Parliamo della D eufonica
Come l’abuso di aggettivi, anche la “d” eufonica inserita a sproposito è uno dei segni distintivi di molti scrittori in erba, sebbene le sue origini siano per così dire “nobili”. E’ infatti a scuola che ci viene insegnato a inserirla al termine delle congiunzioni “e” e “o” e delle preposizione “a” quando le stesse sono seguite da una parola che inizia per vocale.
In realtà la regola grammmaticale prevede che la”d” eufonica sia aggiunta solo quando a incontrarsi sono vocali uguali. Diremo perciò:
eD ecco ma e allora
aD andare ma a iniziare
oD oltrepassare ma o insieme
Si può considerare un’eccezione l’espressione “ad esempio”, che privata della “d” suona malissimo, ma può essere sostituita con “per esempio” se si vuole uscire dall’impasse. “Od” è comunque piuttosto obsoleto, e si preferisce al suo posto l’uso di oppure.
La questione della “d” eufonica è in sé una quisquilia che può essere corretta tranquillamente in fase di editing, ma come altri dettagli tende a comunicare all’editore una certa immagine di noi, e come tale va tenuta in considerazione.
(Nel cuore della storia, Grazia Gironella, 2019)
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.