Domanda e desiderio nel finale
Imparo dallo sceneggiatore Drew Yanno
Quanto è importante il finale per un romanzo?
Molto, moltissimo. Il finale è il sapore che rimane in bocca al lettore dopo che ha gustato – speriamo – la storia che gli abbiamo raccontato, quel sapore che nella migliore delle ipotesi gli farà aleggiare il romanzo nella mente anche dopo giorni o settimane dalla lettura.
Il rovescio della medaglia è che un finale stonato può rovinare l’impressione ricevuta da una lettura altrimenti ottima. Per questo si dice che l’incipit vende il romanzo, ma il finale vende il romanzo successivo.
Ho trovato utili spunti di riflessione nel manuale di scenggiatura The 3rd act – Writing a great ending to your screenplay, di Drew Yanno.
Come mai sceneggiatura? Perché secondo me sconfinare un po’ dalla narrativa in senso stretto è interessante, e qualche conoscenza di sceneggiatura può essere particolarmente d’aiuto nel costruire la storia.
Scrivere bene significa anche “vedere” nel modo più vivido possibile ciò che vogliamo mostrare al lettore, e la sceneggiatura aiuta a ragionare in termini di scene, applicando così in modo efficace il principio “show, don’t tell” (non raccontare, mostra).
Per tornare al punto, il ragionamento di Tanno è questo: nel primo atto del nostro romanzo abbiamo fatto nascere una domanda precisa, che può o no coincidere con il desiderio profondo del protagonista.
Per fare un esempio, in un giallo potremo avere il protagonista detective che vuole risolvere un caso. Qui i due elementi coincidono: la domanda che nasce è “chi ha compiuto il delitto?”, e il desiderio profondo del protagonista è scoprire il colpevole.
Altro esempio, un romanzo in cui il protagonista ha la possibilità di cambiare vita se mette le mani su una somma di denaro (“riuscirà il protagonista a usare quei soldi?”), ma il suo reale desiderio è recuperare il rapporto con la figlia. In questo caso domanda e desiderio non coincidono.
Bene, secondo Tanno è importante che il finale del romanzo risponda a entrambe le questioni in maniera efficace, perciò è importante avere ben chiari questi due elementi mentre si scrive. La domanda che nasce dal primo atto non dovrebbe modificarsi per la via, né il protagonista dovrebbe avere lo scontro finale con un antagonista diverso da quello principale, perché questo sposterebbe il fulcro della storia.
In particolare, la risposta alla domanda primaria avverrà in quella che Tanno definisce “battaglia finale”, mentre la risposta al desiderio profondo del protagonista può anche avvenire nella risoluzione (o denouement), cioè la breve fase che segue il climax e conclude il romanzo.
Il motivo per cui trovo interessante l’argomento è che nel tempo ho imparato ad apprezzare ciò che fa da timone per la storia. Possiamo non conoscere esattamente tutti i punti in cui si svilupperà la nostra trama (questa è una questione molto personale), ma sapere in che direzione stiamo andando è fondamentale perché la nostra libertà di muoverci nel percorso non ci porti fuori strada.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.