
Sulle tracce del mistero
Il mistero gioca un ruolo importante
nelle storie che scriviamo…
e nella nostra vita.
Bentrovati! Spero che la pausa estiva vi abbia ritemprati e ispirati per le vostre cose, non solo di scrittura. Per quanto mi riguarda è una strana estate, che ancora non capisco (ma ci sarà bisogno di capirla?). Ho fatto una gita di quattro giorni in Germania – molto ben riuscita, nonostante la brevità – e per ora sembra sia tutto. Dopo i lunghi viaggi estivi del recente passato, la cosa mi disorienta un po’; ma l’ultimo anno è stato ricco di stimoli, e non posso dire di essermi annoiata in questi mesi.
Ho lavorato tutta l’estate sulla revisione – parallela alla traduzione in lingua inglese – di Due vite possono bastare, il mio romanzo tornato libero dopo l’esperienza del premio letterario IoScrittore. Ma di questo vi racconterò meglio più avanti, quando avrò (spero) materiale interessante. Per ora, visto che ormai la gloriosa impresa volge al termine, vi dico solo che di recente mi sono trovata ad affrontare una domanda curiosa: in quale genere rientra il romanzo? Eh già, perché pare che tutti, agenti ed editori e librai, si pongano questa domanda ancora prima di assaggiarla, la storia, in modo da trovarle subito un eventuale scaffale.

È qui che spunta il “mistero”: la definizione più calzante che ho trovato per il romanzo, infatti, è quella di mystery. Ebbene sì, ho scritto un mystery senza saperlo. Non immaginatevi cadaveri e detective: senza spargimento di sangue, nella storia di Goran i misteri si incastrano l’uno nell’altro – lui stesso è un mistero, per gli altri e per se stesso. A questo allude il nuovo titolo, Cercando Goran (Searching for Goran nella versione inglese, salvo richieste editoriali). Del resto, come ha scritto il famoso autore di gialli Michael Connelly: “Nei migliori mystery il mistero è il personaggio”.
Autopromozione a parte, secondo il Dizionario Treccani online, mistero è “tutto ciò che non si può intendere, penetrare o spiegare chiaramente, e che appunto per questo attrae o esercita un certo fascino”. Definizione ampia ma parziale, a mio parere. D’accordo la curiosità, il fascino, l’attrazione, ma dove mettiamo le altre reazioni umane all’ignoto: inquietudine, diffidenza, timore, rifiuto? Nella vita reale, il mistero spesso ci attrae e ci spaventa allo stesso tempo, anche se, come lettori, possiamo permetterci di godere soltanto i lati positivi del termine, seduti comodi nella nostra poltrona.
Sono convinta che la mancanza di senso del mistero sia uno dei problemi che affliggono l’umanità, almeno nella società occidentale. Se tutto deve essere ridotto al suo aspetto materiale visibile, se alla percezione di un “oltre” viene frettolosamente apposta l’etichetta di strano, di arretrato o illusorio, la realtà finisce con il perdere di spessore. Il mistero (ma in questo caso dovrei scriverlo con la maiuscola) è la nostra grande possibilità di mantenere accese le domande, aperta la ricerca… anche quando il mistero sembra ostinarsi a rimanere tale. Per questo, a chi mi dice che detesta il genere fantastico perché preferisce parlare di realtà, rispondo spesso: “mala realtà è fantasy!”. Per dirlo con le suggestive parole del teologo tedesco Karl Rahner: L’uomo abita sulla riva del mare infinito del mistero.
Ma torniamo alla scrittura. Si potrebbe dire che non esistono storie prive di mistero, perché la narrazione in sé, nel suo dipanarsi pagina dopo pagina, è uno svelamento progressivo al lettore della storia, e in definitiva delle sue reazioni alla storia stessa – chi può sapere cosa susciterà la lettura di un libro? A seconda del genere e della specifica storia, poi, il mistero può essere presente in misura diversa e aggiungere fascino e profondità (oppure niente del tutto, come ci insegna la lettura di un brutto giallo). Va da sé che non esiste mistero, nella storia, se il lettore non riceve dall’autore degli indizi – un ruolo svolto in Cercando Goran dalle sue visioni.
Per il lettore, il mistero è l’attesa che precede un ignoto avvolto nella nebbia, come il Ponte Carlo a Praga, nella foto. Nella storia, il mistero nasce spontaneamente dalla trama e dai personaggi; ma prestargli una certa attenzione consapevole non può guastare.
In ogni storia ci sono parti lente, ed è giusto che sia così. Nel tentativo di non arrestare il battito della storia, a volte riusciamo a ravvivarle con un significato che ci soddisfa, a volte ci limitiamo a traghettarci alla meno peggio verso il prossimo punto interessante. E se invece socchiudessimo gli occhi e ripensassimo alla storia in modo meno piatto? Come autori abbiamo bisogno di conoscere bene personaggi ed eventi, ma non è detto che dobbiamo esporre tutto al lettore con la stessa chiarezza.
Forse qualche angolo oscuro fa bene alla storia. Del resto il mistero è un tipo versatile: può coinvolgere i personaggi, la trama, l’ambientazione. In dosaggi diversi, può infiltrarsi facilmente ovunque. Quando non è il genere a mettere direttamente sotto i riflettori un segreto da svelare, l’autore ha diversi strumenti a disposizione per suscitare nel lettore un senso di mistero.
Se al centro c’è un personaggio, può tacere alcuni suoi aspetti, il suo pensiero, il suo passato; oppure può far parlare del personaggio da altri, facendo trasparire la loro inquietudine nei suoi confronti. Può anche attribuirgli azioni o frasi che acquisteranno significato soltanto in seguito, oppure fare intuire al lettore che le sue azioni sono pilotate da qualcuno dietro le quinte.
Gli elementi naturali e ambientali, come un crepuscolo, un cielo tempestoso o un silenzio improvviso (sto citando i più banali), possono essere molto efficaci nel creare un’atmosfera di mistero. Lo stesso vale per gli imprevisti che suscitano inquietudine: una lettera, la visita di uno sconosciuto, la sparizione di qualcosa. Uno stile asciutto, basato sul tacere quanto sul dire, può contribuire all’effetto. Il finale stesso della storia può conservare intatta una dose di mistero. A quel punto io di solito detesto l’autore, ma si sa, tutti i gusti sono gusti…
Delle mie riflessioni sul genere di appartenenza di Cercando Goran mi rimane soprattutto la convinzione che il mistero – vissuto come tale dal lettore, dal personaggio o da entrambi – sia per la storia un motore potente.
BOLLETTINO DELLO SCRITTORE Calma serena, non piatta. Si scrive anche quando non si scrive, e aspettative e sforzi mantengono fuori dall’esperienza del flusso (questo argomento meriterebbe un post dedicato). Pallino per la nuova storia (ormai manca poco!): curare ogni capitolo come se fosse un racconto a séstante.
BOLLETTINO DEL LETTORE
Letture in corso: Vita di Siddharta il Buddha, a cura di Thich Nhat Hanh The Night Circus, di Erin Morgenstern Einstein, His Life and Universe, di Walter Isaacson The Dome, di Stephen King (con pochissime speranze, perché gli smembramenti contenuti nelle prime due facciate mi hanno già demotivata…)

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.

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22 commenti
Francesca
Ciao Grazia! Tutta estate a casa per me. E ho scritto. Bellissima questa cosa del bollettino dello scrittore e del lettore. Dello scrittore, per me: scrivo un quarto d'ora al giorno mezza cartella editoriale da un mese e mezzo. Comincio a pensare che occorra altro ma è diventata una via di mezzo tra una superstizione, una dipendenza e una cura omeopatica. Sono curiosa del tuo romanzo. Hai ragione: si sente la mancanza del mistero e anche di una certa irrazionalità in letteratura!
Grazia
Stupenda definizione della tua scrittura quotidiana! Spero di aggiungermi presto anch'io alla schiera degli scrittori regolari.
Cristina M. Cavaliere
Ciao, Grazia! A me, ehm, è capitato di leggere un brutto romanzo dove non c'era nemmeno un pizzico di mistero, ma tutto era spiegato nel dettaglio come i listoni della spesa. Per quanto riguarda il mistero-personaggio, mi sta accadendo proprio con il personaggio di Clotilde, che conosci benissimo: è un enigma, le punto in faccia la lampada degli interrogatori ma niente. E' la prima volta che mi capita con un personaggio: ho trovato un osso veramente duro! Per quanto riguarda le mie attività estive da scribacchina, ho sfornato tre racconti in poco tempo, mi sentivo ispirata.
Grazia
A volte l'autore deve avere l'impressione che i lettori siano stupidi, tanto si cura che capiscano! Sono sicura che Clotilde cederà, alla fine; ho totale fiducia nelle tue capacità… e nella tua ostinazione.
Tenar
Ah, ma che bello il romanzo in versione inglese!!!
Quanto al resto condivido in pieno, mio marito, grande lettore e ottimo analista, dice che i romanzi migliori sono quelli in cui l'autore sa tutto e dice pochissimo (addirittura lui dice che un autore dovrebbe sempre scrivere la storia in due parti e buttar via la prima, ma mi sembra fin eccessivo).
Grazia
Sai che ho già sentito questo consiglio da qualche maestro blasonato? E' un'arte anche quella di tacere.
Renato Mite
Grazia, hai delineato proprio bene il concetto di mistero che avvolge lo scrittore fuori e dentro i suoi libri.
Anche a me capita di non sapere come classificare le mie storie e credo che ciò sia dovuto al fatto che voglio che la storia abbia il suo mistero e sfugga alle facili generalizzazioni.
Una storia che non racconta tutto ha più fascino e lascia più spazio all'immaginazione del lettore.
Grazia
Credo che ogni storia segua un filo che è suo e soltanto suo. La pretesa che sia facilmente classificabile, anche se comprensibile, rischia di favorire i cosiddetti "requisiti del genere", che spesso rendono le storie ripetitive e piene di cliché.
Mattia Loroni
Sono d'accordo, il mistero è una componente fondamentale di una storia (e non solo: è anche alla base della ricerca scientifica, per esempio). Io cerco sempre di metterci elementi misteriosi nelle mie storie, che si svelano (forse) solo alla fine. Ma chissà se riesco a evocare le atmosfere che vorrei .
Comunque ti consiglierei di non lasciar perdere con The Dome e di andare avanti. Già dopo poche pagine prende corpo e poi non ti lascia più più. Io l'ho letto qualche mese fa e rimanevo attaccato alle pagine fino alle tre di notte. E' davvero uno dei libri più "incalzanti" che abbia mai letto .
Grazia
Grazie del consiglio, cercherò di andare avanti fino a trovare qualcosa dove affondare i denti.
Andrea Di Lauro
Tanta roba in questo articolo, mi è proprio piaciuto. Hai messo in campo molti argomenti e per nulla banali o noiosi. La realtà è fantasy eccome, e il mistero è il sale di ogni arte: a giuste dosi crea sempre l'opera perfetta. indispensabile.
Grazia
Molti argomenti, che andrebbero trattati con maggiore profondità. Mi fa piacere che abbiamo in comune la realtà fantasy.
Grazia
Sono circa a metà, e mi piace molto. E' banale dirlo, ma non avevo mai pensato a come potesse essere Siddharta Gautama prima di finire nelle statue nella posizione del loto. Leggere la sua storia lo rende vivo, e fa capire meglio attraverso quali fasi si sia passati dalla sua illuminazione a una scuola di pensiero della portata del buddismo. Come lettura, l'ho trovata più avvincente nella prima parte, un po' più lenta nella parte centrale, ma sempre interessante.
Andrea Di Lauro
Com'è il libro di Thich Nhat Hanh ?
Andrea Di Lauro
Grazie. Te l'ho chiesto perché a copertina mi ha ricordato un libro che ho letto alcuni anni fa su consiglio di un praticante buddista: Il ruggito del leone. Sto cercando di trattenermi sul comprare libri perché sono alle prese con G.Bateson e Nietzche (Zarathustra), letture piacevoli ma tutt'altro che veloci. Senza contare i due megavolumi (Shogun di Clavell e L'essere e il nulla di Sartre) che aspettano da troppo tempo di vedere la luce. E poi c'è anche la continuazione di una saga Fantasy che preme… Ma perché ho cominciato, ora non la finisco più La morale è che c'è tanta roba e adesso mi hai anche innestato la voglia di leggere temi che gironzolano attorno al buddismo. Se mi ricoverano perché do di matto so a chi dare la colpa
Grazia
Ti capisco molto bene, perché sono di natura curiosa e tendo a volermi infilare ovunque, anche in argomenti che non mi appartengono… in teoria. Questa forma di ingordigia è comunque migliore della golosità o dell'avidità materiale, non sei d'accordo? (Quando mi accorgo di avere sugli scaffali cinquanta libri comperati e non letti, mi consolo così…)
Grazia
Zarathustra devo rileggerlo. L'ho letto negli anni del liceo e mi aveva acceso qualche lampadina, che naturalmente ho prontamente spento perché avevo altro da fare; ma adesso sarebbe una lettura diversa.
Andrea Di Lauro
D'accordissimo con te.
In Zarathustra sto trovando molta della filosofia del progetto che sto portando avanti. Cosa che ha dato una bella spinta alla mia dedizione. Non che Nietzsche fosse il padre eterno, ma se lo diceva lui:)
Barbara Businaro
A me fanno paura le persone che rifiutano il fantasy o il mistery perché preferiscono la realtà. Come possiamo definire il confine tra fantasia e realtà se ancora dopo millemila anni non abbiamo la certezza matematica e incontrovertibile del come e perché l'essere umano è sulla Terra? Senza contare che magari sono le stesse persone che partecipano a questo o quell'altro rito religioso (e già il fatto che ci siano più religioni dovrebbe dirci che non c'è nulla di "certo", ma che ognuno ha adottato un'interpretazione diversa della stessa cosa non definita, fantastica, fuggevole).
Il mistero fa parte della vita, figurati se non è parte essenziale di un libro!
Anche volessimo cominciare a narrare dalla fine del protagonista, il mistero sarebbe capire come è arrivato fino a lì, cosa gli è capitato prima (e alcuni testi sono alla rovescia).
Grazia
Se la scienza potesse sostituirsi al mistero, come mai anche molti scienziati conviverebbero con quel mistero? Anche un viaggio nella fisica quantistica può aprire gli occhi sul valore relativo delle nostre "certezze".
Giulia Lù
Che bella la foto del ponte Carlo di Praga, esprime molto il senso del mistero di cui parli. Due vite possono bastare è una storia basata molto sul mistero insito proprio nel personaggio Goran, il romanzo mi è piaciuto molto. In effetti in ogni libro, anche se non è un giallo, c'è sempre un certo mistero, la trama si dipana davanti a noi man mano che leggiamo e cerchiamo di capire cosa accade nella storia, amo le storie che ti portano su percorsi che non ti aspetti, un po' come accade nella vita.
Grazia
Siamo un po' come Pollicino che semina briciole, noi autori, sperando che i lettori ci seguano fino a destinazione… sono felice che la storia di Goran ti abbia fatto questo effetto!