?

    • Chiara Solerio

      Beh, io mi ritengo fortunata perché da quando ho il blog (un anno e un mese) ho avuto modo di conoscere persone straordinariamente gentili e umili, che presuppongo siano così anche al di fuori di questa virtualità. Mi sento un po' stranita quando sento parlare di "trolling" e di persone che usano il web solo per fare polemica. Forse la tematica di cui ci occupiamo crea una sorta di filtro, non è una cassa di risonanza per le frustrazioni individuali come può esserlo una pagina che tratta di, di calcio o, come mi è successo in passato, di moda.
      Nella vita quotidiana, purtroppo, non ho scelto tutte le persone che frequento. Ho selezionato le mie amicizie, ma i colleghi me li sono trovati. Alcuni sono persone STRAORDINARIE, altri… beh… me li devo tenere così!

    • Grazia

      Come succede a tutti! Mi piace molto che l'atmosfera dei nostri blog sia "pulita". I contrasti si possono gestire, ma usare energie anche a quello scopo sarebbe fastidioso, o peggio. La negatività è inquinante.

    • Aislinn

      Per carità. L'educazione e il rispetto, prima, poi si discute. Anche in modo acceso, anche con ironia, ma i troll via, a calci in culo. E scusate il francese.

  • Ilaria

    Come dice Tenar, sì, piena di buon senso. Siamo tutti portati a pensare "ah se arrivo a pubblicare con un big …" cosa? Ecco lei ha spiegato cosa succede. Mi piace quando cita la fortuna, che ha il suo peso in ogni angolo della vita, mi piace quindi che lo riconosca, non come fanno in tanti, fortuna non significa botta di chiul e basta, ma magari anche la fortuna di non mollare sopraffatti dai primi "no" o dalla fatica per altre cose della vita che tutto sommato possono fare desistere. Insomma Aislinn che seguo a volte ma non commento mai perché il suo è un genere che conosco poco e temo sempre di dire qualche grossa cavolata, si conferma una persona a modo, come pensavo. Le auguro il meglio. Sandra

    • Grazia

      Sì, questo modo di intendere la fortuna piace molto anche a me, e le faccio gli stessi auguri. (Ehm… cosa hai fatto di male per usare un account Ilaria e firmarti Sandra? )

    • Ilaria

      Sì è riesumato il mio vecchio account, quando commento da questo pc me lo propone in automatico, è tanto comodo cliccare e basta senza scegliere altri profili per cui assecondo la tecnologia

  • Silvia Schwa

    Bello.
    Per me manca una parte fondamentale, da mettere all'inizio: ho le qualità per diventare uno scrittore? Una sorta di esame di coscienza. Perché va bene non abbattersi, va bene tentare tutto, va bene la fortuna ma spesso manca l'umiltà da parte di molti "scrittori". Quando in parecchi ti dicono "no" credo sia doveroso. Ok perseverare e non mollare, ma siamo davvero certi che un editore che dice no sia un incompetente?
    Siamo davvero sicuri che se il talento c'è nessuno sia in grado di riconoscerlo?
    Mi domando questo, mentre penso ai tantissimi che vogliono pubblicare ma hanno, purtroppo per loro, delle carenze. Mi spiace per loro (sinceramente) ma a volte credo che sia anche coraggioso prendere atto che forse la pubblicazione rimarrà solo un sogno.

    • Aislinn

      Silvia, non ho trattato questa parte, ma sono d'accordissimo con te. Perché è vero che tanto, quando si legge o scrive un libro, è soggettivo, ma allo stesso tempo ci sono casi in cui il talento c'è e si vede, casi in cui ci si rende conto di dover migliorare e si lavora per farlo, e casi in cui… "sono già un genio, io!". La qualità del proprio lavoro è indipendente dalla pubblicazione (se il tuo libro non è "commercialmente interessante" non ti pubblicheranno, punto, se non hai la fortuna di incontrare qualcuno di illuminato che decide comunque di premiarti; e, diciamolo, così come ci sono in Italia addetti ai lavori ottimi, ci sono anche quelli che non sanno cos'è un punto di vista e dovrebbero farti l'editing…), ma è vero che ci vorrebbe umiltà, voglia di affinare il proprio stile, di avere pazienza e maturare.

    • Grazia

      Grazie del commento. Hai toccato un tasto importante. Tanti dei discorsi che facciamo sulle tecniche narrative, sull'utilità dei manuali oppure sulle abitudini di scrittura, si inceppano sulla tacita domanda finale: c'è qualcosa che possa garantire la riuscita del nostro tentativo? La riposta, ovviamente, è "no". Possiamo sapere se abbiamo le doti giuste per scrivere solo provandoci. Non credo però che si possano prendere i risultati pratici come indice della bravura dell'autore, perché ci sono anche altri fattori in gioco, spesso determinanti, come ha spiegato Aislinn.

    • Silvia Schwa

      Secondo me provandoci (tanto) e prendendo una giusta distanza da quanto scritto, per esempio affidando il testo a qualcun altro, per un parere obiettivo.
      Sui risultati "pratici" non mi esprimo, il mercato editoriale parla da solo

  • Luz

    Aislinn individua quello che in fondo è il vero nucleo dello scrivere: essere "qualcosa" per i propri lettori. Sì, bello il vedersi le proprie pubblicazioni nelle librerie, suppongo che sia splendido anzi, bello che un editore creda in te, ma sempre più, leggendo in giro, mi rendo conto che quel "sì" sia l'inizio di un viaggio a volte anche spiacevole, come ci spiega bene lei in questa intervista.
    "Ma sono i tuoi quattro gatti e ti fanno sorridere, ti riscaldano, ti sollevano l'umore meglio della cioccolata". Grazie, giovane scrittrice, oggi mi hai regalato un sorriso buono.

    • Grazia

      Anche per me è interessante vedere il miraggio da vicino attraverso gli occhi di Aislinn. Di solito capita di sentire il parere dell'esordiente oppure quello dello scrittore già affermato. Questa è una prespettiva diversa.

  • animadicarta

    Bella testimonianza, mi sono piaciuti il realismo e l'onestà abbinati alla grande passione che trapela.
    Io sto vivendo un periodo di grande sfiducia nei confronti dell'editoria, ma è giusto ammettere che il problema è più ampio. C'è poca gente che legge, e troppi che apprezzano solo i romanzi a lettura rapida.

    • Grazia

      Credo anch'io che ci sia un divario troppo grande tra offerta e domanda, per questioni quantitative e qualitative. Non discuto i gusti dei lettori, perché ognuno ha il diritto di cercare nella lettura ciò che vuole. Le difficoltà per gli autori, per un motivio o per l'altro, si moltiplicano.

  • PattyOnTheRollercoaster

    Mi piace questo post, sincero, realista e tuttavia capace di infondere ancora fiducia in chi scrive e sogna di essere pubblicato.
    Grazie a entrambe per averlo pubblicato

  • Lisa Agosti

    Complimenti Aislinn, e in bocca al lupo!
    Mi ha stupito che i librai non vogliano ordinare storie d'amore, avrei detto il contrario. Buono a sapersi!

  • Rosalia Pucci

    Bellissima testimonianza, mi ricarica. Nonostante tutte le difficoltà a cui si va incontro, ci dici che scrivere è un'emozione impagabile. Da tenere a mente nei momenti bui. Grazie

    • Aislinn

      Grazie a te Rosalia! Io non potrei farne a meno, punto. La "carriera di scrittore" è un aspetto, la "passione per la scrittura" un altro. Meglio se vanno in coppia, ma quello imprescindibile è il secondo…

  • Francesca

    Grazia, trovo legittimo e condivisibile che il tuo "Grande Sogno" sia vivere dei proventi della tua scrittura, ma per me non può essere la stessa cosa. Ho un impiego, tra l'altro da dipendente pubblico, quindi severamente normato, che entrerebbe in conflitto con la scrittura intesa come mestiere, a meno che io non diventassi un grande nome (mi scappa da ridere solo a pensarci), nel qual caso forse potrei cambiare lavoro.
    Dunque la mia idea di successo è diversa. Credo che abbiamo già parlato, in un altro post, delle diverse idee di successo di ciascuno di noi scrittori e aspiranti tali.
    Io in questo momento ne ho una idea abbastanza chiara. Per me, in questo momento (forse è il "traguardo intermedio"), successo significa:
    1) capire anzitutto cosa voglio dire. Sin da piccola sono certa di avere qualcosa da dire ma non ho ancora capito cosa;
    2) dirlo. Ovviamente tramite la letteratura, altrimenti non starei nemmeno rispondendo a questo post;
    3) che qualcuno lo legga;
    4) scoprire che a qualcuno di quelli che lo hanno letto è stato, in qualche modo, utile (questo si potrebbe ricollegare alla questione "Quattro gatti" di Aislinn).

    • Grazia

      Il tuo traguardo intermedio è già fantastico. Io ci metto sopra il Grande Sogno perché non voglio pormi dei limiti da sola, ma il bello comincia molto prima, per fortuna.

  • Alessia Savi

    Mi ero persa questo post.
    Aislinn mi ha fatto scendere la lacrimuccia.
    Sì, per quei quattro gatti vale tutto quanto.
    E adesso, sfatiamolo il mito del Fantastico che non vende e che non frega a nessuno. Siamo tanti, è vero, ma non dicono che l'unione fa pure la forza? (^^)
    Bravissima Grazia per l'idea di questo post: avevo bisogno di una carica di energia di questo tipo, ragazze

    • Grazia

      Felice di offrire un ricostituente! Il Fantastico forse tira meno di una volta, ma c'è comunque un buon pubblico di appassionati – e quando si parla di Fantastico si parla di veri appassionati, quelli che comprano e leggono a ritmo di samba! Non so tu, ma io non ho mai conosciuto un lettore di fantasy che legga un libro l'anno.

    • Alessia Savi

      Io nemmeno, in effetti.
      Ma sai, poi quando si parla di Fantastico io lo vedo sempre ad ampio raggio: dal fantasy all'horror passando per lo sci-fi. In realtà abbraccia moltissimi sottogeneri, e spesso chi legge Fantastico… li divora tutti indistintamente!

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