Vita da scrittori (e non)

I due emisferi cerebrali

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Che esistano due emisferi cerebrali lo sappiamo tutti: il destro controlla i movimenti e la sensibilità della parte sinistra del nostro corpo, il sinistro quelli della parte destra. Le differenze funzionali tra i due emisferi però non si limitano a questo, ma riguardano anche una diversa specializzazione rispetto alle funzioni cognitive.

In generale si può dire che l’emisfero sinistro è più specializzato nelle funzioni linguistiche (comunicazione verbale, lettura, scrittura, memorizzazione di nozioni), mentre il destro lo è nelle funzioni che implicano una elaborazione di tipo visual-spaziale.

Posta la questione in questi termini, sembra chiaro che l’emisfero sinistro sia il miglior amico degli scrittori. Invece non è affatto così semplice. Se l’emisfero sinistro risulta maggiormente legato al pensiero razionale, infatti, quello destro – udite udite! – è responsabile del pensiero creativo.

Cosa fa di preciso? Collega i concetti in modo non lineare, apprende tramite immagini più che tramite parole, è capace di elaborare numerose informazioni in simultanea e di partorire intuizioni. Comprende le metafore, crea sogni e fantasie. Ci fa prendere spunto dalla realtà per dire “e se invece…?” Insomma, c’è lui, l’emisfero destro, dietro a tanta parte del nostro scrivere.

Argomento interessante, direte, ma… a che ci serve, se non siamo provvisti di un interruttore che escluda un emisfero a vantaggio dell’altro? Questo è vero, ed è una fortuna: i due emisferi sono fatti per lavorare insieme. Quello che possiamo fare come scrittori è organizzare il nostro lavoro in modo da aiutare i due emisferi a non intralciarsi l’un l’altro.

Parliamo per esempio della prima stesura, intendendo con questo termine ciò che scriviamo quando abbiamo già abbastanza chiara in mente la storia. Durante la prima stesura, dicevo, è necessario “buttare fuori” la storia nel modo più diretto possibile, senza filtri e freni, per non disperdere la sua energia e la nostra, che vorremo trasmettere al lettore.

La prima stesura è fortemente ostacolata dal nostro “critico interiore”, controllato dall’emisfero sinistro. Parlo di quella vocina che ci costringe a riscrivere cento volte la stessa frase, ci sussurra all’orecchio che nelle descrizioni siamo una frana, ride del dialogo che stiamo scrivendo.

Bene, quella vocina ci sta rovinando la festa. Come si fa a scrivere di getto se si ha alle spalle una squadra di censori-sabotatori che scuotono la testa con disapprovazione a ogni passo? L’emisfero sinistro non è un tipo accomodante e ha sue idee molto chiare, ma possiamo chiedergli una tregua riconoscendogli un campo d’azione in cui darà il meglio di sé: la revisione. In quella fase le sue competenze saranno non solo utili, ma indispensabili. Il fiume della prima stesura verrà in parte imbrigliato, ma il suo impeto avrà lasciato una traccia indelebile.

Un consiglio pratico che ho letto, messo alla prova e subito adottato, è questo: mai scrivere e correggere nella stessa sessione di scrittura. Nella prima stesura è bene lasciare che le idee fluiscano senza ostacoli, anche quando sembrano strane (emisfero destro). Dopo avere prodotto la prima stesura ci si dedicherà alla revisione, e allora l’emisfero sinistro potrà svolgere un suo ruolo.

Non mescolando le due operazioni, ogni emisfero è aiutato a fare il suo lavoro al meglio, senza interferenze. Pare banale, ma quante volte le cose vanno diversamente? Ci si siede al PC per scrivere e come prima cosa si rilegge l’ultima parte del romanzo/racconto, tanto per partire con il piede giusto. Magari si trova qualcosa che non piace e si spende un certo tempo ad aggiustarlo. Solo dopo si inizia a scrivere… già “frenati” dai nostri censori.

Esistono anche esercizi utili a favorire una maggiore attività – o piuttosto una minore sottomissione – dell’emisfero destro. Esso infatti è meno incoraggiato nel mondo della scuola e del lavoro, dove si tende a dare importanza alla precisione, all’ordine e alla capacità di ragionare per categorie. Magari ve ne parlerò più avanti, perché sono interessanti e spesso anche divertenti.

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