Scrittura

L’antieroe nella narrativa

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Se tra i personaggi delle storie figurassero solo eroi tutti di un pezzo, per i lettori (ma anche per gli autori!) sarebbe una noia mortale. Chi ha voglia di seguire le vicende di un protagonista privo di difetti, che cova nel cuore solo sentimenti ammirevoli e non perde un punto-lucentezza nemmeno nelle situazioni più estreme? La sua sola esistenza sarebbe un affronto per noi, persone normali.

Questo, oltre a rammentarci che anche l’eroe della nostra storia deve essere umano se vogliamo che abbia spessore, ci fa apprezzare anche un altro tipo di protagonista: l’antieroe.

Tra gli antieroi troviamo in realtà personaggi molto diversi. L’uomo qualunque, il cavaliere macchiato da una colpa, il criminale affascinante, il solitario, l’eroe suo malgrado, il ragazzaccio, il reietto, il perdente, l’eroe caduto in disgrazia, il tizio strambo, il ribelle: tutti possono rientrare nella categoria degli antieroi , che hanno come unica caratteristica comune quella di… non essere straordinari.

In una scala immaginaria che abbia per estremi il bianco del Bene e il nero del Male, l’antieroe si situa nella fascia grigia. Spesso è un tipo poco ortodosso e viola qualche regola non scritta – se non qualche legge – e ci fa riflettere sulla moralità e sui valori condivisi nella nostra società.

Difetti e debolezze dell’antieroe spesso gli rovinano la vita, e talvolta mettono a disagio il lettore nel suo tentativo di empatizzare con lui. Perché l’antieroe funzioni come protagonista dovrà comunque:

– Avere un ruolo di spicco nella storia.

Visto che non possiede le doti “smaglianti” dell’eroe, bisogna fare attenzione a renderlo abbastanza interessante da non perdere punti rispetto agli altri personaggi.

– Godere della simpatia del lettore, anche quando i suoi comportamenti gli faranno arricciare il naso.

– Avere difetti facilmente identificabili.

– Farsi conoscere tramite gli eventi della storia al punto che il lettore possa comprendere le sue motivazioni e i suoi demoni interiori.

L’antieroe può anche trasformarsi in eroe nel corso della storia, ma non è necessario che questo avvenga. La narrativa serve anche a dimostrare la complessità dell’animo umano.

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