Scrittura

Come uccidere la storia nelle prime righe

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La storia è molto più di ciò che appare nelle sue prime pagine, ma è importante rendere queste pagine memorabili.

Di incipit ne abbiamo mai parlato? Non più di quattro volte, personalmente, per non parlare degli articoli dei colleghi lit-blogger… ma repetita iuvant, come si dice, e c’è sempre modo di approfondire l’argomento.

Con un’immagine poetica, vorrei paragonare il percorso della storia a un volo – nel caso del romanzo, un lungo volo. Anche facendo del nostro meglio, come autori ci può capitare di sabotare il velivolo con le nostre mani. Possiamo perdere quota al punto da farlo sprofondare in una palude nel mezzo del percorso, oppure farlo precipitare in fase di atterraggio, magari dopo un viaggio perfetto e privo di scossoni; ma possiamo anche abbatterlo direttamente al decollo. (Come mai si fa vivo proprio oggi il mio retaggio aeroportuale? Non me lo spiego.)

È essenzialmente un problema di aspettative. Come autori, noi abbiamo la nostra storia bella e dipanata in mente, in tutto il suo splendore. Se una parte è mal riuscita, tendiamo a perdonarla, sapendo che pochi paragrafi più avanti arriverà qualcosa di meglio.

Il lettore non ha questo vantaggio. Si muove su terreno ignoto, purtroppo non sempre solido, e ogni delusione può essere l’ultima che si sente disposto ad affrontare. Se poi le delusioni iniziano nei primi paragrafi… forse gli abbiamo fatto il favore di orientarlo negli acquisti, ma non è detto che la cosa ci rechi vantaggio.

L’inizio della storia ha funzioni importanti da svolgere: far conoscere al lettore la voce dell’autore e il tono della narrazione; presentare i personaggi, la situazione e i primi elementi di squilibrio; creare curiosità sugli eventi a venire. Tutto questo passa attraverso i primi paragrafi, troppo spesso gli unici ad avere l’onore di essere letti.

Miscelo la farina del mio sacco con quella di diversi blog che ho consultato sull’argomento, per avere una panoramica abbastanza vasta e rispondere alla domanda del giorno: cosa può disturbare il lettore in queste prime, fatidiche righe?

– Il rituale del risveglio

Squilla la sveglia e il protagonista si stira, strapazza il cuscino, scosta le lenzuola sudate, sente l’odore del caffè, fa colazione. Il fatto che gran parte dell’umanità segua lo stesso rituale mattutino ogni giorno gli ha tolto un po’ di smalto. Mi viene in mente la versione iniziale del mio primo romanzo, in cui ogni capitolo iniziava a questo modo!

Pare piacciano poco anche le riflessioni del mattino davanti allo specchio e i postumi della sbornia, e così pure gli inizi in generale: primo giorno di scuola o di lavoro, primo allenamento con la nuova squadra. Calarsi nella scena è più interessante che scaldare il motore insieme ai personaggi.

– Il sogno

Abusatissimo, e detestabile quando non si fa riconoscere dal lettore, che procede convinto di trovarsi nella realtà della storia, per poi scoprire il piccolo inganno.

– Descrizioni lunghe e dettagliate

Della stanza, del paesaggio, della città, delle condizioni metereologiche, del pianeta. Fino a quando il lettore non ha incontrato i personaggi e si è collegato a loro, il resto gli interessa poco o niente. Per cominciare gli bastano i pochi tratti dell’ambientazione utili a visualizzare la scena.

– Storia pregressa

Il passato dei personaggi può essere fondamentale, ma vale più o meno il discorso fatto per i dettagli ambientali: tutto diventa interessante, quando riguarda personaggi che ti stanno a cuore. Fino a quel momento non vale la pena di dilungarsi su aspetti che possono essere presentati più avanti, magari frammentati per essere più leggeri, stimolando anche la curiosità del lettore.

– Prologo

Le informazioni possono essere ritardate e/o presentate diversamente?

Se la risposta è “no” su entrambi i fronti, allora può darsi che un prologo sia la scelta giusta. Negli altri casi viene spesso sentito come un modo per preparare il lettore alla storia vera e propria; ma il lettore non desidera essere preparato, visto che di solito è grande abbastanza per inoltrarsi solo soletto tra i nostri minacciosi capitoli.

– Rivolgersi direttamente al lettore

“Tu che stai leggendo questa storia, sappi che è realmente accaduta…”

Incipit non più di moda, che attira l’attenzione sull’autore, distraendola così dal sogno narrativo che cerca di creare. (Secondariamente, dire che si tratta di una storia basata sulla realtà spinge ad aumentare l’incredulità, non la fiducia. Non sembra anche a voi?)

Prime righe della Regola di San Benedetto
Prime righe della Regola di San Benedetto

– Il “gancio” iperbolico

Bisogna afferrare il lettore per il colletto fin dalla prima riga, si dice; ma è meglio che quella riga sia in armonia con il resto, e conservi intatto (o veda accentuato) il suo significato anche riletto a posteriori. In caso contrario, forse sarà un gancio “wow!”, ma strumentale e privo di spessore.

– Materiale incomprensibile per il lettore

Farlo incuriosire è bene, farlo vagare tra i punti interrogativi un po’ meno. Ancora non sa niente della storia, in fondo.

– Frasi insulse

“Maria stava andando all’ambulatorio, tenendo per mano la piccola Erica.” Il gancio non deve per forza agire nella primissima frase, ma se il testo continua sullo stesso tono…

Punto di vista malfermo

…oppure mai deciso dall’autore, ignaro del problema. Se non riusciamo a mantenere la coerenza per pochi paragrafi, figurarsi per un intero romanzo.

– Personaggi alla riscossa

Il lettore non può vederseli piombare addosso tutti nella prima facciata, o li confonderà e non potrà cogliere il ruolo di ognuno nella gerarchia della storia.

– Formattazione estrosa

Maiuscole e corsivi per dare enfasi, punti esclamativi, puntini di sospensione, onomatopee o – peggio ancora – colori e font strani (dicono che qualcuno li usa) sono un ottimo gancio… di genere pugilistico, però.

– Monologo e riflessioni

Se si dilungano, tendono ad annoiare anche nel corso della storia. Figurarsi nei primi paragrafi.

– Il paradiso

È una bella giornata, gli uccellini cinguettano e i raggi di sole rallegrano la protagonista, che saluta con amore il maritino e i deliziosi pargoli, prima di uscire per recarsi al lavoro che la appassiona… ma l’idillio si deve incrinare, subito! Le vite perfette sono noiose e non offrono appigli per la storia. Il lettore vuole capire qual è il problema – sa che deve esserci, da qualche parte! – e scoprire come se la cavano i personaggi nell’affrontarlo.

Molto narrato, poco mostrato

Lo “show” risucchia il lettore nella storia molto più efficacemente del “tell”.

– Dialoghi formali

C’è chi dice che sia banale iniziare con una battuta di dialogo, ma non sono del tutto d’accordo. Per esempio mi piace quando il contenuto emotivo della battuta è forte ma espresso in modo contenuto, tanto da fare solo intuire la potenza dei sentimenti che covano sotto la superficie. Un dialogo formale, però, di solito non coinvolge, bensì tiene a distanza.

Dopo una lista così lunga, viene da domandarsi come si inizi una storia, o se valga la pena di iniziarla del tutto. C’è di buono che non serve porsi subito il problema. È durante la revisione che diventa importante badare a questi dettagli, nell’ambito del romanzo vere inezie, ma capaci di indurre l’editore e il lettore a proseguire nella lettura.

Avete qualcosa da aggiungere alla lista?
Quale di questi peccati vi sembra mortale, in veste di lettori?

36 commenti

  • Mattia L.

    La storia che sto scrivendo non inizia con un sogno ma qualcosa di analogo, che poi si scopre non essere del tutto reale. Tuttavia, non credo cambierò perché il dualismo tra reale-non reale torna per tutta la storia, di cui è praticamente l'elemento fondamentale; quindi l'inizio non è slegato dalla storia ma anzi è proprio l'introduzione migliore (almeno secondo me). Per il resto, concordo più o meno su tutto, per quanto riguarda gli incipit: non parlo di romanzi, perché gli do meno importanza, ma a volte ho smesso di leggere racconti dopo due righe, perché non ero affatto convinto dall'inizio .

    • Grazia

      Sono sempre generalizzazioni, in cui ci si può riconoscere ma anche no. Già da come descrivi la storia che stai scrivendo mi fai pensare che il tuo sogno non sia un cliché.

  • Glò

    Io son lettore paziente, che non si fa scoraggiare dall'incipit Ho idea di aver incontrato più o meno tutte le tipologie elencate, ma nessuna mi ha fatto desistere. Non sono normale, credo… o.O

    • Grazia

      Anch'io sono poco scoraggiata dall'incipit, come lettrice. Invece mi scoraggia pensare che l'editore legga le mie prime righe e mi abbandoni!

  • M.

    Ho qualche problema con gli inizi lenti. Posso anche passar sopra a una descrizione dettagliata, a un risveglio post-sbornia (ma perché così tante storie iniziano così?) e al caffè che sale nella Moka, ma solo se sono corti. Se si prendono troppe parole inizio a sfogliare il libro per vedere se è tutto in quel modo.

    • Grazia

      Anch'io la penso così. Fino a un certo quantitativo di battute introduttive non ci faccio caso, poi arriva il momento in cui mi accorgo di essere a metà libro e non avere ancora trovato la storia…

  • Seme Nero

    Ricordo che l'incipit di Baudolino di Eco, anzi, l'intero primo capitolo, mi lascio molto perplesso, con quel suo simil latino pieno di errori (voluti). Lo si potrebbe inserire tra gli incipit con materiale incomprensibile, ma probabilmente Eco può permetterselo.
    Ho poco apprezzato l'incipit di un romanzo di un esordiente che entrava subito nel vivo dell'azione ma non concedeva respiro: in due capitoli erano state presentati 4 o 5 personaggi che interloquivano tra loro di tecnologie specifiche. Alla faccia del gancio.

  • Chiara Solerio

    In questo periodo sto leggendo il manuale "Come non scrivere un romanzo", che funziona molto bene come distributore automatico di paranoie e mi sta creando un sacco di dubbi sul lavoro che ho fatto finora e in particolare sull'incipit. Succede subito qualcosa, questo è da dirsi. L'incidente scatenante (e si tratta di un incidente nel senso letterale del termine) avviene a pagina due. Ma prima presento il personaggio e il suo ambiente attraverso il suo sguardo. Cerco di focalizzarmi sui suoi pensieri e sul suo disagio. Sarà roba buona? Mah, me lo auguro!

    Come lettrice, non do grande importanza all'incipit. Credo di essere l'unica a non considerarlo di vitale importanza per la storia: leggo sempre le anteprime online, ma la partenza deve essere proprio terribile (anche dal punto di vista grammaticale) perché io decida di non continuare la lettura. Di solito mi concedo di arrivare al 20% prima di decidere se continuare a leggere o metterci sopra una croce.

    • Grazia

      I testi di scrittura fanno sempre questo effetto di mettere in dubbio anche ciò che si è scritto bene. Per questo bisogna leggerli, capirli… e cestinarli.

  • Cristina M. Cavaliere

    Mi ricollego al post con la citazione di Melville: "Per scrivere un libro potente, devi scegliere un tema potente." e a questo punto oserei dire: "Per scrivere un libro potente, devi scegliere un incipit potente" nello stesso modo.

    Purtroppo il problema dell'incipit esiste eccome, tanto più che come lettori siamo diventati impazienti e frettolosi, un po' come si guardano i film e non si ha più la pazienza di affrontare visioni che si dipanano lentamente. Secondo me un incipit deve dare l'idea del romanzo e creare comunque l'atmosfera e la giusta aspettativa, anche senza dare subito in pasto la scena forte (esecuzioni cruente o scene dove i protagonisti si accoppiano come ricci… con tutto il rispetto per i ricci).

    In questo senso ho avuto un doppio problema con il mio "Libro II Le strade dei pellegrini", che è una sorta di seguito, cioè offrire un incipit forte e significativo anche per il lettore che non ha letto il "Libro I La terra del tramonto". Infatti la prima versione è stata massacrata proprio nell'incipit da due beta-reader. Ho riscritto completamente la prima parte, e i commenti stavolta sono stati più che positivi.

    • Grazia

      Sono stupita che sia di tuo gusto! Gli incipit troppo frettolosi non mi piacciono quasi mai. Mi sento presa e buttata in acqua mentre sono ancora mezza addormentata.

  • Tenar

    In realtà credo che l'incipit sia una questione di stile, più che di contenuti. Un incipit che mi attrae (posto che la quarta di copertina mi ha già anticipato a grandi linee di cosa parlerà il romanzo) è un incipit che mi faccia assaporare la qualità della prosa, la personalità della storia o del narratore. Deve avere quel qualcosa in più che lo differenzi da altri, anche a parità di contenuti.
    PS: non mi viene in mente nulla che abbia letto che inizi con un risveglio post sbornia! Parecchi risvegli con amnesia totale o parziale, ma nessuno dovuto all'alcool…

    • Grazia

      Secondo me succede più spesso agli americani che a noi, non lo sento come un nostro tormentone. Hai ragione sullo stile: se leggendo le prime righe riesco a sentire una voce personale, l'acquisto è molto probabile.

    • Grazia

      In generale lo penso anch'io. C'è da dire che i criteri dell'autore e quelli del lettore non sono identici: come autore devi sfondare la porta, come lettore puoi anche bussare, socchiudere la porta e poi entrare.

    • Grazia

      Come hai fatto a indovinare? In effetti tutto può funzionare, se lo sai usare bene. Ti dico quale incipit s-preferisco: quello in cui l'autore si diletta nel mantenermi nella confusione per pagine intere, tanto per creare suspense. A me "sospende" la voglia di leggere.

  • Giulia Lù

    Anch'io sono letto del paziente non mi fermo quasi mai all'incipit e vado avanti. Spesso mi sono piaciuti romanzi con incipit non eccezionali almeno dal mio punto di vistA. Vero è che molti si basano sul l'incipit, editori compresi.
    Per rispondere alla tua domanda secondo me il peccato mortale è l'inserimento nel l'incipit di materiale incomprensibile per il lettore. Persino un lettore paziente come me potrebbe arrendersi.

    • Grazia

      Anch'io considero quello il difetto più grave. E' frustrante e mi fa sentire presa in giro. Non sono le condizioni migliori per proseguire nella lettura.

  • Marina

    Io ho inserito un prologo nella mia storia perché mi sembrava più funzionale: visto che si svolge nel mondo della realtà virtuale, era opportuno per me condurre la protagonista di fronte a uno schermo e farle iniziare l'avventura. Questo per dire che la formula esatta secondo me non esiste: penso che l'incipit funzioni quando rapisce l'attenzione non necessariamente con effetti speciali, ma piantando quei piccoli semi di curiosità che fanno andare avanti nella lettura fino all'ultima pagina.

    • Grazia

      E' vero, gli effetti speciali non sono necessari. Ci sono incipit quietissimi che introducono storie meravigliose. Come sempre, le indicazioni hanno un valore limitato.

  • Emilio Bertolina

    mi ricordo un incipit di un mio tema in seconda superiore che il prof gradì molto e che, forse, segnò il mio destino faendomi approdare al giornalismo e alla comunicazione: " era una sera insolitamente fredda per Torino di quella stagione " Da lì scoprì la mia cifra stilistica.

  • Lisa Agosti

    Mooolto interessante, prendo nota… la mia prima stesura era piena di mattinate e caffè, magari sfogliando il giornale, che poi ho trasformato in tablet perché ormai non so chi prende più il giornale cartaceo…
    Cosa intendi esattamente per "frasi insulse"? Dici che non ha senso partire con nomi di persona se non sono stati ancora presentati i personaggi? Ci sono molti libri però che iniziano così.

    • Grazia

      Prendi nota… limitata, spero! Ho raccolto da manuali e siti tutti gli elementi che vengono considerati negativi per l'incipit e li ho proposti qui, ma a seguirli tutti si rischia di usare come incipit un codice cifrato o uno smiley. E' un post della serie "meditate, gente, meditate…", e poi iniziate come vi piace, insomma.
      Con frasi insulse intendevo in realtà la descrizione di azioni insulse, come nell'esempio. Certe volte servono, perché il personaggio avrà pure una vita normale, ma si può evitare di soffermarcisi. Tipo: puoi raccontare di Maria che prepara la bambina per uscire, prende l'autobus, arriva all'ambulatorio, saluta tutti, aspetta il suo turno; oppure puoi avvicinarti di più al primo momento interessante, sfrondando il resto. (Perché non dovresti inserire nomi di persona? Fa parte del modo normale di introdurre i personaggi. Non capisco bene cosa intendi.)

    • Lisa Agosti

      Pensavo che la frase nell'esempio fosse "insulsa" per via dei nomi di persona, e non capivo cosa ci fosse di male a usarli. Sorry.

      PS: sei caduta dal letto stamattina! The early bird catches the worm…

  • Francesca

    Mi hanno fatto sorridere questi incipit! Insopportabile il rituale del risveglio! Oddio, veramente l'ho usato anche io e mi è stato detto che non era male, più che altro lo trovo insopportabile quando si protrae troppo a lungo e non caratterizza il protagonista. Personalmente, credo che si debba usare solo per il protagonista.
    Mi ha fatto ridere in particolare l'incipit "paradiso". Sono pochissimi gli autori che possono permetterselo!

    • Grazia

      Pochissimi anche gli autori che possono immaginarselo! Mi sembra che nella realtà sia più diffuso l'incipit "grugnì ai familiari e uscì mezzo imbambolato per il sonno" (per fortuna non a casa mia!).

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